Roma (Agenzia Fides) – La testimonianza di Stefano, culminata nel martirio, “è fonte di ispirazione per il rinnovamento delle nostre comunità cristiane. Esse sono chiamate a diventare sempre più missionarie, tutte protese all’evangelizzazione” ha detto Papa Francesco all’Angelus della festa di Santo Stefano, il 26 dicembre 2019, invitando “a ricordare tutti i martiri di ieri e di oggi, - oggi sono tanti! - a sentirci in comunione con loro, e a chiedere a loro la grazia di vivere e morire con il nome di Gesù nel cuore e sulle labbra”.
Nel giorno della festa liturgica di San Oscar Arnulfo Romero, l’Arcivescovo di San Salvador assassinato 40 anni fa mentre celebrava la Messa, canonizzato da Papa Francesco il 14 ottobre 2018, le Pontificie Opere Missionarie invitano a ricordare i tanti missionari che nel mondo sono stati uccisi solo perché annunciavano Gesù Cristo (vedi Fides 23/03/2020).
Un ricordo che non vuole essere un arido elenco di nomi, date, luoghi, circostanze più o meno cruente. Intende invece trasmettere l’eredità spirituale di tanti testimoni della fede, le cui vicende umane non trovano certo spazio nei circuiti mediatici internazionali, ma devono essere “fonte di ispirazione per il rinnovamento delle nostre comunità cristiane, chiamate a diventare sempre più missionarie” come chiede Papa Francesco. In questa sorta di prolungato Sabato santo che i cristiani stanno vivendo nel mondo a causa del coronavirus, in cui non sono convocati per le celebrazioni, le chiese sono vuote e silenziose, anche la testimonianza di questi fratelli e sorelle uccisi per aver testimoniato il Vangelo di Gesù Cristo, morto e risorto per la nostra salvezza, può sostenerci ad attendere con fiducia l’alba del nuovo giorno, la Pasqua della Risurrezione che loro già vivono in pienezza.
Annualmente l’Agenzia Fides raccoglie le informazioni relative ai missionari uccisi nel corso dell’anno, usando il termine “missionario” per tutti i battezzati. Di alcuni di loro, come accade di frequente, la Chiesa potrà riconoscere dopo un attento esame il “martirio”, aprendo il cammino per la beatificazione e la canonizzazione.
Secondo i dati raccolti da Fides, nel corso dell’anno 2019 sono stati uccisi nel mondo 29 missionari, per la maggior parte sacerdoti: 18 sacerdoti, 1 diacono permanente, 2 religiosi non sacerdoti, 2 suore, 6 laici. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era stato registrato in America, dal 2018 è l’Africa ad essere al primo posto di questa tragica classifica. In Africa nel 2019 sono stati uccisi 12 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 1 laica (15). In America sono stati uccisi 6 sacerdoti, 1 diacono permanente, 1 religioso, 4 laici (12). In Asia è stata uccisa 1 laica. In Europa è stata uccisa 1 suora.
Nel decennio 1980-1989 hanno perso la vita in modo violento 115 missionari. Tale cifra però è senza dubbio in difetto poiché si riferisce solo ai casi accertati e di cui si è avuta notizia. Il quadro riassuntivo degli anni 1990-2000 presenta un totale di 604 missionari uccisi, considerando che il genocidio del Rwanda (1994) ha provocato almeno 248 vittime tra il personale ecclesiastico. Negli anni 2001-2019 il totale degli operatori pastorali uccisi è di 485. (SL) (Agenzia Fides 24/03/2020)