Fides News - Italianhttps://fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Sarà proclamato santo Peter To Rot, il “ragazzo della missione”https://fides.org/it/news/76469-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Sara_proclamato_santo_Peter_To_Rot_il_ragazzo_della_missionehttps://fides.org/it/news/76469-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Sara_proclamato_santo_Peter_To_Rot_il_ragazzo_della_missionedi Javier Trapero<br /><br />Port Moresby – Il beato martire Peter To Rot sarà canonizzato il 19 ottobre 2025. La sua santità è fiorita nell’alveo di una stretta collaborazione tra sacerdoti e laici nell'opera missionaria, in particolare quella condotta dai Missionari del Sacro Cuore .<br />«Lui, il “ragazzo della missione”, era molto malato ed è morto». Così diceva ironicamente il poliziotto To Metapa quando andò a verificare con i propri occhi che Peter To Rot era deceduto. Poco prima, il medico della prigione dove era detenuto gli aveva iniettato una presunta medicina e gli aveva dato da bere uno sciroppo per, a quanto dicevano, curargli il raffreddore. L'assunzione di queste sostanze gli provocò dei conati di vomito che il medico stesso gli impedì di espellere, tappandogli la bocca.<br />Così fu il martirio di questo “ragazzo della missione”. Quello di una persona totalmente assorbita nell'opera missionaria. Il martirio di un catechista nativo papuano che imparò ad amare Gesù insieme ai Missionari del Sacro Cuore.<br /><br />Peter To Rot nacque a Rakanui, un villaggio dell'isola di Nuova Britannia, in Papua Nuova Guinea, nel 1912. Ma la storia della sua santità si può dire che iniziò 14 anni prima, con il battesimo dei suoi genitori. Questo fatto fu estremamente importante per l'evangelizzazione di quella zona del Pacifico. <br /><br />Suo padre, Angelo To Puia, era il capo della sua comunità. Fu uno dei primi ad essere battezzato nella missione, insieme a sua moglie, Maria Ia Tumul. Il fatto che un'autorità tra i nativi ricevesse questo sacramento cristiano significava l'accettazione degli insegnamenti di Gesù e, cosa molto importante, anche la rinuncia a pratiche di stregoneria e cannibalismo molto presenti nella cultura di quelle persone, così come ad altre pratiche contrarie al Vangelo.<br />La sorella di Peter To Rot parlò così della sua famiglia quando fu interrogata durante il processo di beatificazione: «Mio padre era uno dei capi del clan. Si è sempre preso cura dei suoi figli, preoccupandosi della nostra educazione, dei consigli che ricevevamo e del nostro benessere generale. La nostra famiglia era conosciuta come una famiglia veramente cattolica, e i nostri genitori ci hanno educato secondo quella fede».<br />I genitori di Peter To Rot avevano un rapporto molto stretto con i missionari. Aiutarono a costruire la missione, donarono il terreno per la chiesa, la scuola e la casa dei missionari. Erano una famiglia molto gentile e impegnata nella loro comunità, sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno.<br /><br />P. Joseph Theler, MSC, spiega nella Positio per la beatificazione di Peter To Rot che «Angelo To Puia era un leader ricco e di carattere gentile. Senza dubbio, era la persona più rispettata da tutti nelle zone di Navunaram e Rakunai. Era considerato il protettore degli indigeni».<br />Con questi antecedenti familiari, Peter To Rot mostrò un interesse molto speciale per l'Eucaristia fin da piccolo, offrendosi di aiutare nella messa quotidiana. L'Eucaristia era per lui un pilastro fondamentale nella sua vita di fede. P. Theler racconta anche che «P. Ulrich, MSC, che era stato nominato responsabile della missione nel 1926, voleva dei chierichetti volontari per compilare la lista settimanale, ma allo stesso tempo voleva che fossero responsabili e venissero regolarmente. Ancora una volta, To Rot fu il primo a dare il suo nome. Quando a scuola si chiedeva ai bambini chi di loro avesse recitato le preghiere del mattino e della sera, To Rot alzava sempre la mano per dimostrare di averlo fatto».<br /><br />Tale era il senso di fede di Peter To Rot che padre Carl Laufer, MSC, propose la possibilità che diventasse sacerdote, ma suo padre rispose: «No, padre, non credo che qualcuno della nostra generazione sia pronto per diventare sacerdote. È troppo presto per questo. Forse uno dei miei nipoti o pronipoti avrà questa fortuna. Ma se vuoi che To Rot diventi catechista, mandalo alla Scuola per Catechisti di Taliligap».<br />All'età di 18 anni, Peter To Rot entra nella scuola per catechisti diretta da padre Joseph Lakaff, MSC. Va detto che il concetto di catechista nella missione è quello di una persona molto impegnata nella comunità, una guida, un punto di riferimento per tutti i suoi membri. P. Lakaff lo definiva così: «Il catechista è un vero missionario. È un esploratore, un maestro nei luoghi più remoti, un vigilante. Ammorbidisce il terreno nei campi non arati dove verrà piantato il seme della fede. Mette in guardia dai pericoli e prepara la strada per il trionfo finale della fede. Poiché i catechisti conoscono bene la mentalità della loro gente, i loro stili di vita, le tradizioni, le idee su vari aspetti della vita e la loro lingua, danno al sacerdote che lavora tra un popolo nativo, con il loro aiuto, un chiaro vantaggio rispetto al missionario straniero senza di loro».<br />I catechisti sono persone così coinvolte nell’opera apostolica che, in molte parti del mondo, sono arrivati a dare la vita per continuare la loro missione evangelizzatrice quando i sacerdoti, i missionari o le missionarie sono stati espulsi, incarcerati o uccisi. Questo è il caso anche di Peter To Rot.<br />Nel 1942, nel pieno della Seconda guerra mondiale, l’esercito giapponese invase la Papua Nuova Guinea. In una prima fase furono arrestati tutti i sacerdoti, ma si consentì l’attività pastorale delle missioni. Fu in quel contesto che i catechisti, e in particolare Peter To Rot, giocarono un ruolo decisivo nel mantenere viva la fede nelle comunità. <br />Progressivamente, però, la libertà religiosa venne limitata fino a essere completamente soppressa nel 1944. «Le capanne degli indigeni venivano regolarmente perquisite alla ricerca di libri religiosi, crocifissi, medaglie, immagini sacre, ecc. Possedere qualsiasi documento scritto era pericoloso», scrisse padre Laufer, MSC. Peter To Rot, tuttavia, riuscì a nascondere il registro della missione, insieme ai suoi appunti personali, nel tetto di paglia della scuola. «Ciò che fino a quel momento era stato permesso e praticato in termini di preghiere, funzioni domenicali e istruzione, ora era proibito, almeno esteriormente», aggiunse padre Laufer.<br />Le autorità radunarono i catechisti presso le stazioni di polizia, obbligandoli a cessare ogni attività pastorale. La risposta di Peter To Rot fu determinata: «Hanno portato via i nostri sacerdoti, ma non possono proibirci di essere cattolici e di vivere e morire come tali. Sono il vostro catechista e compirò il mio dovere, anche a costo della vita», racconta ancora padre Laufer. Di nascosto, Peter continuava a uscire di notte per incontrare piccoli gruppi di fedeli, guidando la preghiera, impartendo la catechesi e, quando necessario, amministrando battesimi o benedicendo matrimoni. Assunse pienamente la sua responsabilità di catechista in assenza dei missionari, deciso a non abbandonare la comunità cristiana.<br /><br />Alla persecuzione religiosa si aggiunse il tentativo, da parte delle autorità giapponesi, di ristabilire antiche pratiche quasi scomparse, come la poligamia, nel tentativo di guadagnarsi il favore dei capi locali. Peter To Rot si oppose apertamente, divenendo un fermo difensore del matrimonio cristiano. Questo atteggiamento lo portò a scontrarsi con figure influenti, tra cui poliziotti e giudici che cercavano di sposare donne già maritate. Uno di loro, il poliziotto To Metapa, ordinò il suo arresto. Durante la prigionia, Peter To Rot mantenne una straordinaria serenità. Non si pentì delle proprie azioni, difese con fermezza la sua fedeltà al Vangelo e al ruolo di catechista, fino alla fine. Poche ore prima del suo martirio disse: «Sono in prigione per coloro che infrangono i loro voti matrimoniali e per coloro che non vogliono vedere progredire l’opera di Dio. Questo è tutto. Devo morire. Sono già stato condannato a morte». Sun, 15 Jun 2025 09:56:29 +0200VATICANO/UDIENZA GIUBILARE - “Il Vangelo viene da fuori”. Leone XIV ripropone i “tesori” donati alla Chiesa da Ireneo di Lionehttps://fides.org/it/news/76473-VATICANO_UDIENZA_GIUBILARE_Il_Vangelo_viene_da_fuori_Leone_XIV_ripropone_i_tesori_donati_alla_Chiesa_da_Ireneo_di_Lionehttps://fides.org/it/news/76473-VATICANO_UDIENZA_GIUBILARE_Il_Vangelo_viene_da_fuori_Leone_XIV_ripropone_i_tesori_donati_alla_Chiesa_da_Ireneo_di_LioneCittà del Vaticano - L’annuncio del Vangelo raggiunge le persone arrivando «da fuori». È partito dagli Apostoli, dalle terre dell’Asia minore, per raggiungere poi le altre terre, come l’Europa. E il tesoro che annuncia non è un insegnamento religioso o un modello morale, ma Cristo stesso, e la Sua carne. Lo ha ricordato oggi Papa Leone XIV, nella catechesi svolta durante la prima delle sue Udienze Giubilari, riprendendo la serie di Udienze speciali per i pellegrini del Giubileo della Speranza che Papa Francesco aveva iniziato nel mese di gennaio, con l’intento di proporre ogni volta un particolare aspetto della virtù teologale della speranza e una figura spirituale che lo ha testimoniato. <br /><br />«Ci raduna» ha ricordato il Papa «la speranza trasmessa dagli Apostoli fin dal principio. Gli Apostoli hanno visto in Gesù la terra legarsi al cielo: con gli occhi, gli orecchi, le mani hanno accolto il Verbo della vita». <br /><br />Alla moltitudine di migliaia di persone raccolte nella Basilica di San Pietro, Papa Prevost ha riproposto in particolare la figura e la vicenda di Sant’Ireneo di Lione, il grande Vescovo e martire di ione, nato a Smirne, discepolo di San Policarpo, che nel II secolo aiutò tutta la Chiesa nascente a sfuggire al pericolo che la fede cristiana fosse snaturata dalle sue interpretazioni di matrice gnostica.<br /><br />Sperare - ha detto Papa Leone, richiamando l’aspetto della speranza al centro della catechesi odierna - è anche «collegare». Ireneo, nato in Asia Minore, «si formò tra coloro che avevano conosciuto direttamente gli Apostoli. Venne poi in Europa, perché a Lione già si era formata una comunità di cristiani provenienti dalla sua stessa terra» e fa bene ricordare a Roma, in Europa - ha proseguito il Successore di Pietro - che «Il Vangelo è stato portato in questo Continente da fuori», e anche oggi «le comunità di migranti sono presenze che ravvivano la fede nei Paesi che le accolgono». <br />Il Vangelo - ha rimarcato il Vescovo di Roma «viene da fuori. Ireneo collega Oriente e Occidente. Già questo è un segno di speranza, perché ci ricorda come i popoli si continuano ad arricchire a vicenda».<br /><br />Ireneo, però, - ha proseguito il Pontefice - «ha un tesoro ancora più grande da donarci». Davanti alle divisioni dottrinali che incontrò in seno alla comunità cristiana, ai conflitti interni e le persecuzioni esterne - ha evidenziato il Pontefice - il Santo Vescovo di Lione portò «sempre più profondamente l’attenzione a Gesù. Diventò un cantore della sua persona, anzi della sua carne. Riconobbe, infatti, che in Lui ciò che a noi sembra opposto si ricompone in unità». <br />«Gesù» ha proseguito Papa Prevost «non è un muro che separa, ma una porta che ci unisce. Occorre rimanere in lui e distinguere la realtà dalle ideologie».<br />Ireneo richiamò e richiama tutta la Chiesa al fatto che la salvezza non viene da speculazioni teoriche e da cammini di conoscenza, ma dall’umanità di Cristo, e dalla sua carne.<br />«Anche oggi» ha sottolineato Papa Leone « le idee possono impazzire e le parole possono uccidere. La carne, invece, è ciò di cui tutti siamo fatti; è ciò che ci lega alla terra e alle altre creature. La carne di Gesù va accolta e contemplata in ogni fratello e sorella, in ogni creatura. Ascoltiamo il grido della carne, sentiamoci chiamare per nome dal dolore altrui. Il comandamento che abbiamo ricevuto fin da principio è quello di un amore vicendevole. Esso è scritto nella nostra carne, prima che in qualsiasi legge».<br />E «Ireneo, maestro di unità» ha soggiunto il Pontefice «ci insegna a non contrapporre, ma a collegare». Perché «Distinguere è utile, ma dividere mai. Gesù è la vita eterna in mezzo a noi: lui raduna gli opposti e rende possibile la comunione».<br /><br />Dopo la catechesi, e prima dei saluti ai pellegrini di lingua italiana, Papa Leone ha letto un appello riguardante al nuovo conflitto apertosi in Medio Oriente dopo l'attacco di Israele all'Iran. «Si è gravemente deteriorata» ha detti il Papa «la situazione in Iran e Israele, e in un momento così delicato desidero rinnovare con forza un appello alla responsabilità e alla ragione. L’impegno per costruire un mondo più sicuro e libero dalla minaccia nucleare» ha aggiunto il Successore di Pietro «va perseguito attraverso un incontro rispettoso e un dialogo sincero, per edificare una pace duratura, fondata sulla giustizia, sulla fraternità e sul bene comune. Nessuno dovrebbe mai minacciare l’esistenza dell’altro. È dovere di tutti i Paesi sostenere la causa della pace, avviando cammini di riconciliazione e favorendo soluzioni che garantiscano sicurezza e dignità per tutti».<br /> Sat, 14 Jun 2025 12:53:12 +0200EUROPA/ITALIA - “Religione, Politica globale e crisi della Cultura”: Conferenza di Olivier Roy alla Gregorianahttps://fides.org/it/news/76472-EUROPA_ITALIA_Religione_Politica_globale_e_crisi_della_Cultura_Conferenza_di_Olivier_Roy_alla_Gregorianahttps://fides.org/it/news/76472-EUROPA_ITALIA_Religione_Politica_globale_e_crisi_della_Cultura_Conferenza_di_Olivier_Roy_alla_GregorianaRoma - Mentre l’attacco di Israele all’Iran proietta sul mondo le ombre di una Guerra globale, a Roma ci si interroga sul nodi che intrecciano “Religione, Politica globale e crisi della Cultura”. È questo il titolo della conferenza che il Professor Olivier Roy, del Robert Schuman Centre for Advanced Studies , terrà nel pomeriggio di lunedì 16 giugno nel quadro dei Rome Summer Seminars on Religion and Politics 2025. <br /><br />Politologo e islamista, autore di diversi libri su Iran, Islam e politica asiatica, il Professor Roy è stato in passato anche capo-missione dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa per il Tagikistan e consulente per l'Ufficio del Coordinatore delle Nazioni Unite per l'Afghanistan .<br /><br />L’incontro seminariale si svolgerà presso l’aula F007 del Palazzo Frascara della Pontificia Università Gregoriana , a partire dalle ore 17. <br /> <br />La conferenza del Professor Roy sarà preceduta dai saluti di padre Pino di Luccio SJ, Presidente del Collegium Maximum, e dell'Arcivescovo Samuele Sangalli, Segretario aggiunto del Dicastero per l'Evangelizzazione e Coordinatore di Scuola Sinderesi.<br /> <br />Parteciperanno alla conversazione anche il Professor Michael Driessen, della John Cabot University, Direttore del Summer Seminar of Religion and Global Politics, e la Dottoressa Antonella Piccinin .<br />La conferenza fa parte della serie di seminari, eventi pubblici e workshop dell'edizione 2025 dei Rome Summer Seminars on Religion and Global Politics.<br /><br />I Rome Summer Seminars rappresentano un programma di due settimane rivolto a studenti laureati, studiosi e professionisti che approfondiscono i rapporti tra religione e politica globale, volto a far tesoro delle risorse spirituali e di orizzonte geopolitico connesse alla storia e al presente della città di Roma. Sat, 14 Jun 2025 09:41:51 +0200OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Il direttore delle POM: “La canonizzazione di To Rot attesta che il sacrificio dei missionari continua a dare frutti”https://fides.org/it/news/76468-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Il_direttore_delle_POM_La_canonizzazione_di_To_Rot_attesta_che_il_sacrificio_dei_missionari_continua_a_dare_fruttihttps://fides.org/it/news/76468-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Il_direttore_delle_POM_La_canonizzazione_di_To_Rot_attesta_che_il_sacrificio_dei_missionari_continua_a_dare_fruttiPort Moresby – La canonizzazione di Peter To Rot, primo Santo della Papua Nuova Guinea, rappresenta “un momento di gioia e orgoglio per tutti i missionari” dell’Oceania “perché è la prova che il loro sacrificio, il loro impegno e la loro dedizione hanno dato” e continuano a dare “frutti”. A dirlo, interpellato dall’Agenzia Fides, è il sacerdote Christian Sieland, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della Papua Nuova Guinea, all’indomani dell’annuncio della data di canonizzazione di Peter To Rot, primo Santo della Papua Nuova Guinea .<br /><br />Laico e catechista, morì mentre era in prigione – arrestato dai giapponesi che avevano occupato l’isola durante il secondo conflitto mondiale – nel 1945. La sua, afferma il direttore delle POM, è una storia “che oggi può essere di ispirazione per la Chiesa universale, perché ha incarnato gli insegnamenti di Cristo”. Al racconto della gioia e di come le comunità si stanno preparando a vivere questo momento di fede, don Christian Sieland spiega cosa rappresenta per i cattolici, in particolare per i catechisti, figura chiave “senza i quali oggi la Papua non si potrebbe dire una nazione cristiana”, vedere elevarsi agli onori dell’altare un loro conterraneo. <br /><br />Come sta vivendo la comunità cattolica questo annuncio?<br />La comunità cattolica sta vivendo questo annuncio con grande gioia ed entusiasmo. Da molti anni i fedeli della Papua Nuova Guinea pregano per la canonizzazione del Beato Peter To Rot. In paesi come l’Italia, la Polonia o la Spagna, le persone assistono regolarmente alla canonizzazione di un connazionale, e col tempo queste notizie non suscitano più lo stesso entusiasmo. Ma per il nostro Paese, la Papua Nuova Guinea, la canonizzazione di To Rot è un momento storico, perché sarà il nostro primo santo locale. Per l’intera regione del Pacifico, To Rot è diventato un eroe della fede e un modello di riferimento, la cui vita e virtù sono fonte di ispirazione per molte generazioni. Perciò attendiamo tutti con grande gioia ed entusiasmo la canonizzazione del nostro primo santo locale.<br /><br />Cosa rappresenta la canonizzazione di To Rot per i missionari sull’isola?<br />Sicuramente è un grande momento di gioia per tutti loro. In meno di 150 anni, dai “pionieri” fino a quelli attualmente attivi, i missionari hanno seguito il grande mandato di Cristo: Andate in tutto il mondo e fate discepoli di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Peter To Rot fu martirizzato meno di 50-60 anni dopo che il Vangelo fu annunciato per la prima volta al suo popolo, i Tolai. La sua vita esemplare come studente cristiano – che aveva persino considerato il sacerdozio – e poi come catechista, il suo impegno verso la moglie e la famiglia in una società poligama, hanno dimostrato che il sacrificio e la dedizione dei primi missionari, non solo per seminare la Parola, ma anche per formare persone responsabili, coscienziose e virtuose, hanno davvero portato buoni frutti nella vita di molte persone. L’esempio più straordinario di un uomo responsabile, coscienzioso e virtuoso è stato proprio To Rot, che ha abbracciato il Vangelo e ha voluto che la Luce del Vangelo penetrasse e trasformasse la sua cultura, la vita e i cuori del suo popolo. Possiamo quindi dire che questa canonizzazione è un momento di gioia e orgoglio per tutti i nostri missionari, perché è la prova che il loro sacrificio, il loro impegno e la loro dedizione hanno dato frutti. Oggi la Papua Nuova Guinea è cristiana per oltre il 90%, anche se solo un terzo di questa percentuale è cattolica. Ma non saremmo oggi una nazione a stragrande maggioranza cristiana se non fosse stato per il lavoro fondamentale svolto dai nostri missionari.<br /><br />Come si svolgeranno concretamente i preparativi per la cerimonia?<br />I preparativi per la cerimonia si svolgeranno in modi diversi, a seconda delle varie regioni. Le celebrazioni più vivaci e gioiose si terranno sicuramente a Rabaul, la diocesi d'origine di Peter To Rot. Ora che conosciamo la data di canonizzazione, annunciata ieri da Papa Leone XIV stiamo iniziando a sistemare i programmi. Nella mia parrocchia, inviteremo tutti i nostri catechisti provenienti dalle 10 cosiddette “outstations” a venire nella nostra chiesa parrocchiale principale, e celebreremo insieme riflettendo sulla vita di To Rot, condividendo un pasto comune e guardando la messa di canonizzazione in diretta TV. La festa di Peter To Rot, che cade il 7 luglio, sarà celebrata da diverse comunità, mentre altre la posticiperanno e la combineranno con il Giubileo dei Catechisti, che si terrà dal 26 al 28 settembre.<br /><br />Cosa pensa la Chiesa della Papua Nuova Guinea del fatto che il suo primo Santo sia un catechista?<br />La percezione generale è che questa sia la cosa migliore che potesse accadere alla nostra Chiesa: che un laico e catechista venga proclamato il primo santo della nostra giovane nazione. La nostra Chiesa è prima di tutto una Chiesa nata e costruita grazie al sacrificio dei catechisti pionieri che camminarono e lavorarono fianco a fianco con i primi missionari dalla fine del 1800. Oltre a essere traduttori erano anche insegnanti di conoscenze di base e generali in mezzo a un popolo che non aveva mai avuto una cultura scritta. Compito non facile, visto che sull’isola regnava solo la cultura orale. Spesso i catechisti venivano formati e inviati in anticipo in territori sconosciuti e inesplorati per preparare la gente all’arrivo dei missionari. Molti di quei giovani rimasero nei territori di missione, furono adottati dalle tribù, si sposarono e ebbero figli, e la maggior parte di loro non tornò mai più nei luoghi di nascita. Oggi, molti dei nostri sacerdoti indigeni provengono da famiglie di catechisti. Direi quindi che la canonizzazione di To Rot, laico e catechista, è provvidenziale e riflette anche l’origine e la natura della nostra Chiesa locale, costruita sull’offerta gratuita dei catechisti, che furono e sono tuttora collaboratori indispensabili di tutti i sacerdoti in tutto il nostro Paese. Senza i miei 14 catechisti, non potrei prendermi cura della mia vasta parrocchia composta da 10 comunità. Peter To Rot divenne il pastore del suo gregge quando tutti i sacerdoti e i religiosi del suo tempo furono rinchiusi nei campi di prigionia dai giapponesi. Egli si fece luce di fede, speranza e amore in un momento in cui tutti gli altri avevano paura di testimoniare la fede. Quindi sono abbastanza sicuro che tutto il nostro popolo, religiosi e laici, sia felice e orgoglioso del fatto che un catechista diventerà il nostro primo Santo.<br /><br />Cosa può insegnare la storia di To Rot alla Chiesa universale?<br />Penso che la storia di To Rot possa essere di ispirazione per la Chiesa universale, perché ha incarnato gli insegnamenti di Cristo. Ha seguito Cristo, ha preso la sua croce e ha perso la vita per amore di Cristo. La sua vita e il suo martirio si riflettono particolarmente in un passo del Vangelo di Luca, dove Peter To Rot ha dovuto lottare con alcuni membri della sua stessa famiglia, con la sua cultura e la sua tradizione, fino al punto di donare la vita per amore di Cristo. È stato un vero discepolo di Gesù. La sua storia ci insegna ad avere fede e coraggio per resistere di fronte al male e combattere contro la cultura della morte che oggi ci circonda in tanti modi. La sua vita ci insegna a non temere ciò che può uccidere il corpo ma l’anima. <br />Sat, 14 Jun 2025 08:15:39 +0200ASIA/MYANMAR - Appello per gli aiuti umanitari agli  sfollati: la diocesi di Myitkyina si mobilitahttps://fides.org/it/news/76464-ASIA_MYANMAR_Appello_per_gli_aiuti_umanitari_agli_sfollati_la_diocesi_di_Myitkyina_si_mobilitahttps://fides.org/it/news/76464-ASIA_MYANMAR_Appello_per_gli_aiuti_umanitari_agli_sfollati_la_diocesi_di_Myitkyina_si_mobilitaMyitkyina - Si fa sempre più pressante in Myanmar l'urgenza di aiuti umanitari e assistenza per le migliaia di sfollati interni, che crescono a causa del conflitto civile e dei disastri naturali come il terremoto e le alluvioni, . La diocesi cattolica di Myitkyina nello stato Kachin - zona interessata da antichi conflitti tra il governo centrale e le minoranze etniche - già nel 2011 aveva istituito il "Diocesan Relief Team" per organizzare al meglio gli aiuti e fornire assistenza ai rifugiati. "Oggi è necessario aumentare gli sforzi. Chiediamo ai volontari e agli operatori di rafforzarci. Fratelli e sorelle vi preghiamo di donare in base alle vostre possibilità per aiutare gli sfollati interni e le vittime", dice l'appello inviato all'Agenzia Fides da don Bosco Nlam Hkun Seng, segretario della diocesi di Myitkyina e direttamente impegnato nel team umanitario.<br />Nello stato Kachin la guerra a bassa intensità si registrava già dal 2011 e da allora migliaia di rifugiati hanno attraversato grandi difficoltà. "Associazioni, comunità locali e Ong hanno contribuito per lungo tempo al loro sostentamento", ricorda il sacerdote .<br />Oggi, a quattro anni dallo scoppio del conflitto civile, dopo il colpo di stato militare del 2021, "le persone e le comunità locali sono ulteriormente affaticate per il flusso ininterrotto di nuovi sfollati. Organizzazioni di assistenza civile, donatori, sono impegnate instancabilmente. Ma non è sufficiente", spiega. <br />In Myanmar, specialmente nei territori governati dalle minoranze etniche, "solo attraverso l'impegno di associazioni e organizzazioni religiose, come le comunità cattoliche, si riesce a venire incontro alle esigenze minime dei cittadini", nota don Bosco Nlam Hkun Seng,.<br />"Finora, la Chiesa cattolica a Myitkyina ha aiutato senza sosta gli sfollati interni, cattolici e non, ospitandoli in campi profughi e insediamenti allestiti nelle parrocchie. provvediamo all'assistenza materiale e al conforto spirituale, grazia all'opera di tanti sacerdoti e consacrati. L'opera umanitaria non si ferma. Ma abbiamo bisogno di maggiore aiuto", dice. "Auspichiamo che venga consentito alle organizzazioni internazionali di portare le loro risorse e competenze per soddisfare le esigenze di sostentamento per la vita dei profughi", conclude il sacerdote.<br /> Sat, 14 Jun 2025 13:05:17 +0200ASIA/EMIRATI ARABI UNITI - A Ras Al Khaimah la festa in onore del “Doctor Evangelicus” col Vescovo Martinelli nella chiesa giubilare di Sant’Antonio di Padovahttps://fides.org/it/news/76471-ASIA_EMIRATI_ARABI_UNITI_A_Ras_Al_Khaimah_la_festa_in_onore_del_Doctor_Evangelicus_col_Vescovo_Martinelli_nella_chiesa_giubilare_di_Sant_Antonio_di_Padovahttps://fides.org/it/news/76471-ASIA_EMIRATI_ARABI_UNITI_A_Ras_Al_Khaimah_la_festa_in_onore_del_Doctor_Evangelicus_col_Vescovo_Martinelli_nella_chiesa_giubilare_di_Sant_Antonio_di_PadovaAbu Dhabi – Preghiere, celebrazioni e pellegrinaggi. A Ras Al Khaimah si celebra così quest’anno la festa in onore di Sant’Antonio di Padova, detto “Doctor Evangelicus”. Una festa dal carattere speciale visto che la chiesa dedicata al Santo è stata indicata dal Vicario Apostolico d’Arabia del Sud, Paolo Martinelli, quale chiesa giubilare per questo Anno Santo.<br /><br />E proprio il Vescovo Martinelli ha presenziato, in questi giorni, alla celebrazione della novena in onore di Sant’Antonio, compiendo, dal 12 al 16 giugno, la visita pastorale alla comunità cattolica del posto. Oltre alle liturgie in onore del Santo, infatti, il Vescovo amministrerà anche il Sacramento della Confermazione ai ragazzi della parrocchia. <br /><br />Una parrocchia composta quasi interamente da persone migranti provenienti da oltre 20 nazioni. La chiesa parrocchiale, la cui costruzione iniziò nel 1999 si impegna ogni giorno nell’assistenza pastorale, catechesi e formazione spirituale a una vivace comunità multiculturale. Basti pensare che qui la Santa Messa viene celebrata in 10 lingue diverse, tra cui inglese, arabo, malayalam, tamil e tagalog.<br /><br />Anche per questo la parrocchia è stata scelta dal Vescovo Martinelli per inaugurare l’Anno Giubilare a livello locale, il 5 gennaio 2025. Per tutto l’Anno Santo nella struttura si terranno momenti dedicati al Giubileo, ogni prima e terza domenica del mese, volti a favorire una più profonda comprensione e partecipazione da parte dei fedeli.<br /><br />Tra queste iniziative vi è il tradizionale pellegrinaggio giubilare per il quale è stato creato un itinario ad hoc: si tratta di percorso “a tappe” che comprende 11 stazioni: segnato con una linea gialla in terra, nasce davanti la grotta della Madonna e si conclude all’interno della chiesa. Ogni stazione è accompagnata da preghiere esposte su appositi pannelli. Ai pellegrini che si incamminano viene anche dato un libretto sul quale vengono fornite informazioni dettagliate sull’Anno Santo, la storia del Giubileo, come si ottengono le indulgenze e come espletare le intenzioni di preghiera. Durante il fine settimana, circa 100 volontari prestano servizio per assistere i pellegrini. <br /><br />Stando ai dati forniti dal Vicariato Apostolico, dal 5 gennaio al 31 maggio oltre 13mila persone si sono già recate in pellegrinaggio giubilare nella chiesa di Sant’Antonio. "Avete un ruolo speciale in questo Anno Santo. Innanzitutto, siate un segno di speranza accogliendo ogni pellegrino con un sorriso cristiano d'amore", le parole pronunciate dal Vescovo Martinelli durante l’omelia che ha aperto la visita pastorale. “Essere pellegrini”, ha aggiunto, “significa essere in cammino verso una meta significativa, una meta desiderata. Pertanto, vi invito a usare la nostra condizione di migranti come mezzo o canale per essere pellegrini di speranza”.<br /><br />“Non siamo un insieme di Chiese nazionali che coesistono fianco a fianco qui nel Golfo, ignorandosi a vicenda. Non siamo nemmeno un'estensione delle nostre Chiese d'origine o delle nostre parrocchie dei nostri Paesi d'origine. Anche se è bene rimanere in contatto con la propria Chiesa d'origine, è molto più importante essere membri vivi di questa Chiesa, la Chiesa in Arabia. Abbiamo tradizioni diverse, lingue diverse e apparteniamo a riti diversi, ma formiamo un'unica Chiesa con doni spirituali diversi; formiamo l'unico corpo mistico di Cristo nel Golfo”, ha concluso Martinelli. <br />Fri, 13 Jun 2025 14:24:07 +0200ASIA/IRAN - L’attacco all’Iran un azzardo pericolosohttps://fides.org/it/news/76470-ASIA_IRAN_L_attacco_all_Iran_un_azzardo_pericolosohttps://fides.org/it/news/76470-ASIA_IRAN_L_attacco_all_Iran_un_azzardo_pericolosoRoma – L’attacco iniziato questa notte da Israele contro l’Iran fa alzare l’asticella della “guerra mondiale a pezzi” più volte denunciata da Papa Francesco. E in effetti l’Iran ha qualificato gli attacchi di questa notte come “una dichiarazione di guerra”.<br />Il governo israeliano ha giustificato l’operazione militare per impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari. Proprio ieri, 12 giugno, il Consiglio dei governatori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica aveva adottato una risoluzione che condanna l'Iran per "inosservanza" dei suoi obblighi nucleari. Il testo, redatto da Londra, Parigi e Berlino in collaborazione con Washington, è stato approvato da 19 dei 35 Paesi, con tre contrari e 11 assenti. E nella notte tra il 12 e il 13 giugno è partito l’attacco israeliano che chiaramente era stato pianificato da lungo tempo. <br />L’attacco iniziale ha preso di mira il complesso per l’arricchimento dell’uranio di Natanz, ma non gli altri siti del programma atomico iraniano , le difese aeree e le basi di missili in grado di raggiungere Israele. A questi obiettivi si sono aggiunti omicidi mirati di scienziati e di responsabili militari iraniani. Tra le personalità uccise c’è il consigliere politico dell'ayatollah Ali Khamenei, Ali Shamkhani, figura chiave nel sistema politico iraniano che interloquiva con l’amministrazione Trump per permettere all’Iran di proseguire il suo programma nucleare civile. Shamkhani aveva lanciato un messaggio moderato durante i negoziati tra Stati Uniti e Iran, affermando che "la soluzione è vicina attraverso la diplomazia”. Shamkhani ha inoltre avuto un ruolo importante per la normalizzazione delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita.<br />L’Amministrazione Trump ha dichiarato attraverso il Segretario di Stato Marco Rubio, che "Israele ha intrapreso un'azione unilaterale contro l'Iran” e che gli Stati Uniti. “non sono coinvolti in attacchi contro l'Iran e la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione. Israele ci ha comunicato di ritenere che questa azione fosse necessaria per la sua autodifesa”.<br />In un messaggio postato su Truth Social il Presidente Trump ha affermato: "Ci sono già state grandi morti e distruzioni, ma c'è ancora tempo per porre fine a questo massacro, con i prossimi attacchi già pianificati che saranno ancora più brutali". Lasciando così intendere di essere a conoscenza delle prossime mosse israeliane. Quindi gli attacchi israeliani sono coordinati con Washington al fine di ottenere concessioni iraniane al tavolo negoziale? Oppure ormai la situazione è sfuggita di mano? Ci si può chiedere inoltre se all’interno dell’Amministrazione Trump vi siano profonde divergenze sull’avvio delle operazioni militari israeliane. La Direttrice dell’Intelligence Nazionale che sovrintende le 18 agenzie spionistiche americane, il 10 giugno aveva postato un video nel quale avvertiva che l’umanità è “sull'orlo dell’annichilimento nucleare”. Una presa di distanze per un attacco dalla conseguenze imprevedibili? <br />Fri, 13 Jun 2025 12:22:12 +0200OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - Peter To Rot sarà canonizzato il 19 ottobre, il vicepostulatore: “È il Santo di cui la Chiesa ha bisogno in questi tempi”https://fides.org/it/news/76467-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Peter_To_Rot_sara_canonizzato_il_19_ottobre_il_vicepostulatore_E_il_Santo_di_cui_la_Chiesa_ha_bisogno_in_questi_tempihttps://fides.org/it/news/76467-OCEANIA_PAPUA_NUOVA_GUINEA_Peter_To_Rot_sara_canonizzato_il_19_ottobre_il_vicepostulatore_E_il_Santo_di_cui_la_Chiesa_ha_bisogno_in_questi_tempidi Fabio Beretta<br /><br />Port Moresby – Peter To Rot, il primo Santo della Papua Nuova Guinea , sarà canonizzato il 19 ottobre 2025, domenica in cui si celebrerà la 99ma Giornata Missionaria Mondiale. Lo ha deciso oggi Papa Leone XIV, durante la celebrazione del suo primo Concistoro Ordinario Pubblico. Un Concistoro, svoltosi in Vaticano, che era stato annunciato a marzo scorso da Papa Francesco mentre era ricoverato al Gemelli a causa di una polmonite bilaterale. <br /><br />"Il Papa ha decretato che il Beato Pier Giorgio Frassati, insieme al Beato Carlo Acutis, siano iscritti all’Albo dei Santi domenica 7 settembre 2025, mentre i Beati Ignazio Choukrallah Maloyan, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, Maria Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros e Bartolo Longo siano iscritti all’Albo dei Santi domenica 19 ottobre 2025", si legge nel bollettino diffuso della Santa Sede al termine del Concistoro.<br /> <br />Catechista-martire, To Rot rappresenta, come ha detto a Fides padre Tomas Ravaioli, missionario dell’Istituto del Verbo Incarnato e vicepostulatore, “una bussola a cui guardare” in questi tempi in cui “il matrimonio e la famiglia sono attaccati e subiscono ogni tipo di distorsione”. E “Papa Francesco voleva canonizzarlo già durante il Viaggio Apostolico del settembre 2024 nel nostro Paese”. <br /><br />Nell’intervista che segue, il vicepostulatore spiega anche le tante difficoltà che sono state riscontrate per certificare il miracolo e perché è stata chiesta la dispensa.<br /><br />Peter To Rot fu martirizzato con un’iniezione di veleno letale, in prigione. Cosa spinse i suoi carcerieri ad assassinarlo? <br />Durante l’invasione giapponese della Papua Nuova Guinea nella Seconda Guerra Mondiale, i giapponesi cercarono di guadagnarsi il favore e l’amicizia della popolazione locale. Per farlo, legalizzarono la poligamia, che in precedenza era stata proibita dai missionari cattolici. Di conseguenza, molti uomini iniziarono a praticare questa usanza. Peter To Rot, che all’epoca aveva poco più di 30 anni, si oppose con forza a questa legge infame. Predicava con tutto il suo fervore l’unità e l’indissolubilità del matrimonio, sottolineandole come le caratteristiche del sacramento matrimoniale voluto da Dio. Riuscì a convincere molte giovani donne, che erano state prese come “seconde mogli”, a fuggire dagli uomini che le avevano costrette in quella condizione. Questo, comprensibilmente, gli attirò molti nemici. E molti di questi nemici erano uomini di potere. Riuscirono a farlo imprigionare e infine lo assassinarono, mettendo a tacere la sua voce profetica.<br /><br />Cosa dice oggi alla Chiesa universale la vita di To Rot? Cosa può insegnarci la sua storia? <br />Quando Papa Francesco sentì parlare per la prima volta del Beato Peter To Rot, disse: "Questo è il Santo di cui la Chiesa ha bisogno in questi tempi". Ed è vero: era un laico, sposato, padre di tre figli, morto a 33 anni in difesa del matrimonio e della famiglia. In questi tempi, in cui il matrimonio e la famiglia sono così attaccati e subiscono ogni tipo di distorsione, la figura di questo Santo è una bussola a cui guardare, per ricordare ancora una volta il progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia.<br /><br />È stata richiesta una dispensa per il miracolo necessario alla canonizzazione: Perché è stata scelta questa via? <br />Ci sono due cose importanti da dire a riguardo. Primo, un numero impressionante di segni e grazie è attribuito all’intercessione di Peter To Rot. Non si deve pensare che non ci siano miracoli, anche se preferiamo chiamarli "segni" perché i miracoli richiedono l’approvazione ecclesiastica. In Papua Nuova Guinea, le persone ricevono molti segni tramite l’intercessione del Beato. In secondo luogo, in Papua Nuova Guinea non ci sono ospedali, medici o professionisti che possano testimoniare o fornire prove di questi segni, né esistono registrazioni scritte o documentate. Questo perché la gente dei villaggi è molto semplice e mantiene una cultura orale. Questa mancanza di risorse ha reso molto difficile per noi "dimostrare" o "provare" un miracolo. Per questo motivo abbiamo chiesto a Papa Francesco una dispensa dal requisito del miracolo, in quanto sarebbe stato quasi impossibile soddisfarlo. Ciononostante, è necessario menzionare e ribadire che i segni attribuiti all’intercessione del nostro martire continuano a moltiplicarsi.<br /><br />Durante il Viaggio Apostolico di Papa Francesco, la Chiesa della Papua Nuova Guinea ha chiesto l’intervento del Pontefice per accelerare il processo… <br />La richiesta di una dispensa dal miracolo è stata presentata all’inizio del 2024, con la speranza che la canonizzazione potesse avvenire durante la visita papale di settembre. Sebbene la risposta favorevole riguardo alla dispensa sia arrivata nel giro di poche settimane, restava ancora molto lavoro da fare per preparare la Positio e le altre questioni. Durante la visita di Papa Francesco nel settembre 2024, ho avuto l’opportunità di parlare con lui, insieme agli altri sacerdoti argentini presenti qui in Papua, per quasi un’ora, e lo ringraziai per il suo aiuto nella Causa di To Rot. Mi disse: "Voglio canonizzarlo io stesso".<br /><br />Per i missionari della Papua Nuova Guinea e per i catechisti di tutto il mondo, cosa rappresenta oggi, secondo lei, la canonizzazione di To Rot? <br />La canonizzazione di To Rot, a mio avviso, è un grande incoraggiamento per tutti i cattolici della Papua Nuova Guinea a continuare a percorrere la via della santità personale. Ci ricorda che la santità non è un lusso, ma una cosa necessaria. Oltre a questo, la testimonianza di To Rot proclama con forza al mondo intero che il progetto di Dio per la famiglia e il matrimonio è: un uomo e una donna, uniti per tutta la vita, fino alla morte. L’unità e l’indissolubilità del matrimonio sono costantemente attaccate, distorte e ridicolizzate dal mondo moderno. To Rot, che ha versato il suo sangue in difesa di queste verità, ci ricorda che è più importante obbedire a Dio che agli uomini. <br />Fri, 13 Jun 2025 08:12:10 +0200ASIA/INDONESIA - Ora il Vescovo nelle Molucche predica anche su TikTokhttps://fides.org/it/news/76456-ASIA_INDONESIA_Ora_il_Vescovo_nelle_Molucche_predica_anche_su_TikTokhttps://fides.org/it/news/76456-ASIA_INDONESIA_Ora_il_Vescovo_nelle_Molucche_predica_anche_su_TikTokAmboina - "Le difficoltà geografiche delle vaste isole Molucche non rappresentano più un ostacolo: grazie alla tecnologia, infatti, la distanza non è più un grave problema, abbiamo un ponte per unire tutta la comunità cattolica della diocesi di Amboina", racconta a Fides Seno Ngutra, il Vescovo di Amboina che, in una diocesi fatta di piccole isole, usa anche i mass-media e i social come mezzo di collegamento nella pastorale. <br />Quei mezzi, specifica, non vanno a sostituire il contatto umano e la relazione diretta con le varie comunità: il Vescovo viaggia, va a celebrare messe e i sacramenti nelle parrocchie sparse nell'arcipelago delle Molucche nella parte orientale dell'Indonesia. In quelle isole dove l'evangelizzazione iniziò nel 1546 con l'opera del missionario spagnolo San Francesco Saverio, la diocesi di Amboina, che abbraccia l'intero arcipelago, su oltre tre milioni di abitanti , conta 117mila cattolici divisi in 64 parrocchie. Anche per la loro dislocazione geografica, "le comunità parrocchiali sono chiamate a perseguire la loro autonomia e indipendenza, non solo per l'economia o l'amministrazione, ma anche per la vita pastorale e spirituale", ha sottolineato.<br />Ogni parrocchia, comprese quelle nelle zone remote, spiega il Vescovo, è incoraggiata in questo cammino di autonomia - sempre vissuto nella comunione reciproca - da portare avanti nei tre settori della pastorale: liturgia, catechesi e carità: E laddove vi sono speciali necessità, il Vescovo si fa presente, sensibilizzando donatori che desiderano aiutare la Chiesa nel suo sviluppo. Ai donatori si risponde con un messaggio o un video messaggio inviato tramite lo smartphone dalla comunità ricevente: "Anche se si tratta di un gesto semplice, i donatori sono molto felici perché si sentono apprezzati e gratificati", rileva il Vescovo, aggiungendo un'altra funzione utile della tecnologia.<br />Il Vescovo Ngutra è convinto "del potenziale dei social media come strumenti nella diffusione della fede in un territorio insulare e come il nostro. I media hanno un impatto enorme sulla vita umana. Possono avere un impatto negativo, ma possono anche essere uno straordinario mezzo di predicazione", afferma. Fin da quando era sacerdote, Seno era abituato a usare la tecnologia nel suo ministero, utilizzando appieno diverse piattaforme digitali come Facebook, Instagram, YouTube, WhatsApp e TikTok, molto frequentata dai giovani .<br />Questa abitudine prosegue: ora ogni mattina , con regolarità, il Vescovo condivide sue riflessioni quotidiane note come "Gocce di rugiada spirituale mattutina", che vengono viste da fedeli, preti, consacrati, giovani, in tutto il territorio . E la sera offre "Benedizioni notturne" sotto forma di brevi video che toccano aspetti di vita spirituale. La sua presenza nel cyberspazio non è una mera formalità ma, nella comunità di Amboina, è attesa con entusiasmo da molte persone che accolgono con gioia la breve parola quotidiana del loro Pastore.<br />Nelle ultime settimane il Vescovo ha iniziato a realizzare sessioni in diretta su TikTok per offrire insegnamenti sulla fede e catechesi su temi specifici. "I giovani trascorrono molto tempo nel mondo digitale. Se non ci impegniamo e non parliamo loro su quelle piattaforme, perdiamo l'opportunità di condividere la Buona notizia del Vangelo ", osserva. Così la gente avverte la presenza del Vescovo più vicina. "Perfino in occasione della elezione a Vescovo di Amboina, la comunicazione l'ho ricevuta tramite la piattaforma Zoom", ricorda. "Per me è un segnale che i media e le tecnologie digitali saranno una parte importante della predicazione e del servizio per la nuova evangelizzazione", rimarca. Oggi i fedeli lo hanno soprannominato il “ Vescovo online” perché, dicono, "anche attraverso queste piattaforme il messaggio di Cristo può raggiungere il cuore del suo popolo". <br /> <br />Fri, 13 Jun 2025 15:18:55 +0200ASIA/CINA - Pechino esprime apprezzamento per la prima nomina riguardante un Vescovo cinese da parte di Papa Leone XIVhttps://fides.org/it/news/76466-ASIA_CINA_Pechino_esprime_apprezzamento_per_la_prima_nomina_riguardante_un_Vescovo_cinese_da_parte_di_Papa_Leone_XIVhttps://fides.org/it/news/76466-ASIA_CINA_Pechino_esprime_apprezzamento_per_la_prima_nomina_riguardante_un_Vescovo_cinese_da_parte_di_Papa_Leone_XIVPechino – “La Cina è disposta a collaborare con il Vaticano per promuovere il continuo miglioramento delle relazioni Cina-Vaticano Questa nomina ha rafforzato la comprensione e la fiducia reciproca attraverso un dialogo costruttivo”: così ha dichiarato oggi - giovedì 12 giugno - Lin Jian, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, durante il consueto briefing. Dopo la “soddisfazione” riferita dal Direttore dalla sala stampa vaticana Matteo Bruni dopo il “riconoscimento agli effetti civili e la presa di possesso dell’Ufficio” di Giuseppe Lin Yuntuan come Vescovo Ausiliare di Fuzhou, anche dal governo cinese la prima nomina riguardante un Vescovo cinese disposta da Papa Leone XIV viene presentata come un nuovo, eloquente passo del dialogo in atto tra Pechino e Santa Sede. <br /><br />Papa Leone XIV aveva nominato Lin Yuntuan Vescovo ausiliare di Fuzhou lo scorso 5 giugno, a meno di un mese dall’inizio del suo pontificato. Lin Jian, dal canto suo, ha rimarcato che “Cina e Vaticano hanno mantenuto la comunicazione e rafforzato la comprensione e la fiducia reciproca attraverso un dialogo costruttivo negli ultimi anni”.<br />La cerimonia di ufficializzazione avvenuta ieri 11 giugno, festa dell’Apostolo Barnaba, è stata presieduta da Vincenzo Zhan Silu, Vescovo di Mindong, che lo scorso ottobre aveva partecipato a Roma all'Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Vescovo di Fuzhou, Giuseppe Cai Bingrui, ha presieduto la Santa Messa dopo la cerimonia di insediamento. Alla concelebrazione hanno preso parte diversi Vescovi delle diocesi della provincia di Fujian: oltre al Vescovo Zhan Silu, il Vescovo Lin Yuntang e il Vescovo Wu Yishun di Minbei, insieme a circa 80 sacerdoti e più di 200 tra suore e laici.<br />Dopo elezione di Papa Leone XIV, la Cina ha dimostrato un cauta apertura verso un Papa di origine statunitense, in una fase in cui dal punto di vista geopolitico i rapporti tra Cina e USA attraversano una fase complicata. L’evento di ieri e le dichiarazioni delle due parti suggeriscono che il cammino tra Santa Sede e Repubblica Popolare Cinese può proseguire sulla via del dialogo. <br />Dopo l’elezione di Papa Prevost, lo stesso Lin Jian, in qualità del portavoce del Ministero degli Esteri cinese, aveva espresso in un modo singolare le congratulazioni da parte cinese, a partire dalla insolita lunghezza del testo pronunciato: “La Cina si congratula con il cardinale Robert Prevost per la sua elezione a nuovo Papa. Auspichiamo che, sotto la sua guida, il Vaticano continui a dialogare con la Cina all’insegna di uno spirito costruttivo, a comunicare in modo approfondito su questioni internazionali di comune interesse, a promuovere congiuntamente il continuo miglioramento delle relazioni Cina-Vaticano e a contribuire alla pace, alla stabilità, allo sviluppo e alla prosperità nel mondo”. <br />(NZ)(Agenzia Fides 12/6/2025)<br />Thu, 12 Jun 2025 15:44:51 +0200ASIA/SIRIA - Homs, spari contro la croce della cattedrale siro-ortodossahttps://fides.org/it/news/76465-ASIA_SIRIA_Homs_spari_contro_la_croce_della_cattedrale_siro_ortodossahttps://fides.org/it/news/76465-ASIA_SIRIA_Homs_spari_contro_la_croce_della_cattedrale_siro_ortodossaHoms – Proiettili contro la croce innalzata sulla facciata della cattedrale siro- ortodossa della città siriana di Homs. L’atto sacrilego e intimidatorio viene riferito con “cuore pieno di dolore” dall’arcidiocesi siro- ortodossa si Homs, Hama e Tartus, guidata dal 2021 dall’Arcivescovo Timotheos Matta Al-Khoury.<br /><br />I proiettili contro la Cattedrale di Santa Maria della Cintura Sacra , nel quartiere di Bustan Al-Diwan – riferisce l’arcidiocesi in un comunicato – sono stati sparati all'alba di domenica scorsa, alimentando i timori e il senso di insicurezza condivisi da molti nelle comunità cristiane di Siria nell’attuale congiuntura storica attraversata dal Paese. <br /><br />“Consideriamo questo attacco brutale” si legge nel comunicato “come un attacco diretto contro la pace civile e la convivenza, e affermiamo che simili atti non hanno nulla a che vedere con la morale della brava gente della città di Homs e di tutti i siriani onesti, ma piuttosto puntano a seminare discordia e destabilizzare”.<br /><br /> I responsabili della Arcidiocesi siro-ortodossa chiedono agli attuali detentori del potere in Siria di individuare e perseguire penalmente i responsabili dell’atto di violenza e garantire la sicurezza dei luoghi sacri delle diverse comunità di fede. Chiedono anche ai figli e alle figlie della Chiesa di non lasciarsi travolgere dalla paura, mostrando che simili atti violenti “non ci scoraggeranno dall'aderire al messaggio di amore e di pace invocato da nostro Signore Gesù Cristo, e aumenteranno solo la nostra determinazione a consolidare lo spirito di fratellanza tra tutti i figli della Patria e l'amore per la terra di Siria, per quanto gravi siano le avversità da affrontare”. <br />La storica Cattedrale di Santa Maria della Cintura Sacra , meta di pellegrinaggi mariani, è la sede dell'Arcivescovo siro ortodosso du Homs, Hama e Tartus. L’attuale struttura risale al XIX secolo, ma diverse fonti attestano che sul sito su cui sorge la chiesa esistevano luoghi di culto cristiani fin dai primi secoli del cristianesimo. Secondo l’esarca greco melchita Joseph Nasrallah , l'esistenza di una chiesa dedicata a Maria a Homs è attestata già nel 478 d. C. .<br />Thu, 12 Jun 2025 15:08:45 +0200AMERICA/HONDURAS - Nomina del Vescovo di La Ceibahttps://fides.org/it/news/76463-AMERICA_HONDURAS_Nomina_del_Vescovo_di_La_Ceibahttps://fides.org/it/news/76463-AMERICA_HONDURAS_Nomina_del_Vescovo_di_La_CeibaCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di La Ceiba il Rev. Sac. Jenrry Johel Velásquez Hernández, del clero di Comayagua, finora Rettore del Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote di Comayagua.<br />S.E. Mons. Jenrry Johel Velásquez Hernández è nato il 23 luglio 1977 a San Antonio la Cuesta, San Jerónimo . Ha studiato Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote della Diocesi di Comayagua e ha conseguito la Licenza in Teologia Biblica presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino - Angelicum di Roma. È stato ordinato sacerdote il 7 dicembre 2002.<br />Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale di Nuestra Señora del Carmen a Siguatepeque e Prefetto degli studi nel Seminario Maggiore della Diocesi di Comayagua ; Responsabile dell’Anno Propedeutico ; Formatore nel Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote ; Professore di Sacra Scrittura ; Membro del Collegio Presbiterale della Diocesi di Comayagua ; Parroco di Nuestra Señora del Carmen a Lamaní . Dal 2025 è Rettore del Seminario Maggiore Cristo Sumo Sacerdote e Membro del Collegio dei Consultori.<br /> Thu, 12 Jun 2025 11:58:50 +0200AFRICA/KENYA - Il Presidente Ruto ammette ufficialmente l’uccisione di un blogger detenuto dalla polizia; operazioni di disinformazione sul tragico eventohttps://fides.org/it/news/76462-AFRICA_KENYA_Il_Presidente_Ruto_ammette_ufficialmente_l_uccisione_di_un_blogger_detenuto_dalla_polizia_operazioni_di_disinformazione_sul_tragico_eventohttps://fides.org/it/news/76462-AFRICA_KENYA_Il_Presidente_Ruto_ammette_ufficialmente_l_uccisione_di_un_blogger_detenuto_dalla_polizia_operazioni_di_disinformazione_sul_tragico_evento<br />Nairobi – “Giustizia per Albert Ojwang!”. È lo slogan gridato dai manifestanti nel centro di Nairobi per chiedere che sia fatta piena luce sulla morte di Albert Ojwang, 31enne insegnate e social media influencer, deceduto mentre era detenuto in custodia cautelare, l’8 giugno.<br />Questi era stato arrestato il 6 giugno nell’abitazione di famiglia a Kakot, nella contea di Homa Bay, per un post sui social media che avrebbe diffamato il vice ispettore generale Eliud Lagat. Trasportato per oltre 350 chilometri alla stazione di polizia centrale di Nairobi, è stato accusato di pubblicazione mendace ai sensi delle leggi sulla criminalità informatica. L'8 giugno Ojwang è stato trovato privo di sensi nella sua cella durante un controllo di routine, sembra con ferite alla testa. La polizia ha affermato che si è suicidato dopo aver ripetutamente sbattuto la testa contro il muro della cella, ed è stato dichiarato morto all'arrivo all'ospedale di Mbagathi. L'avvocato della famiglia ha riferito che sono stati riscontrati sul corpo di Ojwang pesanti traumi fisici, tra cui gonfiore alla testa, contusioni e sanguinamento da naso e bocca, incoerenti con il racconto della polizia.<br />È stato il Presidente del Kenya, William Ruto ha dichiarare ieri, 11 giugno, che Ojwang è morto "per mano della polizia", ribaltando la versione ufficiale della sua morte.<br />Secondo un’inchiesta del giornale The Star, il blogger dopo il suo arresto è stato prelevato da alcuni agenti nella notte tra il 7 e l’8 giugno dalla cella di detenzione, condotto nella foresta di Karura dove è stato torturato a morte. Ricondotto praticamente esanime nella cella è stato poi ufficialmente trovato morto la mattina successiva. Secondo l’inchiesta giornalistica le registrazioni del sistema di videosorveglianza della cella sarebbero state manipolate.<br />Ancora prima dell’ammissione da parte del Presidente che Ojwang è stato ucciso, L’Ispettorato Generale di Polizia aveva sospeso sei agenti in servizio alla stazione di polizia centrale di Nairobi in via precauzionale in attesa di chiarire le esatte dinamiche della morte di Ojwang.<br />La morte del blogger ha suscitato un’ondata emotiva nella popolazione specie tra i giovani. Appare singolare che vi siano state almeno due operazioni di disinformazione che hanno coinvolto le principali confessioni religiose del Kenya. La prima ha preso di mira la Conferenza Episcopale del Kenya . Sui social media keniani è apparso in formato fotografico un presunto comunicato del Segretariato Generale della KCCB con data 9 giugno nel quale tra l’altro si invitavano i giovani alla calma. “In questo momento difficile, invitiamo tutti i keniani, in particolare i giovani, a mantenere la calma, la pace e la preghiera. Non lasciamoci indurre alla violenza o alla divisione. La nostra forza sta nella nostra unità e nella nostra richiesta collettiva di giustizia attraverso mezzi legali” recitava il comunicato che è stato confermato come un falso da fonti ufficiali della Chiesa keniana contattate dall’Agenzia Fides. Un altro comunicato attribuito all’Arcivescovo anglicano Jackson Ole Sapit, Primate della Chiesa Anglicana in Kenya, è stato smentito dal diretto interessato. "Abbiamo notato un post che circola online riguardante la tragica morte di Albert Ojwang, devo chiarire: le dichiarazioni che mi vengono attribuite in quel post non sono state fatte da me. Pur rimanendo granitico nel mio impegno per la verità, la giustizia e la dignità dei nostri giovani, non tollero che le mie parole vengano travisate per nessun motivo, per quanto benintenzionato” ha affermato l’Arcivescovo anglicano.<br />La morte di Ojwang si inserisce in un contesto di forti tensioni, con le proteste della Generazione Z del 2024 , che sono state represse con durezza dalla autorità, con 60 morti. <br />Thu, 12 Jun 2025 11:43:49 +0200ASIA/PAKISTAN - La piaga del lavoro minorile: preghiera e impegno concreto delle comunità cattoliche per sradicarlohttps://fides.org/it/news/76461-ASIA_PAKISTAN_La_piaga_del_lavoro_minorile_preghiera_e_impegno_concreto_delle_comunita_cattoliche_per_sradicarlohttps://fides.org/it/news/76461-ASIA_PAKISTAN_La_piaga_del_lavoro_minorile_preghiera_e_impegno_concreto_delle_comunita_cattoliche_per_sradicarloLahore - "Ogni venerdì, come gruppo pastorale, visitiamo i lavoratori delle fornaci di mattoni, preghiamo con loro e per loro, alla luce della Parola di Dio, e continuiamo a tenere accesa una luce di speranza, perchè il Dio è sempre con noi. Fra loro vi sono tanti bambini. Preghiamo e ci impegniamo perchè il lavoro forzato in Pakistan venga cancellato, soprattutto perchè i bambini implicati nel lavoro minorile possano andare a scuola e vedere rispettato il loro diritto fondamentale all'istruzione". E' l'esperienza che - in occasione della Giornata internazionale contro il lavoro minorile, che si celebra il 12 giugno - racconta all'Agenzia Fides padre Qaiser Feroz OfmCap, frate cappuccino e parroco a Bhai Pheru, nel Punjab pakistano. "Diciamo alle famiglie che incontriamo: non perdiamo la speranza, Dio vi libererà dal lavoro forzato, così come ha liberato il suo popolo dalla schiavitù degli egiziani. E noi, da parte nostra, facciamo il possibile per cercare di fermare e contrastare il perverso meccanismo della schiavitù per debito, che li tiene imprigionati", osserva. Il frate francescano dice anche di confidare in Papa Leone XIV, che ha scelto il suo nome pensando all'enciclica Rerum Novarum e alla dottrina sociale della Chiesa: "Speriamo che, anche grazie all'aiuto di Papa Leone XIV, questioni come il lavoro forzato, la schiavitù per debito e la piaga del lavoro minorile possano emergere nell'agenda internazionale e auspichiamo che in Pakistan il governo possa farsi carico di questi problemi, che hanno un notevole impatto sulla popolazione". Il gruppo di volontari della parrocchia porta anche doni e razioni di cibo a 50 famiglie di lavoratori in stato di estrema povertà, impiegati nelle fornaci di mattoni di argilla situate nel territorio di Kot Radha Kishan, Harchowki, Sherpur, Bhai Pheru.<br />Mentre si celebra la Giornata internazionale contro il lavoro minorile - istituita dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro nel 2002 - il Pakistan appare come una delle nazioni in cui il problema persiste: secondo le time del'OIL, oltre 12 milioni di bambini sono impiegati in diverse forme di lavoro in lavori pericolosi e sottoposti a sfruttamento, venendo privati ini del loro diritto all'istruzione, alla salute e a un futuro sicuro.<br />In Pakistan, i bambini sono impiegati in numerosi settori come agricoltura, fornaci di mattoni, tessitura di tappeti, servizi domestici, attività minerarie e piccole industrie. Aree urbane come Karachi, Lahore e Islamabad segnalano una concentrazione di bambini impiegati in settori informali come la vendita ambulante e la raccolta dei rifiuti. Nelle regioni rurali, molti bambini sono coinvolti in lavori agricoli e in contratti di lavoro forzato.<br />Tra le cause del fenomeno vi sono fattori socio-economici e strutturali come povertà e disuguaglianza per cui nelle famiglie in miseria i figli possono essere il principale sostentamento familiare. Accanto a questo vi è il limitato accesso all'istruzione: con oltre 22 milioni di bambini fuori dalla scuola, il Pakistan affronta una profonda crisi educativa. Va notato, poi che in molte comunità il lavoro minorile è culturalmente accettato, soprattutto quando i bambini lavorano nelle attività familiari o contribuiscono al reddito familiare. Così il lavoro minorile perpetua il ciclo della povertà. Senza un'istruzione e competenze adeguate, tali bambini entrano nell'età adulta con scarse prospettive occupazionali, <br />A livello legislativo, l'articolo 11 della Costituzione del Pakistan proibisce la schiavitù e il lavoro minorile ed esistano leggi volte a limitare il lavoro minorile, come l'Employment of Children Act , il Bonded Labour System Act , il Punjab Restriction on Employment of Children Act : tuttavia l'applicazione delle leggi risulta sporadica e in gran parte inefficace.<br />Di fronte alla limitata applicazione delle leggi, le organizzazioni della società civile, le comunità religiose - in special modo le comunità cristiane - e le ONG internazionali svolgono un ruolo fondamentale per sensibilizzare e e nell'impegno concreto a cecare di ridurre e sradicare il fenomeno del lavoro minorile.<br /> Thu, 12 Jun 2025 11:10:59 +0200ASIA/CINA - Nomina del Vescovo Ausiliare di Fuzhouhttps://fides.org/it/news/76460-ASIA_CINA_Nomina_del_Vescovo_Ausiliare_di_Fuzhouhttps://fides.org/it/news/76460-ASIA_CINA_Nomina_del_Vescovo_Ausiliare_di_FuzhouCittà del Vaticano - Oggi, mercoledì 11 giugno 2025, ha avuto luogo il riconoscimento agli effetti civili e la presa di possesso dell’Ufficio di S.E. Mons. Giuseppe Lin Yuntuan, che il Santo Padre, nel quadro del dialogo relativo all’applicazione dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, ha nominato, in data 5 giugno 2025, Vescovo Ausiliare di Fuzhou .<br />S.E. Mons. Giuseppe Lin Yuntuan è nato a Fuqing il 12 marzo 1952. Dal 1979 al 1983 ha frequentato il Seminario Diocesano di Fuzhou. È stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1984. Dal 1984 al 1994 e, ancora, dal 1996 al 2002 ha ricoperto l’Ufficio di Parroco in varie Parrocchie della Diocesi. Nel 1985 ha anche svolto l’incarico di insegnante nel Seminario Diocesano. Dal 1994 al 1996 e, poi, dal 2000 al 2003 ha svolto l’incarico di Vice-Direttore della Commissione Economica diocesana. Nel medesimo tempo, per diversi anni, è stato Delegato episcopale. Dal 2003 al 2007 ha ricoperto l’Ufficio di Amministratore diocesano, mentre nel periodo successivo, fino al 2013, ha coadiuvato l’Amministratore Apostolico della circoscrizione in qualità di suo Delegato. In seguito, dal 2013 al 2016, ha svolto il Ministero di Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis. Ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 dicembre 2017.<br /> Wed, 11 Jun 2025 11:58:03 +0200AFRICA/SUDAN - Il Kordofan è il nuovo epicentro del conflitto sudanesehttps://fides.org/it/news/76459-AFRICA_SUDAN_Il_Kordofan_e_il_nuovo_epicentro_del_conflitto_sudanesehttps://fides.org/it/news/76459-AFRICA_SUDAN_Il_Kordofan_e_il_nuovo_epicentro_del_conflitto_sudanese<br />Khartoum – Il Kordofan è diventato il principale teatro della guerra che dal dicembre 2023 oppone l’esercito sudanese alle Forze di Supporto Rapido .<br />La regione è divisa in tre Stati federali: Kordofan Settentrionale, Kordofan Meridionale e Kordofan Occidentale. La sua importanza strategica deriva dal fatto che è collocata al centro del Sudan, separando il Darfur, la regione occidentale del Paese che è la roccaforte delle RSF, dalle aree orientali dove l’esercito ha di recente scacciato i paramilitari delle RSF, in particolare dell’area di Khartoum.<br />Per questo motivo l’esercito ha dispiegato nel Kordofan ingenti forze, che dispongono inoltre di linee di rifornimento facilmente raggiungibili dalle retrovie. I soldati delle SAF stanno avanzando lungo la strada di Saderat nel tentativo di conquistare Bara, la più grande città sotto il controllo delle RSF nel Kordofan Settentrionale. Le RSF hanno invece attaccato posizioni governative a Babanusa, nel Kordofan occidentale.<br />Per le RSF perdere il controllo del Kordofan, significa aprire la strada ai propri avversari al Darfur. Per questo i paramilitari guidati da Mohamed Hamdan “Hemedti” Dagalo hanno decretato la mobilitazione generale per far fronte all’offensiva delle SAF. <br />Si segnalano inoltre attacchi con droni sia da parte dell’esercito sia da parte dei paramilitari. Nel primo caso sono state prese di mira le posizioni delle RSF nelle città di Bara e Gabrat al-Sheikh, a nord e nord-ovest di Obeid, la capitale del Kordofan settentrionale, oltre che a Nyala, la capitale del Darfur meridionale e centro nevralgico delle RSF. Nel secondo caso i droni lanciati dai paramilitari hanno colpito le posizioni dell’esercito ad El Obeid, controllata dai militari ma circondata dalle RSF.<br />Il conflitto ha sempre più una dimensione internazionale. Le SAF hanno accusato che le RSF, supportate dall'esercito nazionale libico di Khalifa Haftar di aver attaccato alcuni posti di frontiera nel triangolo di confine tra Libia, Egitto e Sudan. <br />In una nota il Ministero degli Esteri sudanese ha accusato gli Emirati Arabi Uniti di sostenere l'attacco, descrivendolo come una "pericolosa escalation" e una "chiara violazione del diritto internazionale". " Il confine tra Sudan e Libia è da tempo un importante corridoio per armi e mercenari a sostegno delle milizie terroristiche finanziate dagli Emirati Arabi Uniti e coordinate dalle forze di Haftar e dai gruppi terroristici affiliati ", ha affermato il Ministero.<br />Accuse respinte dal generale libico. Si tenga conto che Haftar riceve supporto dagli Emirati ma pure dall’Egitto che è uno dei principali sostenitori delle SAF. <br /><br />Wed, 11 Jun 2025 11:48:00 +0200ASIA/MYANMAR - Amare il nemico in tempo di guerra: il  Giubileo dei movimenti ecclesiali in Myanmarhttps://fides.org/it/news/76458-ASIA_MYANMAR_Amare_il_nemico_in_tempo_di_guerra_il_Giubileo_dei_movimenti_ecclesiali_in_Myanmarhttps://fides.org/it/news/76458-ASIA_MYANMAR_Amare_il_nemico_in_tempo_di_guerra_il_Giubileo_dei_movimenti_ecclesiali_in_MyanmarYangon - "Amare il prossimo; amare per primi; amare i nemici". Sono le parole del Vangelo, sono le parole di Cristo, e sono le parole che ogni cristiano è chiamato a vivere nel contesto del Myanmar, segnato da sofferenza, violenza, lutti, conflitto, lotta per la sopravvivenza, sfollamento. E' la riflessione che ha pervaso la mente e il cuore dei battezzati birmani, che hanno vissuto la Pentecoste come un momento di profonda revisione spirituale, nel loro "qui e ora". Come accogliere e come vivere lo Spirito di Dio, nel contesto del Myanmar di oggi? si sono chiesti i membri di movimenti e associazioni cattoliche, riuniti nella Cattedrale di Santa Maria a Yangon per celebrare il "Giubileo dei movimenti ecclesiali", in occasione della Pentecoste. <br />Come appreso dall'Agenzia Fides, famiglie e tanti giovani hanno preso parte alla celebrazione giubilare del 7 e 8 giugno, che ha riunito membri di diverse associazioni e movimenti ecclesiali, locali e internazionali, giunti da diverse parti del paese: affrontando molte difficoltà, i fedeli si si sono messi in cammino, mossi dalla gioia di condividere l'incontro con Cristo che dona la forza di non soccombere al male e alla sofferenza causata dalla violenza. Tra gli altri, vi erano laici legati alla congregazione di San Vincenzo de' Paoli, del movimento dei Focolari, della Famiglia Missionaria di Cristo, dell'associazione cattolica ecumenica "Fondacio", della Associazione per la diffusione del Vangelo.<br />I fedeli hanno varcato la Porta Santa e celebrato il loro Giubileo con il canto e la preghiera. Rappresentanti scelti da ciascun movimento hanno presentato i propri movimenti e le proprie missioni, condividendo le esperienze e loro attività, come aiutare i poveri, visitare i malati, pregare in comunità e prendersi cura degli sfollati.Nel difficile contesto che il Paese sta vivendo, i fedeli si sono ritrovati come un popolo di credenti che, animati dallo Spirito Santo, che ha dato vita ai diversi carismi, sono "sale, luce e lievito" evangelico in ogni situazione della vita e in ogni angolo del Paese, pur in mezzo a tanti disagi e a tanta violenza. La presenza di movimenti e associazioni organizzate di fedeli si rivela un dono di Dio soprattutto per il cammino di fede e per la vita quotidiana di famiglie e giovani che soffrono a causa dell'insicurezza diffusa, dovuta alla guerra, e a causa del recente terremoto. Tra le testimonianze, la signora Winny, del Movimento dei Focolari in Myanmar, ha ricordato che "l'amore per il prossimo inizia in casa propria" e che, ogni volta che ci sono difficoltà che vanno oltre la comprensione umana, bisogna rivolgere lo sguardo a Cristo Signore, appeso alla croce.<br />In Cattedrale i fedeli hanno potuto formarsi in adorazione del Santissimo Sacramento e vivere il Sacramento della riconciliazione . E' seguita la celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Francis Than Tun, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Yangon. Intervento in assemblea, mons. Raymond Wai Lin Tun, altro Vescovo ausiliare di Yangon, ha affermato che i movimenti ecclesiali "vivono il Vangelo nella comunità con lo spirito del rinnovamento spirituale personale e per l'evangelizzazione", grazie a esperienze di formazione, vita comunitaria, solidarietà, servizio al prossimo. Essi, ha rimarcato, svolgono un ruolo importante nella Chiesa del Myanmar, perchè sono "testimoni viventi di Cristo", rimarcando l'importanza di "essere un tutt'uno con la Chiesa". <br />Tra i presenti, Mons. Andrea Ferrante, Incaricato d'Affari della Nunziatura Apostolica in Myanmar, ha portato i saluti e le benedizioni di Papa Leone XIV e ha chiesto di pregare per lui e per il suo ministero. Ha poi invitato a ricordare nella preghiera Papa Francesco, che ha tanto pregato e aiutato il Myanmar. "Il dono dello Spirito dà vita; lo Spirito Santo ci porta nuova vita, amore, pace e libertà", ha detto, invitando a compiere gesti di vicinanza verso i fedeli che non hanno potuto essere presenti a causa dell'insicurezza e del terremoto. <br /> Wed, 11 Jun 2025 11:12:48 +0200ASIA/CINA - Giuseppe Lin Yuntuan nuovo Vescovo ausiliare di Fuzhouhttps://fides.org/it/news/76457-ASIA_CINA_Giuseppe_Lin_Yuntuan_nuovo_Vescovo_ausiliare_di_Fuzhouhttps://fides.org/it/news/76457-ASIA_CINA_Giuseppe_Lin_Yuntuan_nuovo_Vescovo_ausiliare_di_Fuzhoudi Gianni Valente<br />Fuzhou - Oggi, mercoledì 11 giugno, festa di San Barnaba Apostolo, ha avuto luogo il "riconoscimento agli effetti civili" e la presa di possesso dell'ufficio episcopale del Vescovo 73enne Giuseppe Lin Yuntuan come Vescovo ausiliare di Fuzhou, nella provincia cinese di Fujian. Lo riferisce un messaggio della Santa Sede, aggiungendo che Papa Leone XIV, "nel quadro del dialogo relativo all'applicazione dell'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese", aveva nominato il Vescovo Lin Yuntuan come Vescovo ausiliare di Fuzhou lo scorso 5 giugno. Si tratta della prima nomina riguardante un Vescovo cinese che sia stata disposta dall'attuale Pontefice, a meno di un mese dall'inizio del suo Pontificato. <br /><br />L'ufficializzazione del Vescovo Giuseppe Lin Yuntuan come Vescovo ausiliare della diocesi di Fuzhou era un evento atteso nella comunità locale. Finora, le autorità e gli apparati che fanno capo al governo cinese non avevano riconosciuto l'ufficio episcopale del Vescovo Lin.<br />La cerimonia di ufficializzazione stata presieduta da Vincenzo Zhan Silu, Vescovo di Mindong, che lo scorso ottobre aveva partecipato a Roma all'Assemblea del Sinodo dei Vescovi. <br /><br />Durante la cerimonia, il Vescovo Lin ha dichiarato la sua adesione alla Costituzione e il suo intento di aiutare tutti a amare la Patria e la Chiesa, per diffondere il Vangelo e favorire l'unità del Paese nell'armonia, seguendo i criteri della "sinizzazione". Alla cerimonia hanno preso parte anche i rappresentanti della della Conferenza episcopale, dell'Associazione patriottica e del Comitato degli Affari religiosi della Provincia. <br /><br />Dopo la cerimonia di insediamento è stata celebrata la Santa Messa, presieduta dal Vescovo di Fuzhou, Giuseppe Cai Bingrui. Alla concelebrazione hanno preso parte diversi Vescovi delle diocesi della provincia di Fujian: oltre al vescovo Zhan Silu, il Vescovo Lin Yuntang e il Vescovo Wu Yishun di Minbei, insieme a circa 80 sacerdoti e più di 200 tra suore e laici.<br /><br />Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, in merito alla cerimonia avvenuta stamane nella Cattedrale di Fuzhou ha dichiarato: "Si apprende con soddisfazione che oggi, in occasione della presa di possesso dell'ufficio di Vescovo ausiliare di Fuzhou da parte S E Mons. Giuseppe Lin Yuntuan, il suo ministero episcopale viene riconosciuto anche agli effetti dell'ordinamento civile. Tale evento costituisce un ulteriore frutto del dialogo tra la Santa Sede e le Autorità cinesi ed è un passo rilevante nel cammino comunionale della diocesi".<br /><br />Giuseppe Lin Yuntuan - riferisce il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede - è nato a Fuqing il 12 marzo 1952. Dal 1979 al 1983 ha frequentato il seminario diocesano di Fuzhou. È stato ordinato sacerdote il 9 aprile 1984. È stato parroco in diverse parrocchie della diocesi dal 1984 al 1994 e poi dal 1996 al 2002. Nel 1985 ha anche assunto l'incarico di insegnante presso il Seminario diocesano. Dal 1994 al 1996 e poi dal 2000 al 2003 ha svolto anche la funzione di vice-direttore della Commissione economica diocesana. In quel periodo, per diversi anni, è stato Delegato episcopale. Dal 2003 al 2007 ha ricoperto l'ufficio di Amministratore diocesano. Negli anni seguenti, fino al 2013, ha coadiuvato l'Amministratore Apostolico della Circoscrizione in qualità di suo delegato. In seguito, dal 2013 al 2016, ha svolto il ministero di Amministratore Apostolico ad nutum Sanctae Sedis. Ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 28 dicembre 2017. <br /><br />Il Vescovo Giuseppe Cai Bingrui aveva ufficialmente assunto la guida della Sede episcopale di Fuzhou lo scorso 23 gennaio, dopo essere stato Vescovo della diocesi di Xiamen. Papa Francesco - aveva riferito quel giorno il Bollettino quotidiano della Sala Stampa della Santa Sede -, "avendone approvata la candidatura nel quadro dell'Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, ha nominato, in data 15 gennaio 2025, Vescovo di Fuzhou" Giuseppe Cai, "trasferendolo dalla sede di Xiamen". Ambedue le diocesi si trovano nella provincia costiera di Fujian. <br /><br />Durante la cerimonia, guidata anche in quell'occasione dal Vescovo Vincenzo Zhan Silu, era stato dichiarato che il trasferimento avviene con il consenso del Vescovo di Roma e era stata letta la lettera di accettazione del trasferimento predisposta dal "collegio dei Vescovi cinesi". <br /><br />La diocesi di Fuzhou<br /><br />Il cammino della comunità ecclesiale di Fuzhou è stato segnato negli ultimi decenni da sofferenze e condizionamenti che hanno alimentato anche divisioni. <br />Prima della nomina del Vescovo Cai Bingrui, la Sede episcopale di Fuzhou era vacante dal 14 aprile 2023, giorno in cui si è spento all'età di 88 anni il Vescovo Pietro Lin Jiashan .<br /><br />Il 9 giugno 2020, le autorità politiche cinesi avevano riconosciuto ufficialmente il ministero episcopale di Pietro Lin Jiashan. Prima dell'atto di installazione ufficiale, l'Arcivescovo Lin aveva inviato a sacerdoti e consacrate una lettera in cui, tra le altre cose, riferiva di aver accettato il riconoscimento degli organismi che rispondono al governo perché il suo intento era quello di "cercare l'unità" nella diocesi, e dopo l'Accordo Cina-Santa Sede del 2018 e gli "orientamenti pastorali" pubblicati dai Dicasteri vaticani nel 2019 esistevano le "condizioni" per procedere sul cammino della riconciliazione. Lin assicurava che l'atto di ufficializzazione pubblica del suo ministero episcopale era pienamente conforme alla fede confessata dalla Chiesa "una, santa, cattolica e apostolica". Il Vescovo Lin chiedeva anche a tutti i battezzati di "vivere in spirito di unità e comunione, percorrendo la via della riconciliazione attraverso l'accettazione e la sopportazione vicendevole, evitando attacchi e giudizi che alimentano la discordia, per essere uno in Gesù Cristo". <br />Wed, 11 Jun 2025 10:14:24 +0200AFRICA/CENTRAFRICA - "Basta violenze nella nostra diocesi” chiedono i due Vescovi di Bangassouhttps://fides.org/it/news/76455-AFRICA_CENTRAFRICA_Basta_violenze_nella_nostra_diocesi_chiedono_i_due_Vescovi_di_Bangassouhttps://fides.org/it/news/76455-AFRICA_CENTRAFRICA_Basta_violenze_nella_nostra_diocesi_chiedono_i_due_Vescovi_di_Bangassou Bangui - Noi, vescovi di Bangassou, insiemea ll'intera comunità cattolica, siamo profondamente preoccupati per la violenza che colpisce Haut Mbomou”. Così Juan Josè Aguirre, Vescovo di Bangassou e Aurelio Gazzera, Vescovo Coadiutore della diocesi nel sud-est della Repubblica Centrafricana, scrivono nella lettera che è stata letta nel corso delle messe parrocchiali domenica 8 giugno.<br />“Non possiamo accettare che il sud-est del nostro Paese, la Repubblica Centrafricana, sia teatro di violenze di ogni tipo, una terra da cui la gente fugge, una terra di desolazione” scrivono i due Vescovi.<br />“Piangiamo decine di morti nelle ultime settimane” sottolineano.<br />Nella loro lettera, i Vescovi Aguirre e Gazzera, ricordano che “il sud-est è in lutto da decenni, una terra ambita e sfruttata prima dai Tongo-Tongo dell'LRA, poi dai Seleka e infine dagli Azande Ani Kpi Gbe; quest'ultimo movimento, nato per proteggere la popolazione dalle violenze dell'UPC e di altri ex gruppi armati, rischia di diventare un pericolo per la popolazione stessa”. L’LRA è un movimento di guerriglia nato in Uganda che ha seminato morte e distruzione in questa parte del Centrafrica per diversi anni. Seleka è una serie di milizie nate durante la guerra civile nel 2012, mentre l’UPC è un gruppo nato nel 2014 da una scissione dei Seleka.<br />A questi gruppi si sono aggiunti più di recente i mercenari della compagnia militare privata russa Wagner, che operano formalmente in supporto alla forze armate centrafricane , ma che si sono resi responsabili di gravi violenze contro civili innocenti.<br />“Nelle ultime settimane abbiamo pianto i morti: le Forze di Sicurezza Interna, così come i civili. Civili colpiti, feriti, torturati e sgozzati nella più totale impunità” denunciano Mons. Aguirre e Mons. Gazzera. “Piangiamo con le migliaia di civili costretti a fuggire da Zemio, Mboki e Djema, tra cui decine di migliaia diretti nella Repubblica Democratica del Congo. Piangiamo con i villaggi bombardati, saccheggiati e incendiati”.<br />“Tutto questo deve finire: la violenza non finirà. Al contrario! La violenza genera solo altra violenza, divisione e miseria, odio, sfiducia e, in definitiva, un circolo vizioso di vendetta” avvertono i Vescovi.<br />“Chiediamo a tutte le parti coinvolte: Azande Ani Kpi Gbe, FACA, Wagner e alla popolazione, di porre fine alla violenza e di impegnarsi affinché questa regione remota e isolata, senza strade né comunicazioni, possa vivere in pace e diventare una terra dove ogni donna, ogni uomo, ogni bambino, ogni giovane, possa guardare alla vita e al futuro con speranza” chiedono Mons. Aguirre e Mons. Gazzera.<br />“La Chiesa cattolica, che in queste settimane ha aperto le porte delle Missioni di Zemio, Mboki e Obo, è sempre pronta e disponibile ad accogliere quanti hanno buona volontà attorno a un tavolo di discussione e a lavorare per la pace, la riconciliazione e lo sviluppo nella regione” ricordano i due Vescovi.<br />“Non è il momento della guerra, ma del dialogo! Non è più il momento della violenza, ma dell'ascolto! Non è il momento di abbandonarsi a sospetti, rancori, accuse generiche e gelosie, ma di ascoltare i poveri che gridano e chiedono la pace! Preghiamo e imploriamo la pace. Ma siamo donne e uomini di pace, nei nostri pensieri, nelle nostre parole e nelle nostre azioni. La pace sia con voi!” concludono. <br />Tue, 10 Jun 2025 11:56:18 +0200ASIA/LIBANO - Nasce MECC TV, l'emittente “ecumenica” del Consiglio delle Chiese del Medio Orientehttps://fides.org/it/news/76454-ASIA_LIBANO_Nasce_MECC_TV_l_emittente_ecumenica_del_Consiglio_delle_Chiese_del_Medio_Orientehttps://fides.org/it/news/76454-ASIA_LIBANO_Nasce_MECC_TV_l_emittente_ecumenica_del_Consiglio_delle_Chiese_del_Medio_OrienteLibano - Una nuova emittente televisiva e radiofonica “ecumenica”, strumento di testimonianza condivisa per le Chiese e comunità ecclesiali del Medio Oriente. Si chiama MECC TV e ha iniziato oggi, 10 giugno, le sue trasmissioni sperimentali di collaudo. E’ la nuova iniziativa mediatica messa in campo dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente , l'organismo ecumenico che sta ancora celebrando il 50esimo anno dalla sua istituzione, avvenuta nel 1974..<br /><br />L’iniziativa era stata presentata in una conferenza stampa svoltasi ieri, lunedì 9 giugno a Beirut, presso la sede della Segreteria generale del MECC.<br /><br />Nel corso della conferenza, la responsabile dei media Lea Adel Maamary, direttrice della Piattaforma della Parola presso il MECC, ha sottolineato che il primo compito dei media cristiani “in mezzo ai pericoli e alle sorprese è quello di dare forza al proprio popolo”, contribuendo a custodire il patrimonio storico e ecclesiale delle singole Chiese. Mentre il sacerdote giordano Rifaat Bader, iniziatore e caporedattore del sito d’informazione abouna.org, nel suo intervento da remoto ha sottolineato che l’iniziativa ecumenica, volta a unire i cristiani nell’annuncio del Vangelo attraverso i mezzi di comunicazione, prende forma proprio mentre si celebrano i 1700 anni dal Concilio di Nicea che definì la professione di fede oggi recitata da battezzati di confessioni diverse. <br />Il professor Michel Abs, Segretario Generale del MECC, nel suo intervento, parlando da accademico e analista dei processi sociali, ha rilevato come nell’attuale contesto la manipolazione e l'occultamento di informazioni possono arrivare a costituire un vero e proprio crimine, mentre trasmettere e diffondere la conoscenza, per il bene comune “costituisce un dovere umano, nazionale e religioso”.<br />Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, fondato nel 1974 a Nicosia e attualmente con sede a Beirut, ha lo scopo di facilitare la convergenza delle comunità cristiane mediorientali su temi di comune interesse e favorire il superamento di contrasti di matrice confessionale.<br /><br />Al MECC aderiscono una trentina di Chiese e comunità ecclesiali, appartenenti a quattro “famiglie” diverse: quella cattolica, quella ortodossa, quella ortodossa orientale e quella evangelica. <br />Tue, 10 Jun 2025 11:33:46 +0200