Fides News - Italianhttps://fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/TERRA SANTA - Guerra in Terra Santa, i Vescovi del Nord Africa: “In nessun caso la Bibbia può essere usata per legittimare la colonizzazione e l'annessione di un territorio”https://fides.org/it/news/75714-ASIA_TERRA_SANTA_Guerra_in_Terra_Santa_i_Vescovi_del_Nord_Africa_In_nessun_caso_la_Bibbia_puo_essere_usata_per_legittimare_la_colonizzazione_e_l_annessione_di_un_territoriohttps://fides.org/it/news/75714-ASIA_TERRA_SANTA_Guerra_in_Terra_Santa_i_Vescovi_del_Nord_Africa_In_nessun_caso_la_Bibbia_puo_essere_usata_per_legittimare_la_colonizzazione_e_l_annessione_di_un_territorioTunisi – “In nessun caso la Bibbia può essere usata per legittimare la colonizzazione e l'annessione di un territorio che appartiene a un popolo che desidera solo vivere nel diritto e nella pace. È necessario distinguere i popoli dai loro governi. Il governo di Israele non è tutto il popolo israeliano. Hamas non è tutto il popolo palestinese”.<br /><br />Lo scrivono i Vescovi della Conferenza Episcopale del Nord Africa in una lettera indirizzata alle loro comunità in vista del nuovo anno liturgico che sta per iniziare. Con l’arrivo dell’Avvento, il pensiero dei Vescovi è “dolorosamente” rivolto, si legge nel testo, “alla terra dove è nato Gesù, dove è cresciuto, dove ha pronunciato parole di giustizia e di pace, dove ha dato la sua vita per tutta l'umanità, dove è risorto. Questa terra è straziata da più di un anno da un conflitto con il suo corteo di vittime, di sfollati, di distruzioni massicce. Un'intera popolazione è presa in ostaggio, privata di cure, privata di cibo, e giorno dopo giorno questo conflitto si banalizza nell'indifferenza. Così come avviene in molti altri conflitti in Africa, in Europa e in molti luoghi del mondo”.<br /><br />“Siamo per la pace, deliberatamente per la pace. Soffriamo con le vittime, con tutte le vittime. Siamo contro la guerra, contro tutte le guerre, contro tutte le violenze e ogni atto di terrorismo”, si legge ancora nella lettera che contiene un appello ai governanti “dei Paesi coinvolti”. I Vescovi del Cerna assicurano la loro preghiera affinché i Capi di Stato “abbiano il coraggio dell'umiltà, mettendosi sinceramente in ascolto della sofferenza reciproca, nel rispetto di ciascuno e nel rifiuto di ogni odio”, rifiutino “ogni provocazione, ogni velleità di distruzione, ogni spirito di vendetta o di dominio”. <br /><br />“Preghiamo Dio anche affinché le altre nazioni si impegnino a garantire un accordo di pace invece di fornire armi ai belligeranti”, prosegue la missiva che si conclude con un altro appello, ma stavolta rivolto a ogni fedele della Chiesa nordafricana: “Chiediamo a ciascun membro delle nostre Chiese di dedicare questo tempo dell'Avvento alla preghiera per la Pace e a gesti concreti di riconciliazione intorno a noi e di solidarietà con le vittime”.<br /><br />La lettera viene diffusa alla fine dei giorni che i Vescovi hanno trascorso a Roma, dove si sono recati per la consueta Visita ad Limina Apostolorum . Ai pellegrinaggi sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, e alla visite alle basiliche del Laterano e di Santa Maria Maggiore, è seguito anche un incontro con i musulmani nella grande moschea di Roma. <br /><br />Durante il soggiorno nell’Urbe, i Vescovi hanno eletto una nuova direzione del Cerna che entrerà in funzione alla fine di febbraio 2025. L’arcivescovo di Tunisi, Nicolas Lhernould, è il nuovo Presidente; Jean-Paul Vesco OP, cardinale nominato e arcivescovo di Algeri, ricoprirà invece la carica di Vicepresidente. Della direzione del Cerna faranno parte anche George Bugeja, vicario apostolico di Tripoli, e Mario León Dorado, prefetto apostolico di Laayoune-Sahara. <br />Mon, 25 Nov 2024 13:42:46 +0100ASIA/CINA - Nella comunità di Anhui ritiri dei sacerdoti sulla sinodalità e 70 cresime di adulti nella Solennità di Cristo Rehttps://fides.org/it/news/75713-ASIA_CINA_Nella_comunita_di_Anhui_ritiri_dei_sacerdoti_sulla_sinodalita_e_70_cresime_di_adulti_nella_Solennita_di_Cristo_Rehttps://fides.org/it/news/75713-ASIA_CINA_Nella_comunita_di_Anhui_ritiri_dei_sacerdoti_sulla_sinodalita_e_70_cresime_di_adulti_nella_Solennita_di_Cristo_ReBengbu – “Camminate con audacia sul sentiero della fede; assumete le vostre responsabilità missionaria, siate testimoni coraggiosi della Resurrezione di Cristo”. Sono queste la raccomandazione che Giuseppe Liu Xinhong, Vescovo della diocesi di Bengbu/Anhui ha rivolto ai circa settanta adulti che hanno ricevuto la Cresima nella solennità di Cristo Re. Il Vescovo ha conferito il sacramento della cresima dopo aver presieduto tre giorni di Ritiro spirituale dei sacerdoti diocesani, svoltosi dal 19 al 21 novembre con tema “sinodalità”. <br />Più di 300 fedeli hanno preso parte alla celebrazione della Aolennità liturgica presso la parrocchia di Wuhe. Nell’omelia, vescovo ha esortato a tutti: “Per quanto grandi siano le difficoltà e le prove della vita, siate sempre saldi nella fede, pieni di speranza, pieni delle sette Doni dello Spirito Santo”. <br /> <br />Mon, 25 Nov 2024 12:41:03 +0100ASIA/BANGLADESH - Studenti ancora in piazza: l'Università cattolica di Notre-Dame racconta come ha gestito la protestahttps://fides.org/it/news/75712-ASIA_BANGLADESH_Studenti_ancora_in_piazza_l_Universita_cattolica_di_Notre_Dame_racconta_come_ha_gestito_la_protestahttps://fides.org/it/news/75712-ASIA_BANGLADESH_Studenti_ancora_in_piazza_l_Universita_cattolica_di_Notre_Dame_racconta_come_ha_gestito_la_protestaDhaka - Gli studenti sono di nuovo in piazza in Bangladesh. Universitari di numerosi college della capitale Dhaka hanno commesso atti vandalici nel "Government Shahid Suhrawardy College" per protestare contro la morte di uno studente di medicina. I dimostranti si sono poi spostati verso il Kabi Nazrul Government College cercando di penetrare nel campus ma non ci sono riusciti. Altri hanno poi preso di mira il Dhaka National Medical College Hospital, dove la presunta negligenza ha portato alla morte del diciottenne Abhijit Halder, avvenuta il 18 novembre scorso. Lo studente era stato ricoverato in ospedale, ammalato di dengue e lì è deceduto. Alcuni suoi compagni sostengono che è morto a causa di trattamento e cure errate. Questo ha innescato manifestazioni violente in strada.<br />Per timore che la protesta potesse nuovamente contagiare altri campus, anche la Notre Dame University di Dhaka, università cattolica aperta ufficialmente nel 2013 dalla Congregazione della Santa Croce, ha inviato un avviso agli student , chiedendo loro di non prendere parte ad assembramenti e proteste violente. <br />Padre Patrick Gaffney, religioso della Congregazione della Santa Croce, rileva che la protesta degli studenti dev'essere sempre costruttiva, e va indirizzata e orientata a migliorare il sistema di istruzione e l'ambiente di studio. Il religioso ripercorre la vicenda della protesta studentesca nei mesi scorsi e spiega come l'Università cattolica di Notre Dame né è venuta fuori: "L'estate del 2024 in Bangladesh è stata un punto di svolta che ha riportato il paese alle speranze e alle paure della sua fondazione nel 1971. Centinaia di persone sono state uccise e migliaia sono rimaste ferite in quella che era iniziata come una protesta pacifica tra studenti universitari i quali si opponevano a una nuova legge che aveva concesso un accesso privilegiato a lavori nel settore pubblico. Il movimento di massa ha preso il sopravvento nelle strade e ha rovesciato il governo. I dimostranti hanno sfidato il coprifuoco e affrontato la polizia armata, per forzare la caduta del regime della Awami League che deteneva il potere dal 2009. Accusavano l'establishment di corruzione, negligenza, sparizioni, nepotismo, elezioni fraudolente, repressione sempre più violenta degli avversari politici. La svolta vi è stata quando l'esercito è intervenuto per istituire un governo ad interim dopo che il Primo Ministro è fuggito nella vicina India".<br />"Alla Notre Dame University del Bangladesh - ricorda p. Gaffney - come in molte istituzioni simili, si sono avvertite ripercussioni di quel tumulto nazionale. Al culmine della crisi a luglio, il governo aveva ordinato la chiusura di tutti i college e le università e aveva bloccato Internet. Pertanto, le lezioni alla Notre Dame University sono state sospese. Ma, quando il nuovo governo di Muhammad Yunus ha dichiarato la fine di queste chiusure scolastiche, l'Università aprì le sue porte e riprese le sue attività accademiche". Dato che il nuovo movimento giovanile aveva l'epicentro nella vicina Università di Dhaka, non sorprende che la Notre Dame University sia stata contagiata. Un raduno di studenti nell'auditorium dell'università ha prodotto un elenco di "richieste" da sottoporre alla dirigenza dell'ateneo ovvero ai padri della Santa Croce. <br />Ricorda il religioso: "La situazione era senza precedenti. Si è riunito il Consiglio di amministrazione, convocato dal presidente, p. George K. Rozario, CSC. Le richieste degli studenti per la maggior parte si riferivano a clausole nel codice di condotta o raccomandazioni costruttive. Ad esempio, il codice di condotta proibiva di organizzare nel campus feste private e vietava gli strumenti musicali. Queste e altre indicazioni sono state cambiate, e sono state accolte le critiche sulla mancanza di spazio adeguato per le attività extracurriculari".<br /> L'Università ha disposto aggiustamenti e cambiamenti. "Una richiesta particolare - prosegue padre Gaffney - meritava una riflessione speciale. Riguardava la rimozione del 'Proctor' dell'Università, ovvero l'ufficiale responsabile della disciplina, dell'ordine e della sicurezza. La persona che ricopriva questa carica era un sacerdote della Santa Croce, avvocato e docente alla Facoltà di giurisprudenza". Dopo diverse consultazioni, per evitare di innescare una conflittualità con gli studenti, l'amministrazione dell'Università ha voluto soddisfare la "richiesta" accettando le dimissioni di quel religioso, sostituendolo con un altro insegnante dell'Università.<br />In tal modo, sono riprese le lezioni e la vita accademica . "A posteriori, questo raduno inaspettato e non programmato di giovani possiamo dire che riflette un segno di preoccupazione responsabile verso l'Università. Inoltre si riconosce lo sforzo di fornire un'istruzione 'a misura di studente'. L'Università stessa ha avuto l'opportunità per disporre dei miglioramenti e può guardare indietro con serenità a quel passaggio delicato". <br />L'ateneo cattolico, cioè, ha voluto ascoltare e assorbire la protesta spontanea e "anarchica" degli studenti, cogliendo l'occasione per attuare un miglioramento generale dell'ambiente di studio e della relazione tra allievi e istituzione, tra allievi e docenti. In tale quadro, nella nuova situazione creatasi. intrisa di un rapporto collaborativo e proficuo, l'Università ha appena annunciato l'apertura di un nuovo dipartimento di Microbiologia, che ha accolto il primo gruppo di studenti nel programma quadriennale di formazione per la laurea.<br /> Mon, 25 Nov 2024 12:25:55 +0100AMERICA - A 40 anni dalla contesa del Beagle: quando la Santa Sede riuscì ad evitare la guerra tra Cile e Argentinahttps://fides.org/it/news/75711-AMERICA_A_40_anni_dalla_contesa_del_Beagle_quando_la_Santa_Sede_riusci_ad_evitare_la_guerra_tra_Cile_e_Argentinahttps://fides.org/it/news/75711-AMERICA_A_40_anni_dalla_contesa_del_Beagle_quando_la_Santa_Sede_riusci_ad_evitare_la_guerra_tra_Cile_e_ArgentinaCittà del Vaticano – Lo scontro era imminente. La guerra sembrava inevitabile. Gli eserciti erano stati mobilitati per rivendicare l’appartenenza del canale del Beagle, punto strategico per il passaggio tra gli oceani Atlantico e Pacifico. Cile e Argentina erano sul punto di non ritorno quando Giovanni Paolo II, da poco eletto al Soglio Pontificio, decise di intervenire con la diplomazia vaticana per fermare quella che sarebbe potuta essere una delle guerre più sanguinose dell’America latina. <br /><br />La crisi tra Buenos Aires e Santiago del Cile giunse al culmine proprio nell’anno dei tre Papi. La lotta per il possesso delle isole Picton, Lennox e Nueva, situate nel canale, risale al 1888 ma si riaccesero nel 1978. Dodici mesi prima, l’Argentina, guidata dal regime militare, rifiutò infatti il lodo arbitrale emesso dal Regno Unito, dichiarandolo “insanabilmente nullo”.<br /><br />Con un intervento mirato, la diplomazia della Santa Sede entrò in gioco. Agì inizialmente tramite il nunzio apostolico Pio Laghi. Nel 1979 venti di guerra continuavano a soffiare e per evitare l’escalation, Papa Giovanni Paolo II nominò il cardinale Antonio Samorè suo rappresentante personale per dirimere la controversia fra le due nazioni. Per quattro anni il cardinale lavorò alacremente per raggiungere un accordo che potesse mettere fine alla diatriba. L’accordo arrivò, ma Samorè non riuscirà mai a vederlo firmato poiché morirà a Roma nel febbraio del 1983. Il trattato, che oggi compie quarant’anni, arriverà quasi due anni dopo la morte dell’inviato papale, il 29 novembre 1984. Fu sottoscritto in Vaticano, col titolo di “Trattato di pace e di amicizia”. <br /><br />A quattro decenni da quella storica firma, le Chiese di Argentina e Cile, che in questi giorni stanno celebrando la ricorrenza con Messe solenni e intensi momenti di preghiera, “ringraziano Dio perché in quegli anni difficili hanno prevalso il dialogo e la pace e si è evitata una guerra tra popoli fratelli”, si legge in un comunicato congiunto diffuso nelle scorse ore dalle rispettive Conferenze Episcopali. I Vescovi argentini e cileni sono “grati per la pace e l’integrazione tra le due nazioni e confidiamo che questo cammino possa continuare ad approfondirsi, per il bene dei nostri popoli. Ci auguriamo che lo spirito di incontro e di intesa tra le nazioni, soprattutto nella nostra America Latina, possa dare vita a iniziative e politiche per risolvere le tante carenze e crisi sociali che stiamo vivendo nel nostro continente e che colpiscono soprattutto la vita dei più poveri”. <br /><br />Anche in Vaticano, come accaduto anche in passato, l’anniversario del trattato di pace è stato celebrato con un atto commemorativo, svoltosi nella Sala Regia del Palazzo Apostolico, alla presenza di Papa Francesco, dell’ambasciatore argentino presso la Santa Sede, Luis Pablo María Beltramino, e del ministro degli Esteri cileno, Alberto van Klaveren. A prendere parte alla cerimonia, oltre a diversi cardinali e membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, anche autorità argentine e cilene. <br /><br />Nel suo lungo discorso, il Pontefice argentino ha più volte sottolineato quanto l’opera diplomatica della Santa Sede e gli sforzi messi in campo dalla Chiesa all’epoca sono un modello per tanti Stati dove oggi, ha detto a braccio, esiste “l’ipocrisia di parlare di pace e giocare alla guerra”. Il riferimento è alle fabbriche di armi, come ha più volte detto: “In alcuni Paesi dove si parla molto di pace, gli investimenti che danno i maggiori rendimenti sono le fabbriche di armi. Questa ipocrisia ci porta sempre al fallimento”. E, sempre distaccandosi dal testo, ha aggiunto: “Menziono semplicemente due fallimenti dell’umanità di oggi: Ucraina e Palestina, dove si soffre, dove l’arroganza dell’invasore ha la precedenza sul dialogo”. <br /><br />“Voglia Dio che la comunità internazionale possa far prevalere la forza del diritto attraverso il dialogo, perché il dialogo deve essere l’anima della comunità internazionale”, ha aggiunto il Pontefice che ha ribadito come i 40 anni dalla firma del trattato rappresentano una occasione per tutto il pianeta, nonché “un rinnovato appello alla pace e al dialogo. L’impegno che questi due Paesi hanno implicato durante i lunghi negoziati, nonché frutto di pace e di amicizia, costituisce in effetti un modello da imitare”. <br />Mon, 25 Nov 2024 12:25:36 +0100OCEANIA/SEYCHELLES - Nomina del Vescovo di Chalan Kanoahttps://fides.org/it/news/75710-OCEANIA_SEYCHELLES_Nomina_del_Vescovo_di_Chalan_Kanoahttps://fides.org/it/news/75710-OCEANIA_SEYCHELLES_Nomina_del_Vescovo_di_Chalan_KanoaCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Chalan Kanoa il Rev. Sac. Romeo Duetao Convocar, del clero dell’Arcidiocesi Metropolitana di Agaña , finora Parroco della Blessed Diego Luis de San Vitores in Tamuning, Guam.<br />S.E. Mons. Romeo Duetao Convocar è nato il 13 aprile 1970 a Janiuay, Iloilo, Filippine. Ha compiuto gli studi filosofici a Dumaguete City, Filippine e quelli teologici a Jaro, Filippine . È stato ordinato sacerdote il 17 settembre 1996, incardinandosi dapprima nell’Ordinariato Militare delle Filippine, da cui è stato escardinato il 15 marzo 2016, per essere incardinato nell’Arcidiocesi Metropolitana di Agaña. Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Cappellano in servizio presso l’Ufficio dell’Ordinario Militare ; Cappellano ad interim del Comando Meridionale e Settentrionale delle Forze Armate filippine; Corso base e avanzato per Ufficiali militari presso la Combat Arm School, Training and Doctrine Command, Esercito delle Filippine, Nueva Ecija, Filippine; Cappellano del Comando Centrale delle Forze Armate filippine e Cappellano della base navale di Cavite ; Cappellano della base militare a Fort Bonifacio ; Amministratore Parrocchiale della St. Joseph, Inarajan, Guam ; Padre Spirituale al Seminario dell’Ordinariato Militare delle Filippine, Domus Josephi Formation Centre ; Parroco di Sant’Isidro, Malolojloj, Guam ; Rettore del Seminario Arcidiocesano di Guam, San Giovanni Paolo il Grande ; Corso di Tribunal Practice presso l’Institute of Tribunal Practice a Sydney, Australia ; Rettore della Basilica Cattedrale Dulce Nombre de Maria, Agaña, Guam ; Vicario Generale dell’Arcidiocesi Metropolitana di Agaña Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi Metropolitana di Agaña ; Parroco della Blessed Diego Luis de San Vitores in Tamuning, Guam .<br /> Mon, 25 Nov 2024 12:13:13 +0100ASIA/COREA DEL SUD - Giovani, siate liberi. La ‘Road Map’ di Papa Francesco verso la GMG di Seoulhttps://fides.org/it/news/75709-ASIA_COREA_DEL_SUD_Giovani_siate_liberi_La_Road_Map_di_Papa_Francesco_verso_la_GMG_di_Seoulhttps://fides.org/it/news/75709-ASIA_COREA_DEL_SUD_Giovani_siate_liberi_La_Road_Map_di_Papa_Francesco_verso_la_GMG_di_Seouldi Pascale Rizk<br />Roma – “Teniamo gli occhi fissi su Gesù, sulla sua Croce, e su Maria, nostra Madre: così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, con la propria sicurezza di essere salvati e di essere accompagnati dalla Mamma, Maria, senza fare dei compromessi, senza maquillage spirituale”.<br />Con queste parole Papa Francesco ha salutato i giovani portoghesi e coreani alla fine della messa celebrata a San Pietro nella Solennità di Cristo Re, concludendo il passaggio tradizionale tra i due gruppi di giovani della Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù e della copia dell’Icona di Maria Salus Popoli Romani. <br />Tutta l’omelia di Papa Francesco conteneva passaggi che appaiono come suggerimenti preziosi per i giovani coreani che saranno coinvolti in prima persona anche nella preparazione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. In programma a Seoul nel 2027. <br />Una selezionata rappresentanza di 56 giovani coreani di tutte le diocesi della Corea, accompagnati da Vescovi, sacerdoti e responsabili di comunità, era arrivata in Italia dalla serata di mercoledì 20 novembre per condividere una settimana scandita da vari incontri e occasioni di comunione, iniziati ad Assisi con un ritiro spirituale e una messa celebrata presso la Basilica di San Francesco. Nella cittadina umbra, i giovani coreani hanno pregato anche sulla tomba del giovane Beato Carlo Acutis, custodita nel Santuario della Spogliazione. In quell’occasione, i giovani coreani hanno regalato alla mamma di Acutis - che sarà proclamato santo il 27 aprile 2025 - una riproduzione della tradizionale statua della Madonna coreana. Rientrati a Roma, i giovani coreani insieme quelli di Lisbona si sono ritrovati nella Basilica di Santa Maria Maggiore per recitare il Santo Rosario davanti a Maria Salus Populi Romani, icona particolarmente cara ai romani e alla quale Papa Francesco rende visita frequente per affidare alla protezione di Maria i suoi Viaggi apostolici. Nella solennità di Cristo Re, in occasione della Messa con il Papa, i giovani venuti dalla Corea sono stati raggiunti da altri 53 ragazzi e ragazze coreani residenti in Italia. <br />Dopo l’edizione di Manila , la Giornata mondiale della Gioventù torna in Asia a distanza di 32 anni, in un Paese dove i cattolici costituiscono l’11.3 % della popolazione, secondo le ultime statistiche della Conferenza dei Vescovi. <br />Tanti sperano che la GMG di Seoul possa essere occasione di una ripartenza dell’opera pastorale rivolta alle giovani generazioni, le cui vite sono condizionate da criteri di valutazione sociale che mettono al primo posto l’immagine esteriore, la competizione, il primeggiare nei risultati accademici o l’Affiliazione ai clubs o ai gruppi più conosciuti. <br />Nella sua omelia per la Solennità di Cristo Re, il Papa ha proposto non solo ai giovani presenti diverse piste di riflessione. Li ha invitati ad essere coraggiosi se si trovano messi “sotto accusa” per il fatto di seguire Gesù e, soprattutto, a non “lasciarsi ubriacare dalle illusioni” in un mondo dove “le critiche e le accuse false cadono” e rimangono salde “le opere dell’amore” fiorite “alla luce del Signore”. Il Successore di Pietro ha proseguito chiedendo ai giovani di non ”lasciarsi contagiare dalla smania di essere visti, approvati e lodati” perché “Dio vi ama così come siete”. “State attenti, state liberi in armonia con la vostra dignità” – ha aggiunto - e “non truccatevi l’anima, non truccatevi il cuore”.<br />Se il cuore – come ha ripetuto Papa Francesco nella sua ultima Enciclica Dilexit nos - rimane il luogo il più importante, segnato dal desiderio di amore e di incontro con la gratuità, anche il valore delle GMG si misura non per la efficacia di strategie organizzative e la costruzione di “eventi” spettacolari, ma nella loro possibilità di abbracciare vero “desiderio dei giovani di ritrovarsi insieme, di condividere la loro esperienza, di ascoltare una parola di fede, di guardare insieme al futuro, di rinnovare e confermare il proprio impegno” . I raduni delle GMG non sono degli happening auto-celebrativi, ma occasioni che possono aiutare a vivere un incontro personale con Cristo nell’eucaristia, che attira a sé ragazzi e ragazze di tutto il mondi unendoli in una esperienza di fraternità universale. I ragazzi e le ragazze coreani venuti a Roma per il “passaggio di consegne” della GMG, raggiunti dalla Agenzia Fides, sperano che l’esperienza a cui si stanno preparando possa incrociare concretamente il loro desiderio di felicità, e sanno che il contatto reale con il Vescovo di Roma che verrà a trovarli e l’incontro con i loro coetanei di tutto il mondo hanno una forza e una consistenza che nessuna “App” del cellulare e nessuna “mostra virtuale” potrà sostituire. Si augurano anche da quell’evento “straordinario” possano iniziare cammini “ordinari”, per veder fiorire doni di grazia nella vita quotidiana e “avere il coraggio di testimoniare la speranza per crescere la certezza dell’amore invincibile di Dio” come ha detto proprio a loro Papa Francesco. <br />Mon, 25 Nov 2024 12:08:48 +0100AFRICA/CONGO RD - Il Cardinale Ambongo: “Si sprecano energie e denaro per la revisione della Costituzione invece di prendersi cura dei giovani abbandonati”https://fides.org/it/news/75708-AFRICA_CONGO_RD_Il_Cardinale_Ambongo_Si_sprecano_energie_e_denaro_per_la_revisione_della_Costituzione_invece_di_prendersi_cura_dei_giovani_abbandonatihttps://fides.org/it/news/75708-AFRICA_CONGO_RD_Il_Cardinale_Ambongo_Si_sprecano_energie_e_denaro_per_la_revisione_della_Costituzione_invece_di_prendersi_cura_dei_giovani_abbandonatiKinshasa – “I giovani congolesi in generale e quelli di Kinshasa in particolare vengono sacrificati. Come capire che spendiamo tempo, energie e denaro per parlare dell'opportunità o del cambiamento della Costituzione”. Così il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, Arcivescovo metropolita di Kinshasa, ha criticato l’ipotesi di revisione costituzionale proposta dal Presidente Félix Tshisekedi.<br />Nel corso dell’omelia della messa per la giornata diocesana della gioventù celebrata ieri, domenica 24 novembre, il Cardinale ha sottolineato la distanza tra il governo e le reali necessità della popolazione, specie dei giovani. “Come possiamo in un Paese spendere così tanta energia e denaro per la revisione costituzionale invece di prenderci cura di nostri giovani abbandonati?” ha chiesto. “È il cambiamento della Costituzione che ci darà un avvenire alla fine dei nostri studi? che ci darà un lavoro alla fine dei nostri studi?” ha detto rivolgendosi ai giovani.<br />Ricordando la Festa di Cristo Re, il Cardinale Ambongo ha incoraggiato i giovani a impegnarsi per cambiare in positivo la situazione della Repubblica Democratica del Congo: “Il Congo è il vostro Paese. Se vi scoraggiate, nessun altro se ne prenderà cura meglio di voi. Ricordate che ogni potere terreno ha un inizio e una fine. Ma il regno di Dio è eterno”. Ha quindi rivolto un forte appello per “non cedere alle false promesse o ai venditori di illusioni. Seguite piuttosto Cristo, la vostra speranza, questo Re dell'amore che distrugge l'odio e la violenza; questo Re della verità che rifiuta la menzogna, la corruzione e l'inganno; questo Re di giustizia e di pace, che riconcilia i cuori invece di dividere”.<br />Ad ottobre il Presidente Félix Tshisekedi, aveva annunciato la creazione di una commissione per la revisione della Costituzione . Il punto centrale della revisione costituzionale è l’abolizione del limite dei due mandanti presidenziali aprendo la possibilità a Tshisekedi di ripresentarsi alle prossime elezioni presidenziali per ottenere un terzo mandato. Una possibilità che ha suscitato le proteste dell’opposizione. <br />Mon, 25 Nov 2024 11:32:17 +0100VATICANO/ANGELUS - Conflitto in Myanmar, l'appello del Papa: A tutte le parti coinvolte chiedo di far tacere le armihttps://fides.org/it/news/75705-VATICANO_ANGELUS_Conflitto_in_Myanmar_l_appello_del_Papa_A_tutte_le_parti_coinvolte_chiedo_di_far_tacere_le_armihttps://fides.org/it/news/75705-VATICANO_ANGELUS_Conflitto_in_Myanmar_l_appello_del_Papa_A_tutte_le_parti_coinvolte_chiedo_di_far_tacere_le_armiCittà del Vaticano - "A tutte le parti coinvolte rivolgo un accorato appello affinché tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura". Sono le parole che Papa Francesco rivolge col pensiero rivolto al Myanmar al termine dell'Angelus.<br /><br />Affacciato su una piazza San Pietro in una giornata fredda ma piena di sole, il Pontefice ha ricordato che domani, 25 novembre, si commemora l’anniversario del primo sciopero degli universitari avvenuto nel 1920. Una protesta, ha sottolineato il Vescovo di Roma, "che avviò il Paese verso l’indipendenza e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica che ancora oggi fatica a realizzarsi". <br /><br />"Esprimo la mia vicinanza all’intera popolazione del Myanmar, in particolare per quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati, rifugiati, tra i quali i Rohingya", le parole del Papa. <br /><br />Prima della benedizione, il Pontefice, commentando il brano odierno del Vangelo , ovvero Gesù davanti a Ponzio Pilato, ha analizzato il breve dialogo che avvenne tra i due soffermandosi su due parole in particolare che "si trasformano, acquistando un senso nuovo", cioè la parola “re” e la parola “mondo”.<br /><br />Ragionando da funzionario dell’impero, Pilato "vuole capire se l’uomo che ha di fronte costituisca una minaccia. Gesù, ha sottolineato il Papa, "afferma di essere re, sì, ma in ben altro modo! Gesù è re in quanto è testimone: è Colui che dice la verità. Il potere regale di Gesù, Verbo incarnato, sta nella sua parola vera ed efficace, che trasforma il mondo".<br /><br />Ma il “mondo” di Ponzio Pilato, ha continuato il Vescovo di Roma, "è quello dove il forte vince sul debole, il ricco sul povero, il violento sul mite. Un mondo che purtroppo conosciamo bene". Al contrario, nel mondo di cui Gesù è re "riscatta la creazione rovinata dal male con la forza dell’amore divino che libera e perdona, che dona pace e giustizia". <br /><br />Da qui l'invito finale a riflettere su sé stessi: "Proviamo a chiederci: posso dire che Gesù è il mio 're'? In che senso? La sua Parola è la mia guida, la mia certezza? Vedo in Lui il volto misericordioso di Dio che sempre perdona? Preghiamo insieme Maria, ancella del Signore, mentre attendiamo con speranza il Regno di Dio". Sun, 24 Nov 2024 13:07:04 +0100VATICANO - Solennità di Cristo Re, Papa Francesco: La storia non è sfuggita dalle mani di Diohttps://fides.org/it/news/75704-VATICANO_Solennita_di_Cristo_Re_Papa_Francesco_La_storia_non_e_sfuggita_dalle_mani_di_Diohttps://fides.org/it/news/75704-VATICANO_Solennita_di_Cristo_Re_Papa_Francesco_La_storia_non_e_sfuggita_dalle_mani_di_DioCittà del Vaticano – “Non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono ‘sfuggiti’ dalle mani di Dio. Tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio”. Lo ha rimarcato Papa Francesco, presiedento nella Basilica vaticana la liturgia eucaristica in occasione della Solennità di Cristo Re. <br /><br />Ai piedi del baldacchino del Bernini troneggiavano l’icona della Salus Populi Romani e la grande croce di legno. Proprio sulla croce, ha ricordato il Vescovo di Roma nell’omelia, Gesù “spogliandosi di tutto e morendo nudo per la nostra salvezza, ci insegna che solo nell’amore anche noi possiamo vivere, crescere e fiorire nella nostra piena dignità”.<br /><br />Il Papa ha quindi citato una lettera di Pier Giorgio Frassati, che sarà proclamato santo il prossimo 3 agosto, durante il Giubileo dei giovani: senza amore ”non si vive più, ma si ‘vivacchia’. Noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha insegnato”. A braccio, il Papa ha aggiunto: “Non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono “sfuggiti” dalle mani di Dio. Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio. Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, che faccia avranno quando si presenteranno davanti al Signore? ‘Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?’. E loro, cosa risponderanno?”.<br /><br />Il Papa ha invitato poi tutti a riflettere: “Noi non facciamo la guerra, noi non uccidiamo, ma ho fatto questo, questo, questo … Quando il Signore ci dirà: ‘Ma perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?’. Anche a noi il Signore domanderà queste cose”. E comunque Dio, ha proseguito il Pontefice, “ci lascia liberi, ma non ci lascia soli: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere il cammino”.<br /><br /> Nella Solennità di Cristo Re si celebra anche la Giornata Mondiale della Gioventù, di cui quest'anno ricorre la 39esima edizione.<br />Al termine della celebrazione, i giovani portoghesi hanno consegnato i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù ai giovani coreani: “Voi, giovani coreani, riceverete la Croce del Signore, Croce di vita, segno di vittoria, ma non da sola: la riceverete con la Mamma. È Maria ad accompagnarci sempre verso Gesù; è Maria che nei momenti difficili è accanto alla Croce nostra per aiutarci, perché Lei è Madre, Lei è Mamma. Teniamo gli occhi fissi su Gesù, sulla sua Croce, e su Maria, nostra Madre: così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti con la propria dignità, con la sicurezza di essere salvati e di essere accompagnati senza fare dei compromessi, senza maquillage spirituale. La vostra dignità non ha bisogno di essere truccata. Andiamo avanti, contenti di essere per tutti, di essere nell’amore, e essere testimoni della verità. E per favore, non perdere la gioia”. Sun, 24 Nov 2024 12:33:02 +0100ASIA/CAMBOGIA - Il “Magnificat” del Prefetto apostolico di Battambang: “In Cambogia sono testimone delle opere di Dio”https://fides.org/it/news/75701-ASIA_CAMBOGIA_Il_Magnificat_del_Prefetto_apostolico_di_Battambang_In_Cambogia_sono_testimone_delle_opere_di_Diohttps://fides.org/it/news/75701-ASIA_CAMBOGIA_Il_Magnificat_del_Prefetto_apostolico_di_Battambang_In_Cambogia_sono_testimone_delle_opere_di_DioBattambang - "Nella mia cattedrale, quando celebro la messa, l'assemblea in chiesa è sempre composta per oltre metà da non battezzati. Sono persone in ricerca, alla ricerca di Dio, di un senso all'esistenza", racconta all'Agenzia Fides il gesuita. Enrique Figaredo Alvargonzález, Prefetto Apostolico di Battambang, missionario da 40 anni in terra cambogiana e oggi Presidente della Conferenza episcopale di Laos e Cambogia. "Al momento della distribuzione dell'Eucaristia diciamo: da questa parte una fila per ricevere la Comunione; dall'altra, la fila dei non battezzati, per ricevere una benedizione. E questa fila è sempre più lunga", nota. Riflette il Prefetto: "E' molto bello vedere la chiesa come un luogo di riconciliazione del cuore: le persone portano il fardello della loro storia e trovano in Cristo un'oasi che rigenera, che solleva i pesi dell'esistenza. Ascoltando il Vangelo e la predicazione - che spesso io stesso calibro, rivolgendomi ai non cristiani - molti si commuovono, sentono la chiamata di Dio e intraprendono il cammino e il tempo di catecumenato. Dio si manifesta nel loro cuore".<br /><br />Il Prefetto Apostolico racconta come avviene che i cambogiani - in un Paese a maggioranza buddista dove i fedeli cattolici sono solo circa 30mila su 17 milioni di abitanti - si avvicinano alla Chiesa cattolica: "La gente si interessa e viene attratta in primis quando vede che ci interessiamo ai poveri, orfani, indigenti, disabili. Vede la compassione. Inoltre apprezza l'ascolto, la partecipazione: quando accogliamo qualcuno in chiesa, lo invitiamo a partecipare alla messa, al coro, e agli incontri: c'è subito un coinvolgimento personale. I cambogiani trovano nella parrocchia persone pronte ad ascoltare i loro problemi, le lotte, le sofferenze: questo lo valutano molto importante per la loro vita". Nota p. Figaredo: "Con Cristo trovano la speranza di essere salvati e liberati dagli spiriti negativi che la vita, le vicende del passato o le credenze culturali mettono come un giogo sul loro cuore. Lo spirito di Dio dà liberazione. Il Vangelo di Cristo è un messaggio liberatorio, a livello culturale qui è rivoluzionario. Annunciamo la potenza di Dio che libera. Sul piano spirituale, Dio dona la libertà dagli spiriti negativi, dal destino avverso. Il Signore Gesù dà una vita piena, trasforma il cuore". <br /><br />Il religioso spagnolo riferisce: "In tanti chiedono di essere battezzati. Celebriamo circa 100 battesimi di adulti l'anno, soprattutto giovani. Raccontano la chiamata del Signore che dà loro un senso alla vita e l'appartenenza a una comunità. Ci sono battesimi di famiglie intere. Poi, nelle famiglie cattoliche, abbiamo oltre 100 battesimi l'anno di bambini". Un altro aspetto che colpisce, nota il Prefetto apostolico Figaredo, è "vedere la chiesa piena di giovani e di bambini, e con pochissimi anziani: l'esatto contrario di quanto accade in Occidente. La Cambogia è un Paese molto giovane: il 50% della popolazione è sotto i 25 anni, e questo si vede anche nelle chiese".<br /><br />Sulla vita della chiesa nella Prefettura Apostolica, territorio nella parte Occidentale della nazione, il Prefetto dice: "Vi sono 22 preti in tutta la Prefettura di Battambang: tre sono cambogiani, tutti gli altri sono missionari giunti soprattutto dall'Asia, da Indonesia, India, Vietnam, Filippine, ma anche da Paesi dell'Africa, dalla Colombia e dalla Francia. Anche per le suore, ne abbiamo 60 di tante nazionalità e 4 cambogiane. Viviamo la sfida della relazione tra persone di cultura e nazionalità diversa, con lo spirito di essere gentili e compassionevoli, di sperimentare empatia e sinodalità. Dal Sinodo, cui ho preso parte in Vaticano, porto con me lo spirito di rafforzare l'ascolto e la conversione spirituale".<br /><br />Ripercorrendo i 40 anni anni della sua missione in Cambogia, p. Figaredo dice: "Vedo che la comunità cattolica è cresciuta in numero, ma c'è bisogno dell'accompagnamento spirituale, di essere responsabili della comunità. Per questo sono preziosi i catechisti nella Prefettura: circa 90, quasi tutti giovani. E, tra quelli più anziani, alcuni erano catechisti al tempo prima della guerra, prima dell'era dei Khmer Rossi e di Pol Pot. Durante l'era di Pol Pot si nascondevano, perchè preti, vescovi, catechisti vennero uccisi. I giovani cattolici si nascondevano, ma avevano la fede nel cuore e l'hanno conservata in segreto durante la sofferenza della guerra. E ora sono di nuovo lì ad annunciare la fede ai piccoli".<br /><br />Da prete e missionario spagnolo, che vive in Cambogia da 40 anni, il gesuita conclude: "Sono stato benedetto. Sono il prete più felice del mondo. Vivo la gioia di essere testimone di tante opere di Dio. Penso ai disabili che non avevano opportunità e ora sono sposati, lavorano, frequentano la comunità. I primi giovani che ho seguito, a livello spirituale e pastorale, ora sono genitori, ora ho i capelli bianchi e ho dei 'nipoti'. Provo un sentimento di gratitudine per aver visto tanta vita bella. Ora canto il mio Magnificat".<br /> Sat, 23 Nov 2024 10:06:18 +0100AFRICA/MALI - “La via del dialogo è la via per riportare la pace”: intervista al Presidente della Conferenza Episcopale del Malihttps://fides.org/it/news/75699-AFRICA_MALI_La_via_del_dialogo_e_la_via_per_riportare_la_pace_intervista_al_Presidente_della_Conferenza_Episcopale_del_Malihttps://fides.org/it/news/75699-AFRICA_MALI_La_via_del_dialogo_e_la_via_per_riportare_la_pace_intervista_al_Presidente_della_Conferenza_Episcopale_del_MaliBamako – “Dal 2012, il Mali attraversa una crisi multidimensionale: di sicurezza, istituzionale ed economica” dice Jonas Dembélé, Vescovo di Kayes, Presidente della Conferenza Episcopale del Mali, che ha rilasciato un’intervista all’Agenzia Fides.<br /><br />Eccellenza come sta vivendo la Chiesa in Mali la crisi che attanaglia il Paese dal 2012?<br /><br />Negli ultimi tempi la crisi si è intensificata a causa delle azioni dei jihadisti e del diffondersi del banditismo. Come Chiesa in Mali siamo colpiti da questa violenza ma le azioni jihadiste colpiscono tutta la popolazione maliana. Le violenze jihadiste infatti non sono dirette specificamente contro i cristiani ma interessano l’intera popolazione del Paese. <br />La situazione più difficile concerne la diocesi di Mopti dove vi sono zone dove i preti non possono più recarvisi e dove alcune chiese sono state profanate. In altre zone non c’è più la libertà di pregare liberamente: ci si può riunire in assemblea per pregare ma non si può ad esempio cantare. Inoltre ai cristiani viene imposta la Zakhat o Dhimmi per potere continuare a pregare.<br />La gente è scappata dai villaggi di campagna dove è lasciata a se stessa perché lo Stato non riesce ad assicurare la sua presenza. Quando arrivano i jihadisti in questi luoghi chi può scappa e si rifugia nelle città. <br />I contadini hanno dovuto abbandonare i loro campi e non hanno potuto effettuare il raccolto. Quest’anno ci sono state pure le inondazioni ad aggravare le condizioni degli agricoltori.<br /><br />Cosa fa la Chiesa per aiutare gli sfollati dalle aree sotto controllo dei gruppi jihadisti?<br /><br />Nelle nostre diocesi la Caritas si attiva per venire in aiuto agli sfollati. Questo non è un fenomeno recente. Già dal 2012 la diocesi di Bamako ha un centro per accogliere gli sfollati provenienti dal nord. Molte delle persone che si rivolgono ai centri di accoglienza gestiti dalla Caritas sono musulmane. Questo permette di far cambiare le percezioni alle persone. Come ci ricorda Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli Tutti”, siamo veramente parte della stessa famiglia. Come Chiesa in Mali abbiamo fatto di “Fratelli Tutti” uno strumento della pastorale e un mezzo di dialogo con le altre fedi. In un incontro con i responsabili musulmani abbiamo mostrato una foto di Papa Francesco con i leader islamici. Questa immagina ha toccato molto i nostri interlocutori. Era presente pure un prete congolese che ha fatto degli studi di islamistica a Roma e che conosce bene l’arabo; i musulmani erano stupefatti di vedere un prete cattolico che parla l’arabo. <br /><br /><br />In questa situazione vi sono dei segni di speranza?<br /><br />Sì. Quello che ci conforta è la nuova Costituzione promulgata nel 2023 stabilisce che il Mali è una repubblica democratica e laica. Questo significa che a livello di dirigenza statale esiste il fermo proposito di far sì che ciascun maliano possa professare liberamente la propria fede. Abbiamo una buona collaborazione con i dirigenti dello Stato e con i responsabili musulmani. Esiste una leadership musulmana molto aperta al dialogo. Nella mia diocesi di Kayes lavoriamo in armonia con quelli che sono chiamati gli Ançar Dine . Da tre anni facciamo degli incontri interconfessionali, soprattutto con i giovani per sensibilizzarli al dialogo e all’apertura all’altro.<br /><br /><br />Le scuole cattoliche contribuiscono al dialogo interreligioso?<br /><br />Occorre prima di tutto menzionare l’eredità dei Missionari d’Africa che hanno puntato, fin dall’inizio dell’evangelizzazione del Paese, sulla scuola come luogo d’incontro dove bambini e ragazzi musulmani e cristiani sono formati insieme. Attualmente l’80 percento degli studenti delle scuole cattoliche è costituito da musulmani. Si creano quindi dei legami di stima e di amicizia reciproca tra appartenenti a fedi diverse. A questo proposito non bisogna dimenticare la religione tradizionale che è presente accanto all’islam e al cristianesimo. In una stessa famiglia possono convivere cristiani, musulmani e adepti alla religione tradizionale. Questo permette di dialogare a livello sociale tanto più che vi sono avvenimenti che sono celebrati insieme. Per esempio quando c’è un matrimonio cattolico non impediamo ai musulmani di venire in chiesa. <br /><br />C’è poi un evento nazionale che attira maliani di tutte le confessioni e che si celebra nella sua diocesi…<br />Si tratta del pellegrinaggio mariano nazionale a Kita alla fine di novembre vi partecipano cristiani e fedeli musulmani. Ricordo una donna musulmana che è venuta per presentare il suo bambino alla Vergine Maria alla quale in precedenza aveva chiesto la grazia di avere un figlio. Era stata esaudita e quindi si è presentata al santuario col figlio dicendo a tutti: “Non sono cristiana, sono musulmana ma Maria ha esaudito la mia richiesta”. Al pellegrinaggio partecipano pure responsabili dello Stato che vengono per chiedere la pace per il nostro Paese.<br /><br /><br />In conclusione cosa occorre per riportare la pace in Mali?<br /><br />Il terrorismo è un problema non solo maliano ma internazionale. Nel nostro Paese nonostante le difficoltà cerchiamo di promuovere la pace in dialogo con i nostri fratelli musulmani e i nostri fratelli aderenti alla religione tradizionale. È evidente che la soluzione non può essere solo militare; se i bisogni primari delle popolazioni non sono soddisfatte sarà difficile ristabilire la pace. Speriamo di iniziare a vedere presto la luce in fondo al tunnel. Come comunità ecclesiale la nostra prima arma è la preghiera. Preghiamo incessantemente per la pace. Accanto a questo ci vuole l’impegno di tutti perché la pace è sì un dono di Dio che per essere accolto ha però bisogno della volontà degli uomini di lavorare per essa. Per questo come Vescovi dei Paesi della regione ci stiamo attivano per agire insieme affinché le nostre popolazioni possano vivere nella concordia e nella pace. Un impegno che condividiamo con i leader musulmani dei nostri Paesi. Sat, 23 Nov 2024 14:52:33 +0100ASIA/COREA DEL SUD - Il "viaggio verso la pace" dei giovani di Nord e Sud Coreahttps://fides.org/it/news/75703-ASIA_COREA_DEL_SUD_Il_viaggio_verso_la_pace_dei_giovani_di_Nord_e_Sud_Coreahttps://fides.org/it/news/75703-ASIA_COREA_DEL_SUD_Il_viaggio_verso_la_pace_dei_giovani_di_Nord_e_Sud_CoreaSeoul - "Ttiattmeori" è una parola coreana che significa "amore e amicizia tra fratelli e sorelle". Ed è questo il nome di un'organizzazione in cui i giovani nordcoreani fuggiti dal paese e giovani sudcoreani sono insieme per dialogare, costruire amicizia, anche condividere la fede. "Ttiattmeori" è gestita dalla congregazione religiosa dei "Beati martiri coreani" per aiutare i giovani nordcoreani a inserirsi e stabilirsi al Sud. L'organizzazione ha tenuto uno speciale "concerto di pace" e un dialogo pubblico in cui i giovani nordcoreani hanno potuto raccontare le loro storie "a cuore aperto", nell'ascolto degli altri giovani e in una conversazione autentica. "Vivere la fede insieme e sperimentare l'unità spirituale è di grande aiuto per stabilirsi nella società sudcoreana", hanno detto. Il dialogo profondo tra giovani è stato uno dei momenti del "Korean Peninsula Peace-Sharing Forum 2024”, una giornata di riflessione e confronto organizzata nei giorni scorsi dalla "Commissione per la riconciliazione della Corea" dell'Arcidiocesi di Seoul. Al Forum, organizzato con cadenza annuale, hanno partecipato l'Arcivescovo di Seoul, Peter Soon-taick Chung, Presidente del e l'Arcivescovo Giovanni Gaspari, Nunzio Apostolico vaticano in Corea, oltre a diversi ambasciatori diplomatici.<br />Nel suo discorso di apertura, l'Arcivescovo Peter Soon-taick Chung, che è anche Amministratore apostolico di Pyongyang, ha illustrato il tema del forum, "Il viaggio verso la pace", sottolineando che "questo viaggio verso la pace ora sembra lungo e arduo, ma non dobbiamo perdere la speranza. "Non vedo l'ora di creare speranza riflettendo sul ruolo della Chiesa e sui vari modi di solidarietà per la pace nella penisola coreana e nel mondo", ha aggiunto il prelato.<br />Nelle sue osservazioni l'Arcivescovo Giovanni Gaspari, Nunzio Apostolico in Corea, ha citato la Lettera Enciclica di Papa Francesco, Fratelli Tutti, N. 271, secondo cui le religioni hanno il dovere di offrire il loro “contributo significativo alla costruzione della fraternità e alla difesa della giustizia nella società”. Ha anche sottolineato: “La fraternità è l'alternativa alla guerra, è l'altro possibile orizzonte. È un cammino da percorrere insieme e che tutti gli uomini e le donne sulla terra, credenti e non credenti, sono chiamati a percorrere per un mondo in pace”.<br />Invitato a intervenire, Heinz-Gerhard Justenhoven, un teologo laico tedesco, ha spiegato il valore della “riconciliazione” come prerequisito per l'unificazione tedesca e ha esaminato il ruolo della Chiesa cattolica, notando che "la preghiera per la pace è stata cruciale per l'unificazione tedesca". <br />Giunto al suo nono anno, il Forum intende adempiere alla chiamata della Chiesa a promuovere la pace nella Penisola coreana. Per questo l'Institute for Peace-Sharing, organismo fondato dalla "Commissione per la riconciliazione della Corea" ha presentato due progetti di ricerca. Yiseul Seraphina Choi, membro della "Thomas Society", un gruppo di ricerca formato da giovani cattolici affiliato all'Institute for Peace-Sharing, ha sottolineato l'importanza di diffondere nella società civile coreana, cioè in tutti i cittadini, gli insegnamenti della Chiesa sulla pace e ha notato il ruolo specifico del clero cattolico come "ponte" e "antenna" di sensibilizzazione delle coscienze. I ricercatori hanno intervistato circa 5.700 preti coreani sui loro atteggiamenti verso la pace la riconciliazione: l'82% di loro concordano sulla necessità dell'unificazione, percentuale ampiamente superiore al tasso di risposta del pubblico in generale , o dei fedeli cattolici . <br />Il 2025, rileva una nota dell'Institute for Peace-Sharing, sarà un anno molto significativo in quanto segna l'80° anniversario della liberazione e l'80° anniversario della divisione della penisola coreana. Sarà anche il 30° anniversario della fondazione della "Commissione per la riconciliazione della Corea" e il 10° anniversario del l'Institute for Peace-Sharing: l'edizione del Forum del prossimo anno sarà, dunque, particolarmente significativa. Come contributo all'evento, la Thomas Society elaborerà un programma per condividere riflessioni sullo specifico ruolo dei giovani per costruire la pace nella penisola coreana, in vista della GMG di Seul del 2027.<br /> Fri, 22 Nov 2024 11:31:45 +0100AFRICA/SUD SUDAN - Allarme dei Vescovi sulla situazione in Sudan e Sud Sudanhttps://fides.org/it/news/75702-AFRICA_SUD_SUDAN_Allarme_dei_Vescovi_sulla_situazione_in_Sudan_e_Sud_Sudanhttps://fides.org/it/news/75702-AFRICA_SUD_SUDAN_Allarme_dei_Vescovi_sulla_situazione_in_Sudan_e_Sud_SudanJuba – “Con i ricorrenti rinvii delle elezioni democratiche nel Sudan del Sud, la speranza di una pace sostenibile sta scemando” avvertono i Vescovi del Sud Sudan e del Sudan, al termine del loro incontro sulla pace nei due Paesi tenutosi a Kit, nello Stato dell’Equatoria orientale .<br />Il Sud Sudan sta cercando a fatica di uscire dalla guerra civile scoppiata nel dicembre 2013 che ha visto contrapposti il Presidente Salva Kiir e il Vice Presidente Riek Machar. Nel 2018 le parti in lotta hanno firmato l’Accordo rivitalizzato sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan . Il termine “rivitalizzato” si riferisce al precedente accordo firmato nel 2015 ma mai attuato. All’ R-ARCSS) si è aggiunto il “Tumaini Consensus”, un protocollo d’intesa firmato dal governo provvisorio e dall’Alleanza del movimento di opposizione del Sudan del Sud . Questi accordi prevedevano di tenere le elezioni generali entro quest’anno, ma queste sono state posticipate al febbraio 2027.<br />I Vescovi esortano “il governo del Sud Sudan e i gruppi di opposizione ad accelerare l'attuazione delle tappe fondamentali dell'Accordo rivitalizzato del 2018 sulla risoluzione del conflitto nella Repubblica del Sud Sudan e la rapida conclusione del previsto Consenso di Tumaini del 2024 senza ulteriori indugi”. Chiedono inoltre la rapida promulgazione di una nuova Costituzione ed esortano la comunità internazionale a continuare a sostenere gli sforzi del Sud Sudan per raggiungere stabilità e sviluppo.<br />Una stabilità ancora difficile da raggiungere come dimostrato dalla sparatoria scoppiata ieri, 21 novembre, nella capitale Juba al seguito del tentativo di arresto dell’ex capo del servizio di sicurezza . Akol Koor Kuc. Quest’ultimo ha guidato l’NSS dal 2011 fino ai primi di ottobre, quando è stato dimesso dal Presidente Kiir. La defenestrazione del fino ad allora capo dell’intelligence secondo osservatori indipendenti è indice di una lotta di potere interna al regime di Kiir.<br />Per quanto riguarda la situazione in Sudan, sconvolto dalla guerra civile scoppiata il 15 aprile 2023, i Vescovi ricordano che "migliaia di sudanesi hanno perso la vita e milioni sono fuggiti dalle loro case per cercare rifugio in Stati relativamente pacifici o nei paesi vicini. Le conseguenze umanitarie sui civili sono andate oltre la tolleranza e devono essere condannate nei termini più forti possibili”. Esortano quindi “le parti in conflitto e i loro sostenitori a rispettare il diritto umanitario e ad astenersi dal bloccare i corridoi umanitari per l'assistenza salvavita”. <br />Fri, 22 Nov 2024 10:41:38 +0100AMERICA/PORTO RICO - CAM6, Papa Francesco ai missionari americani: La sorgente della missione è la gioia dei discepoli dopo l’incontro con Cristo Risortohttps://fides.org/it/news/75700-AMERICA_PORTO_RICO_CAM6_Papa_Francesco_ai_missionari_americani_La_sorgente_della_missione_e_la_gioia_dei_discepoli_dopo_l_incontro_con_Cristo_Risortohttps://fides.org/it/news/75700-AMERICA_PORTO_RICO_CAM6_Papa_Francesco_ai_missionari_americani_La_sorgente_della_missione_e_la_gioia_dei_discepoli_dopo_l_incontro_con_Cristo_RisortoPonce – “Non possiamo dare ciò che non abbiamo, non possiamo esprimere ciò che non abbiamo vissuto, ciò che non hanno visto i nostri occhi né hanno toccato le nostre mani”. Per questo “il fondamento della missione è l’esperienza di Dio, l’incontro innamorato con Gesù”. È Lui che “ci rivela la «Buona Notizia», ci mostra il Padre”.<br /><br />All’indomani della pubblicazione della lettera indirizzata al cardinal Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo emerito di Caracas, in qualità di suo Inviato speciale alla celebrazione del VI Congresso Americano Missionario , in corso di svolgimento nella città di Ponce, a Porto Rico, fino a domenica 24 novembre, Papa Francesco si rivolge direttamente ai missionari e alle missionarie americani riuniti nell’isola per il Congresso. <br /><br />Nella missiva, datata 9 novembre ma resa pubblica solo oggi, il Pontefice ricorda che questo evento si sta svolgendo nell’anno della preghiera, indetto da lui stesso in preparazione al Giubileo del 2025. Fa quindi riferimento a una preghiera de lui scritta, e rivolta alla Trinità, proprio per questo Convegno. Nell’orazione si riconosce il Padre come “Dio misericordioso che, nel suo Figlio Gesù Cristo, ci ha rivelato la «Buona Notizia»” e lo si supplica affinché, “per mezzo dello Spirito Santo, riversi il suo Amore e rinnovi la faccia della terra”.<br /><br />Esempio di questa meraviglia sono - prosegue la preghiera citata dal Papa - i tanti missionari che, con parole e opere, lo hanno annunciato”. Gesù per primo, prosegue il Vescovo di Roma, “è stato un missionario, «un profeta potente in opere e in parole davanti a Dio e a tutto il popolo» . Parole pronunciate davanti a Dio, suo Padre, nella preghiera intima che precedeva tutte le sue azioni. Opere realizzate davanti al suo Padre in una vita totalmente donata alla sua volontà, per poter così rendere testimonianza dell’amore più grande davanti al suo popolo. Questo è il messaggio che i missionari hanno continuato a tradurre in ogni epoca, in ogni luogo, in ogni lingua”.<br /><br />E questa, rimarca Papa Francesco, “è anche la vocazione del battezzato a cui si riferisce la preghiera; vedere Dio, vederlo nel mondo, nel fratello, avere occhi «cristificati» e con essi uno sguardo compassionevole, accogliente, misericordioso”. <br /><br />Il Vescovo di Roma, nel suo messaggio al CAM6, cita quindi quello che lui stesso definisce “un bellissimo inno” della Liturgia delle Ore: «Ti vidi, sì, quando ero bambino e nell’acqua mi battezzai, e, purificato dalla vecchia colpa, senza veli ti potei vedere». Da tale esperienza può nascere la “gioia che trabocca dal nostro cuore. La gioia dei discepoli dopo l’incontro con il Risorto, che non può essere contenuta e li spinge a mettersi in cammino”.<br /><br />Ed è lo Spirito Santo che “opera in noi questa meraviglia e ci pone nelle labbra le parole da dire a Dio e agli uomini . Per questo, fin dai primordi della Chiesa, insieme a Maria, i discepoli nel Cenacolo, in assemblea, la prima cosa che fanno è invocare lo Spirito. Attraverso la sua forza vivificante possiamo trasmettere il messaggio in ogni lingua, sì, perché la Chiesa le parla tutte, ma, soprattutto, perché parla sempre con un’unica lingua”, quella “dell’amore, comprensibile a tutti gli uomini, poiché fa parte della loro stessa essenza, quella di essere immagine di Dio”. <br />Thu, 21 Nov 2024 17:09:49 +0100AFRICA/NIGERIA - 100 anni del Bigard Memorial Seminary, l'Arcivescovo Nwachukwu ordina 40 nuovi diaconihttps://fides.org/it/news/75698-AFRICA_NIGERIA_100_anni_del_Bigard_Memorial_Seminary_l_Arcivescovo_Nwachukwu_ordina_40_nuovi_diaconihttps://fides.org/it/news/75698-AFRICA_NIGERIA_100_anni_del_Bigard_Memorial_Seminary_l_Arcivescovo_Nwachukwu_ordina_40_nuovi_diaconiEnugu – Festa grande nella città di Enugu, in Nigeria, dove in questi giorni si stanno celebrando i cento anni dalla fondazione del Bigard Memorial Seminary. La struttura, dove oggi studiano teologia e filosofia 780 seminaristi, prende il nome da Jeanne Bigard, una delle due fondatrici della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo, l'Opera missionaria nata per sostenere la formazione di seminaristi e sacerdoti nelle Chiese locali in quelli che una volta erano le terre di missione, e ha aiutato anche il Bigards Seminary di radicarsi e svilupparsi nella zona di Enugu, continuando a fornire anche oggi un contributo rilevante alla formazione di nuovi sacerdoti nigeriani. <br /><br />Nel corso di questi 100 anni di storia, nel Bigard Memorial Seminary sono stati formati 4 Cardinali, 14 Arcivescovi, 37 Vescovi e numerosi sacerdoti che ancora oggi lavorano in tutto il mondo. Tra loro figura anche l’Arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, Segretario del Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per la Prima Evangelizzazione e le Nuove Chiese Particolari, che proprio in quel seminario ha conseguito il Baccalaureato in Teologia. L'Arcivescovo ha preso parte al ricco calendario di eventi programmato in occasione del Centenario, e ha presieduto oggi, giovedì 21 novembre, una solenne messa nella chiesa del Bigard Memorial Seminary durante la quale ha ordinato 40 nuovi diaconi, chiamati a diventare sacerdoti nei prossimi mesi, e che sono “frutto del buon lavoro” del Seminario, come ha detto lo stesso Nwachukwu durante l’omelia.<br /><br />Quello del diacono, ha ricordato il Segretario del Dicastero missionario, è “un servizio che trova le sue radici nella Bibbia”. Nell’Antico Testamento, infatti, nel libro dei Numeri su legge di come “il servizio dell’altare fu affidato ai figli di Levi”, mentre nel Nuovo Testamento, il libro degli Atti “racconta l’origine di un servizio simile nei primi giorni della Chiesa”. Ma “a differenza dei leviti, Stefano e i suoi compagni non divennero diaconi per genealogia umana. Furono eletti, cioè scelti da Dio” “in risposta alle lamentele di discriminazione basate sull’origine etnica all’interno della Chiesa”. <br /><br />L’inizio del capitolo 6 degli Atti degli Apostoli infatti recita: “In quei giorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, perché venivano trascurate le loro vedove nella distribuzione quotidiana. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest'incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani”.<br /><br />“Anche voi – ha sottolineato l’arcivescovo Nwachukwu – sarete inviati in una Chiesa e in un mondo che ancora oggi affrontano sfide simili di pregiudizio e discriminazione basati su origini o affiliazioni etniche, tribali o razziali. Vi esorto quindi a tenere a mente le parole che Papa Francesco ha rivolto, lo scorso 25 marzo, ai sacerdoti e religiosi nigeriani a Roma, quando Sua Santità li invitò ad ‘adottare come proprio lo stile di Dio di vicinanza, compassione e amore tenero’”. <br /><br />Come “Stefano e i suoi compagni, con l'ordinazione diaconale voi siete elevati a un piedistallo dove non siete più definiti dalla vostra discendenza etnica o genealogica, come lo erano i Leviti, ma dall'elezione di Dio. Più tardi, la vostra ordinazione al sacerdozio secondo l'ordine iniziato da Melchisedek, che non aveva genealogia umana, renderà questa nuova identità ancora più definita”, ha aggiunto il Segretario del Dicastero per l’Evangelizzazione.<br /><br />Per l’Arcivescovo, “un diacono eletto e ordinato come Stefano e i suoi compagni, così come un sacerdote ordinato secondo il nuovo ordine di Melchisedek, non può più ragionare o agire secondo la propria genealogia umana. Diventa, per così dire, sradicato dal suolo e sollevato dal vento dello Spirito. Cristo è il vostro modello”. “Pertanto vi raccomando di ‘vivere una vita degna della vocazione a cui siete stati chiamati, con umiltà, dolcezza e pazienza”, è stato l'augurio finale rivolto ai nuovi diaconi dall'Arcivescovo Nwachukwu. <br />Thu, 21 Nov 2024 11:46:20 +0100ASIA/SRI LANKA - La coalizione del presidente Dissanayake è maggioranza in Parlamento: in agenda la ripresa economicahttps://fides.org/it/news/75697-ASIA_SRI_LANKA_La_coalizione_del_presidente_Dissanayake_e_maggioranza_in_Parlamento_in_agenda_la_ripresa_economicahttps://fides.org/it/news/75697-ASIA_SRI_LANKA_La_coalizione_del_presidente_Dissanayake_e_maggioranza_in_Parlamento_in_agenda_la_ripresa_economicaColombo - La popolazione dello Sri Lanka ha voltato pagina e affidato totalmente la nazione al presidente in carica Anura Kumara Dissanayake, eletto nel settembre scorso. Il recente voto per eleggere il nuovo Parlamento ha confermato la vittoria del National People’s Power , la coalizione di sinistra che sostiene il presidente in Dissanayake, che ha ottenuto oltre il 70% dei seggi. Nel voto del 14 novembre, l'alleanza ha ottenuto 159 seggi nel Parlamento di 225 membri, più della maggioranza dei due terzi, necessaria a riformare la Costituzione, punto toccato da Dissanayake nella campagna elettorale. Le elezioni, indette dallo stesso presidente Dissanayake dopo la vittoria alle presidenziali di settembre, ha confermato il pieno sostegno popolare a Dissanayake, promosso dal movimento "Aragalaya", il movimento spontaneo di protesta, emerso negli ultimi anni per contrastare il vecchio establishment, che aveva condotto il paese alla grave crisi che ancora lo attanaglia. <br />La nazione, infatti, lotta per superare la crisi sociale ed economica e aspetta che il Fondo Monetario Internazionale, giunto in soccorso del paese con una linea di prestito di complessivi 2,9 miliardi di dollari, annunci il via libera a un'ulteriore tranche di circa 337 milioni di dollari da erogare. Il presidente Dissanayake ha illustrato piano per completare la ristrutturazione del debito da 12,5 miliardi di dollari: il paese stipulerà accordi bilaterali con creditori come singoli come Giappone, Cina e India. <br />"Dobbiamo riportare l'economia su un percorso stabile", ha dichiarato. Per farlo il presidente si è affidato a una donna: Harini Amarasuriya è stata nominata Primo ministro dello Sri Lanka, a capo di un esecutivo di 21 membri. La scelta ha ricordato agli osservatori la tradizione "al femminile" della leadership in Sri Lanka, come l'ex presidente Chandrika Kumaratunga . <br />Per guidare la ripresa, il governo conta su due fattori chiave dell’economia srilankese: il turismo e le rimesse dei migranti. Inoltre nell'agenda di governo - secondo il programma politico di Dissanayake - vi sono la lotta alla corruzione, l'abbassamento delle tasse per le face meno abbienti, il potenziamento di misure di welfare, secondo un approccio di un maggiore intervento dello stato nei settori strategici dell’economia.<br /> <br /><br /><br />Thu, 21 Nov 2024 10:45:05 +0100AFRICA/GHANA - I Vescovi: “No alle donazioni frutto di attività mineraria illegali”https://fides.org/it/news/75696-AFRICA_GHANA_I_Vescovi_No_alle_donazioni_frutto_di_attivita_mineraria_illegalihttps://fides.org/it/news/75696-AFRICA_GHANA_I_Vescovi_No_alle_donazioni_frutto_di_attivita_mineraria_illegaliAccra - No alle donazioni frutto di attività minerarie illegali. Lo ha deciso la Conferenza Episcopale del Ghana al termine della sua Assemblea Plenaria. <br />“Non accetteremo donazioni frutto di attività minerarie illegali” ha affermato Matthew Kwasi Gyamfi, Vescovo di Sunyani, Presidente della Conferenza Episcopale ghaniana, annunciando un provvedimento che ricorda quello deciso dai Vescovi del Kenya che hanno respinto donazioni elargite dal Capo di Stato keniano .<br />Mons. Gyamfi ha annunciato inoltre misure sanzionatorie nei confronti di coloro che sono impegnati nel “galamsey”, ovvero le attività di estrazione artigianale, illegale e non regolamentata, di minerali che stanno arrecando danni gravissimi all’ambiente e alle popolazioni.<br />“Le sanzioni saranno ulteriormente inasprite, al punto che se vi impegnate apertamente nel galamsey, dopo avervi avvisato, se continuate a persistere in questa attività pericolosa, potremmo persino rifiutarvi la Santa Comunione" ha avvertito Mons. Gyamfi.<br />Il Presidente della Conferenza Episcopale ha quindi fatto appello alla popolazione per segnalare le attività di estrazione mineraria illegale e per impegnarsi nella protezione delle risorse naturali.<br />"Le persone dovrebbero prendere in mano la situazione per proteggere la loro terra e non dovrebbero permettere a qualcuno proveniente da altri parti di venire da loro a inquinare le loro acque”. Allo stesso tempo Mons. Gyamfi ha ricordato che le stesse comunità locali hanno delle responsabilità per quello che sta accadendo sul loro territorio. “È forse il governo che sta inquinando l'acqua? Persino alcuni di noi nelle comunità locali stanno facendo il galamsey. Quindi diciamo che il governo dovrebbe venire a salvarci da noi stessi. No, non è possibile”.<br />La Conferenza Episcopale del Ghana è da tempo una delle voci più importanti nel denunciare i danni ambientali e i costi umani delle miniere illegali . A ottobre l’Arcidiocesi di Accra in collaborazione con la Conferenza dei Superiori Maggiori dei Religiosi del Ghana ha promosso la “Passeggiata di Preghiera per l’Ambiente” conclusasi con la presentazione di una petizione al palazzo presidenziale per chiedere azioni concrete per fermare l’estrazione illegale . <br />Thu, 21 Nov 2024 10:39:45 +0100AMERICA/PORTO RICO - CAM6, il Papa: si diventa annunciatori del Vangelo solo con lo Spirito Santohttps://fides.org/it/news/75695-AMERICA_PORTO_RICO_CAM6_il_Papa_si_diventa_annunciatori_del_Vangelo_solo_con_lo_Spirito_Santohttps://fides.org/it/news/75695-AMERICA_PORTO_RICO_CAM6_il_Papa_si_diventa_annunciatori_del_Vangelo_solo_con_lo_Spirito_SantoPonce – “Come nel giorno di Pentecoste” gli Apostoli “furono riempiti dallo Spirito Santo” e inviati dal Signore “fino agli estremi confini della terra”, così “anche noi oggi, che abbiamo ricevuto lo stesso Spirito, siamo diventati evangelizzatori con lo Spirito”.<br /><br />Lo scrive Papa Francesco in una lettera, scritta in latino e diffusa nelle scorse ore, indirizzata al Cardinale venezuelano Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo emerito di Caracas, in qualità di suo Inviato speciale alla celebrazione del VI Congresso Americano Missionario , in corso di svolgimento nella città di Ponce, a Porto Rico, fino a domenica 24 novembre.<br /><br />Nella lettera, il Pontefice ribadisce che si può essere annunciatori del Vangelo solo "con lo Spirito”: “Ci apriamo alla potenza dello stesso Spirito, senza paura, uscendo da noi stessi” con l’obiettivo di “proclamare la novità del Vangelo nella vita del popolo santo di Dio in cui viviamo” con “libertà di parola e a tutti i fratelli”, “anche se i venti soffiano contrari”<br /><br />“Speriamo che i frutti di queste celebrazioni sacre portino i fedeli in America a coltivare in sé un autentico spirito cristiano e a dedicare tutte le loro forze all'opera di evangelizzazione, pienamente rinvigoriti dalla consolazione dello Spirito”, l’auspicio del Papa. <br />Thu, 21 Nov 2024 10:13:20 +0100VATICANO - Papa Francesco: "La Chiesa cattolica in Iran non è contro il governo, queste sono bugie!"https://fides.org/it/news/75693-VATICANO_Papa_Francesco_La_Chiesa_cattolica_in_Iran_non_e_contro_il_governo_queste_sono_bugiehttps://fides.org/it/news/75693-VATICANO_Papa_Francesco_La_Chiesa_cattolica_in_Iran_non_e_contro_il_governo_queste_sono_bugieCittà del Vaticano - “La sorte della Chiesa cattolica in Iran, un ‘piccolo gregge’, mi sta molto a cuore. E la Chiesa non è contro il governo, no, queste sono bugie!". A dirlo è Papa Francesco che questa mattina, prima dell'Udienza generale, nell'auletta dell'Aula Paolo VI, ha incontrato i partecipanti al XII Colloquio del Dicastero per il Dialogo Interreligioso con il “Centro per il Dialogo interreligioso e interculturale” di Teheran, che si sta svolgendo in Vaticano in questi giorni.<br /><br />"Sono al corrente della sua situazione e delle sfide che è chiamata ad affrontare per continuare il suo cammino, per testimoniare Cristo e dare il suo contributo, discreto ma significativo, al bene dell’intera società, libera da discriminazioni di carattere religioso, etnico o politico”, ha aggiunto il Pontefice riferendosi sempre alla Chiesa cattolica in Iran. Tra i presenti all'incontro col Papa figurava anche il Francescano conventuale Dominique Joseph Mathieu, Arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latini e futuro Cardinale.<br /><br />E dopo le nuove minacce di una escalation dello scontro tra Russia e Occidente nord-atlantico fino all'utilizzo di armi atomiche, il Vescovo di Roma ha rilanciato l’appello per la pace per questo mondo “diviso e lacerato da odio, tensioni, guerre e minacce di un conflitto nucleare”. Bisogna quindi “pregare” e “operare per il dialogo, la riconciliazione, la pace, la sicurezza e lo sviluppo integrale dell’intera umanità”. <br /><br />“Oggi sui giornali c’è quest’ultima minaccia” ha detto il Papa rivolgendosi ai membri del Centro per il Dialogo interreligioso e interculturale” di Teheran. “Questa situazione – ha concluso il Pontefice – spinge noi, credenti nel Dio della pace, a pregare e a operare per il dialogo, la riconciliazione, la pace, la sicurezza e lo sviluppo integrale dell’intera umanità. Noi crediamo in Lui come il Dio dell’amore onnipotente. L’impegno che insieme possiamo dimostrare per la pace ci rende credibili agli occhi del mondo e in particolare delle nuove generazioni”. Wed, 20 Nov 2024 13:26:45 +0100AMERICA/PORTO RICO - L’Arcivescovo Nappa al CAM6: Torniamo sempre tutti al "primo Annuncio", sorgente viva di ogni opera della Chiesahttps://fides.org/it/news/75694-AMERICA_PORTO_RICO_L_Arcivescovo_Nappa_al_CAM6_Torniamo_sempre_tutti_al_primo_Annuncio_sorgente_viva_di_ogni_opera_della_Chiesahttps://fides.org/it/news/75694-AMERICA_PORTO_RICO_L_Arcivescovo_Nappa_al_CAM6_Torniamo_sempre_tutti_al_primo_Annuncio_sorgente_viva_di_ogni_opera_della_ChiesaPonce – Ha preso ormai il largo la sesta edizione del Congresso Americano Missionario iniziato ieri con la partecipatissima e festosa celebrazione eucaristica all’Auditorium “Juan Pachín Vicéns” a Ponce ed i cui lavori sono poi proseguiti presso la Pontificia Università Cattolica di Porto Rico. Ieri, dopo i saluti istituzionali e l’introduzione teologica e metodologica al Congresso la prima giornata ha visto il suo culmine con la relazione di Roberto Gonzalez Nieves, Arcivescovo di San Juan, che ha tenuto una conferenza sul ruolo storico di Porto Rico nella fede dell'America, sottolineando l'arrivo di Alonso Manso come primo Vescovo sul Continente.<br /> <br />Stamane la relazione dell’Arcivescovo di Caracas, Raúl Biord Castillo, ha dato il via ai lavori della giornata che è poi proseguita con l’intervento dell’Arcivescovo Emilio Nappa, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie che, partendo da tre parole chiave del messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2024 - “andate, invitate, banchetto” - ha riproposto il senso intimo della missione facendo riferimento ad alcuni passi dei Vangeli e ai messaggi del Pontefice in occasione delle ultime tre Giornate Missionarie Mondiali. <br /><br />“Andate! La missione è movimento. Implica sempre un mettersi in moto. «La missione è un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla all’incontro e alla comunione con Dio», ci dice Papa Francesco ", ha affermato l’Arcivescovo Nappa "A volte" ha sottolineato il Presidente delle POM "si può girare il mondo intero rimanendo sempre chiusi in se stessi. Altre volte, invece, pur rimanendo nello stesso luogo ci si apre a condividere le ansie e le gioie di un’umanità sconosciuta e sconfinata. Anche la nostra Chiesa, qui in America, è chiamata a mettersi in movimento per essere autenticamente missionaria”. <br /><br />Facendo poi riferimento al messaggio della Giornata Missionaria Mondiale 2022 “Sarete i miei testimoni” il Presidente delle POM ha ricordato il commento del Papa all’affermazione rivolta da Cristo ai discepoli “sarete i miei testimoni fino ai confini della terra”: “L’indicazione «fino ai confini della terra» dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui”.<br /><br />“Invitate”, la seconda parola sulla quale il Presidente delle POM si è soffermato è anch’essa al cuore dell’annuncio evangelico. “Essere missionari – ha spiegato l’Arcivescovo Nappa - vuol dire essere portatori di un invito da parte di un Altro. Non possiamo e non dobbiamo stancarci di annunciare il Vangelo, entrando in dialogo amichevole e profondo con tutti i contesti culturali e sociali. Non può ridursi all’imposizione o al proselitismo. Questo invito deve giungere ovunque, in senso geografico, ma anche esistenziale!”.<br /><br />Il Presidente delle POM, riguardo alla attuale “geografia” della missione ha evidenziato come oggi anche la distinzione netta tra “prima” e “nuova” evangelizzazione sembra superata e ha commentato: “Assistiamo sempre più a un’osmosi tra territori e popoli di antica e recente evangelizzazione. Spesso siamo sorpresi dalla freschezza e dall’entusiasmo dei fratelli e sorelle delle Chiese giovani a cui è rivolto principalmente il mio lavoro quotidiano. Ma anche noi in Occidente, che appare stanco e distratto, abbiamo ancora qualcosa da dare… con la nostra tradizione che andrebbe ravvivata, ringiovanita… con i nostri punti di forza e anche i nostri insuccessi, che possono essere un utile richiamo per le Chiese più giovani. Tutti siamo chiamati a tornare continuamente a quel «primo annuncio», sorgente sempre viva per ogni attività della Chiesa”.<br />Infine la parola “banchetto”, segno eloquente e intenso della condivisione. “Dio prepara un banchetto per noi e ci vuole suoi commensali; L’annuncio del Vangelo, per non rimanere solo una “proclamazione” – ha evidenziato il Presidente delle POM - deve farsi condivisione. Vivere la missione deve portarci a condividere le nostre risorse, a redistribuire le ricchezze”.<br />. <br />Wed, 20 Nov 2024 14:33:37 +0100