ASIA/PAKISTAN - Una Giornata di preghiera dopo gli attacchi alle chiese

venerdì, 18 agosto 2023 minoranze religiose   libertà religiosa   blasfemia   islam   violenza  

NCJP

La delegazione della Commissione "Giustizia e pace" sui luoghi colpiti dalla violenza

Lahore (Agenzia Fides) – Domenica 20 agosto si celebrerà in Pakistan una speciale Giornata di Preghiera in tutte le comunità cattoliche della nazione: con questo annuncio la Conferenza episcopale cattolica del Pakistan rimette nelle mani del Signore l’episodio di aperta violenza contro gli edifici sacri e le famiglie di battezzati, verificatosi il 16 agosto nella località di Jaranwala, nei pressi di Faisalabad, nel Punjab pakistano.
“Pregheremo per la pace , per l’armonia interreligiosa, per dire 'No' a ogni forma di violenza e di odio, che sono sempre ingiustificati, un veleno per la società. Invochiamo Dio, datore di ogni bene, e chiediamo a tutti gli uomini di buona volontà, cristiani e musulmani, di essere accanto a noi, uniti per un Pakistan pacifico, libero dall’odio, dove si rispettino i diritti e le libertà di tutti i cittadini, a prescindere dal loro credo”, dice all’Agenza Fides Sebasian Shaw, Arcivescovo di Laore, capoluogo della provincia del Punjab, teatro degli incidenti.
La scintilla della violenza è stata la presunta accusa di blasfemia, del tutto infondata, a carico di Saleem Masih, un cristiano analfabeta che lavora nella sanificazione delle strade, accusato di aver oltraggiato il Corano. A detta di alcuni musulmani della zona, sono state rinvenute alcune pagine del sacro libro recanti scritte blasfeme e l’accusa è ricaduta su Masih. Dopo l’appello di un leader religioso islamico locale, una folla ha scatenato una violenza di massa, che ha trovato nelle chiese e nelle abitazioni dei cristiani nell’area di Jaranwala l’obiettivo primario.
Il bilancio dell'aggressione riporta una ventina tra chiese, cappelle e sale di culto distrutte o gravemente dannegiate; un cimitero profanato; numerose case di cittadini cristiani distrutte o vandalizzate; nessuna vittima, ma almeno tre feriti gravi. Don Khalis Mukhtar, parroco della chiesa cattolica di San Paolo, ridotta in macerie, ha raccontato che alle 5.30 del mattino una folla ha fatto irruzione nella chiesa, malmenando un catechista e “ha iniziato a distruggere e incendiare, prendendo di mira anche il quartiere dove vivono le famiglie cristiane, minacciate e costrette alla fuga”. Va detto, d’altra parte, che numerose famiglie che scappavano sono state accolte e aiutate da altre famiglie musulmane della zona, anch’esse scioccate dalla improvvisa e ingiustificata ondata di violenza.
Il giorno successivo ai fatti, molti agenti di polizia e rangers sono stati dispiegati nell’area per ristabilire la sicurezza. Le istituzioni politiche hanno assicurato una indagine e l’accertamento delle responsabilità per individuare coloro che hanno istigato e compiuto l’aggressione ai cristiani .
Il presidente della Conferenza episcopale del Pakistan, l’Arcivescovo di Islamabad-Rawalpindi, mons. Joseph Arsad, ha auspicato che “sia ristabilito il primato della legge e della giustizia e si costruisca una società migliore”, mentre il Vescovo anglicano Azad Marshall ha chiesto al governo di “garantire giustizia e sicurezza per tutti”.
Akmal Bhatti, leader cattolico che guida il forum “Minorities Alliance Pakistan” ha notato che “ancora una volta accuse di blasfemia sono il pretesto per giustificare attacchi di massa su persone innocenti e su luoghi cristiani”.
Come hanno fatto numerosi rappresentanti religiosi e civili, cristiani e musulmani, anche la Commissione nazionale “Giustizia e pace” (NCJP), in seno alla Conferenza episcopale del Pakistan, ha condannato l’incidente esprimendo “preoccupazione per questo grave attacco ai cristiani” ed evocando ricordi di “passate false accuse di blasfemia” che hanno provocato simili incidenti. A nome di tutta la Chiesa cattolica in Pakistan, la Commissione esprime solidarietà verso le famiglie cristiane colpite, incoraggia a “restare uniti nella preghiera” e si dichiara ottimista riguardo alla reazione del governo per la ricostruzione delle chiese e delle case distrutte.
“L'incidente di Jaranwala – conclude - ci ricorda l’urgenza promuovere armonia, unità e comprensione tra le comunità religiose”, esprimendo l’auspicio che tutte le componenti della società “si adoperino per la giustizia, la pace e la convivenza”.
(PA) (Agenzia Fides 18/8/2023)


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