Fides News - Italianhttps://fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.AFRICA/SUDAN - Continuano i combattimenti a Khartoum: uccisi in un bombardamento su un mercato 23 civilihttps://fides.org/it/news/75530-AFRICA_SUDAN_Continuano_i_combattimenti_a_Khartoum_uccisi_in_un_bombardamento_su_un_mercato_23_civilihttps://fides.org/it/news/75530-AFRICA_SUDAN_Continuano_i_combattimenti_a_Khartoum_uccisi_in_un_bombardamento_su_un_mercato_23_civiliKhartoum – Continuano i combattimenti nell’area della capitale sudanese Khartoum dove le forze armate sudanesi cercano di scacciare dalle loro posizioni i miliziani delle Forze di Supporto Rapido .<br />A farne le spese sono i civili, colpiti dai bombardamenti come quello che ha centrato domenica 13 ottobre un mercato a sud di Khartoum, provocando almeno 23 morti e 40 feriti. La strage è attribuita ad un bombardamento effettuato da aerei delle SAF che utilizza l’arma aerea per cercare di prevalere sulle forze delle RSF che sono asserragliate in alcune roccaforti ben difese nella capitale. Che le intenzioni dell’esercito di dare assalto a queste posizioni siano serie si può intuire dalle foto rilasciate da Sudan Tribune di camionette corazzate appena ricevute dalle SAF che sono strutturate come veri e propri mini fortini ambulanti concepiti per affrontare i cecchini nascosti sui tetti. Dotate di una forte blindatura e di telecamere a 360 grandi le autoblindo sono incaricate di proteggere l’avanzata dei militari regolari da una delle maggiori insidie che si incontra nel combattimento urbano: il cecchino armato di fucile di precisione o di lanciarazzi anticarro. L’altra grande insidia sono le mine e gli ordigni artigianali sotto forma di trappole esplosive.<br />La guerra dimenticata del Sudan non è una guerra religiosa, la maggior parte dei combattenti condividono la stessa fede musulmana, ma vi sono episodi che vedono coinvolte le minoranza cristiane. Come avvenuto agli inizi di ottobre quando un gruppo di fedeli appartenenti alla Sudan Christian Church Al Iziba, sono stati catturati da membri dell’intelligence militare delle SAF a Khartoum Nord.<br />Secondo Osama Saeed Musa Koudi, presidente della Sudanese Christian Youth Union, citato dal quotidiano online Altaghyeer, i detenuti sono stati arrestati in gruppo tra il 2 e il 7 ottobre e includono 16 uomini, 25 donne e 54 bambini. Tutti originari delle montagne Nuba sono accusati di essere sostenitori delle RSF, solo perché sono rimasti nelle aree di Khartoum occupate da queste ultime, per il semplice motivo che non avevano la possibilità di andarsene altrove. <br /><br />Mon, 14 Oct 2024 12:05:51 +0200AFRICA/GHANA - Svoltasi pacificamente la “Passeggiata di Preghiera per l’Ambiente”https://fides.org/it/news/75528-AFRICA_GHANA_Svoltasi_pacificamente_la_Passeggiata_di_Preghiera_per_l_Ambientehttps://fides.org/it/news/75528-AFRICA_GHANA_Svoltasi_pacificamente_la_Passeggiata_di_Preghiera_per_l_AmbienteAccra – L’11 ottobre si è svolta pacificamente, senza incidenti e con la partecipazione di migliaia di persone la ‘Passeggiata di Preghiera per l’Ambiente’, promossa dall’Arcidiocesi di Accra, per denunciare il fenomeno delle miniere illegali, conosciuto localmente come ‘galamsey’ .<br />"È la lotta di tutti noi. I decisori politici, coloro che sono coinvolti nel business, i nostri leader tradizionali e, in effetti, ogni ghaniano" ha detto padre Micheal Kobina Ackon Quaicoe, direttore esecutivo del Governance, Justice and Peace Directorate della Conferenza Episcopale del Ghana. La marcia si è conclusa con la presentazione di una petizione al palazzo presidenziale per chiedere azioni concrete per fermare l’estrazione illegale e sregolata di oro e di altri minerali che sta causando pesanti danni ambientali e infliggendo alti costi umani alle popolazioni locali.<br />Oltre ai cattolici, altri gruppi come FixTheCountry e Democracy Hub si sono uniti alla marcia, esprimendo il loro sostegno alla causa ambientale e chiedendo la fine del galamsey e la salvaguardia delle risorse idriche del Paese. Queste azioni sono ancora più urgenti in quanto le operazioni di estrazione dell'oro non regolamentate hanno causato un disastro ambientale.<br />La crisi ambientale ha scatenato richieste di misure drastiche, tra cui la dichiarazione dello stato di emergenza nelle aree minerarie e la cancellazione delle licenze minerarie. Ciò avviene mentre il Ghana, alle prese con una crisi economica, si prepara a riprendere il rimborso del debito tra due settimane. <br />Mon, 14 Oct 2024 10:52:58 +0200ASIA/COREA DEL SUD - L'esperienza della "Korea Mission Society", da 50 anni "comunità in uscita"https://fides.org/it/news/75529-ASIA_COREA_DEL_SUD_L_esperienza_della_Korea_Mission_Society_da_50_anni_comunita_in_uscitahttps://fides.org/it/news/75529-ASIA_COREA_DEL_SUD_L_esperienza_della_Korea_Mission_Society_da_50_anni_comunita_in_uscitaSeoul - Lo spirito è quello dell'uscire, del donare il Vangelo ad gentes. La "Korea Mission Society" , a cinquant'anni dalla sua istituzione, continua a praticare lo spirito missionario, confermando l'impegno a donare missionari, sacerdoti, consacrati e laici a paesi e Chiese particolari bisognose di un supporto e di forze di apostolato. I missionari inviati fuori dal territorio coreano sono 85 in 9 paesi, tra i quali Papua Nuova Guinea, Taiwan e Hong Kong, altre nazioni in Africa e in America. "Laddove c'è bisogno laddove ci chiamano, andiamo", ha spiegato padre Choi Kang, vicepresidente della Korea Mission Society, raccontando le attività e la riflessione che l'anno del Giubileo porterà nella comunità missionaria, nata nel 1975 e che si prepara, dunque, a celebrare il cinquantesimo anniversario di attività e di missione.<br />Lo spirito è quello delle origini, quello di essere "comunità in uscita", ha spiegato, annunciando un simposio che si terrà il 19 ottobre prossimo all’Università Cattolica della Corea. "Esamineremo, con approfondimenti di natura accademica, il significato e l'impatto che questo slancio missionario ha avuto sulla Chiesa coreana negli ultimi 50 anni, con relazioni da ciascuna diocesi", ha riferito. Il 26 febbraio del 2025, data precisa di anniversario della fondazione, si terrà una messa commemorativa presso la cattedrale di Myeongdong, a Seoul, mentre si prevedono seminari e incontri con la precisazione dei missionari ma anche di tutti i fedeli che possono essere interessati a coinvolgersi in esperienze di primo annuncio e di missio ad gentes. Sarà utile, in tal senso - rimarca- l'accordo stretto con la Catholic Peace Broadcasting, per realizzare una serie di servizi multimediali e documentari che possano raccontare la storia e l'impegno missionario dei cattolici coreani negli ultimi 50 anni ma anche in passato. P. Doo-young Jeong, presidente della KMS, ha aggiunto: "Spero che questo anniversario possa costituire un'opportunità per la Chiesa coreana , per approfondire e il suo essere una 'Chiesa che condivide', espandendo la missione a tutto il mondo." Un aspetto importante è quello dei missionari laici, ora membri associati , nella Società: la loro "ricca esperienza" è di grande aiuto alla missione della Chiesa coreana, si afferma.<br />La "Korea Mission Society" venne fondata nel 1975 dal vescovo emerito di Busan, mons John A. Choi Jae-seon, e fu approvata dalla Conferenza Episcopale della Corea. Istituita circa 22 anni dopo la fine della guerra di Corea , la KMS ha svolto un ruolo chiave nell'aiutare la Chiesa coreana a crescere nell'aspetto di "Chiesa che dà", si afferma. La società conta attualmente 87 membri, tra sacerdoti missionari e laici e si configura ora come Società di vita apostolica di diritto diocesano, sotto la responsabilità dell'Arcidiocesi di Seoul. La società gestisce anche la realtà della "Scuola missionaria", a disposizione di tutti coloro che in Corea sono interessati all'opera missionaria, per preparare i fedeli ad affrontare il lavoro pastorale all'estero. La Società si dice "aperta a tutto il mondo, ovunque ci sia bisogno di missionari", con un occhio particolare nei confronti dell'Asia.<br /> Mon, 14 Oct 2024 12:02:53 +0200AMERICA/HONDURAS - Un mese dopo l'omicidio dell'operatore pastorale Juan Antonio López, arrestati tre sospettati in Hondurashttps://fides.org/it/news/75527-AMERICA_HONDURAS_Un_mese_dopo_l_omicidio_dell_operatore_pastorale_Juan_Antonio_Lopez_arrestati_tre_sospettati_in_Hondurashttps://fides.org/it/news/75527-AMERICA_HONDURAS_Un_mese_dopo_l_omicidio_dell_operatore_pastorale_Juan_Antonio_Lopez_arrestati_tre_sospettati_in_Hondurasdi Laura Gomez Ruiz<br /><br />Tocoa - Il 14 settembre Juan Antonio López, 46 anni, sposato e padre di due figlie, coordinatore della pastorale sociale della diocesi di Truijllo e membro fondatore della pastorale di ecologia integrale in Honduras, è stato ucciso a colpi d'arma da fuoco mentre si trovava nella sua auto dopo aver preso parte alla celebrazione eucaristica nella colonia Fabio Ochoa del comune di Tocoa, città in cui era anche consigliere comunale, a circa 300 chilometri da Tegucigalpa, la capitale dell'Honduras.<br /><br />López era noto per il suo impegno per la giustizia sociale, e attingeva forza e coraggio dalla sorgente della sua fede cristiana. Delegato della Parola nella sua parrocchia e membro della Rete Ecclesiale Mesoamericana , la sua vocazione lo spingeva a coinvolgersi anche nella protezione delle risorse naturali a favore dei più vulnerabili del suo Paese. Una scelta di campo che finiva per metterlo in contrasto con gli interessi delle compagnie estrattive che operano in Honduras.<br /><br />Secondo le testimonianze raccolte, alcuni uomini armati in moto lo hanno avvicinato mentre usciva dalla chiesa dove aveva partecipato alla celebrazione eucaristica quella sera e lo hanno ucciso a colpi di pistola. López è morto all'istante. Di recente, aveva denunciato la contaminazione dei fiumi Guapinol e San Pedro, minacciati da progetti minerari illegali che mettono a rischio le risorse idriche da cui dipendono le comunità locali. Secondo gli investigatori, questo potrebbe essere stato il movente del suo omicidio.<br /><br />I media locali hanno riferito che il crimine è avvenuto poche ore dopo una conferenza stampa in cui López, insieme ad altri leader della comunità, aveva denunciato i presunti legami tra membri dell'amministrazione comunale di Tocoa e la criminalità organizzata.<br /><br />La Polizia nazionale ha arrestato diversi sospettati, e mercoledì scorso un tribunale di San Pedro Sula ha emesso un atto d'accusa e ha messo in custodia cautelare tre presunti autori dell'omicidio. Le prove presentate includono le immagini delle telecamere di sicurezza che identificano gli imputati e le testimonianze di persone protette. Inoltre, la geolocalizzazione dei telefoni degli accusati conferma l'ipotesi che essi stessero seguendo la vittima e pianificando l'omicidio da giorni.<br />L'avvocato della famiglia di Juan López ha sollecitato le autorità carcerarie a garantire la sicurezza degli imputati, nella speranza che possano rivelare i nomi dei mandanti del crimine.<br /><br />“L'impegno di Juan per l'ecologia non era ideologico, ma frutto della sua fede”, ha dichiarato il vescovo della diocesi di Trujillo, Jenry Ruiz. In un messaggio pubblicato dopo l'omicidio, Ruiz ha scritto: “Per lui l'impegno sociale, ecologico e politico non era una questione di ideologia, ma una manifestazione del suo essere cristiano”. “Era un vero servitore di Dio e un instancabile difensore del suo popolo”.<br /><br />López viveva con la convinzione che la fede si doveva tradurre in azioni concrete a favore dei più vulnerabili. La sua devozione a Sant'Oscar Romero e il suo lavoro nelle Comunità Ecclesiali di Base lo spinsero ad impegnarsi per la giustizia sociale, dedicando la sua vita alla difesa delle comunità rurali e delle risorse naturali dell'Honduras.<br /><br />“Sapeva che la sua lotta per proteggere l'acqua e i fiumi lo metteva a rischio”, ha detto un parente della vittima, ricordando che in precedenza aveva ricevuto minacce. Dal 2023 era sottoposto a misure cautelari da parte della Commissione interamericana per i diritti umani a causa delle minacce di morte ricevute per il suo lavoro in difesa dell'ambiente.<br /><br />L'omicidio di López si inserisce in un contesto di crescente repressione contro i difensori dei diritti umani in Honduras. “Questo crimine non è un caso isolato”, hanno dichiarato in una nota congiunta il REMAM e il Movimento Laudato Sí. “Non è solo un altro nome nelle statistiche; era un figlio di Dio, un fratello vicino e affabile. Onoriamo la sua testimonianza di fede e il suo lavoro per costruire una casa comune migliore”, ha aggiunto l'arcivescovo dello Yucatán e presidente del REMAM, Gustavo Rodríguez Vega.<br /><br />Già nel gennaio 2022 si era registrato un omicidio simile in Honduras: quello dell'operatore pastorale Pablo Isabel Hernández , ucciso nel comune di San Marcos de Caiquín, nel dipartimento di Lempira, mentre si stava dirigendo a una celebrazione della Parola. Nello stesso anno, il 2 marzo, anche il sacerdote cattolico Enrique Vásquez venne ucciso mentre si recava in visita ai genitori. Il suo corpo fu trovato a nord di San Pedro Sula, a Santa Cruz de Yojoa, con diverse ferite da arma da fuoco .<br /><br />La Conferenza episcopale dell'Honduras ha esortato le autorità a condurre un'indagine approfondita e trasparente. “Siamo profondamente addolorati”, ha dichiarato la CEH, chiedendo ai fedeli di pregare per López, “un vero discepolo e missionario”. “Juan Antonio López era un uomo impegnato a favore della verità, onesto e coraggioso, che ha dimostrato la sua fede attraverso le sue azioni concrete”.<br /><br />Papa Francesco, durante l'Angelus del 22 settembre, ha sottolineato l'importanza di proteggere coloro che difendono la giustizia. “Mi unisco al lutto di quella Chiesa e alla condanna di ogni forma di violenza”, ha detto. “Sono vicino a quanti vedono calpestati i propri diritti elementari e a quelli che si impegnano per il bene comune in risposta al grido dei poveri e della terra”, ha aggiunto il Papa, ricordando l'eredità di Lopez come uomo di fede che ha dato la vita per gli altri.<br /> <br />Mon, 14 Oct 2024 10:12:15 +0200VATICANO/ANGELUS - Papa Francesco: la vera ricchezza è essere guardati con amore dal Signorehttps://fides.org/it/news/75526-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_la_vera_ricchezza_e_essere_guardati_con_amore_dal_Signorehttps://fides.org/it/news/75526-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_la_vera_ricchezza_e_essere_guardati_con_amore_dal_SignoreCittà del Vaticano - Tutti noi "portiamo nel cuore un insopprimibile bisogno di felicità". Tutti abbiamo "bisogno di guarigione". E Gesù "vuole riportarci alla verità dei nostri desideri", facendoci sperimentare che "la vera ricchezza è essere guardati con amore dal Signore". Lo ha ricordato Papa Francesco, prima della recita dell'Angelus, commentando il brano del Vangelo letto durante l'odierna liturgia domenicale, quello che narra l'incontro tra Gesù e il giovane ricco: “Questo tale" ha fatto notare il Papa "va da Gesù correndo. È come se qualcosa nel suo cuore lo spingesse: in effetti, pur avendo tante ricchezze, è insoddisfatto, porta dentro un’inquietudine, è alla ricerca di una vita più piena. È ricco, eppure ha bisogno di guarigione”.<br /><br />“Gesù lo guarda con amore – ha sottolineato il Pontefice – poi, gli propone una ‘terapia’: vendere tutto quello che ha, darlo ai poveri e seguirlo. Ma, a questo punto, arriva una conclusione inattesa: quest’uomo si fa triste in volto e se ne va via!”. <br /><br />Anche noi, ha ripreso Papa Francesco, “portiamo nel cuore un insopprimibile bisogno di felicità e di una vita colma di significato; tuttavia, possiamo cadere nell’illusione di pensare che la risposta si trovi nel possesso delle cose materiali e nelle sicurezze terrene”.<br /><br />Gesù invece "vuole riportarci alla verità dei nostri desideri e farci scoprire che, in realtà, il bene a cui aneliamo è Dio stesso,. La vera ricchezza è essere guardati con amore dal Signore e come fa Gesù con quell’uomo, amarci tra di noi facendo della nostra vita un dono per gli altri”.<br /><br />In altre parole, “Gesù ci invita a rischiare, a ‘rischiare l’amore'” perché “vendere tutto per darlo ai poveri, significa spogliarci di noi stessi e delle nostre false sicurezze, facendoci attenti a chi è nel bisogno e condividendo i nostri beni, non solo le cose ma ciò che siamo: i nostri talenti, la nostra amicizia, il nostro tempo, e così via”.<br /><br />Dopo le benedizione, il pensiero del Papa si è rivolto nuovamente al Medio Oriente: “Chiedo ancora una volta un immediato cessate il fuoco su tutti i fronti. Si percorrano le vie della diplomazia e del dialogo per ottenere la pace”. “Sono vicino a tutte le popolazioni coinvolte, in Palestina, in Israele e in Libano, dove chiedo che siano rispettate le forze di pace delle Nazioni Unite. Prego per tutte le vittime, per gli sfollati, per gli ostaggi che auspico siano subito rilasciati, e spero che questa grande inutile sofferenza, generata dall’odio e dalla vendetta, finisca presto”, ha aggiunto il Pontefice.<br /><br />“Fratelli e sorelle, la guerra è un’illusione, non porterà mai la pace, non porterà mai la sicurezza, è una sconfitta per tutti, soprattutto per chi si crede invincibile. Fermatevi, per favore!”, l’appello di Papa Francesco non ha dimenticato gli ucraini: “Non siano lasciati morire di freddo, cessino gli attacchi aerei contro la popolazione civile, che è sempre la più colpita. Basta uccidere innocenti!”.<br /><br />Infine, la preghiera per Haiti, “dove continuano le violenze contro la popolazione, forzata a fuggire dalle proprie case in cerca di sicurezza altrove, dentro e fuori il Paese. Non dimentichiamo mai i nostri fratelli e sorelle haitiani. Chiedo a tutti di pregare affinché cessi ogni forma di violenza e, con l’impegno della Comunità internazionale, si continui a lavorare per costruire la pace e la riconciliazione nel Paese, difendendo sempre la dignità e i diritti di tutti”. Sun, 13 Oct 2024 14:39:46 +0200VATICANO - Cinema e missione: Convegno su “Fonti audiovisive e storia delle missioni cattoliche”https://fides.org/it/news/75524-VATICANO_Cinema_e_missione_Convegno_su_Fonti_audiovisive_e_storia_delle_missioni_cattolichehttps://fides.org/it/news/75524-VATICANO_Cinema_e_missione_Convegno_su_Fonti_audiovisive_e_storia_delle_missioni_cattolicheCittà del Vaticano – Il 15 ottobre preso la Casina Pio IV, in Vaticano, appuntamento con il Convegno internazionale ‘Cinema e missione. Fonti audiovisive e storia delle missioni cattoliche’. A partire dalle 8:30 i relatori giunti da ogni parte del mondo, perlopiù responsabili di archivi, saranno gli animatori dei differenti panel di una iniziativa che nasce con l’obiettivo di definire un primo stato dell’arte sulla preservazione del patrimonio visuale degli archivi dei principali ordini e congregazioni coinvolte nelle missioni, nel tentativo di dare nuovo slancio agli studi sul tema in una prospettiva storico-culturale.<br />Nella sessione mattutina del fitto e qualificato programma del Convegno figura anche la relazione di don Flavio Belluomini, Archivista del Dicastero per l’Evangelizzazione, dedicata al patrimonio fotografico dell’Agenzia Fides conservato nell’Archivio Storico di Propaganda Fide. Tale patrimonio, parte integrande della storia della nostra Agenzia, verrà presentato nella relazione dell’Archivista Belluomini nella sua valenza di preziosa “fonte per la storia delle missioni”. <br /><br /> Ad aprire i lavori sarà Mons. Edoardo Viganò, vicecancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e presidente del MAC e del Centro di ricerca CAST , enti promotori della giornata, organizzata assieme all’Università Telematica Internazionale Uninettuno con la collaborazione dell’Archivio Storico di Propaganda Fide, la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Consulta Nazionale Universitaria del Cinema e la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura. <br />“Il termine missione trattiene un insieme di azioni, prassi e atteggiamenti e apre un ventaglio di riflessioni teologiche ed esegetiche, ma la prassi della missione viene sancita con l‘avvio della Congregazione de Propaganda Fide nel 1622 – ha dichiarato a Vatican News Mons. Viganò, curatore del convegno assieme a Gianluca della Maggiore, professore presso l’Università Telematica Internazionale Uninettuno e Direttore del CAST; Sergio Palagiano, dell’ARSI–Archivum Romanum Societatis Iesu; e Steven Stergar, dell’Università degli studi di Udine. "A quel punto si codifica un’azione che è un ‘azione missionaria ed unitamente a questa azione vengono codificate anche le modalità di custodia delle fonti che all’inizio sono le lettere dei missionari ed una serie di elementi che giungono dalle terre di missione alla cattolicità; ma è nel ‘900 che questa modalità intercetta il visivo e successivamente l’audiovisivo”. <br />Il cinema rispetto alla missione diventa una fonte storica conoscendo diverse fasi. Da una iniziale passione coltivata in modo genuino dai singoli missionari desiderosi di documentare quanto vivevano si passa ad una attenzione delle differenti congregazioni e degli istituti religiosi nell'utilizzo dell'audiovisivo per fini culturali, didattici, evangelici. “Oltre alle riflessioni sulle produzioni e distribuzioni di film e fotografie realizzate in occasione delle diverse esperienze missionarie, si parlerà anche dello stato di conservazione delle stesse fonti e delle possibilità del loro studio e della loro valorizzazione”, afferma mons. Viganò. <br />Sat, 12 Oct 2024 16:55:40 +0200ASIA/INDONESIA - La missio "domestica" e "ad gentes" dei cattolici di Flores. "Le vocazioni non sono nostre, ma un'opera di Dio", dice il Vescovo Hormathttps://fides.org/it/news/75518-ASIA_INDONESIA_La_missio_domestica_e_ad_gentes_dei_cattolici_di_Flores_Le_vocazioni_non_sono_nostre_ma_un_opera_di_Dio_dice_il_Vescovo_Hormathttps://fides.org/it/news/75518-ASIA_INDONESIA_La_missio_domestica_e_ad_gentes_dei_cattolici_di_Flores_Le_vocazioni_non_sono_nostre_ma_un_opera_di_Dio_dice_il_Vescovo_HormatRuteng - Verbiti, Somaschi, Monfortani, Vocazionisti, Scalabriniani, Camilliani. Accanto alle suore del Perpetuo Soccorso, alle Serve dello spirito Santo dell'Adorazione perpetua, e a numerosissime altre congregazioni femminili. La diocesi di Ruteng, nell'isola indonesiana di Flores, detiene molti record: è la più grande dell'Indonesia per popolazione cattolica, con 800mila fedeli su un milioni di abitanti complessivi del territorio, e si trova in un'isola che è anch'essa un luogo "unico" nella nazione delle 17mila isole, a maggioranza musulmana: è appunto, "il cuore cattolico" dell'Indonesia. In quel contesto, Ruteng viene chiamata "la diocesi delle mille congregazioni" per la presenza di tanti istituti religiosi con case, opere sociali, scuole, Seminari colmi di giovani, tanto che, per questa fioritura , Flores è chiamata “terra promessa” di vocazioni. Le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata sono una ricchezza universalmente riconosciuta: anche Papa Francesco nell'omelia della messa la Giornata della vita consacrata del 2022, ebbe a dire, parlando a braccio che, di fronte alla crisi di vocazioni, si poteva andare "nell'isola dell'Indonesia per trovarne".<br />"Nel seminario minore di Ruteng , abbiamo 450 ragazzi mentre nella vicina diocesi di Labuan Bajo, da poco stralciata dal territorio di Ruteng, sono 350. Tanti ragazzi vogliono entrare ogni anno: va detto che i Seminari sono in primis una buona scuola media, ma sono comunque un luogo dove si coltiva la fede e si fa una discernimento vocazionale. E bisogna ricordare che esistono poi tante case di formazione, seminari di ordini religiosi che accolgono centinaia di altri ragazzi" rileva in un colloquio con l'Agenzia Fides Ciprianus Hormat, Vescovo di Ruteng.<br />"E' vero ed è fisiologico che la percentuale di quelli che continuano il cammino dal Seminario minore al Seminario maggiore è del 40% o 50%, ma è giusto che sia così, che i ragazzi ascoltino e approfondiscano la volontà di Dio nella loro vita, e seguano la loro strada. Sono comunque anni importanti per la formazione umana e cristiana, un patrimonio che portano con sè per la vita", nota<br />Il Vescovo descrive la vita pastorale nella diocesi di Ruteng: "Abbiamo 85 parrocchie, 212 preti diocesani, e oltre 200 preti religiosi, circa 50 congregazione religiose femminili per un totale di oltre mille consacrate presenti in quasi tutte le parrocchie. La fede è viva, e per questo ringraziamo i missionari portoghesi e olandesi che hanno portato e predicato il Vangelo in tutti i villaggi e hanno fatto sì che si radicasse nel territorio. I missionari ora non ci sono più nella diocesi perchè dal 1991 la chiesa cammina sulla sua gambe", rileva.<br />"Ci sono 265 scuole elementari e 20 scuole superiori della diocesi frequentate da migliaia di studenti, oltre a tante altre opere educative: nel nostro territorio la Chiesa è storicamente una istituzione che promuove scuole di qualità, e qui le prime scuole istituite sono state cattoliche. Vi sono anche le scuole di formazione professionale: già i missionari hanno visto e compreso che, per cambiare o incidere nella società, si comincia dall'istruzione. Di recente, poi, dopo un grande e approfondito lavoro, abbiamo ultimato un'opera come l'Università cattolica di San Paolo , divenuta in breve tempo un punto di riferimento cruciale per i nostri giovani", racconta,<br />Tutto questo è, secondo il Vescovo, un dono da condividere e non di cui appropriarsi: "Questa ricchezza non è solo 'nostra'. La mettiamo a servizio della Chiesa in Indonesia e della Chiesa universale. Per questo abbiamo una fiorente e dinamica attività di 'missio domestica' , per cui i preti di Ruteng vanno a svolgere servizio pastorale e apostolico in altre diocesi dell'Indonesia, in regioni povere e bisognose anche di personale ecclesiale, come Papua, Sumatra, Borneo".<br />"Il dono delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata è sempre un mistero: è Dio che chiama", prosegue. "Queste vocazioni sono un'opera di Dio. Accompagnare i giovani al sacerdozio, allora, non è un'opera solo ‘per noi’ ma a beneficio dell'intera comunità ecclesiale, anche per l'Europa. Da Ruteng i nostri sacerdoti vanno in missione in Svizzera, Austria, Italia. Con l' Olanda, la nazione anticamente colonizzatrice, c'è un accordo pastorale per cui alcuni dei nostri sacerdoti si trasferiscono e svolgono servizio lì per alcuni anni, come fidei donum, per poi tornare in patria . Cosi viviamo e ci sentiamo davvero parte della Chiesa universale: i bisogni della Chiesa in Olanda sono i nostri bisogni. E' ancora viva la memoria del bene che ha fatto qui l'ultimo Vescovo olandese nel nostro territorio, il Verbita Wilhelm van Bekkum . C'è gratitudine nel nostro cuore e la esprimiamo oggi in questo modo. Oggi cerchiamo di continuare l'opera di questi missionari nel presente e ci lasciamo ispirare da loro: vogliamo essere, come dice Papa Francesco, una Chiesa aperta, missionaria, in uscita".<br /> <br /> <br /> <br />Sat, 12 Oct 2024 13:39:16 +0200VATICANO - Il Papa alla Veglia ecumenica: "La testimonianza dei martiri è più forte di qualsiasi parola"https://fides.org/it/news/75525-VATICANO_Il_Papa_alla_Veglia_ecumenica_La_testimonianza_dei_martiri_e_piu_forte_di_qualsiasi_parolahttps://fides.org/it/news/75525-VATICANO_Il_Papa_alla_Veglia_ecumenica_La_testimonianza_dei_martiri_e_piu_forte_di_qualsiasi_paroladi Fabio Beretta<br /><br />Città del Vaticano - "La testimonianza dei martiri è più forte di qualsiasi parola". Mentre la notte scende sull'Urbe, una processione aux flambeaux sfila lungo i bianchi muri della basilica vaticana. In testa, sulla sedia a rotelle e con un cero in mano c'è il Pontefice. Dietro di lui tutti i partecipanti al Sinodo che in questi giorni si sta celebrando in Vaticano.<br /><br />Dall'Aula Paolo VI, la processione si snoda per poche centinaia di metri, fino a raggiungere piazza dei Protomartiri, luogo dove secondo la tradizione sarebbe avvenuto il martirio di San Pietro.<br /><br />Al centro dello spiazzo troneggia il Crocifisso di San Damiano. Tra i canti di lode e di invocazione allo Spirito Santo, si prega in quella che per la Chiesa è una data storica, ovvero l'anniversario dell'apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Del resto, la piccola processione con le torce iniziale voleva ricordare proprio quello che tutto il modo vide quando Giovanni XXIII, affacciatosi su piazza San Pietro che sembrava infuocata, pronunciò un discorso indimenticabile. <br /><br />Come sessantadue anni fa, anche la luna si fa vedere in tutto il suo splendore tra i cipressi del camposanto teutonico che fa da sfondo alla cerimonia mentre cattolici, ortodossi, copti, anglicani, protestanti e altri esponenti delle confessioni cristiane, si sono riuniti per invocare il dono dell'unità in un luogo altrettanto simbolico.<br /><br />"In questo luogo i Protomartiri ci ricordano che oggi, in molte parti del mondo, cristiani di diverse tradizioni danno la vita insieme per la fede in Gesù Cristo, vivendo l’ecumenismo del sangue. La loro testimonianza è più forte di qualsiasi parola, perché l’unità viene dalla Croce del Signore", le parole che avrebbe dovuto pronunciare il Papa durante l'omelia. Ma al testo scritto, e consegnato a margine del rito alla stampa per la divulgazione, Francesco preferisce il silenzio.<br /><br />"In questo luogo ricordiamo i Primi Martiri della Chiesa a Roma: sul loro sangue è stata costruita questa basilica, sul loro sangue è stata edificata la Chiesa. Possano questi Martiri rafforzare la nostra certezza che, avvicinandoci a Cristo, ci avviciniamo gli uni agli altri", si legge nel discorso, dove viene citata anche il decreto Unitatis redintegratio, di cui ricorre il sessantesimo anniversario: "Quanto più i cristiani sono vicini a Cristo, tanto più sono vicini tra loro ".<br /><br />Ma l'unità, si legge ancora, "è una grazia, un dono imprevedibile. Il vero protagonista non siamo noi, ma lo Spirito Santo che ci guida verso una maggiore comunione. Non è innanzitutto un frutto della terra, ma del Cielo". Francesco ricorda padre Paul Couturier, che soleva dire che l’unità dei cristiani va implorata “come Cristo vuole” e “con i mezzi che Egli vuole”.<br /><br />Altresì, rimarca il Vescovo di Roma, l’unità è anche "un cammino: matura nel movimento, strada facendo. Cresce nel servizio reciproco, nel dialogo della vita", "cresce e matura nel comune pellegrinaggio 'al ritmo di Dio', come i pellegrini di Emmaus accompagnati da Gesù risorto". Ma, sottolinea infine il Papa nel discorso consegnato, "l’unità è per la missione". E conclude: "Oggi esprimiamo anche la vergogna per lo scandalo della divisione dei cristiani, lo scandalo di non dare insieme testimonianza al Signore Gesù. Il mondo ha bisogno di una testimonianza comune, il mondo ha bisogno che siamo fedeli alla nostra comune missione". Fri, 11 Oct 2024 23:55:45 +0200AFRICA/BURKINA FASO - Firmato oggi il Secondo Protocollo Addizionale all’Accordo fra la Santa Sede e il Burkina Faso sullo statuto giuridico della Chiesa Cattolicahttps://fides.org/it/news/75523-AFRICA_BURKINA_FASO_Firmato_oggi_il_Secondo_Protocollo_Addizionale_all_Accordo_fra_la_Santa_Sede_e_il_Burkina_Faso_sullo_statuto_giuridico_della_Chiesa_Cattolicahttps://fides.org/it/news/75523-AFRICA_BURKINA_FASO_Firmato_oggi_il_Secondo_Protocollo_Addizionale_all_Accordo_fra_la_Santa_Sede_e_il_Burkina_Faso_sullo_statuto_giuridico_della_Chiesa_CattolicaOuagadougou - È stato sottoscritto oggi, 11 ottobre, il Secondo Protocollo Addizionale all’Accordo fra la Santa Sede e il Burkina Faso sullo statuto giuridico della Chiesa Cattolica nel Burkina Faso.<br />Secondo la nota pubblicata dalla Sala Stampa vaticana l’accordo è stato firmato: per la Santa Sede, Sua Eccellenza Mons. Michael F. Crotty, Arcivescovo Titolare di Lindisfarne, Nunzio Apostolico, e, per lo Stato di Burkina Faso, S.E. Karamoko Jean Marie Traore, Ministro degli Affari Esteri, della Cooperazione Regionale e dei Cittadini al Estero del Burkina Faso.<br />L’Accordo tra la Santa Sede e lo Stato del Burkina Faso sullo statuto giuridico della Chiesa Cattolica in Burkina Faso era stato firmato in Vaticano il 12 luglio 2019 e ratificato il 7 settembre 2020, data nella quale è entrato in vigore .<br />“Il Secondo Protocollo Addizionale – secondo il comunicato della Sante Sede - che consiste di un preambolo, sette articoli e un allegato, disciplina ulteriormente la procedura per il rilascio del certificato di personalità giuridica nel diritto di Burkina Faso alle persone giuridiche canoniche pubbliche con sede in quella nazione, facilitando così la loro missione evangelica nella promozione del bene comune. Esso è entrato in vigore il giorno stesso della firma”. <br />Fri, 11 Oct 2024 12:20:28 +0200AFRICA/ERITREA - Accordo tripartito tra Eritrea, Somalia ed Egittohttps://fides.org/it/news/75522-AFRICA_ERITREA_Accordo_tripartito_tra_Eritrea_Somalia_ed_Egittohttps://fides.org/it/news/75522-AFRICA_ERITREA_Accordo_tripartito_tra_Eritrea_Somalia_ed_EgittoAsmara - Un comitato tripartito congiunto dei ministri degli Esteri di Eritrea, Egitto e Somalia per la cooperazione strategica in tutti i campi. È quanto hanno concordato di creare i Presidenti dei tre Stati nell’incontro tenutosi ieri, 10 ottobre, nella capitale eritrea, Asmara.<br />Il Presidente eritreo Isaias Afwerki ha accolto il suo omologo egiziano, Abdel Fattah El-Sisi e quello somalo, Hassnan Sheikh Mohamud.<br />Secondo la dichiarazione congiunta i capi dei tre Paesi hanno sottolineato la necessità di aderire ai principi fondamentali e ai pilastri del diritto internazionale, in particolare il massimo rispetto per la sovranità, l'indipendenza e l'integrità territoriale dei Paesi della regione. Hanno concordato di sviluppare e approfondire la cooperazione e il coordinamento al fine di migliorare le capacità delle istituzioni statali somale di affrontare varie sfide interne ed esterne e di consentire all'Esercito nazionale somalo di affrontare il terrorismo in tutte le sue forme e di proteggere il territorio e i confini marittimi.<br />Una formulazione rivolta all’Etiopia che ha firmato il 1° gennaio di quest’anno un accordo con la regione separatista somala del Somaliland . Secondo questo accordo in cambio della concessione di una base navale e di un tratto di costa, il Somaliland incassa da parte etiopica il riconoscimento come Stato autonomo disgiunto dal resto della Somalia. Finora nessun Stato ha riconosciuto l’indipendenza del Somaliland. Mogadiscio ha reagito a questo accordo rafforzando le relazioni con la Turchia e varando un partenariato strategico con l’Egitto , ora esteso all’Eritrea, altro storico avversario dell’Etiopia. A margine dell’incontro i presidenti di Somalia ed Egitto hanno inoltre rilasciato una dichiarazione congiunta, in cui si ribadisce il sostegno all'unità all'indipendenza, all'integrità e alla sovranità della Somalia su tutto il suo territorio e vengono respinte le misure unilaterali che minacciano l'unità e la sovranità dello Stato.<br />Il vertice di Asmara ha affrontato oltre alla situazione in Somalia, le questioni della crisi in Sudan e le sue ricadute regionali; la sicurezza e cooperazione tra gli Stati costieri del Mar Rosso e Bab al-Mandab, e l’instaurazione di meccanismi di coordinamento tra i tre Paesi.<br />Tutte questioni cruciali per i tre Stati ma soprattutto per l’Egitto che deve da un lato difendere la navigazione da e per il canale di Suez, fonte di introiti importanti per le sue casse, e dall’altro, impedire che l’Etiopia eserciti un controllo sul flusso di acque del Nilo attraverso la famosa diga sul Nilo azzurro .<br />Per questo motivo il Cairo è attivo anche nella guerra civile sudanese dove appoggia le Forze Armate Sudanesi guidate dal generale Abdel Fattah al-Burhan contro le Forze di Supporto Rapido di Mohamed Hamdan Dagalo . Quest’ultimo ha accusato l’aviazione egiziana di aver bombardato alcuni suoi reparti nei pressi della capitale, Khartoum. Accuse non verificate e respinte dal Cairo. Ma la guerra civile sudanese vede la partecipazione dirette e indirette di diverse potenze . Il Corno d’Africa rischia di risentire delle tensioni sia locali , sia regionali sia mediorientali . <br />Fri, 11 Oct 2024 11:22:59 +0200ASIA/FILIPPINE - Si riattiva la conferenza di capi religiosi cristiani e musulmani a Mindanaohttps://fides.org/it/news/75521-ASIA_FILIPPINE_Si_riattiva_la_conferenza_di_capi_religiosi_cristiani_e_musulmani_a_Mindanaohttps://fides.org/it/news/75521-ASIA_FILIPPINE_Si_riattiva_la_conferenza_di_capi_religiosi_cristiani_e_musulmani_a_MindanaoDavao - "Siamo costruttori di pace. La pace basata sulla giustizia è un nostro dovere": i membri della "Mindanao Religious Leaders Conference", riuniti a l'8 e il 9 ottobre a Davao, nel Sud delle Filippine, riaffermano in una dichiarazione finale "l'impegno a lavorare per la pace e lo sviluppo sostenibile": un impegno "guidato dai valori di amore, giustizia, armonia, rispetto, integrità, unità, riconciliazione, spiritualità e umanità", si legge nel documento inviato a Fides. Questo impegno, si afferma il testo, " si manifesta concretamente nella rivitalizzazione del nostro ruolo di costruire la pace attraverso la nostra piattaforma Mindanao Religious Leaders Conference".<br />I capi religiosi riconoscono di avere una responsabilità e "obblighi morali di essere un movimento per la pace molto dinamico", che possa dare un contributo alla governance e alla pace nella provincia autonoma Bangsamoro , nell'isola Mindanao e nell'intero paese. La dichiarazione ribadisce infatti la convinzione che il dialogo interreligioso possa dare una spinta significativa alla pace, nella comunità musulmana, cristiana e dei popoli indigeni incentivando "la cooperazione interreligiosa nello spirito di solidarietà".<br />I capi religiosi non chiudono gli occhi di fronte alle sfide presenti nell'area delle Filippine meridionali i, come come "la marginalizzazione delle isole Sulu, l'ingiustizia ambientale, l'estremismo e il terrorismo". Ma, proprio per questo, riescono l'urgenza di "dialoghi e conversazioni di pace" a tutti livelli: con esponenti politici, con i rappresentanti dei gruppi giovanili, con le associazioni dei popoli indigeni. In questo sforzo, preghiera è un elemento importante, da celebrare nelle diverse comunità e anche con incontri comuni.<br /><br />La Mindanao Religious Leaders Conference è la continuazione dell'esperienza del Bishop-Ulama Forum, istituito a Mindanao nel 1996, poi rinominato Bishop-Ulama Conference , organismo che riunisce leader cristiani e islamici di Mindanao al fine di promuovere iniziative di dialogo e di pace. La BUC riuniva 24 vescovi cattolici, 26 Ulama e 18 vescovi e pastori protestanti. L'idea di riunire i capi cristiani e islamici venne all'Arcivescovo cattolica Fernando R. Capalla, allora Arcivescovo di Davao, e al capo musulmano Mahid M. Mutilan.<br />All'indomani dell'accordo di pace siglato nelle Filippine nel 1996 tra il governo e il gruppo ribelle Moro National Liberation Front , si volle far diventare stabile la conferenza, ponendo i valori morali e spirituali comuni a cristiani, musulmani e altre religioni, al servizio dell' armonia e della pace tra le comunità. L'attuale conferenza organizzata a Davao nei giorni scorsi, indetta dopo una serie di seminari preparatori, intende rinnovare quello spirito e rivitalizzare l'esperienza originaria.<br /> <br />Fri, 11 Oct 2024 11:03:19 +0200ASIA - Dall'ASEAN un appello a compiere "azioni concrete" per fermare la guerra civile in Myanmarhttps://fides.org/it/news/75520-ASIA_Dall_ASEAN_un_appello_a_compiere_azioni_concrete_per_fermare_la_guerra_civile_in_Myanmarhttps://fides.org/it/news/75520-ASIA_Dall_ASEAN_un_appello_a_compiere_azioni_concrete_per_fermare_la_guerra_civile_in_MyanmarVientiane - Avviare "azioni concrete" per fermare la guerra civile in Myanmar e rilanciare gli sforzi diplomatici per risolvere la crisi: è l'appello rivoto dalla Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico alla giunta militare del Myanmar e agli oppositori, mente nel paese infuria il conflitto. Il tema dell'instabilità nell'ex Birmania e della necessità di una svolta politica è stato al centro del primo giorno del vertice dell'ASEAN a Vientiane, in Laos. I capi di Stato e di governo dei Paesi membri hanno tenuto colloqui faccia a faccia con un rappresentante del governo militare al potere in Myanmar per la prima volta in tre anni, mente finora l'ASEAN aveva escluso dai propri summit gli esponenti politici della giunta militare birmana.<br />I leader dell'ASEAN hanno condannato gli attacchi contro i civili e hanno invitato le parti coinvolte a “intraprendere azioni concrete per fermare immediatamente la violenza indiscriminata”. Durante il vertice, - è stato reso noto - non si è discusso di come attuare il "piano in cinque punti" proposto dall'ASEAN dopo il golpe militare di tre anni fa per superare la crisi, e mai considerato dalla giunta birmana. I leader della organizzazione hanno affermato che "si stanno cercando altri modi per andare avanti", formulando nuove strategie perchè i cinque punti "non sono stati molto efficaci nel cambiare realmente la situazione".<br />Tra i nuovi sforzi messi in campo, vi sono stati colloqui e incontri laterali di mediazione tra le parti in lotta, come quelli organizzati e ospitati dal governo indonesiano a Giacarta, con la partecipazione di esponenti di Indonesia, ASEAN, Unione Europea e Stati Uniti, membri del "Governo di unità nazionale" birmano in esilio; e come i colloqui informali che la Thailandia ospiterà a dicembre, a cui parteciperanno i membri dell'ASEAN e probabilmente anche i paesi vicini, come Cina e India. <br />Nel 45mo vertice, in corso in Laos , i paesi dell'ASEAN esaminano questioni regionali e internazionali di comune interesse, come i conflitti in corso, le difficoltà economiche e finanziarie, i cambiamenti climatici, i disastri naturali e i crimini transnazionali. Si prevede verranno approvati 56 documenti riguardanti i tre pilastri della comunità ASEAN: comunità politica e di sicurezza; comunità economica; comunità socio-culturale.<br /> <br />Thu, 10 Oct 2024 11:31:27 +0200AFRICA/CAMERUN - Sacerdote religioso togolese ucciso a Yaoundéhttps://fides.org/it/news/75519-AFRICA_CAMERUN_Sacerdote_religioso_togolese_ucciso_a_Yaoundehttps://fides.org/it/news/75519-AFRICA_CAMERUN_Sacerdote_religioso_togolese_ucciso_a_YaoundeYaoundé – Padre Christophe Komla Badjougou, sacerdote Fidei Donum togolese è stato ucciso a Yaoundé, la capitale del Camerun, la sera del 7 ottobre. <br />Il sacerdote è stato ucciso a colpi di arma da fuoco davanti al cancello dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria a Mvolyé, un quartiere della capitale.<br />Mons. Jean Mbarga, Arcivescovo di Yaoundé, ha espresso il suo “profondo dolore” e ha inviato le sue condoglianze alla famiglia del sacerdote, ai suoi amici e alla comunità cristiana.<br />“In questa triste circostanza, l'Arcidiocesi di Yaoundé esprime le sue sincere condoglianze alla famiglia di padre Christophe, ai suoi amici e ai fedeli della diocesi di Yagoua. La comunità cristiana è invitata alla preghiera affinché possa trovare grazia presso Dio” ha affermato l'Arcivescovo di Yaoundé.<br />Secondo le autorità camerunesi il religioso è stato ucciso nel corso di una rapina stradale. Le immagine riprese dalle telecamere di sorveglianza presenti sul luogo del delitto hanno permesso di ricostruire la dinamica dell’uccisione. Secondo quanto dichiarato da un commissario di polizia alla stampa camerunese: “Le telecamere di sorveglianza situate sul luogo del delitto mostrano che il sacerdote proveniva dal luogo chiamato “Dakar en bas” su una motocicletta che lo ha lasciato davanti al cancello del CICM. Pochi secondi dopo, si vedono arrivare due individui in moto dalla parte di Mvolyé. Dopo aver superato il religioso hanno fatto dietrofront per tornare verso il cancello dove si trova padre Christophe. Le immagini mostrano un alterco tra la vittima e uno degli assassini che è riuscito a impossessarsi della borsa del religioso. Il malvivente ha quindi sparato due volte in aria e poi tre colpi contro il sacerdote che è crollato a terra".<br />Padre Christophe era vicario della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Zouzoui nella diocesi di Yagoua, nella regione dell'Estremo Nord. Era di passaggio a Yaoundé da dove era in procinto di partire per l’Italia per seguire un anno di formazione. Padre Christophe faceva parte dell’associazione dei Silenziosi Operai della Croce ispirata al Beato Luigi Novarese la cui casa madre si trova ad Ariano Irpino nel Santuario Valleluogo. Originario del Togo, era stato ordinato sacerdote nel 2013 presso la cattedrale di Nostra Signora della Trinità, ad Atakpamé.<br />Diventato membro effettivo dei SOdC nel 2014 ed inserito nella comunità di Mouda, ha esercitato il proprio ministero come formatore e come parroco della parrocchia di Zouzoui. <br />Thu, 10 Oct 2024 10:08:28 +0200VATICANO/UDIENZA GENERALE - Il Papa: l'opera dello Spirito Santo rende la Chiesa universale e raccolta in unitàhttps://fides.org/it/news/75517-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_l_opera_dello_Spirito_Santo_rende_la_Chiesa_universale_e_raccolta_in_unitahttps://fides.org/it/news/75517-VATICANO_UDIENZA_GENERALE_Il_Papa_l_opera_dello_Spirito_Santo_rende_la_Chiesa_universale_e_raccolta_in_unitaCittà del Vaticano - Nel racconto degli Atti degli Apostoli "vediamo che lo Spirito lavora per l’unità" in due modi: "Le insegna a estendersi in universalità e a raccogliersi in unità. Universale e una: questo è il mistero della Chiesa".<br /><br />Papa Francesco torna in piazza San Pietro per la tradizionale Udienza generale del mercoledì e, dopo aver salutato la folla con l'immancabile giro in papamobile, sulla quale fa salire anche dei bambini donandogli delle caramelle, continua il ciclo di catechesi dedicato allo Spirito Santo come guida della Chiesa, soffermandosi oggi sul ruolo che la terza persona della Trinità svolge nel libro degli Atti degli Apostoli. <br /><br />Col racconto della Pentecoste, fa notare il Pontefice, l'autore "ha voluto mettere in risalto la missione universale della Chiesa, come segno di una nuova unità tra tutti i popoli". Successivamente, in due momenti distinti, il capitolo 10 e il capitolo 15, Luca mostra invece i due "movimenti", verso l'esterno e verso l'interno che lo Spirito Santo compie.<br /><br />Il primo dei due movimenti, ovvero l’universalità, è chiaro "nell’episodio della conversione di Cornelio", quando gli Apostoli riescono "ad allargare l’orizzonte e far cadere l’ultima barriera, quella tra giudei e pagani". A questa "espansione etnica si aggiunge quella geografica", spiega il Vescovo di Roma, ricordando che Paolo "voleva annunciare il Vangelo in una nuova regione dell’Asia Minore; ma, è scritto, «lo Spirito Santo glielo aveva impedito»; voleva passare in Bitinia «ma lo Spirito di Gesù non lo permise». Si scopre subito il perché di questi sorprendenti divieti dello Spirito: la notte seguente l’Apostolo riceve in sogno l’ordine di passare in Macedonia. Il Vangelo usciva così dalla nativa Asia ed entrava in Europa".<br /><br />Il secondo movimento dello Spirito Santo, quello che crea l’unità, è altrettanto chiaro "nello svolgimento del cosiddetto concilio di Gerusalemme. Il problema è come far sì che l’universalità raggiunta non comprometta l’unità della Chiesa". Lo Spirito Santo, fa notare Francesco, "non opera sempre l’unità in maniera repentina, con interventi miracolosi e risolutivi, come a Pentecoste. Lo fa anche – e nella maggioranza dei casi – con un lavorio discreto, rispettoso dei tempi e delle divergenze umane, passando attraverso persone e istituzioni, preghiera e confronto. In maniera, diremmo oggi, sinodale". A tal proposito il Papa cita Sant’Agostino, che spiega l’unità operata dallo Spirito Santo con una immagine, divenuta classica: "Ciò che è l’anima per il corpo umano, lo Spirito Santo lo è per il corpo di Cristo che è la Chiesa". Questo "ci aiuta a capire una cosa importante. Lo Spirito Santo non opera l’unità della Chiesa dall’esterno; non si limita a comandare di essere uniti. È Lui stesso il 'vincolo di unità'. È Lui che fa l’unità della Chiesa".<br /><br />"L’unità della Chiesa è l’unità tra persone - rimarca il Papa - e non si realizza a tavolino, ma nella vita. Anche "l’unità dei cristiani si costruisce così: non aspettando che gli altri ci raggiungano là dove noi siamo, ma muovendoci insieme verso Cristo", conclude.<br /><br />Al termine dell'Udienza, il pensiero del Papa nuovamente a quelle nazioni del globo afflitte dalla devastazione della guerra. E invita tutti a pregare per la pace: "Il mese di ottobre, dedicato al Santo Rosario, costituisca un’occasione preziosa per valorizzare questa tradizionale preghiera mariana. Vi esorto tutti a recitare il Rosario ogni giorno, abbandonandovi fiduciosi nelle mani di Maria. A Lei, madre premurosa, affidiamo le sofferenze e il desiderio di pace delle popolazioni che subiscono la pazzia della guerra, in particolare la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, il Sudan". Wed, 09 Oct 2024 12:56:59 +0200ASIA/COREA DEL SUD - In un tempo di "ponti tagliati" con il Nord, i cattolici continuano a tenere desta la speranza di pace e riconciliazionehttps://fides.org/it/news/75516-ASIA_COREA_DEL_SUD_In_un_tempo_di_ponti_tagliati_con_il_Nord_i_cattolici_continuano_a_tenere_desta_la_speranza_di_pace_e_riconciliazionehttps://fides.org/it/news/75516-ASIA_COREA_DEL_SUD_In_un_tempo_di_ponti_tagliati_con_il_Nord_i_cattolici_continuano_a_tenere_desta_la_speranza_di_pace_e_riconciliazioneSeoul - La Corea del Nord interrompe l'accesso stradale e ferroviario alla Corea del Sud al fine di "separare completamente" i due paesi. L'esercito nordcoreano ha affermato che si sta procedendo a “isolare e bloccare in modo permanente il confine meridionale”, rafforzando le fortificazioni come "misura di autodifesa per inibire la guerra". Segnali di chiusura come questo - dal valore fortemente simbolico - caratterizzano un momento storico in cui le tensioni tra le Coree hanno raggiunto il livello più alto degli ultimi anni. Anche la società del Sud sembra risentirne e "il desiderio per la riunificazione si sta riducendo", afferma Peter Soon-Taick Chung, Arcivescovo di Seoul e Amministratore Apostolico di Pyongyang in un colloquio con l'Agenzia Fides, sviscerando il tema del rapporto Nord-Sud. "Credo che molti giovani del Sud inizino a pensare che la riconciliazione o la riunificazione non siano strade praticabili. La speranza si sta riducendo", annota. Per questo, aggiunge, "penso che sia opportuno sognare, l'immagine di convivenza in pace e continuare a tenere accesa la luce di speranza nella società coreana, soprattutto oggi, nell'attuale stallo, con il blocco completo di comunicazione, la situazione risulta molto oscura". Allora, aggiunge "la nostra missione è continuare con la preghiera e l'educazione alla pace: la Chiesa continua a chiedersi cosa si può fare e si deve fare per la pace". "Ci avviciniamo al Giubileo, che ha come tema la speranza: siamo pellegrini di speranza anche nei confronti dei rapporti con il Nord", rimarca.<br />Simon Kim Ju-young, Vescovo di Chuncheon e presidente della Commissione episcopale per la riconciliazione, rileva con amarezza che "entrambi le parti stanno si guardano con una certa animosità, e ogni canale è chiuso, anche quello degli aiuti umanitari che in passato si manteneva aperto. E mentre sulle politiche da adottare verso il Nord l'opinione pubblica coreana può risultare ancora piuttosto divisa, per quanto riguarda l'opportunità di inviare aiuti umanitari alla Corea del Nord tutto il popolo coreano è d'accordo. Ma la Corea del Nord tiene chiuso ogni canale, anche quello umanitario". <br />Questo atteggiamento, secondo gli osservatori di politica intenzionale, ha anche un'altra ragione: nell'attuale contesto internazionale, segnato da guerre anche in Europa e in Medio Oriente, il mercato delle armi ha avuto una impennata e la Corea del Nord è tra le nazioni che vendono attrezzature del proprio arsenale bellico. Questo settore agisce come un propulsore per l'economia della Nord Corea, che risulta così meno dipendente e meno bisognosa di aiuti dall'esterno.<br />In questo momento di chiusura, allora, "noi preghiamo soprattutto affinché le porte si aprano. Tutti i fedeli della Chiesa in Corea si uniscono a questa preghiera. Ad esempio in alcune diocesi alle nove della sera i fedeli si erano riuniti per chiedere a Dio riconciliazione e pace. A Seul ogni settimana si celebra la Messa per questa intenzione e nella mia diocesi di Chuncheon il 25 di ogni mese noi celebriamo una preghiera speciale", racconta il Vescovo Simon Kim Ju-young.<br />In tutte le diocesi coreane è presente la Commissione diocesana per la riconciliazione e l'unificazione del popolo coreano, in cui preti religiosi, suore e laici si radunano "per parlare di pace e continuare a sensibilizzare la gente sul tema della pace, con iniziative indirizzate ai fedeli cattolici ma anche ai non cattolici" , ricorda.<br />Un'altra modalità che è quasi "un esercizio di accoglienza" è suggerita dall'Abate benedettino Blasio Park Hyun-dong, OSB, Amministratore Apostolico della Abbazia territoriale di Tokwon, nella provincia di Hamkyongnam in Corea del Nord: oggi, l’edificio dell'abbazia di Tokwon è utilizzato come Università dell'Agricoltura. A causa della guerra di Corea, nel 1952 monaci e suore benedettine fuggirono dal Nord e fondarono un nuovo monastero a Waegwan, in Corea del Sud e oggi l'abate di Waegwan, che è anche Amministratore apostolico dell'abbazia territoriale di Tokwon, nota: "Possiamo continuare a mostrare concreta solidarietà e accoglienza verso i rifugiati che dal Nord riescono ad arrivare al Sud. Come comunità religiose facciamo del nostro meglio per prestare aiuto a questi rifugiati, a ogni livello. Quindi, anche se la riunificazione è ancora lontana, questo per noi è una sorta di preparazione alla convivenza, e serve a tenere desta la speranza per la riconciliazione".<br />Per rievocare dei rapporti diretti con il Nord, bisogna andare indietro nel tempo e i Vescovi ricordano che, nel dicembre 2015, la Commissione per la riconciliazione in seno alla Conferenza Episcopale, ha visitato Pyongyang per incontrare la comunità cattolica locale e celebrare una Messa nella Chiesa di Changchung . "In quell'occasione - ricorda Simon Kim Ju-young, allora prete - comunicammo ai fedeli locali che alle nove della sera, ogni giorno i cattolici sudcoreani pregavano per la riconciliazione. Chiedemmo loro di unirsi a questa preghiera e ci assicurano che lo avrebbero fatto". E aggiunge: "Ricordo i loro volti e le loro parole. Erano persone che si confessarono cristiani e nel mio cuore avvertii che lo dicevano con sincerità di cuore e autenticità di Spirito Santo. Oggi, ascoltando le storie dei rifugiati, pur non avendo notizie da oltre frontiera, nutriamo la speranza che vi siano ancora lì i fedeli in Cristo. Speriamo un giorno di poterci riunire e pregare nuovamente insieme".<br /> <br />Wed, 09 Oct 2024 11:33:40 +0200AFRICA/MOZAMBICO - “Mi auguro che il voto di oggi sia libero, corretto e pacifico” dice il Presidente della Conferenza Episcopalehttps://fides.org/it/news/75515-AFRICA_MOZAMBICO_Mi_auguro_che_il_voto_di_oggi_sia_libero_corretto_e_pacifico_dice_il_Presidente_della_Conferenza_Episcopalehttps://fides.org/it/news/75515-AFRICA_MOZAMBICO_Mi_auguro_che_il_voto_di_oggi_sia_libero_corretto_e_pacifico_dice_il_Presidente_della_Conferenza_EpiscopaleMaputo – “Speriamo che le elezioni siano libere ed eque e soprattutto pacifiche” dice all’Agenzia Fides Mons. Inacio Saure, Arcivescovo di Nampula, Presidente della Conferenza Episcopale del Mozambico.<br />Oggi, 9 ottobre, nel Paese dell’Africa australe si tengono le elezioni generali per eleggere il Presidente e il Parlamento. Non si attendono forti sorprese; il Frelimo al potere dall’indipendenza nel 1975 dovrebbe conservarlo anche questa volta. <br />Il Mozambico uscito nel 1992 dalla guerra civile scoppiata nel 1975 si trova da alcuni anni confrontato dalla guerriglia jihadista nella provincia di Cabo Delgago, la più settentrionale del Paese .<br />Abbiamo chiesto a Mons. Saure di analizzare la situazione del Paese alla luce del voto odierno.<br /><br />Cosa si aspetta dal voto di oggi?<br /><br />Spero innanzitutto che le elezioni siano libere ed eque e soprattutto pacifiche. La preparazione del voto è stata segnata da alcuni difficoltà. Sappiamo che vi sono stati dei ritardi e delle problematicità nelle iscrizioni alle liste elettorali, dovuti a questione burocratiche ma forse anche ad altri problemi di carattere politico. Diciamo che non vi era interesse che certe persone si iscrivessero alle liste elettorali. C’è pure una certe stanchezza e delusione da parte degli elettori perché le prime elezioni libere si sono tenute nel 1994, 30 anni fa, e da allora il voto è stato seguito da polemiche e contestazioni.<br /><br />La guerra nel nord è attribuita alla presenza di almeno una formazione di carattere jihadista. Ma questa lettura non è un po’ semplicistica?<br /><br />Noi diciamo sono i jihadisti, ma non credo che siano loro l’unica motivazione di questa guerra. Ci sono le risorse dell’area; il gas in primo luogo ma non solo: vi sono miniere di minerali strategici come ad esempio la grafite, a Balama, che sono fondamentali per le nuove tecnologie e la transizione energetica. Per questo non sappiamo davvero quale sia la vera causa principale di questa guerra. È soltanto religiosa? Non mi sembra. Dall’altronde il conflitto è esploso più o meno in coincidenza dell’avvio dello sfruttamento del gas naturale.<br /><br />Lei è Arcivescovo di Nampula che ha accolto diversi sfollati interni della guerra. Ci può descrivere la loro situazione?<br /><br />Dopo Cabo Delgado, il capoluogo della provincia dove è in atto la guerra, Nampula è la provincia che ha accolto la maggior parte dei rifugiati in fuga dalle violenze. È una sfida perché quella di Nampula è la provincia più popolata del Paese e l’aggiungersi all’improvviso di altre migliaia di persone ha posto dei problemi alle strutture dell’area. Al principio, quando sono iniziati ad arrivare i primi profughi, sono intervenute diverse organizzazioni internazionali per aiutarci. Ma poi gli aiuti si sono fortemente ridotti. Si sono dimenticati di noi e dei più di 6.000 rifugiati ancora accolti a Nampula. All’inizio era fino a 8.000 ma alcuni sono tornati a Cabo Delgado, dove gli sfollati dai villaggi colpiti dall’insicurezza sono ancora tantissimi.<br />Come Chiesa siamo impegnati al massimo attraverso le nostre Caritas diocesane e nazionale, ad aiutare queste persone. Il problema è che non abbiamo risorse sufficienti tanto più che gli aiuti internazionali sono quasi scomparsi.<br /><br />Vi sono timori che il conflitto nel nord possa estendersi ad altre aree del Mozambico?<br /><br />Gran parte del Mozambico vive in pace ma c’è il timore che l’instabilità nel nord possa estendersi al resto del Paese alimentata dalla forte povertà, specie dei giovani disoccupati, in particolare nelle città.<br /> <br />L’altra grande questione è la povertà diffusa. infatti…<br /><br />Sì soprattutto tra i giovani. Tanti giovani dalla campagne si sono trasferiti nelle città ma non hanno trovato un lavoro. Si tratta tra l’altro di una grande sfida sul piano pastorale. L’ideale sarebbe creare possibilità di formazione professionale per queste persone. La Chiesa da sola non ha mezzi per fare questo. Nella nostra precedente Visita ad Limina, Papa Francesco ci aveva raccomandato di non dimenticare mai i nostri giovani, fornendo loro luoghi di formazione. Nella visita di quest’anno ho fatto presente al Santo Padre le difficoltà che incontriamo nell’aiutare i giovani alla formazione professionale perché come Chiesa mozambicana non abbiamo i mezzi per farlo. Cerchiamo di fare il possibile ma veramente i mezzi sono molto limitati.<br />Dall’altro canto le scuole cattoliche sono molto apprezzate per la qualità del loro insegnamento. Lo Stato però ha alzato le imposte sulle nostre scuole equiparandole a delle imprese private e che questo ci ha messo in difficoltà.<br /><br />In mezzo a queste problematicità come descrive le condizioni della Chiesa in Mozambico?<br /><br />È una Chiesa vivace. Abbiamo tante vocazioni, i seminari sono pieni. È veramente una grazia. I giovani frequentano la Chiesa in massa. La maggior parte del clero è mozambicana. Abbiamo anche alcuni sacerdoti che vanno a fare il missionario in altri Paesi africani. <br />Inoltre il ruolo dei laici è molto importante perché nel 1977 l’assemblea pastorale nazionale aveva deciso di impostare una Chiesa ministeriale ovvero di ministri laici. I catechisti rivestono un ruolo fondamentale soprattutto nei villaggi dove non c’è una presenza fissa di un sacerdote. <br />Wed, 09 Oct 2024 11:05:15 +0200EUROPA/FRANCIA - Il celebre coro francese “Petits Chanteurs à la Croix de Bois” scende in campo per la Giornata Missionaria Mondialehttps://fides.org/it/news/75514-EUROPA_FRANCIA_Il_celebre_coro_francese_Petits_Chanteurs_a_la_Croix_de_Bois_scende_in_campo_per_la_Giornata_Missionaria_Mondialehttps://fides.org/it/news/75514-EUROPA_FRANCIA_Il_celebre_coro_francese_Petits_Chanteurs_a_la_Croix_de_Bois_scende_in_campo_per_la_Giornata_Missionaria_MondialeLione - La musica che eleva l’anima ed è capace di toccare le corde del cuore sarà la protagonista quest’anno di una iniziativa molto prestigiosa messa in campo dalle Pontificie Opere Missionarie francesi in vista della Settimana Missionaria Mondiale, settimana tradizionalmente dedicata in Francia all'animazione e alla promozione della Domenica dedicata alle missioni. Il coro delle voci bianche “Petits Chanteurs à la Croix de Bois”, una vera e propria istituzione in Francia, sorta nel 1907, da tre anni collabora con le POM francesi aderendo in primis alla Pontificia Opera della Infanzia Missionaria e sostenendone diversi progetti. Quest’anno il noto coro francese di voci bianche si esibirà in una tournéé di concerti con quattro date a partire da questa sera a Digione alle 20:30 alla chiesa del Sacro Cuore con uno spettacolo sul tema della missione.<br />Attraverso un repertorio vario, che spazia dalla musica sacra alla canzone francese passando per i canti popolari, frutto anche dei numerosi viaggi in giro per il mondo, i piccoli cantori accompagnano lo spettatore alla scoperta del tema missionario essendo loro stessi per primi missionari del messaggio di fede della loro musica.<br />Il ricavato di questi concerti, che prevedono poi una tappa a Lione giovedì 10 ottobre alle 20:30 , ad Annecy venerdì 11 ottobre alle 20,30 ed infine a Belleville-en-Beaujolais domenica 13 ottobre alle 16,30 , sarà devoluto ai progetti realizzati dalla Chiesa al servizio dei più bisognosi.<br />A suggellare questa collaborazione nel segno della missione tra le POM francesi ed il coro “Petits Chanteurs à la Croix de Bois” è statao lanciato in questi giorni anche un videoclip, girato interamente nella Maison de Lorette, casa appartenuta alla Beata Pauline Jaricot, fondatrice della Pontificia Opera della Propagazione della Fede, che ne custodisce la memoria storica, ed ospita gli uffici delle Pom francesi da luglio. Sulle note dell’Ave Maria di Caccini i piccoli cantori vanno alla scoperta della casa, intravedono il volto della Beata Jaricot nei quadri, nelle medaglie coniate in suo onore, così come nelle candele votive ed entrano in contatto con oggetti a lei appartenuti. Nel crescendo delle loro voci che cantano pregando l’Ave Maria in un gioco di immagini e sfumature la figura della Beata Pauline Jaricot emerge in modo solenne ed emozionante.<br /> <br /><br /><br/><strong>Link correlati</strong> :<a href="https://www.youtube.com/watch?v=TCPkQSxKWHA">VIDEOCLIP</a>Wed, 09 Oct 2024 10:42:09 +0200AFRICA/GHANA - Environmental Prayer Walk: contro l’estrazione mineraria illegalehttps://fides.org/it/news/75513-AFRICA_GHANA_Environmental_Prayer_Walk_contro_l_estrazione_mineraria_illegalehttps://fides.org/it/news/75513-AFRICA_GHANA_Environmental_Prayer_Walk_contro_l_estrazione_mineraria_illegaleAccra – Combattere l'estrazione mineraria illegale, nota come ‘Galamsey’, che sta inquinando i corsi d'acqua, distruggendo foreste e mezzi di sostentamento, oltre a causare gravi pericoli per la salute e l'ambiente alle comunità è l’obbiettivo della ‘Passeggiata di Preghiera per l’Ambiente’ promossa dall'arcidiocesi di Accra, in collaborazione con la Conferenza dei Superiori Maggiori dei Religiosi del Ghana .<br /><br />“L’evento, denominato Environmental Prayer Walk, - scrive all’Agenzia Fides il Presidente della Conferenza dei Superiori Maggiori dei Religiosi del Ghana, p. Paul Ennin della Società delle Missioni Africane - si terrà venerdì 11 ottobre 2024 ed è in linea con le nostre attività verso l'Anno Giubilare 2025: Cura del creato e protezione dell'ambiente.”<br /><br />“Questa iniziativa riflette il nostro impegno civile, comunitario e religioso nei confronti del nostro Paese e del suo ecosistema che viene distrutto” rimarca l’Arcivescovo metropolita John Bonaventure Kwofie, C.S.Sp., nel messaggio inviato per l’occasione a tutti i sacerdoti, religiosi e laici dell’Arcidiocesi.<br /><br />Secondo le notizie e i gruppi per i diritti umani decine di minatori sono stati uccisi nel crollo delle fosse negli ultimi anni, mentre gli ospedali e i centri sanitari riportano un alto numero di morti precoci per malattie polmonari dei minatori e dei residenti delle città e dei villaggi vicini alle miniere. Queste sono causate dall'inalazione di polvere che contiene metalli pesanti come il piombo, oltre ai fumi velenosi del mercurio e dell'acido nitrico che i minatori utilizzano per estrarre l'oro dai sedimenti. Le sostanze chimiche vengono poi scaricate sul terreno o nei fiumi. L'autorità idrica del Ghana afferma che il mercurio e i metalli pesanti provenienti dalle miniere hanno contaminato circa il 65% delle fonti d'acqua.<br /><br />“L’11 ottobre faremo una Passeggiata di Preghiera per la Pace, recitando il Rosario, che è la nostra arma contro ogni avversario. Ci riuniremo alla Cattedrale dello Spirito Santo di Adabraka, sobborgo meridionale di Kumasi nella regione di Ashanti del Ghana, per pregare, percorrere le vie principali e concludere con la Santa Messa alla Grotta di Cristo Re di Cantonment, distretto di Accra. Infine presenteremo una petizione alla Presidenza presso la Jubilee House” conclude l’arcivescovo Kwofie.<br /><br />Statistiche locali dimostrano che l'industria dell'estrazione dell'oro senza licenza è cresciuta a un ritmo vertiginoso nel 2024, grazie all'aumento dei prezzi globali dell'oro di quasi il 30%, che ha invogliato nuovi operatori. Le miniere su piccola scala hanno prodotto 1,2 milioni di once d'oro nei primi sette mesi di quest'anno, più che in tutto il 2023, secondo i dati del regolatore del settore minerario del Ghana.<br /><br /> <br />Wed, 09 Oct 2024 10:04:25 +0200ASIA/INDIA - Rinuncia del Vescovo di Sindhudurghttps://fides.org/it/news/75512-ASIA_INDIA_Rinuncia_del_Vescovo_di_Sindhudurghttps://fides.org/it/news/75512-ASIA_INDIA_Rinuncia_del_Vescovo_di_SindhudurgCittà del Vaticano - Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Sindhudurg , presentata da S.E. Mons. Anthony Alwyn Fernandes Barreto.<br /> Tue, 08 Oct 2024 13:24:00 +0200ASIA/INDIA - A Gesù attraverso Maria: la Chiesa “matriarcale” nello Stato di Meghalayahttps://fides.org/it/news/75511-ASIA_INDIA_A_Gesu_attraverso_Maria_la_Chiesa_matriarcale_nello_Stato_di_Meghalayahttps://fides.org/it/news/75511-ASIA_INDIA_A_Gesu_attraverso_Maria_la_Chiesa_matriarcale_nello_Stato_di_MeghalayaNongstoin - "Nel nostro territorio, dove la società è matrilineare, e dove le donne sono al centro della vita familiare e sociale, anche la Chiesa ha un volto femminile. Ed è forte e vissuta in profondità la devozione alla Vergine Maria", dice all'Agenzia Fides Wilbert Marwein, Vescovo di Nongstoin, diocesi nello stato indiano di Meghalaya, uno dei sette stati dell’India nordorientale. Si tratta di uno dei tre stati in cui la popolazione di religione cristiana è maggioritaria nella Federazione indiana. In Meghalaya i fedeli cattolici sono quasi un milione , ma i cristiani di diverse confessioni sono nel complesso il 75% della popolazione.<br />"Abbiamo ricevuto la fede, e ne siamo grati - racconta il Vescovo - dai missionari Salesiani italiani e spagnoli. La nostra diocesi abbraccia un territorio montuoso, in cui è molto arduo raggiungere i villaggi isolati, abitati soprattutto da comunità dei tre gruppi tribali principali: Khasi, Garo, Jaintia. Nonostante le difficoltà geografiche, la missione della Chiesa procede molto bene e l'amore di Cristo continua ad attirare nuovi fedeli. Nel 2006, quando la diocesi è stata creata stralciandola dal territorio di Shillong, eravamo 120 mila cattolici, ora siamo 175 mila”. <br />“Ogni anno – prosegue – abbiamo il dono di tanti nuovi battesimi di bambini e di adulti, e registriamo conversioni da indigeni animisti. Questo accade soprattutto grazie alla testimonianza di sacerdoti, suore, catechisti e catechiste, che stabiliscono rapporti di amicizia con le persone e aiutano chi è nel bisogno. Spesso chi viene a chiedere il battesimo dice di essere colpito dall'Eucaristia, Gesù che si fa pane per noi; o dalla preghiera intensa della comunità".<br /><br />In Meghalaya, l'organizzazione sociale e la cultura di tutti e tre i gruppi etnici principali ha una particolarità: è di fatto un società matriarcale, in cui la donna porta avanti la famiglia ed è il punto di riferimento principale. I figli prendono il cognome della madre e "in famiglia si fa grande festa quando nasce una bambina", nota il Vescovo. "Inoltre è l'ultima figlia colei che - secondo l'antica tradizione sociale e culturale- eredita tutto il patrimonio familiare", riferisce.<br />In questo contesto culturale la donna anche nella comunità ecclesiale ha un ruolo speciale: “Vi sono tante catechiste, donne che guidano comunità remote, che sono presenti e conducono i consigli pastorali e organizzano la vita pastorale nelle parrocchie. La nostra è decisamente una Chiesa dal volto femminile, e non c'è alcuna 'concorrenza' con l'opera e il lavoro dei sacerdoti".<br />La presenza e l'importanza delle donne si vede anche nel numero e nell'opera delle Congregazioni religiose femminili, "in cui migliaia di consacrate svolgono un servizio apostolico con profonda dedizione alla popolazione più povera, spesso nelle scuole annesse alle parrocchie, e sono molto apprezzate dalla gente", prosegue il Vescovo Marwein.<br /><br />Inoltre, proprio a causa di questo dato culturale, "il rapporto spirituale con la figura della Vergine Maria è qualcosa di molto caro e facile da vivere per le popolazioni locali, anche per i più semplici e non alfabetizzati. Viviamo una profonda devozione mariana. La figura di Maria è molto amata, vi sono processioni con profonda venerazione, è Lei la mediatrice che conduce la fede dei figli a Cristo, come vediamo in tanti che si convertono 'passando per Maria': Ad Jesum per Mariam come diceva san Luigi Grignion de Monfort. Ora in ottobre, nello speciale mese del Rosario, in ogni famiglia cattolica della diocesi si prega il Rosario in casa, in ogni casa. Maria è davvero la nostra Madre, i fedeli si sentono suoi figli , amati e protetti da Lei", rileva il Vescovo.<br /><br />Il Pastore di Nongstoin viaggia spesso nei villaggi remoti, dove tocca con mano la fede del popolo di Dio: "Mi piace e resto davvero edificato dall'andare a visitare i villaggi. Lì c'è gente semplice e umile. Vogliono parlare e aspettano i Sacramenti. Quando arrivo in un villaggio spesso trascorro oltre tre ore ad amministrare il Sacramento della Confessione. Si tenga conto che una sola parrocchia, può abbracciare oltre 30-40 villaggi, con piccoli nuclei di famiglie cattoliche che si commuovono quando arriva un o una catechista, il sacerdote o il vescovo. Questa è la mia missione e spesso in questo andare mi capita di incontrare persone che non conoscono il Signore Gesù: allora cerchiamo di annunciare e testimoniare l'amore di Dio che può toccare il cuore di ogni uomo e di ogni donna".<br /> <br />Tue, 08 Oct 2024 12:07:01 +0200