Fides News - Italianhttps://fides.org/Le notizie dell'Agenzia FidesitI contenuti del sito sono pubblicati con Licenza Creative Commons.ASIA/INDIA - Rinuncia e successione del Vescovo Jhansihttps://fides.org/it/news/75845-ASIA_INDIA_Rinuncia_e_successione_del_Vescovo_Jhansihttps://fides.org/it/news/75845-ASIA_INDIA_Rinuncia_e_successione_del_Vescovo_JhansiCittà del Vaticano - Papa Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Jhansi , presentata da S.E. Mons. Peter Parapullil. Gli succede S.E. Mons. Wilfred Gregory Moras, finora Vescovo Coadiutore della medesima Diocesi.Sat, 28 Dec 2024 12:57:21 +0100ASIA/COREA DEL SUD - Tre missionari di san Colombano tra gli "eroi dell'indipendenza" della Coreahttps://fides.org/it/news/75825-ASIA_COREA_DEL_SUD_Tre_missionari_di_san_Colombano_tra_gli_eroi_dell_indipendenza_della_Coreahttps://fides.org/it/news/75825-ASIA_COREA_DEL_SUD_Tre_missionari_di_san_Colombano_tra_gli_eroi_dell_indipendenza_della_CoreaSeoul - Il Ministero coreano per gli Affari dei Patrioti e dei Veterani ha selezionato nel dicembre 2024 tre missionari della Società di san Colombano per le missioni estere tra gli eroi dell'indipendenza, nominandoli come esempio di vita e modelli cui ispirarsi nel presente. Il Ministero ha creato uno speciale registro in cui inserire i combattenti per l'indipendenza o quanti hanno preso parte attivamente al movimento per l'indipendenza, per poter assegnare medaglie e riconoscimenti e nazionali . I tre missionari inclusi sono padre Patrick Dawson , Padre Thomas Daniel Ryan , e Padre Augustine Sweeney , tre preti irlandesi che si trovavano in Corea, nella diocesi di Jeju, negli anni '30 e '40 del secolo scorso. Il riconoscimento del governo coreano giunge in un momento in cui il paese è tuttora in uno stato di" sospensione", dopo che il presidente Yoon Suk-yeol è stato messo in stato di accusa dal Parlamento. Gli eventi improvvisi, in una delicata fase politica e sociale, hanno risvegliato nella coscienza collettiva sentimenti di orgoglio per l'indipendenza nazionale e di difesa delle istituzioni democratiche, conquiste faticose avvenute nel secolo scorso e che oggi, si ripete, vanno tutelate. L'esperienza dei missionari ricorda il contributo della Chiesa cattolica, passato e presente, alla nazione coreana. <br />I tre missionari erano attivi in Corea nel tempo dell'occupazione giapponese e, in quegli anni difficili per la popolazione coreana, trasmettevano speranza per l'indipendenza e per un futuro migliore anche nei momenti più bui. A quel tempo, i giapponesi controllavano i mass-media ed esageravano i resoconti delle loro vittorie.<br />Padre Patrick, inviato in Corea nel 1933, prestava servizio come parroco nella diocesi di Jeju. Si spendeva nel dono dei Sacramenti e in iniziative di consolazione e carità verso la popolazione oppressa. In un incontro missionario nell’aprile 1941, disse: “Secondo la stampa nipponica, l’esercito giapponese sta avanzando verso Changsha, ma la radio di Shanghai riporta la sconfitta dell’esercito giapponese. Quanto scrive il giornale giapponese è falso. Se la guerra sino-giapponese dovesse prolungarsi, il Giappone perderebbe la guerra per mancanza di rifornimenti”. Anche Padre Thomas era e parroco nella diocesi di Jeju. Nella sua comunità incoraggiava i credenti coreani a confidare in Dio e a resistere perché, diceva, "se la Cina riceve aiuti dal Regno Unito e dagli Stati Uniti e il conflitto si prolunga, il Giappone sarà sconfitto”. Il terzo missionario, p. Augustine, svolgendo un instancabile servizio apostolico e caritativo tra i fedeli di Jeju, andava raccontando alla gente che "il Giappone non aveva alcuna possibilità di uscire vittorioso dalla guerra". I tre furono arrestati nel dicembre 1941 con l'accusa di aver diffuso informazioni false e furono condannati al carcere: le loro comunità vennero private della loro presenza per alcuni anni, ma i tre vissero la prigionia sempre animati da fede e speranza. <br />Negli anni ’30, il Giappone, dovendo affrontare il movimento di liberazione nazionale nella zona coloniale di Joseon, in Corea, invase prima la Manciuria e poi Shanghai nel gennaio 1932, provocando la guerra sino-giapponese nel luglio 1937 e la guerra del Pacifico nel dicembre 1941, conflitti che durarono fino alla sua sconfitta nell'agosto 1945. Per lo sforzo bellico, il Giappone riorganizzò la colonia di Joseon come base logistica per l'esercito e organizzò un sistema di sfruttamento di manodopera e delle risorse materiali in Corea. Al fine di massimizzare lo sfruttamento, il Giappone cercò di controllare in modo capillare la quotidianità dei coreani, anche negli aspetti della vita spirituale e religiosa. Per questo il periodo che va dall'inizio della guerra sino-giapponese all'agosto 1945 viene descritto dagli storici come "il periodo più oscuro del dominio coloniale giapponese in Corea" . In questo contesto, la vicinanza e le opere di carità spirituale e materiale dei tre missionari rappresentarono un autentico e prezioso sostegno per la popolazione. <br /> <br />Sat, 28 Dec 2024 10:21:04 +0100ASIA/MYANMAR - Natale in una grotta per i fedeli profughi di Loikawhttps://fides.org/it/news/75844-ASIA_MYANMAR_Natale_in_una_grotta_per_i_fedeli_profughi_di_Loikawhttps://fides.org/it/news/75844-ASIA_MYANMAR_Natale_in_una_grotta_per_i_fedeli_profughi_di_LoikawLoikaw - Il Natale di Cristo celebrato in una grotta, nella cavità della montagna, dove i profughi hanno trovato scampo e riparo per fuggire ai bombardamenti: così lo ha celebrato Celso Ba Shwe, Vescovo della diocesi di Loikaw, nell'Est del Myanmar, che ha riunito i suoi fedeli in una Eucarestia in cui l'altare è stato allestito all'interno della grotta. <br /><br />Si sono dati da fare preti, religiosi e laici, nei giorni precedenti il Natale, per far diventare il ventre della montagna la navata di una chiesa dove accogliere le centinaia di profughi. Sono i rifugiati cattolici della diocesi di Loikaw, che da circa due anni hanno definitivamente abbandonato la città per trovare riparo e sicurezza in zone non interessate dal conflitto: nell'area continuano gli scontri tra l'esercito regolare del Myanmar e le Forze di difesa popolare, ora saldatesi con le milizie etniche, che da decenni combattevano contro il governo centrale birmano, chiedendo maggiore autonomia. <br />"E vieni in una grotta, al freddo e al gelo", dice, rivolgendosi al Bambino Gesù, il noto canto popolare "Tu scendi dalle stelle" composto da sant'Alfonso Maria De Liguori nel 1754. I fedeli birmani di Loikaw hanno vissuto nel Natale 2024 la medesima esperienza di quel bimbo infreddolito. E il Vescovo Celso ha detto ai fedeli provati dalla tribolazione: "Non abbiate paura: vi porto un annunzio di gioia, una gioia che oggi sarà condivisa con tutti l popolo. Oggi, nella città di Davide, un Salvatore è nato per voi, Cristo Signore. Apriamo i cuori alla speranza". <br />La speranza, tema dell'Anno giubilare, è anche quella di poter tornare nel 2025 nel complesso della cattedrale di Cristo Re a Loikaw, occupata nel novembre 2023 dall'esercito birmano che l'ha trasformato in una base militare.<br /> Fri, 27 Dec 2024 14:14:51 +0100ASIA/MYANMAR - Nomina di Vescovo Ausiliare di Yangonhttps://fides.org/it/news/75843-ASIA_MYANMAR_Nomina_di_Vescovo_Ausiliare_di_Yangonhttps://fides.org/it/news/75843-ASIA_MYANMAR_Nomina_di_Vescovo_Ausiliare_di_YangonCittà del Vaticano - Il Santo Padre Francesco ha nominato Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Yangon il Rev.do Sac. Raymond Wai Lin Htun, del clero della Diocesi di Hpa-An, finora Professore di Diritto Canonico ed Economo del St. Joseph’s Major Seminary a Yangon, assegnandogli la Sede titolare di Tucca di Numidia.<br /><br />Raymond Wai Lin Htun è nato il 22 settembre 1976 a Hton-Bo-Quay, nella Diocesi di Hpa-An. Ha studiato Filosofia presso il St. Joseph’s Major Seminary a Pyin-Oo-Lwin; ha poi concluso un anno di spiritualità al St. Michael’s Major Seminary a Taunggyi, continuando successivamente gli studi in Teologia presso il St. Joseph’s Major Seminary a Yangon.<br /><br />È stato ordinato sacerdote il 18 marzo 2007 per la Diocesi di Hpa-An.<br /><br />Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Vicario Parrocchiale della St. Francis Xavier’s Catholic a Hpa-An ; Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma ; Professore di Diritto Canonico ed Economo del St. Joseph’s Major Seminary a Yangon ; Difensore del Vincolo nel Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Yangon . Fri, 27 Dec 2024 13:17:49 +0100AFRICA - Effetti “collaterali”: ecco come le guerre africane sabotano anche l’accesso all’istruzione per le giovani generazionihttps://fides.org/it/news/75842-AFRICA_Effetti_collaterali_ecco_come_le_guerre_africane_sabotano_anche_l_accesso_all_istruzione_per_le_giovani_generazionihttps://fides.org/it/news/75842-AFRICA_Effetti_collaterali_ecco_come_le_guerre_africane_sabotano_anche_l_accesso_all_istruzione_per_le_giovani_generazionidi Cosimo Graziani<br /><br />Il Cairo - La tragica emergenza dei milioni di profughi e sfollati provocati dai tanti conflitti in atto nel Continente africano diventa ancora più acuta per coloro che la soffrono sulla loro pelle quando sono in età scolare. Garantire per loro il diritto all’istruzione diventa cruciale. <br />Il problema è stato affrontato nelle scorse settimane riguardo alla condizione degli studenti provenienti dal Sudan e rifugiati in Egitto: in un incontro trai i ministri degli Esteri dei due Paesi si è deciso di fissare per il 28 dicembre 2024 la data per gli esami di fine anni dell’anno accademico del 2023.<br />Secondo fonti governative, in Egitto sono presenti circa un milione e duecentomila rifugiati sudanesi, mentre l’Agenzia ONU per i rifugiati ne ha registrati 834mila. <br />I minori che fuggono dal Sudan con età inferiore ai 16 anni non hanno l’obbligo di registrarsi all’arrivo in Egitto. I costi scolastici, la redistribuzione dei profughi minorenni sudanesi nelle scuole egiziane, il loro inserimento e la disorganizzazione delle scuole e delle forme di istruzione a loro dedicate sono i problemi principali affrontati dai minori che riescono a registrarsi, mentre secondo quanto pubblicato dalla Ong Human Rights Watch per coloro che non ottengono la registrazione il diritto all’istruzione in Egitto non è garantito. E questo vale non solo per i sudanesi, ma anche per coloro che provengono da altre zone di guerra, come i profughi palestinesi.<br /><br />L’istruzione a cui hanno potenzialmente accesso i minori giunti come profughi in Egitto rappresenta comunque un lusso se paragonata alla condizione dei minori rimasti in Sudan. Secondo le ultime stime riportate dalla BBC sarebbero ben cinque milioni i minori che si trovano sfollati all’interno del Paese. Per loro la necessità è cercare di sopravvivere alle violenze e alla diffusa insicurezza alimentare, e l’istruzione passa in secondo piano.<br />Vaste aree del Continente africano sono oggi dilaniate da conflitti, violenze praticate da gruppi armati, lotte per il controllo delle risorse: Africa occidentale e Sahel, Nigeria Repubblica Democratica del Congo, Etiopia…dovunque le scuole e l’istruzione sono tra le prime vittime degli scontri armati, perché la continuazione delle ordinarie attività educative viene percepita come un ostacolo per l’azione delle milizie. Le Nazioni Unite stimano quest’anno che quasi il 40% degli attacchi alle scuole in tutto il mondo avvengono in Africa, dove se ne sono registrati più di duemila e cinquecento negli ultimi anni.<br /><br />Nel Sahel al momento ci sono ben 14mila scuole chiuse, con ben due milioni e ottocentomila bambini che non possono andare a scuola. In Repubblica Democratica del Congo il problema è diffuso nelle regioni orientali, dove agiscono sia gruppi armati estremisti che gruppi sostenuti da paesi confinanti. Solo all’inizio di quest’anno erano ben cinquecento le scuole chiuse nel Nord Kivu, un dato che per il 2024, non si preannuncia migliorato visto la persistente situazione di violenza. In totale, secondo le stime pubblicate dall’Unesco lo scorso settembre, nella sola Africa subsahariana sono concentrati il 30% di tutti i minori del mondo che non vanno a scuola.<br /><br />Il problema si coglie in tutta la sua gravità se si tiene conto che la popolazione del Continente è la più giovane al mondo. Un alto numero di minori non scolarizzati a causa dei conflitti aggiunge incertezza e nuovi problemi sulle prospettive future. Curare la scolarizzazione può garantire uno sviluppo economico che sia il più diffuso possibile, ma oggi troppi ragazzi e bambini sono profughi a causa di guerre o vivono ancora negli slum delle grandi città e rischiano di rimanere ai margini della società per tutta la vita. <br />Nei casi dei minori che non vanno a scuola a causa dei conflitti, il fenomeno assume anche delle caratteristiche di genere, perché le bambine sono spesso le prime a smettere di andare a scuola e le ultime a riprendere gli studi dopo la fine dei conflitti.<br />Fri, 27 Dec 2024 13:03:59 +0100ASIA/VIETNAM - Martire e pastore. La vita donata in letizia di padre Diephttps://fides.org/it/news/75833-ASIA_VIETNAM_Martire_e_pastore_La_vita_donata_in_letizia_di_padre_Diephttps://fides.org/it/news/75833-ASIA_VIETNAM_Martire_e_pastore_La_vita_donata_in_letizia_di_padre_DiepBac Lieu - Dagli anni '80, gruppi di pellegrini, da tutto il Vietnam, si recano alla chiesa di Tac Say, nel Delta del Mekong, l'estremità meridionale del Vietnam. La loro visita è motivata dalla devozione e dalla richiesta di intercessione al sacerdote Francisco Xavier Truong Buu Diep, sepolto in quella chiesa, di cui la Santa Sede ha riconosciuto il martirio. Il 25 novembre scorso, Papa ha autorizzato la promulgazione del decreto sul martirio di padre Francis Xavier Truong Buu Diep , sacerdote diocesano vietnamita assassinato in odio alla fede durante la prima guerra del Vietnam.<br />Il numero di persone che hanno ricevuto grazie e benedizioni nella vita tramite l'intercessione di padre Diep è aumentato negli anni, così un numero sempre maggiore di fedeli, ma anche di non cattolici, provenienti dal paese e dall'estero si sono recati alla chiesa di Tac Say. In special modo l'11 e il 12 marzo i pellegrini sono decine di migliaia. Partecipano alla messa e pregano con riverenza e solennità. Ma anche nel corso dell'anno il flusso di persone che sosta sulla sua tomba è ininterrotto.<br />Padre Diep è considerato il sacerdote cattolico più amato in Vietnam, una nazione in cui i buddisti costituiscono oltre l'80% della popolazione. Lo testimoniano i pellegrinaggi spontanei di persone di tutti i ceti sociali e di diverse religioni, da ogni zona del paese. Tutti pregano affinché padre Diep sostenga le loro famiglie e li aiuti a superare situazioni difficili della vita. L'immagine di Padre Diep è presente ovunque: nelle case, negli uffici, nei negozi, nei mercati, nei ristoranti, nelle auto, nelle strade urbane ma anche nelle remote aree rurali. Un gran numero di vietnamiti ha accolto Padre Diep nelle loro vite in modo così intimo che porta sempre con sé la sua immaginetta, tra gli effetti personali, nella forte convinzione che egli li aiuterà amorevolmente nelle circostanze della vita. <br />"Padre Diep era molto gentile, la sua voce era mite ma chiara quando predicava. Era un prete che amava molto i poveri: quando c'erano persone povere e affamate, o persone in difficoltà nel trovare un alloggio, donava loro riso dalla sua dispensa e faceva di tutto per aiutarle", racconta all'Agenzia Fides Giacobbe Huynh Van Lap, un chierichetto e viveva con lui quando era il sacerdote era parroco della chiesa di Tac Say.<br />Negli anni 1945-1946, la situazione sociale era molto caotica e instabile quando francesi e giapponesi combattevano per il dominio del Vietnam. Nelle aree rurali come il territorio la parrocchia di Tac Say, la situazione era ancora più tragica a causa dello stato di anarchia e dei saccheggi che si verificavano ogni giorno. Era anche il periodo in cui padre Truong Buu Diep era parroco della parrocchia di Tac Say, nel distretto di Gia Rai, parte della provincia di Bac Lieu, nel Vietnam meridionale. In quella situazione instabile, altri preti, emendo per la vita del loro confratello, gli consigliavano di nascondersi finché la situazione non si fosse stabilizzata. Anche i francesi per tre volte giunsero davanti alla chiesa per trarlo in salvo, ma padre Diep si rifiutò e rispose: "Vivo con il gregge dei miei fedeli e, se devo morire, desidero morire con loro". Il 12 marzo 1946, fu arrestato dai giapponesi insieme a oltre 70 abitanti del villaggio nella parrocchia di Tac Say. Tutti furono rinchiusi in un granaio. Come racconta Van Lap, i soldati ammassarono della paglia intorno a loro, con l'intenzione di bruciarla per ucciderli tutti, ma padre Diep disse agli uomini armati: "Sono io il Pastore di questi fedeli, sono disposto a morire per loro. Prendete me". Il capo del gruppo armato pensava che, uccidendo padre Diep, la parrocchia e la comunità di Tac Say si sarebbe disintegrata. Di fronte alle parole di padre Diep, che si era offerto di morire per la sua comunità, molti cattolici si inginocchiarono e gli chiesero di ricevere per l'ultima volta il sacramento della confessione. Altri, che non erano cattolici, gli chiesero di farsi battezzare. <br />Quella notte, uomini armati portarono fuori Padre Diep e lo decapitarono. Coloro che erano presenti all'esecuzione raccontarono in seguito che, di fronte alla morte, padre Diep rimase in uno stato di pace e profonda serenità, senza mostrare la minima paura. Guardò i due carnefici e gentilmente disse loro : "Vi perdono per le vostre azioni". Dopo aver decapitato padre Diep, i due carnefici si inginocchiarono, con il corpo tremante, e corsero via verso la foresta. Da quel momento in poi, nessuno li vide mai più. <br />Il giorno dopo, il corpo del sacerdote fu trovato in uno stagno. Le sue mani erano ancora giunte davanti al petto come se stesse pregando. I parrocchiani lo ripresero e lo seppellirono segretamente nella chiesa di Khuc Treo, nel comune di An Trach, all'interno della provincia di Bac Lieu, a 7 km dalla chiesa di Tac Say.<br />Nel 1969, i suoi resti furono trasferiti nella chiesa di Tac Say, dove aveva svolto il ministero di parroco per 16 anni. La sua tomba attuale è stata ristrutturata il 4 giugno 1989 e ora è un luogo in cui i pellegrini vengono avvistare giorno e notte.<br />Francis Truong Buu Diep è nato il 1° gennaio 1897 ed è stato battezzato il 2 febbraio 1897 nella parrocchia di Con Phuoc, nel comune di My Luong, nella provincia di An Giang. Nel 1909, fu mandato al seminario minore di Cu Lao Gieng, nel comune di Tan My per studiare. Dopo aver terminato il seminario minore, andò al seminario maggiore di Nam Vang, in Cambogia . Fu ordinato sacerdote a Nam Vang dal vescovo francese Jean-Baptiste-Maximilien Chabalier MEP nel 1924. Dal 1924 al 1927 fu vice parroco nella parrocchia di Ho Tru, una parrocchia vietnamita che viveva nella provincia di Kandal, in Cambogia. Dal 1927 al 1929, tornò a lavorare come professore al seminario minore di Cu Lao Gieng nella provincia di An Giang. Nel marzo 1930, tornò a prendersi cura della parrocchia di Tac Say, dove venne ucciso il 12 marzo 1946.<br /> <br /><br />Fri, 27 Dec 2024 16:21:15 +0100VATICANO/ANGELUS - Papa Francesco nella Festa di Santo Stefano: i martiri cristiani pregano anche per la salvezza dei loro carneficihttps://fides.org/it/news/75841-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_nella_Festa_di_Santo_Stefano_i_martiri_cristiani_pregano_anche_per_la_salvezza_dei_loro_carneficihttps://fides.org/it/news/75841-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_nella_Festa_di_Santo_Stefano_i_martiri_cristiani_pregano_anche_per_la_salvezza_dei_loro_carneficiRoma - L’amore, umanamente impossibile, rivolto anche ai propri carnefici è uno dei connotati propri del martirio cristiano, che lo rendono imparagonabile a tutte le forme umane di sacrificio che nascono dall’abnegazione verso “buone cause” ideologiche o religiose. Lo ha ripetuto Papa Francesco, nella breve catechesi che ha preceduto la recita dell’Angelus nella giornata di oggi, giovedì 26 dicembre, giorno della festa di Santo Stefano, che la Chiesa celebra come “Protomartire” . <br /><br />Il racconto degli Atti degli Apostoli - ha ricordato il Vescovo di Roma «ce lo presenta mentre, morendo, prega per i suoi uccisori». E «se a prima vista Stefano sembra subire impotente una violenza, in realtà, da uomo veramente libero, continua ad amare anche i suoi uccisori e ad offrire la sua vita per loro, come Gesù; offre la vita perché si pentano e, perdonati, possano avere in dono la vita eterna». Proprio in questo suo abbracciare col suo sacrificio i suoi stessi carnefici «il diacono Stefano ci appare come testimone di quel Dio che ha un solo grande desiderio: “che tutti gli uomini siano salvati”» ha fatto notare il Papa, citando la prima Lettera di San Paolo a Timoteo. <br /><br />Il desiderio del cuore di Dio - ha insistito il Pontefice - è «che nessuno vada perduto». Così Stefano diventa «testimone di quel Padre – il nostro Padre – che vuole il bene e solo il bene per ciascuno dei suoi figli, e sempre; il Padre che non esclude nessuno, il Padre che non si stanca mai di cercarli, e di riaccoglierli quando ritornano pentiti a Lui e il Padre che non si stanca di perdonare». <br /><br />Anche oggi, chi perde la vita a causa del Vangelo - ha sottolineato Papa Francesco, riferendosi alle persecuzioni e ai martiri del tempo presente - partecipa dello stesso miracolo di gratuità che si manifestò nella vicenda del Primo Martire Stefano. Anche loro, come Stefano, «Non si lasciano uccidere per debolezza, né per difendere un’ideologia, ma per rendere tutti partecipi del dono di salvezza. E lo fanno in primo luogo per il bene dei loro uccisori: per i loro uccisori … e pregano per loro. Ce ne ha lasciato un esempio bellissimo il Beato Christian de Chergé, che chiamava il suo uccisore “amico dell’ultimo minuto”», ha ricordato il Pontefice, richiamando alla memoria le suggestive parole del Priore dei Monaci trappisti martiri di Tibhirine .<br /><br />Dopo la recita dell’Angelus, e dopo aver salutato i «fratelli e sorelle ebrei nel mondo» che celebrano la Festa delle luci, Hanukkah, il Pontefice ha ricordato che è parte della tradizione e dello spirito del Giubileo anche la remissione dei debiti pregressi. E ha invitato per questo a appoggiare la campagna di Caritas Internationalis per sollevare i Paesi oppressi da debiti insostenibili e promuovere lo sviluppo. La questione del debito, ha sottolineato, «è legata a quella della pace e del “mercato nero” degli armamenti. Basta colonizzare i popoli con le armi! Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie, contro il lavoro minorile», ha detto il Papa, facendo seguire queste parole dal consueto appello a pregare «per la pace nel mondo intero! La pace nella martoriata Ucraina, in Gaza, Israele, Myanmar, Nord Kivu e in tanti Paesi che sono in guerra».<br /><br />Nella prima mattinata, il Papa aveva aperto la seconda Porta Santa di questo Giubileo. Lo aveva fatto nella cappella dedicata al "Padre Nostro" del carcere romano di Rebibbia, alla presenza di circa un'ottantina di persone detenute e agenti di Polizia Penitenziaria. Nella storia dei Giubilei ordinari è la prima volta che una Porta Santa si apre all'interno di un carcere, definito dallo stesso Pontefice come una «cattedrale del dolore e della speranza». Thu, 26 Dec 2024 21:12:22 +0100VATICANO/URBI ET ORBI - Natale, il Papa: La misericordia cancella odio e vendetta, apriamo le porte a gesti di dialogohttps://fides.org/it/news/75840-VATICANO_URBI_ET_ORBI_Natale_il_Papa_La_misericordia_cancella_odio_e_vendetta_apriamo_le_porte_a_gesti_di_dialogohttps://fides.org/it/news/75840-VATICANO_URBI_ET_ORBI_Natale_il_Papa_La_misericordia_cancella_odio_e_vendetta_apriamo_le_porte_a_gesti_di_dialogodi Fabio Beretta<br /><br />Città del Vaticano - «La misericordia di Dio può tutto, scioglie ogni nodo, abbatte ogni muro di divisione, la misericordia di Dio dissolve l’odio e lo spirito di vendetta. Venite! Gesù è la Porta della pace». All'indomani dell'avvio del Giubileo, è ancora il simbolo della Porta Santa ad essere al centro del messaggio di auguri di Natale che Papa Francesco ha pronunciato affacciato, come da tradizione, dalla loggia centrale della basilica vaticana, per la benedizione Urbi et Orbi.<br /><br />La nascita di Cristo, avvenuta più di duemila anni fa, «si rinnova per opera dello Spirito Santo, lo stesso Spirito d’Amore e di Vita che fecondò il grembo di Maria e dalla sua carne umana formò Gesù. E così oggi, nel travaglio di questo nostro tempo, si incarna nuovamente e realmente la Parola eterna di salvezza, che dice ad ogni uomo e ogni donna, che dice al mondo intero: "Io ti amo, io ti perdono, ritorna a me, la porta del mio cuore è aperta per te!”».<br /><br />«La porta del cuore di Dio è sempre aperta, ritorniamo a Lui! Ritorniamo al cuore che ci ama e ci perdona! Lasciamoci perdonare da Lui, lasciamoci riconciliare con Lui! Dio perdona sempre! Dio perdona tutto», ha aggiunto a braccio il Pontefice, rimarcando: «Non abbiate paura! La Porta è spalancata! Non è necessario bussare. Venite! Lasciamoci riconciliare con Dio, e allora saremo riconciliati con noi stessi e potremo riconciliarci tra di noi, anche con i nostri nemici».<br /><br />Per il Vescovo di Roma, per essere abbracciati dalla salvezza basta varcare quella porta, mentre noi, al contrario, «spesso ci fermiamo solo sulla soglia; non abbiamo il coraggio di oltrepassarla, perché ci mette in discussione. Entrare per la Porta richiede il sacrificio di fare un passo, di lasciarsi alle spalle contese e divisioni, per abbandonarsi alle braccia aperte del Bambino che è il Principe della pace».<br /><br />Da qui l'appello a tutte le nazioni in guerra affinché «ogni persona» e «ogni popolo» possa «avere il coraggio di varcare la Porta», di «far tacere le armi e superare le divisioni!». Il Pontefice ha quindi iniziato quindi a snocciolare uno ad uno tutti i conflitti che lacerano il pianeta, partendo da quello geograficamente più vicino, ovvero quello ai confini dell'Europa: «Tacciano le armi nella martoriata Ucraina! Si abbia l’audacia di aprire la porta al negoziato e a gesti di dialogo e d’incontro, per arrivare a una pace giusta e duratura».<br /><br />«Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Palestina e in Israele, e in particolare alla cara comunità di Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra», ha aggiunto il Papa, dicendosi poi «vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella di Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale».<br /><br />Lo sguardo del Pontefice si è poi allargato all'Africa: «Possa la nascita del Salvatore portare un tempo di speranza alle famiglie di migliaia di bambini che stanno morendo per un’epidemia di morbillo nella Repubblica Democratica del Congo, come pure alle popolazioni dell’Est di quel Paese e a quelle del Burkina Faso, del Mali, del Niger e del Mozambico. La crisi umanitaria che le colpisce è causata principalmente dai conflitti armati e dalla piaga del terrorismo ed è aggravata dagli effetti devastanti del cambiamento climatico, che provocano la perdita di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone. Penso pure alle popolazioni dei Paesi del Corno d’Africa per le quali imploro i doni della pace, della concordia e della fratellanza. Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’impegno della comunità internazionale nel favorire l’accesso agli aiuti umanitari per la popolazione civile del Sudan e nell’avviare nuovi negoziati in vista di un cessate-il-fuoco».<br /><br />Non è mancato un pensiero per l'ex Birmania: «L’annuncio del Natale rechi conforto agli abitanti del Myanmar, che, a causa dei continui scontri armati, patiscono gravi sofferenze e sono costretti a fuggire dalle proprie case». Infine, l'appello per la pace si è esteso al continente americano. L'auspicio del Vescovo di Roma è che «si trovino al più presto soluzioni efficaci nella verità e nella giustizia, per promuovere l’armonia sociale, in particolare penso ad Haiti, in Venezuela, Colombia e Nicaragua, e ci si adoperi, specialmente in quest’Anno giubilare, per edificare il bene comune e riscoprire la dignità di ogni persona, superando le divisioni politiche».<br /><br />Il Giubileo «sia l’occasione per abbattere tutti i muri di separazione: quelli ideologici, che tante volte segnano la vita politica, e anche quelli fisici, come la divisione che interessa da ormai cinquant’anni l’isola di Cipro e che ne ha lacerato il tessuto umano e sociale. Auspico che si possa giungere a una soluzione condivisa, una soluzione che ponga fine alla divisione nel pieno rispetto dei diritti e della dignità di tutte le comunità cipriote» e, allo stesso tempo, l'Anno Santo «sia l’occasione per rimettere i debiti, specialmente quelli che gravano sui Paesi più poveri. Ciascuno è chiamato a perdonare le offese ricevute, perché il Figlio di Dio, che è nato nel freddo e nel buio della notte, rimette ogni nostro debito», ha concluso il Pontefice, che prima della benedizione "alla Città e al Mondo" non ha dimenticato «chi si prodiga per il bene in modo silenzioso e fedele: penso ai genitori, agli educatori, e agli insegnanti, che hanno la grande responsabilità di formare le generazioni future; penso agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, a quanti sono impegnati in opere di carità, specialmente ai missionari sparsi nel mondo, che portano luce e conforto a tante persone in difficoltà. A tutti loro vogliamo dire: grazie!». Wed, 25 Dec 2024 16:13:05 +0100VATICANO - Notte di Natale, Papa Francesco apre il Giubileo: in questa terra che soffre e geme, la speranza di Cristo è vivahttps://fides.org/it/news/75839-VATICANO_Notte_di_Natale_Papa_Francesco_apre_il_Giubileo_in_questa_terra_che_soffre_e_geme_la_speranza_di_Cristo_e_vivahttps://fides.org/it/news/75839-VATICANO_Notte_di_Natale_Papa_Francesco_apre_il_Giubileo_in_questa_terra_che_soffre_e_geme_la_speranza_di_Cristo_e_vivadi Fabio Beretta<br /><br />Città del Vaticano - "Haec porta Domini. Iusti intrabunt in eam". Nella notte di Natale, la Porta Santa della basilica di San Pietro si spalanca su un mondo lacerato da guerre e violenze. Ha inizio il Giubileo della Chiesa cattolica, il 27mo “ordinario”, dedicato alla speranza.<br /><br />E se un tempo era il suono del corno di montone chiamato Jobel ad annunciare l'avvio dell'Anno Santo, il terzo Giubileo del XXI secolo ha preso il via con un concerto di campane, all’inizio della solenne cerimonia.<br /><br />Cerimonia presieduta da Papa Francesco, giunto alla basilica vaticana in sedia a rotelle. Dinanzi a lui i battenti in bronzo della Porta Santa, opera dello scultore toscano Vico Consorti. I battenti erano ancora chiusi quando è stato proclamato il Vangelo secondo Giovanni, in cui Gesù descrive sé stesso come la porta da varcare per essere salvati.<br /><br />Decorata con rami di abete, agrifogli e fiori rossi e gialli, la Porta Santa viene quindi aperta. Il Pontefice si ferma in silenzio orante sulla soglia della basilica mentre un lungo applauso accoglie il momento. Il Vescovo di Roma, seguito da cardinali, vescovi, sacerdoti e anche 54 fedeli in rappresentanza di tutto il Popolo di Dio.<br /><br />Tra di loro erano presenti alcuni esponenti delle altre Chiese e comunità ecclesiali non cattoliche presenti a Roma. Alcuni di questi ospiti ecumenici, ha fatto sapere il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani in una nota, "sono stati invitati ad essere tra coloro che attraverseranno la soglia della Porta Santa". Un gesto che è innanzitutto “un segno visibile della fede che tutti i cristiani condividono in Gesù Cristo, il Verbo fatto carne – la fede che professiamo nel Credo Niceno – e della nostra comune fede che lo stesso Gesù è la Porta attraverso la quale entriamo alla vita. Sottolineare in questo modo ciò che è condiviso da tutti i cristiani, piuttosto che le cose che li dividono, è una risposta alla chiamata giubilare a essere pellegrini della speranza che non delude, manifestando la nostra comunione reale anche se incompleta".<br /><br />La solenne processione guidata dal Vescovo di Roma si è fermata dinanzi all'Altare della Confessione, dove, come di consueto, è posta la statuetta di Gesù Bambino. Statuetta che viene svelata al termine del canto della "Kalenda", ovvero l'annuncio che inquadra storicamente la nascita del Figlio di Dio. <br /><br />«L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra, nella piccolezza di un Bambino», sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato poco dopo nell'omelia, una riflessione intessuta attorno alla parola chiave che sarà il filo conduttore di questo Giubileo, definito “il Giubileo della Speranza”.<br /><br />Cristo stesso, venuto nella carne, è sorgente sempre viva della speranza cristiana, dono per il mondo. E «Se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre».<br /><br />Dando inizio all'Anno Santo - ha sottolineato il Papa - questa notte «la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te». Come i pastori che per primi adorarono Gesù Bambino, e poi andarono «senza indugio» a annunciare a altri quello che avevano visto, «anche noi non possiamo "rallentare il passo. Perché la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme».<br /><br />«Ce ne sono tante di desolazioni in questo tempo pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe su scuole e ospedali», ha aggiunto a braccio. <br /><br />La speranza cristiana, ha proseguito il Pontefice, «non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione».<br /><br />«Questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù», ha aggiunto il Pontefice.<br /><br />«Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la 'porta santa' del cuore di Dio. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude», ha esortato il Papa concludendo la sua omelia, e al termine della celebrazione si è fermato in silenzio a pregare davanti al presepe allestito all'interno della basilica vaticana. Tue, 24 Dec 2024 20:08:34 +0100ASIA/LAOS - Rinuncia e Nomina del Vicario Apostolico di Vientianehttps://fides.org/it/news/75838-ASIA_LAOS_Rinuncia_e_Nomina_del_Vicario_Apostolico_di_Vientianehttps://fides.org/it/news/75838-ASIA_LAOS_Rinuncia_e_Nomina_del_Vicario_Apostolico_di_VientianeCittà del Vaticano - Il Santo Padre Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Vientiane, presentata da S.Em.za il Sig. Cardinale Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun, I.V.D.<br /><br />Il Santo Padre Francesco ha nominato Vicario Apostolico della medesima Sede il Rev. Sac. Anthony Adoun Hongsaphong, del clero del Vicariato Apostolico di Paksé, finora Professore del Seminario Maggiore Nazionale a Thakeh e Responsabile della pastorale nelle 11 stazioni missionarie del Vicariato Apostolico di Paksé.<br /><br />Anthony Adoun Hongsaphong è nato il 4 aprile 1964 a Paksé, nel Vicariato Apostolico di Paksé. Ha studiato Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore St. Charles Boromée conseguendo la Laurea all’Université de Fribourg in Svizzera.<br /><br />È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 1994 per il clero del Vicariato Apostolico di Paksé.<br /><br />Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino – Angelicum di Roma ; Vicario Parrocchiale della Cathedral of the Immaculate Conception di Ubon Ratchathani, Thailandia ; Giudice del Tribunale Ecclesiastico dell’Arcidiocesi di Tharé-Nonseng, Thailandia ; Parroco della Holy Family a Ban Nongkhu, Thailandia ; Rettore del Seminario propedeutico Pastor Bonus a Paksé, Laos ; Parroco della Cattedrale e Responsabile delle 12 comunità cattoliche nel Vicariato Apostolico di Paksé ; Professore di Diritto Canonico, Sacramentaria, Ecumenismo, Introduzione alla Sacra Scrittura presso il Seminario Maggiore Nazionale a Thakeh ; Responsabile della pastorale nelle 11 stazioni missionarie del Vicariato Apostolico di Paksé . Mon, 23 Dec 2024 15:03:37 +0100ASIA/MYANMAR - Istruzione negata per la guerra: il contributo delle religiose cattoliche per fare scuola ai ragazzihttps://fides.org/it/news/75824-ASIA_MYANMAR_Istruzione_negata_per_la_guerra_il_contributo_delle_religiose_cattoliche_per_fare_scuola_ai_ragazzihttps://fides.org/it/news/75824-ASIA_MYANMAR_Istruzione_negata_per_la_guerra_il_contributo_delle_religiose_cattoliche_per_fare_scuola_ai_ragazziYangon – A quasi quattro anni dal colpo di stato e dallo scoppio della guerra civile, oltre alla sofferenza economica e allo sfollamento, c'è un ambito che ha subito un duro colpo e che crea gravi preoccupazioni per il futuro del paese: l'impossibilità per bambini, ragazzi, giovani di continuare la scuola e il percorso di istruzione. a tutti i livelli. Tra l'altro gli studenti universitari sono stati in prima linea nell'opposizione alla giunta, prima nel movimento di disobbedienza civile, poi arruolandosi tra le fila delle Forze di Difesa Popolare che si oppongono al regime. Molti di loro hanno, dunque, abbandonato volontariamente gli studi.<br />Secondo dati Onu, tra il febbraio 2020 e febbraio 2022, le scuole pubbliche in Myanmar sono rimaste chiuse per ben 532 giorni. Sebbene le autorità militari abbiano ordinato la riapertura delle scuole pubbliche, il 30% del personale docente si è unito al movimento di disobbedienza civile ed è stato licenziato dalle autorità militari. E molte famiglie hanno ritirato bambini e ragazzi dalla scuola, perché in disaccordo con le imposizioni del regime. Per tutti costoro c'è il pericolo di aver perso definitivamente più di tre anni e mezzo di istruzione. I tassi di abbandono scolastico sono aumentati vertiginosamente nel paese e un vero e proprio crollo si è registrato tra gli studenti delle scuole superiori. <br />Gli istituti educativi superiori e universitari privati, almeno quelli ufficialmente riconosciuti in Myanmar, hanno cercato assorbire il fenomeno della carenza o della chiusura delle scuole pubbliche. Ma solo le famiglie economicamente più benestanti hanno potuto permettersi quell'istruzione, piuttosto costosa. Quegli istituti, poi, sono sono concentrati principalmente nelle aree urbane, nel centro del paese, l'area controllata dalla giunta militare. Sono invece del tutto assenti nelle aree rurali o nelle regioni periferiche.<br />Un’altra "misura correttiva" che si è cercata di attivare per l'accesso all'istruzione è stata quella di avviare corsi di formazione online ma anche questa ha riguardato solo una minima percentuale di bambini e famiglie che vivono nelle città e che dispongono di adeguati mezzi tecnologici.<br /><br />Con il propagarsi del conflitto e la creazione dell'alleanza che ha visto gli eserciti delle minoranze etniche unirsi alle forze popolari, il territorio della nazione si è spaccato: la parte centrale e le città principali come Yangon e Mandalay sono sotto il controllo del governo militare; le regioni e gli stati periferici sono controllati dei ribelli. Se nelle città dove governa la giunta, scuole e istituti educativi continuano a funzionare, nelle aree remote, per sopperire alla mancanza di istruzione sono nate spontaneamente numerose istituzioni indipendenti che organizzano scuola per i bambini e anche corsi di infermieristica, tecnologia o lingue a migliaia di adolescenti. Le organizzazioni sociali e religiose hanno fondato piccole scuole informali indipendenti, soprattutto a beneficio degli sfollati; queste esperienza scolastiche non hanno però il riconoscimento ufficiale dello stato e non possono rilasciare titoli di studio.<br />Altri giovani cercano invece di fuggire per studiare in Thailandia, per poter continuare il percorso di formazione e anche per sfuggire al provvedimento di arruolamento coatto emesso dalla giunta, che l'esercito regolare sta portando avanti. Ma la Thailandia continua ad applicare criteri molto restrittivi e selettivi per immigrazione e nel rilasciare visti di studio.<br />La guerra, la chiusura delle scuole, l'abbandono scolastico distruggono il futuro dei giovani, soprattutto di quanti - la maggioranza - non ha accettato il nuovo regime dopo il colpo di stato. Le limitate opportunità o la totale mancanza di apprendimento hanno dunque generato una crisi massiccia nel settore dell'istruzione del Myanmar che ha come conseguenza la perdita di "capitale umano" nella nazione.<br /><br />Sono molto presenti, in tale cornice, le congregazioni religiose femminili che in Myanmar hanno messo a disposizione tutte le loro case, conventi e risorse umane per fare scuola ai bambini, non solo di famiglie cattoliche ma di famiglie bisognose di ogni credo religioso. <br />Le Suore del Buon Pastore, ad esempio, lavorano con bambini e ragazzi, svolgendo ogni giorno un'opera educativa, anche per far sentire loro una certa "normalità" di vita. Le religiose hanno comunità nelle città di Yangon e Mandalay e hanno attivato classi anche in zone remote come Magyikwin, Loikaw o a Tachileik .<br />Ugualmente le suore missionarie di San Colombano, da sempre molto attive nel campo dell'istruzione - hanno fondato e supervisionato numerose scuole, e programmi educativi - proseguono a tenere lezioni a bambini soprattutto di famiglie sfollate.<br />L'impegno delle Suore missionarie di Maria aiuto dei cristiani , religiose dal carisma salesiano, è radicato nello stato Chin dove dal 2021 si prendono cura dell'istruzione delle ragazze delle famiglie più povere. <br />Le cuore di san Francesco Saverio si dedicano a bambini molto piccoli, per la maggior parte di famiglie buddiste nello stato Karen, nel sud est della nazione. Qui le scuole non sono sicure e le famiglie hanno bisogno di centri di studio sicuri: per questo le suore si sono messe in gioco, aprendo le porte dei loro istituti.<br /><br />Tra le iniziative informali, vi sono anche classi di ragazzi formatesi presso monasteri buddisti. Per i bambini più poveri dei territori della regione di Yangon vi è l'iniziativa denominata "Yay Chan Sin" che offre a 400 bambini e ragazzi un percorso di studi, grazie fondatore, il 27enne buddista Phyo Ko Ko Maung, che ha cercato di dare ai bambini di strada opportunità educative .<br /> <br />Mon, 23 Dec 2024 13:14:07 +0100VATICANO/ANGELUS - Papa Francesco: “Nessun bambino è un errore”, “impariamo a stupirci davanti al mistero della vita che nasce”https://fides.org/it/news/75837-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_Nessun_bambino_e_un_errore_impariamo_a_stupirci_davanti_al_mistero_della_vita_che_nascehttps://fides.org/it/news/75837-VATICANO_ANGELUS_Papa_Francesco_Nessun_bambino_e_un_errore_impariamo_a_stupirci_davanti_al_mistero_della_vita_che_nasceCittà del Vaticano – Impariamo a “provare stupore e gratitudine davanti al mistero della vita che nasce” perché “nessun bambino è un errore”. Lo ricorda Papa Francesco, che questa mattina, dopo aver condiviso un momento di festa con i bambini assistiti dal Dispensario pediatrico Santa Marta , è tornato a recitare l’Angelus non affacciato su piazza San Pietro ma dalla cappella della Domus Santa Marta, “a causa dell’intenso freddo, unito ai sintomi del raffreddore manifestatisi nei giorni scorsi”.<br /><br />“Mi spiace non essere con voi in piazza, ma sto migliorando e si devono prendere le precauzioni”, ha esordito il Pontefice rivolgendosi ai tanti ragazzi e ragazze accorsi davanti la basilica vaticana per la benedizione dei Bambinelli da collocare nel proprio Presepe .<br /><br />Ed è proprio attorno a Gesù Bambino Papa Francesco ha intessuto la sua breve catechesi prima di recitare la preghiera mariana. <br /><br />Commentando il brano odierno del Vangelo, che narra dell’incontro tra Maria ed Elisabetta, entrambe in attesa di un figlio, il Papa ha fatto notare come le due cugine “hanno tanto di cui gioire, e forse potremmo sentirle lontane, protagoniste di miracoli così grandi, che non si verificano normalmente nella nostra esperienza. Il messaggio che l’Evangelista vuol darci, però, a pochi giorni dal Natale, è diverso. Infatti, contemplare i segni prodigiosi dell’azione salvifica di Dio non deve mai farci sentire lontani da Lui, ma piuttosto aiutarci a riconoscere la sua presenza e il suo amore vicino a noi, ad esempio nel dono di ogni vita, di ogni bambino, e della sua mamma”.<br /><br />“Non restiamo indifferenti” davanti “alla presenza” di donne incinte, “impariamo a stupirci della loro bellezza. Benediciamo le mamme e diamo lode a Dio per il miracolo della vita!”. <br /><br />Papa Francesco, parlando a braccio, ha anche ricordato che quando era vescovo di Buenos Aires “mi piaceva vedere che quando saliva sul bus una donna in attesa, subito le davano il posto per sedersi: è un gesto di speranza e di rispetto!”.<br /><br />Nelle immagini provenienti dalla cappella di Santa Marta, sul tavolo davanti al Pontefice compariva la sua statuetta di Gesù Bambino: “Tra poco benediremo i Bambinelli, Questo è il mio, me lo ha regalato l’Arcivescovo di Santa Fé, è stato fatto dagli aborigeni ecuadoriani. Chiediamoci allora: ringrazio il Signore perché si è fatto uomo come noi, per condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra esistenza? Io lodo il Signore e lo benedico per ogni bambino che nasce? Quando incrocio una mamma in dolce attesa, sono gentile? Sostengo e difendo il valore sacro della vita dei piccoli fin dal loro concepimento nel grembo materno?”. Dopo queste considerazioni, e prima di recitare l’Angelus, il Papa ha invocato l’aiuto della Vergine Maria affinché “ci renda capaci di provare stupore e gratitudine davanti al mistero della vita che nasce” perché “nessun bambino è un errore”.<br /><br />Dopo la benedizione il pensiero di Papa Francesco si è soffermato sugli scenari di guerre e conflitti che dilaniano il mondo: “Seguo sempre con attenzione e preoccupazione” ha esordito il Pontefice “le notizie che giungono dal Mozambico, e desidero rinnovare a quell’amato popolo il mio messaggio di speranza, di pace e di riconciliazione. Prego affinché il dialogo e la ricerca del bene comune, sostenuti dalla fede e dalla buona volontà, prevalgano sulla sfiducia e sulla discordia”. Poi il Pontefice ha proseguito ricordando che “La martoriata Ucraina continua ad essere colpita da attacchi contro le città, che a volte danneggiano scuole, ospedali, chiese. Tacciano le armi e risuonino i canti natalizi!”. Il Vescovo di Roma ha rinnovato il suo appello alla preghiera per chiedere che “a Natale possa cessare il fuoco su tutti i fronti di guerra, in Ucraina, in Terra Santa, in tutto il Medio Oriente e nel mondo intero”. “E con dolore” ha concluso il Papa “penso a Gaza, ai bambini mitragliati, ai bombardamenti di scuole e ospedali… Quanta crudeltà!” Sun, 22 Dec 2024 17:47:18 +0100EUROPA/GERMANIA - “Alzate la voce!” La Campagna 2025 dei Cantori della Stella per i diritti dei bambinihttps://fides.org/it/news/75819-EUROPA_GERMANIA_Alzate_la_voce_La_Campagna_2025_dei_Cantori_della_Stella_per_i_diritti_dei_bambinihttps://fides.org/it/news/75819-EUROPA_GERMANIA_Alzate_la_voce_La_Campagna_2025_dei_Cantori_della_Stella_per_i_diritti_dei_bambiniAachen – Quest’anno la campagna dei “Cantori della Stella” della Pontificia Opera dell’Infanzia missionaria tedesca ha come tema i diritti dei bambini, e punta a rimarcare che tutti gli esseri umani sono figli amati di Dio e hanno diritto a una vita dignitosa. <br />La campagna incoraggia i bambini e i giovani ad impegnarsi insieme ai loro coetanei di tutti i Continenti per assicurare che i loro diritti siano riconosciuti, garantiti e protetti. <br />Nel 1989, le Nazioni Unite hanno adottato la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia. Tuttavia, milioni di bambini sono ancora in grave difficoltà: 250 milioni di bambini e soprattutto di bambine non vanno a scuola. 160 milioni di bambini e bambine sono costretti a lavorare, e circa la metà di loro lavora in condizioni di sfruttamento. Un bambino su quattro nel mondo è malnutrito. Più di 43 milioni di bambini e adolescenti sono profughi e sfollati in fuga dalle proprie case. I diritti dei bambini devono quindi continuare a essere sostenuti e il loro esercizio deve essere ulteriormente promosso. Perché “ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale” . <br />“’Alzate la voce! Cantori della Stella per i diritti dei bambini’ è il motto della prossima campagna: i Cantori porteranno questo messaggio alle persone che visiteranno in tutta la Germania”, ha spiegato padre Dirk Bingener, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e dell’Infanzia Missionaria tedesca, illustrando significato del tema della prossima campagna. “Dobbiamo sensibilizzare costantemente in merito ai diritti dei bambini. Ogni giorno circa 1.100 progetti sostenuti dalle nostre Opere in tutto il mondo contribuiscono alla promozione e alla tutela dei diritti dei bambini”, ha dichiarato Bingener.<br />Indossando i vestiti dei Re Magi, con la stella cometa ed i loro canti, ogni anno nei giorni precedenti all’Epifania i “Cantori della Stella” bussano alle porte delle case tedesche. I bambini delle parrocchie cattoliche della Germania membri dell’Infanzia missionaria, portano di casa in casa la benedizione alle famiglie, raccogliendo offerte per i loro coetanei che soffrono. <br />Dal suo inizio nel 1959, la campagna dell'Epifania si è sviluppata fino a diventare la più grande campagna di solidarietà al mondo fatta da bambini per i bambini. Vengono sostenuti progetti per bambini in Africa, America Latina, Asia, Oceania ed Europa dell'Est. La Pontificia Opera della Santa Infanzia utilizza i fondi per sostenere progetti in tutto il mondo nei settori dell'istruzione, della salute, della pastorale, dell'alimentazione e dell'integrazione sociale.<br />Una delegazione di Cantori della Stella dalla diocesi di Friburgo parteciperà mercoledì 1 gennaio alla celebrazione con Papa Francesco nella Basilica di San Pietro. Altri 21 Cantori provenienti da Austria, Svizzera, Italia, Slovacchia e Romania saranno presenti alla messa di Capodanno con il Papa.<br /> <br />Sat, 21 Dec 2024 11:36:50 +0100ASIA/BANGLADESH - Avvento di carità dei cattolici bangladesi, per condividere la gioia del Natalehttps://fides.org/it/news/75835-ASIA_BANGLADESH_Avvento_di_carita_dei_cattolici_bangladesi_per_condividere_la_gioia_del_Natalehttps://fides.org/it/news/75835-ASIA_BANGLADESH_Avvento_di_carita_dei_cattolici_bangladesi_per_condividere_la_gioia_del_NataleDhaka - "Ho ricevuto un dono dalla comunità cattolica. Ne sono grata. Lo condividerò nel Natale con i miei nipoti", dice Maria Gomes, 65 anni, una vedova, tra i beneficiari della Conferenza del Santo Rosario della Società di San Vincenzo de' Paoli, presente nella parrocchia di Tejgaon a Dhaka. Maria ha perso suo marito e un figlio e ora vive con le nuore e i nipoti in una baraccopoli di Dhaka. Nel pacco dono che ricevuto ha trovato una somma in denaro, una torta e 1 kg di riso. Un altro destinatario, Raphael Biswas, anch'egli residente in una baraccopoli nella vecchia Dhaka, esprime la sua gratitudine: "Sono un paziente diabetico e non posso svolgere lavori pesanti a causa delle mie condizioni fisiche. Ringrazio i cattolici di Tejgaon per il loro generoso supporto in questo Natale. Possa Dio Onnipotente benedirli". <br />Come loro, molti altri bisognosi hanno ricevuto un sostegno di solidarietà durante il tempo di Avvento: la Società di San Vincenzo de' Paoli ha sostenuto numerose famiglie nei loro bisogni materiali di base. La Società svolge una raccolta fondi tra i cattolici locali e distribuisce aiuti agli indigenti. Prima dell'Avvento, l'organizzazione ha promosso una campagna di solidarietà e molti cattolici hanno risposto generosamente. Questo impegno evidenzia lo spirito di generosità e compassione nella comunità cattolica di Dhaka che, mentre si prepara a celebrare la nascita di Cristo, dona speranza e gioia alle famiglie emarginate. <br />"I fedeli del Bangladesh si preparano ad accogliere il Signore Gesù tramite gesti di compassione e carità. Come parte di questa preparazione, stiamo raccogliendo vestiti e contributi in denaro per venire incontro ai più poveri, e sono tanti", afferma Bruno Dias, presidente della Conferenza del Santo Rosario della Società di San Vincenzo de' Paoli. Dias sottolinea che le difficoltà finanziarie non ostacolano le iniziative. "Le superiamo grazie alla provvidenza di Dio, a persone e organizzazioni caritatevoli che si fanno avanti per sostenerci", riferisce. "Impegnarsi in questa missione di misericordia e di solidarietà - dice - ci porta pace e gioia, quella gioia che sta nel donare". Così si dà un senso più profondo al tempo di Avvento, dice Elizabeth Rozario, tra i volontari: "Gesù Cristo viene per tutta l'umanità. Siamo pronti ad accoglierlo. Durante l'Avvento, condividere le proprie risorse con chi è nel bisogno è fonte di felicità". Elizabeth è tra coloro che hanno donato vestiti invernali ai cristiani bisognosi che non hanno un abbigliamento invernale adeguato.<br />La missione della Società di San Vincenzo de' Paoli è quella di accompagnare la la vita spirituale dei suoi membri nella testimonianza della fede in Cristo, condividendo l'amore fraterno con quanti soffrono ​o sono nella povertà. L'organizzazione aiuta persone di ogni credo, etnia, provenienza.<br />Padre Joyanto Sylvester Gomes, parroco di Tejgaon, elogia le iniziative della Società di San Vincenzo de' Paoli che ha anche donato 10.000 Tk alla parrocchia per sostenere i bisognosi. "Nella mia parrocchia, le persone partecipano attivamente alle iniziative di carità quando vengono sollecitate. Questo è molto positivo e spero che continui in futuro", ha affermato. I volontari Società di San Vincenzo de' Paoli "svolgono un'opera importante aiutando i bisognosi nella parrocchia. Si prendono cura di loro e li ringrazio a nome della comunità parrocchiale", aggiunge.<br />Accanto alla carità operosa, non manca tra i cattolici bangladesi la preparazione spirituale: per questo i fedeli si accostano al Sacramento della Confessione e nelle chiese si formano lunghe cose di attesa davanti ai confessionali. "Per la mia vita spirituale, credo sia essenziale confessarmi prima di Natale, e l'ho fatto", dice o Tanmoy Cruze, un fedele di 35 anni di Dhaka.<br /> Fri, 20 Dec 2024 09:21:33 +0100A Roma, in Terra Santa, in tutto il Mondo. Vademecum per richiedere le Indulgenze nell'Anno giubilare 2025https://fides.org/it/news/75834-A_Roma_in_Terra_Santa_in_tutto_il_Mondo_Vademecum_per_richiedere_le_Indulgenze_nell_Anno_giubilare_2025https://fides.org/it/news/75834-A_Roma_in_Terra_Santa_in_tutto_il_Mondo_Vademecum_per_richiedere_le_Indulgenze_nell_Anno_giubilare_2025
a cura di Gianni Valente<br /> <br />Roma – Nel 2025 la Chiesa cattolica ripropone la celebrazione dell’Anno giubilare come tempo speciale di remissione e perdono, occasione per sperimentare con intensità la guarigione e la liberazione dai peccati e dagli altri debiti che pesano sulle vite e sulle anime.<br /><br />La possibilità di richiedere e ottenere le indulgenze è parte integrante e rilevante della tradizione dei Giubilei «Non è un caso che nell’antichità il termine “misericordia” fosse interscambiabile con quello di “indulgenza”, proprio perché esso intende esprimere la pienezza del perdono di Dio che non conosce confini» scrive Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025 . <br /><br />Quello che segue è un breve vademecum contenente le indicazioni elementari su cosa occorre fare – a Roma, in Terra Santa, e in ogni parte del mondo) per chiedere dovunque il dono delle indulgenze durante il Giubileo.<br /> <br />CHE COS’È L’INDULGENZA<br /><br />«L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa [cioè per i quali si è già ottenuta l’assoluzione confessandosi, ndr], che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi» .
<br /><br />CHE COS’È LA PENA TEMPORALE<br /><br />Il peccato ha due conseguenze. In primo luogo, se grave, esso comporta la privazione della comunione con Dio, e la pena eterna. Questa viene cancellata ogni qual volta si ricorre fruttuosamente al sacramento della Confessione e così si viene riammessi alla comunione con Dio nello stato di grazia soprannaturale. In secondo luogo, «ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta “pena temporale” del peccato» .<br /><br />Questa seconda conseguenza del peccato, cioè la pena temporale, a cui si può essere ancora obbligati nonostante il perdono delle colpe ottenuto nella Confessione, può essere scontata o quaggiù, sulla terra , oppure nell’aldilà, nel purgatorio.<br /><br />CHE COSA E’ L’INDULGENZA PLENARIA<br /><br />L’indulgenza plenaria di per sé rimette tutta la pena temporale dei peccati già perdonati quanto alla colpa .<br /><br />CHI PUÒ OTTENERE LE INDULGENZE
<br /><br />Può ottenere le indulgenze chi è battezzato e non sia scomunicato. Per conseguirle, il fedele battezzato deve essere in grazia di Dio, senza cioè peccato mortale, perché il debito della pena temporale non può essere rimesso se non dopo la cancellazione della colpa e la remissione della pena eterna operate dal sacramento della Confessione o, in caso di impossibilità di confessarsi, da un atto di sincera contrizione, col proposito di accedere al sacramento della penitenza non appena possibile.
È inoltre necessaria l’intenzione di ottenere l’indulgenza, perché il beneficio è concesso solo a chi positivamente intende riceverlo.
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<br />COME SI OTTIENE L’INDULGENZA PLENARIA<br /><br />Per ottenere l’Indulgenza Plenaria, oltre a compiere l’atto a cui la Chiesa annette l’indulgenza, occorre sempre adempiere alle seguenti condizioni:<br /><br /> - confessarsi ;<br /> - fare la comunione eucaristica;<br /> - pregare secondo le intenzioni del Papa .<br /><br />IN CHE MODO OGNI FEDELE PUÒ RICEVERE QUOTIDIANAMENTE L’INDULGENZA PLENARIA DURANTE IL GIUBILEO DELL’ANNO 2025<br /><br />Le norme per la concessione dell’Indulgenza durante il Giubileo ordinario dell’Anno 2025, pubblicate il 13 maggio 2024 dalla Penitenzieria Apostolica, guidata dal Cardinale Angelo De Donatis, indicano gli atti che potranno comportare ogni giorno l’acquisizione dell’Indulgenza plenaria per tutta la durata dell’ Anno Santo<br /> <br />Oltre ad osservare le condizioni consuete , per ricevere quotidianamente l’indulgenza plenaria giubilare il fedele potrà compere atti di diversa natura, riportati di seguito: <br /> <br />* PELLEGRINAGGI E VISITE A LUOGHI SACRI<br /><br />I fedeli potranno conseguire l’Indulgenza Giubilare se si recheranno in pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare, partecipando in quel luogo alla Santa Messa, o alla Via Crucis, o alla recita del Santo Rosario o dell’inno Akathistos; o a una celebrazione penitenziale, che termini con le confessioni individuali dei penitenti.<br /><br />- A ROMA E IN ITALIA <br />Se si trovano a Roma, per chiedere l’indulgenza Plenaria i fedeli potranno andare in pellegrinaggio almeno a una delle quattro Basiliche Papali Maggiori . Nella particolare occasione dell’Anno giubilare, si potranno visitare, oltre ai predetti luoghi di pellegrinaggio, anche la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la Basilica di San Lorenzo al Verano, la Basilica di San Sebastiano , il Santuario del Divino Amore, la chiesa di Santo Spirito in Sassia, la chiesa di San Paolo alle Tre Fontane , le Catacombe cristiane; inoltre si potranno visitare le chiese dei cammini giubilari dedicati rispettivamente all’Iter Europaeum e le chiese dedicate alle Donne Patrone d’Europa e Dottori della Chiesa . In Italia, si potranno compiere pellegrinaggi giubilari anche presso le due Basiliche Papali minori di Assisi, di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli; le Basiliche Pontificie della Madonna di Loreto, della Madonna di Pompei, di Sant’Antonio di Padova.<br /><br />- IN TERRA SANTA<br />Nella terra di Gesù si potranno svolgere i pellegrinaggi giubilari e chiedere l’indulgenza plenaria visitando almeno una delle tre Basiliche del Santo Sepolcro in Gerusalemme, della Natività in Betlemme, dell’Annunciazione in Nazareth. <br /> <br />- IN TUTTO IL MONDO<br />Nelle altre circoscrizioni ecclesiastiche, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se, individualmente o in gruppo, visiteranno devozione qualsiasi luogo sacro designato come luogo giubilare da ciascun Vescovo diocesano, come pure santuari nazionali o internazionali, indicati dalle Conferenze Episcopali, e lì, per un congruo periodo di tempo, si intratterranno nell’adorazione eucaristica e nella meditazione, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e invocazioni a Maria, Madre di Dio.<br /> <br />I fedeli sinceramente pentiti, ma impossibilitati a partecipare ai pellegrinaggi e alle pie visite per gravi motivi , possono conseguire l’Indulgenza giubilare alle medesime condizioni se, uniti in spirito ai fedeli in presenza, particolarmente nei momenti in cui le parole del Sommo Pontefice o dei Vescovi diocesani verranno trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione, reciteranno lì dove si trovano il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo.<br /> <br />* OPERE DI MISERICORDIA E DI PENITENZA<br /><br />Inoltre, senza compiere pellegrinaggi o pie visite ai luoghi giubilari, i fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare:<br /><br /> - Partecipando alle MISSIONI POPOLARI; <br /> <br /> - Partecipando a ESERCIZI SPIRITUALI o ad iINCONTRI DI FORMAZIONE sui testi del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, da tenersi in una chiesa o altro luogo adatto;<br /> <br /> - Compiendo OPERE DI MISERICORDIA corporale e spirituale;<br /> <br /> - Compiendo ATTI PENITENZIALI come:<br /><br /> a) Riscoprire il valore penitenziale del venerdì, astenendosi almeno durante un giorno da futili distrazioni e da consumi superflui Sostenere opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita in ogni sua fase, dell’infanzia abbandonata, della gioventù in difficoltà, degli anziani bisognosi o soli, dei migranti dai vari Paesi;<br /><br /> c) Dedicare una congrua parte del proprio tempo libero ad attività di volontariato, che rivestano interesse per la comunità o ad altre simili forme di personale impegno.<br /> <br />Nonostante la norma generale secondo cui si può conseguire una sola Indulgenza plenaria al giorno , L’istruzione emessa dalla Penitenzieria Apostolica con le norme per ricevere le Indulgenze plenarie durante l’Anno giubilare 2025 stabilisce che “i fedeli che avranno emesso l’atto di carità a favore delle anime del Purgatorio, se si accosteranno legittimamente al sacramento della Comunione una seconda volta nello stesso giorno, potranno conseguire due volte nel medesimo giorno l’Indulgenza plenaria, applicabile soltanto ai defunti . Fri, 20 Dec 2024 23:59:08 +0100ASIA/THAILANDIA - Nominato il nuovo direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Thailandiahttps://fides.org/it/news/75836-ASIA_THAILANDIA_Nominato_il_nuovo_direttore_delle_Pontificie_Opere_Missionarie_in_Thailandiahttps://fides.org/it/news/75836-ASIA_THAILANDIA_Nominato_il_nuovo_direttore_delle_Pontificie_Opere_Missionarie_in_ThailandiaCittà del Vaticano - ll Cardinale Luis Antonio G. Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione , ha nominato in data 6 dicembre 2024, don Peter Piyachart Makornkhanp, dell’Arcidiocesi di Bangkok, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della Thailandia per cinque anni. <br />Il nuovo direttore delle POM thailandesi ha 63 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1990. Ha frequentato il seminario St. Joseph a Sempran e successivamente quello della Sacra Famiglia. Ha conseguito il diploma di laurea in filosofia e studi religiosi all’Istituto Saengtham presso il Campus Sampran ed un diploma di master presso la Pontificia Università Lateranense a Roma. Dal 1990 ad oggi ha svolto differenti ministeri, ricoprendo il ruolo di parroco e assistente pastorale in numerose comunità della sua Arcidiocesi, di cui dal 2020 ad aprile 2024 è stato Vicario generale. Da aprile 2024 lavora nell’ufficio per la pastorale missionaria dell’Arcidiocesi di Bangkok ed è parroco della Chiesa del Santo Rosario.<br /> Fri, 20 Dec 2024 12:24:50 +0100ASIA/MYANMAR - Tra paura e sfollamento, un Natale segnato dalla guerra. E i preti vivono con i profughihttps://fides.org/it/news/75831-ASIA_MYANMAR_Tra_paura_e_sfollamento_un_Natale_segnato_dalla_guerra_E_i_preti_vivono_con_i_profughihttps://fides.org/it/news/75831-ASIA_MYANMAR_Tra_paura_e_sfollamento_un_Natale_segnato_dalla_guerra_E_i_preti_vivono_con_i_profughidi Paolo Affatato<br /><br />Yangon - "Ci prepariamo al Natale, ci prepariamo all'Anno santo del Giubileo, ma tra i fedeli non c'è quella gioia piena che si vedeva in passato. Le ferite della guerra civile, le sofferenze, i disagi, il lutto lasciano il segno tra la gente del Myanmar", racconta all'Agenzia Fides padre Bernardino Ne Ne, sacerdote di Loikaw attualmente in servizio a Yangon dove è stato, negli ultimi anni, Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie. Con l'inizio del 2025 - e con la scadenza del suo mandato - il prete tornerà a Loikaw, nello stato Kayah, nel Myanmar settentrionale, che è una zona conflitto e sfollamento. Dal febbraio del 2021, il colpo di stato della giunta militare ha generato prima un movimento di disobbedienza civile, poi un conflitto civile vero e proprio con la nascita delle del Forze di Difesa popolari che, in una seconda fase, si sono unite agli eserciti delle minoranze etniche , formando una coalizione che combatte contro l'esercito regolare del Myanmar.<br /><br />La situazione vede ora il paese spaccato: da un lato la zona centrale e le città principali come Naypyidaw, Yangon, Mandalay sotto il pieno controllo del regime; dall'altro gli stati periferici e le aree di confine sotto il controllo delle milizie dell'alleanza dei ribelli. Nel mezzo del conflitto, la popolazione civile che soffre soprattutto a causa dello sfollamento: la gente è fuggita da città e villaggi, cercando alloggi di fortuna o riparo nelle foreste o in campi profughi improvvisati. Gli sfollati interni in Myanmar hanno raggiunto la cifra record di oltre tre milioni di persone, costrette ad abbandonare le proprie case. Le regioni di Chin, Magway e Sagaing, nel Myanmar settentrionale, ospitano il numero più elevato di sfollati, pari a quasi 1,5 milioni di persone. <br />Rimarca padre Ne Ne: "A Yangon, in città, la vita procede quasi normalmente. Anche i nostri fedeli vengono in chiesa e le attività pastorali e di culto vanno avanti, certo sempre a una condizione: che non si parli di politica, che non si delegittimi il potere costituito. Noi lo sappiamo, i fedeli lo sanno, noi preghiamo per la pace e per la giustizia e almeno possiamo celebrare i Sacramenti e svolgere tutte le iniziative spirituali. Così vivremo il Natale: la messa della vigilia sarà alle 5 della sera, non più tardi, perchè con il buio si intensificano i pattugliamenti militari, la gente ha paura e non esce più di casa. Siamo comunque in un'atmosfera di conflitto e tensione" , racconta. <br /><br />La situazione è ben diversa è molto più grave in aree di conflitto aperto come Loikaw, la diocesi dello stato Kayah cui appartiene p. Ne Ne: "In aree come Loikaw, attacchi aerei, scontri armati, distruzione di proprietà civili continuano a causare gravi sofferenze, causando feriti e ulteriori sfollamenti forzati. Costoro vivranno il Natale presi dalla paura di poter essere bombardati di notte. Sappiamo che centinaia di migliaia persone sono fuggite nelle zone rurali e montuose e molti di questi rifugiati sono cattolici. In principio le parrocchie e gli istituti hanno messo a disposizione i loro locali. Ma, poi, con l'intensificarsi dei combattimenti, tutti sono stati costretti alla fuga. Le chiese sono chiuse perchè non ci sono fedeli rimasti nel territorio. Su 39 parrocchie nel territorio della diocesi di Loikaw, ora solo 9 sono in funzione. In una di quelle, dedicata alla Madre di Dio, a Nord di Loikaw, andrò a svolgere il ministero pastorale di parroco", racconta. Oggi portare avanti quel ministero significa essenzialmente "stare in mezzo agli sfollati, andare a visitare e celebrare con loro nei campi profughi improvvisati dove vivono. Solo nella mia futura parrocchia ce ne sono 15: alcuni con oltre 200 persone, altri insediamenti con 40-50 persone. Oggi essere sacerdote a Loikaw significa condividere la loro sorte, stare in mezzo a loro, essere una presenza di consolazione e speranza".<br /><br />E' la condizione che vive anche il Vescovo di Loikaw, Celso Ba Shwe, che ha dovuto abbandonare la cattedrale di Cristo Re e l'annesso centro pastorale a Loikaw perchè, a novembre del 2023, l'esercito birmano ne ha preso possesso, trasformandolo in una base militare. "E' per lui, e per altri sacerdoti che erano lì residenti, il secondo Natale lontano dalla cattedrale. Nei mesi scorsi abbiamo avuto dei colloqui con i militari che, certo, non ci chiederanno spontaneamente di tornare. C'è la possibilità di aprire un negoziato perché lascino il luogo: ma non sarà facile, la situazione è complessa. In primis il terreno interno e nei dintorni potrebbe essere minato. Poi l'interno del centro pastorale è praticamente distrutto, c'è da riorganizzare tutto. Infine, per tornare, dobbiamo avere garanzie che i militari ci lascino libertà di movimento perchè il vescovo e i preti hanno necessità di visitare i campi profughi sempre e di recarsi in continuazione dove sono i fedeli. Non possono essere 'prigionieri' in cattedrale, non servirebbe a nulla. Ci sono da considerare e sistemare tutti questi aspetti. Preghiamo e speriamo che, con il nuovo anno, possiamo avere questo dono, la restituzione della nostra cattedrale. E' una richiesta che mettiamo nelle mani di Dio questo Natale, accanto al dono della pace".<br />Thu, 19 Dec 2024 12:51:17 +0100VATICANO - Il Papa: Sostenere le opere missionarie e caritative della Chiesa è una conseguenza concreta dell’incontro con Cristohttps://fides.org/it/news/75830-VATICANO_Il_Papa_Sostenere_le_opere_missionarie_e_caritative_della_Chiesa_e_una_conseguenza_concreta_dell_incontro_con_Cristohttps://fides.org/it/news/75830-VATICANO_Il_Papa_Sostenere_le_opere_missionarie_e_caritative_della_Chiesa_e_una_conseguenza_concreta_dell_incontro_con_CristoCittà del Vaticano - "Sostenere le opere missionarie e caritative della Chiesa universale è un’espressione concreta" dell'incontro "autentico e personale con il Signore Gesù Cristo, che dobbiamo annunciare sempre, ovunque e a tutti come nostra speranza". Papa Francesco ha scelto di citare la bolla "Spes non confudit" per introdurre l’incontro con un gruppo di benefattori di origine vietnamita residenti negli Stati Uniti, avvenuto questa mattina nella Sala del Concistoro, in Vaticano.<br /><br />"Un segno distintivo di molti cattolici che sono immigrati dal Vietnam negli Stati Uniti” ha sottolineato il Pontefice nel suo intervento “è la fede robusta che hanno portato con sé. Sono certo che essa ispiri il vostro desiderio di aiutare le comunità cristiane in terre lontane dalla vostra".<br /><br />Il Papa, auspicando che il pellegrinaggio a Roma sulle tombe di San Pietro e San Paolo del gruppo di vietnamiti residenti negli USA possa rinnovarli "nella fede" e rafforzarli "nella carità". ha ricordato che fin dai tempi degli Apostoli "i membri del Corpo di Cristo si sono sostenuti a vicenda con le loro risorse". <br /><br />"La vostra solidarietà con i poveri e con coloro che vivono ai margini della società” ha aggiunto il Vescovo di Roma “risponde al comando del Signore di prendersi cura degli ultimi tra noi; e, come ci ricorda San Paolo, è importante che questa assistenza sia data con cuore gioioso, col sorriso”. "Il Signore” ha augurato il Pontefice “vi conceda di offrire sempre la vostra elemosina con spirito lieto, e che i vostri sacrifici portino frutto nella vita dei fratelli e delle sorelle, i quali potranno così sperimentare l’amore tenero e compassionevole di Cristo". Thu, 19 Dec 2024 12:45:06 +0100AFRICA/CONGO RD - La denuncia della RDC contro Apple ripropone la questione dell’etica nel commercio internazionalehttps://fides.org/it/news/75829-AFRICA_CONGO_RD_La_denuncia_della_RDC_contro_Apple_ripropone_la_questione_dell_etica_nel_commercio_internazionalehttps://fides.org/it/news/75829-AFRICA_CONGO_RD_La_denuncia_della_RDC_contro_Apple_ripropone_la_questione_dell_etica_nel_commercio_internazionaleKinshasa – Il governo di Kinshasa ha presentato in Francia e in Belgio una denuncia contro Apple con l’accusa di utilizzare per realizzare i suoi prodotti componenti realizzati con minerali estratti illegalmente nella Repubblica Democratica del Congo .<br />Un’accusa respinta dalla multinazionale americana che in un comunicato afferma di “contestare fermamente le accuse avanzate dalla Repubblica Democratica del Congo. In Apple siamo profondamente impegnati nell’approvvigionamento responsabile e richiediamo ai nostri fornitori gli standard più elevati del settore”.<br />Al centro della disputa vi sono le cosiddette “3T” : tantalio, tungsteno e stagno , minerali che servono alla produzione di componenti impiegati in oggetti di uso quotidiano come smartphone, tablet e computer, o per fabbricare sistemi ad alta tecnologia compresi sistemi d’armamento. <br />La denuncia presentata dalle autorità di Kinshasa contro la multinazionale mette indirettamente nel mirino il Ruanda, accusato dalla RDC di saccheggiare illegalmente le risorse minerarie dell’est del Paese, favorendo l’esportazione dei minerali estratti in miniere artigianali, spesso controllate da gruppi armati colà operanti. Senza la linea logistica che passa per il Ruanda, afferma Kinshasa, i minerali illecitamente sottratti alla RDC avrebbero maggiori difficoltà a raggiungere i mercati internazionali. <br />Come ha detto l’attivista congolese dei diritti umani Pierre Kabeza lo sfruttamento delle risorse congolesi “si può raffigurare come un albero le cui radici sono le grandi potenze del mondo, insieme alla loro multinazionali. Il tronco dell’albero sono i Paesi vicini alla RDC che ricevono l’aiuto delle grandi potenze e infine i rami, sono i diversi gruppi di guerriglia che operano sul territorio congolese. La linfa che nutre l’albero sono gli interessi economici”.<br />Il Ruanda, che ha scarse risorse minerarie proprie, è stato corteggiato dall’Unione Europea con il quale ha sottoscritto un protocollo d’intesa sulla sostenibilità e la tracciabilità di minerali strategici, fortemente criticato da associazioni che si occupano della pace in Congo . La questione delle catene di approvvigionamento di materiali critici per l’industria moderna, compresa quella energetica “ecologica”, è di cruciale importanza per tutte le potenze mondiali e le grandi aziende globali. Ma rischia di mettere in secondo piano i diritti delle popolazioni dove queste risorse vengono estratte. <br /><br />Thu, 19 Dec 2024 12:32:24 +0100ASIA/MYANMAR - Nominato il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionariehttps://fides.org/it/news/75828-ASIA_MYANMAR_Nominato_il_direttore_nazionale_delle_Pontificie_Opere_Missionariehttps://fides.org/it/news/75828-ASIA_MYANMAR_Nominato_il_direttore_nazionale_delle_Pontificie_Opere_MissionarieASIA/MYANMAR - ll Cardinale Luis Antonio G. Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione , ha nominato in data 13 novembre 2024, P. Stephen Chit Thein, della diocesi cattolica di Pyay, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie del Myanmar per cinque anni. Padre Chit Tein, 40 anni, è nato in Myamnar, ed è stato ordinato nel 2015. Ha studiato filosofia presso il Don Bosco Philosophate a Pyin Oo Lwin , successivamente alla Mandalay University of Distance Education a Mandalay e al St. Joseph’s Catholic Major Seminary a Yangon ed infine in Belgo a Leuven presso l’Università Cattolica . Nella diocesi di Pyay ha svolto diversi ministeri tra cui Coordinatore diocesano di progetti, Coordinatore Diocesano dei Giovani presso la Cattedrale di San Paolo fino a diventarne rettore tra il 2017 e 2019. Ha ricoperto inoltre sempre nella medesima diocesi il ruolo di direttore del Collegio San Paolo e quello di parroco della Chiesa del Sacro Cuore.<br /> Thu, 19 Dec 2024 12:05:32 +0100