ASIA/INDIA - Tutelare la libertà di coscienza e di fede, secondo la Costituzione: le battaglie legali di cattolici indiani

mercoledì, 19 novembre 2025 libertà di coscienza   libertà religiosa   minoranze religiose   chiese locali   laici   diritti umani   costituzione  

Jaipur  (Agenzia Fides) - Nello stato indiano di Rajasthan, in India settentrionale al  confine con il Pakistan, la "Jaipur Catholic Welfare Society" si è rivolta alla Corte Suprema per contestare il "Rajasthan Prohibition of Unlawful Religious Conversion Act del 2025", sostenendo che quella legge viola la Costituzione indiana. "La struttura del Rajasthan Act mira solo a creare paura nella mente delle persone e a dissuadere dalle conversioni", afferma l'organizzazione cattolica con sede nella capitale dello stato, Jaipur. Dichiarando l'ammissibilità del ricorso, la Corte Suprema ha chiesto un chiarimento al governo del Rajasthan in merito all'istanza presentata. ha spiegato l'avvocato Rajeev Dhavan, che rappresenta il ricorrente: "Abbiamo sollevato questioni di competenza legislativa nonché di limitazioni costituzionali", riferendo che il caso sarà discusso in aula tra circa un mese.
La legge contestata è stata  approvata dall'Assemblea parlamentare dello Stato del Rajasthan a settembre 2025 (vedi Fides 24/9/2025).  Secondo la normativa,  una conversione religiosa è considerata "illegale e nulla" se effettuata tramite "falsa dichiarazione, forza, indebita influenza, coercizione, lusinga o con qualsiasi mezzo fraudolento o tramite matrimonio". I cattolici di Jaipur notano che l'uso di termini ambigui come "lusinga" consente di interpretare ogni conversione religiosa come "illegale", impedendo di fatto una libera scelta della coscienza individuale, comprimendo il diritto e le libertà di fede e di coscienza, tutelati dalla Costituzione indiana.
Anche nello stato indiano del Maharashtra, in India centro-occidentale, i cattolici locali hanno inviato una lettera aperta al Primo Ministro Shri Devendra Padnavis esprimendo "profonda preoccupazione" per la proposta di legge sulla libertà religiosa che il governo intende introdurre nello Stato. "La religione è una questione di credo personale: la fede in Dio è una questione di coscienza, una scelta sacra e individuale", spiega a Fides l'avvocato cattolico Raphael D'Souza, membro della "All India Catholic Union", il più grande movimento di laici cattolici in India nell'intera Asia (oltre 16 milioni di persone),  firmatario della missiva.
"Il diritto di praticare, predicare e propagare la propria fede è un diritto fondamentale, sancito dalla nostra Costituzione, che prevede ragionevoli restrizioni solo per prevenire disordini pubblici. La Costituzione afferma chiaramente che lo Stato non ha alcun ruolo in materia di fede personale", ricorda il legale. "Tuttavia, con il pretesto di limitare le conversioni forzate, 12  Stati hanno emanato 'Leggi sulla libertà religiosa' o anti-conversione", rileva.
La prima legge di questo tipo è stata approvata in Odisha nel 1967. Da allora, altri 11 Stati hanno fatto altrettanto,  introducendo disposizioni penali sempre più severe. "Ma, nonostante le innumerevoli denunce (FIR) presentate contro i missionari cristiani, e nonostante gli attacchi a individui, istituzioni e luoghi di culto - prosegue D'Souza -  il tasso di condanne rimane praticamente nullo. Questo suggerisce che tali leggi siano state utilizzate impropriamente per ostacolare l'opera caritatevole ed educativa svolta dalle organizzazioni cristiane, soprattutto a beneficio delle  comunità emarginate o oppresse".  Inoltre, negli stati in cui sono in vigore le leggi, "aumentano le tensioni interreligiose, la disarmonia, la violenza" mette in guardia.
Così hanno scritto  i cattolici locali al primo ministro: "Il Maharashtra, fino ad ora, si è distinto come  un governo laico, resistendo all'ondata di leggi anti-conversione. Tuttavia, ora sembra esserci la volontà di introdurre una legge del genere. Le statistiche giustificano una simile legislazione? Nel 1960, quando fu istituito il Maharashtra, gli indù costituivano circa l'82,24% della popolazione, mentre i cristiani circa l'1,42%. Nel 2001, la popolazione indù è cresciuta da 32,5 milioni (1961) a 77,8 milioni, mentre la popolazione cristiana è passata da 560mila a un milione, con un calo percentuale dall'1,42% allo 0,96%. Anche a livello nazionale, la popolazione cristiana ha registrato una tendenza  negativa, dal 2,44% del 1961 al 2,30% del 2011". I dati ufficiali del censimento demografico, dunque, rileva la missiva, mostrano un calo dei cristiani, ma nel contempo è salito il numero di aggressioni contro i cristiani, che sono state circa 840 nel 2024. In tale quadro, chiedono i cattolici: "Il disegno di legge sulla libertà religiosa è davvero necessario? O è uno strumento politico per placare gli elementi fondamentalisti all'interno della comunità maggioritaria e per vessare i cristiani, penalizzando la loro opera, ostacolando  atti di carità, compassione e pacifica convivenza?".
Il governo dello stato di Maharashtra, conclude la lettera "ha la responsabilità di salvaguardare i diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro fede: che siano indù, musulmani, buddisti o cristiani, ogni cittadino si rivolge a lei per essere protetto dall'abuso della legge".
(PA) (Agenzia Fides 19/11/2025)


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