di Fabio Beretta
Città del Vaticano (Agenzia Fides) - "Haec porta Domini. Iusti intrabunt in eam". Nella notte di Natale, la Porta Santa della basilica di San Pietro si spalanca su un mondo lacerato da guerre e violenze. Ha inizio il Giubileo della Chiesa cattolica, il 27mo “ordinario”, dedicato alla speranza.
E se un tempo era il suono del corno di montone chiamato Jobel ad annunciare l'avvio dell'Anno Santo, il terzo Giubileo del XXI secolo ha preso il via con un concerto di campane, all’inizio della solenne cerimonia.
Cerimonia presieduta da Papa Francesco, giunto alla basilica vaticana in sedia a rotelle. Dinanzi a lui i battenti in bronzo della Porta Santa, opera dello scultore toscano Vico Consorti. I battenti erano ancora chiusi quando è stato proclamato il Vangelo secondo Giovanni, in cui Gesù descrive sé stesso come la porta da varcare per essere salvati.
Decorata con rami di abete, agrifogli e fiori rossi e gialli, la Porta Santa viene quindi aperta. Il Pontefice si ferma in silenzio orante sulla soglia della basilica mentre un lungo applauso (circa 6mila i fedeli presenti in basilica, migliaia quelli rimasti in piazza a seguire il rito dai maxischermi) accoglie il momento. Il Vescovo di Roma, seguito da cardinali, vescovi, sacerdoti e anche 54 fedeli in rappresentanza di tutto il Popolo di Dio.
Tra di loro erano presenti alcuni esponenti delle altre Chiese e comunità ecclesiali non cattoliche presenti a Roma. Alcuni di questi ospiti ecumenici, ha fatto sapere il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani in una nota, "sono stati invitati ad essere tra coloro che attraverseranno la soglia della Porta Santa". Un gesto che è innanzitutto “un segno visibile della fede che tutti i cristiani condividono in Gesù Cristo, il Verbo fatto carne – la fede che professiamo nel Credo Niceno – e della nostra comune fede che lo stesso Gesù è la Porta attraverso la quale entriamo alla vita. Sottolineare in questo modo ciò che è condiviso da tutti i cristiani, piuttosto che le cose che li dividono, è una risposta alla chiamata giubilare a essere pellegrini della speranza che non delude, manifestando la nostra comunione reale anche se incompleta".
La solenne processione guidata dal Vescovo di Roma si è fermata dinanzi all'Altare della Confessione, dove, come di consueto, è posta la statuetta di Gesù Bambino. Statuetta che viene svelata al termine del canto della "Kalenda", ovvero l'annuncio che inquadra storicamente la nascita del Figlio di Dio.
«L’infinitamente grande si è fatto piccolo; la luce divina è brillata fra le tenebre del mondo; la gloria del cielo si è affacciata sulla terra, nella piccolezza di un Bambino», sono le parole che Papa Francesco ha pronunciato poco dopo nell'omelia, una riflessione intessuta attorno alla parola chiave che sarà il filo conduttore di questo Giubileo, definito “il Giubileo della Speranza”.
Cristo stesso, venuto nella carne, è sorgente sempre viva della speranza cristiana, dono per il mondo. E «Se Dio viene, anche quando il nostro cuore somiglia a una povera mangiatoia, allora possiamo dire: la speranza non è morta, la speranza è viva, e avvolge la nostra vita per sempre».
Dando inizio all'Anno Santo - ha sottolineato il Papa - questa notte «la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te». Come i pastori che per primi adorarono Gesù Bambino, e poi andarono «senza indugio» a annunciare a altri quello che avevano visto, «anche noi non possiamo "rallentare il passo. Perché la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme».
«Ce ne sono tante di desolazioni in questo tempo pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe su scuole e ospedali», ha aggiunto a braccio.
La speranza cristiana, ha proseguito il Pontefice, «non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione».
«Questo è il tempo della speranza! Esso ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare: lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù», ha aggiunto il Pontefice.
«Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la 'porta santa' del cuore di Dio. Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con Lui fiorisce la gioia, con Lui la vita cambia, con Lui la speranza non delude», ha esortato il Papa concludendo la sua omelia, e al termine della celebrazione si è fermato in silenzio a pregare davanti al presepe allestito all'interno della basilica vaticana. (Agenzia Fides 24/12/2024)