Yangon (Agenzia Fides) – A quasi quattro anni dal colpo di stato e dallo scoppio della guerra civile, oltre alla sofferenza economica e allo sfollamento, c'è un ambito che ha subito un duro colpo e che crea gravi preoccupazioni per il futuro del paese: l'impossibilità per bambini, ragazzi, giovani di continuare la scuola e il percorso di istruzione. a tutti i livelli. Tra l'altro gli studenti universitari sono stati in prima linea nell'opposizione alla giunta, prima nel movimento di disobbedienza civile, poi arruolandosi tra le fila delle Forze di Difesa Popolare che si oppongono al regime. Molti di loro hanno, dunque, abbandonato volontariamente gli studi.
Secondo dati Onu, tra il febbraio 2020 e febbraio 2022, le scuole pubbliche in Myanmar sono rimaste chiuse per ben 532 giorni. Sebbene le autorità militari abbiano ordinato la riapertura delle scuole pubbliche, il 30% del personale docente si è unito al movimento di disobbedienza civile ed è stato licenziato dalle autorità militari. E molte famiglie hanno ritirato bambini e ragazzi dalla scuola, perché in disaccordo con le imposizioni del regime. Per tutti costoro c'è il pericolo di aver perso definitivamente più di tre anni e mezzo di istruzione. I tassi di abbandono scolastico sono aumentati vertiginosamente nel paese e un vero e proprio crollo si è registrato tra gli studenti delle scuole superiori.
Gli istituti educativi superiori e universitari privati, almeno quelli ufficialmente riconosciuti in Myanmar, hanno cercato assorbire il fenomeno della carenza o della chiusura delle scuole pubbliche. Ma solo le famiglie economicamente più benestanti hanno potuto permettersi quell'istruzione, piuttosto costosa. Quegli istituti, poi, sono sono concentrati principalmente nelle aree urbane, nel centro del paese, l'area controllata dalla giunta militare. Sono invece del tutto assenti nelle aree rurali o nelle regioni periferiche.
Un’altra "misura correttiva" che si è cercata di attivare per l'accesso all'istruzione è stata quella di avviare corsi di formazione online ma anche questa ha riguardato solo una minima percentuale di bambini e famiglie che vivono nelle città e che dispongono di adeguati mezzi tecnologici.
Con il propagarsi del conflitto e la creazione dell'alleanza che ha visto gli eserciti delle minoranze etniche unirsi alle forze popolari, il territorio della nazione si è spaccato: la parte centrale e le città principali come Yangon e Mandalay sono sotto il controllo del governo militare; le regioni e gli stati periferici sono controllati dei ribelli. Se nelle città dove governa la giunta, scuole e istituti educativi continuano a funzionare, nelle aree remote, per sopperire alla mancanza di istruzione sono nate spontaneamente numerose istituzioni indipendenti che organizzano scuola per i bambini e anche corsi di infermieristica, tecnologia o lingue a migliaia di adolescenti. Le organizzazioni sociali e religiose hanno fondato piccole scuole informali indipendenti, soprattutto a beneficio degli sfollati; queste esperienza scolastiche non hanno però il riconoscimento ufficiale dello stato e non possono rilasciare titoli di studio.
Altri giovani cercano invece di fuggire per studiare in Thailandia, per poter continuare il percorso di formazione e anche per sfuggire al provvedimento di arruolamento coatto emesso dalla giunta, che l'esercito regolare sta portando avanti. Ma la Thailandia continua ad applicare criteri molto restrittivi e selettivi per immigrazione e nel rilasciare visti di studio.
La guerra, la chiusura delle scuole, l'abbandono scolastico distruggono il futuro dei giovani, soprattutto di quanti - la maggioranza - non ha accettato il nuovo regime dopo il colpo di stato. Le limitate opportunità o la totale mancanza di apprendimento hanno dunque generato una crisi massiccia nel settore dell'istruzione del Myanmar che ha come conseguenza la perdita di "capitale umano" nella nazione.
Sono molto presenti, in tale cornice, le congregazioni religiose femminili che in Myanmar hanno messo a disposizione tutte le loro case, conventi e risorse umane per fare scuola ai bambini, non solo di famiglie cattoliche ma di famiglie bisognose di ogni credo religioso.
Le Suore del Buon Pastore, ad esempio, lavorano con bambini e ragazzi, svolgendo ogni giorno un'opera educativa, anche per far sentire loro una certa "normalità" di vita. Le religiose hanno comunità nelle città di Yangon e Mandalay e hanno attivato classi anche in zone remote come Magyikwin, Loikaw (nello stato Kayah, tormentato dalla guerra) o a Tachileik (nella parte orientale dello stato Shan).
Ugualmente le suore missionarie di San Colombano, da sempre molto attive nel campo dell'istruzione - hanno fondato e supervisionato numerose scuole, e programmi educativi - proseguono a tenere lezioni a bambini soprattutto di famiglie sfollate.
L'impegno delle Suore missionarie di Maria aiuto dei cristiani (MSMHC), religiose dal carisma salesiano, è radicato nello stato Chin (nell'Ovest del Myanmar) dove dal 2021 si prendono cura dell'istruzione delle ragazze delle famiglie più povere.
Le cuore di san Francesco Saverio si dedicano a bambini molto piccoli, per la maggior parte di famiglie buddiste nello stato Karen, nel sud est della nazione. Qui le scuole non sono sicure e le famiglie hanno bisogno di centri di studio sicuri: per questo le suore si sono messe in gioco, aprendo le porte dei loro istituti.
Tra le iniziative informali, vi sono anche classi di ragazzi formatesi presso monasteri buddisti. Per i bambini più poveri dei territori della regione di Yangon vi è l'iniziativa denominata "Yay Chan Sin" che offre a 400 bambini e ragazzi un percorso di studi, grazie fondatore, il 27enne buddista Phyo Ko Ko Maung, che ha cercato di dare ai bambini di strada opportunità educative .
(PA) (Agenzia Fides 23/12/2024)