ASIA/PAKISTAN - "Conversione senza consenso": una piaga per la società pakistana

lunedì, 12 dicembre 2022 minoranze religiose   diritti umani   libertà religiosa   infanzia   violenza  

Karachi (Agenzia Fides) - "Conversione senza consenso" (“Conversion without Consent”): così si intitola il rapporto presentato ieri, 11 dicembre, dalla Ong pakistana "Voice for Justice" in collaborazione con la Ong internazionale "Jubilee Campaign". Nel rapporto, inviato all'Agenzia Fides, si prendono in considerazione 100 casi di rapimenti, conversioni religiose forzate, matrimoni forzati e precoci di ragazze e donne appartenenti alla comunità cristiana in tutto il Pakistan, avvenuti nel periodo di tempo tra gennaio 2019 e ottobre 2022. Secondo i dati, l'anno 2021 ha registrato 42 casi e ha mostrato un aumento del numero di casi formalmente segnalati nel 2019 (erano 27 casi) e nel 2020 (12 casi). I dati mostrano che il numero più alto di casi totali, l'86%, è segnalato nella sola provincia del Punjab.
Il presidente di "Voice for Justice", Joseph Jansen, affermato che "è comune sfruttare una posizione di potere per invogliare le persone emarginate a convertirsi, il che equivale a coercizione". Il diritto alla libertà religiosa non protegge dal "proselitismo improprio", ovvero l'offerta di vantaggi materiali o sociali o l'applicazione di pressioni improprie al fine di ottenere nuovi aderenti, un fenomeno che tocca i cittadini e le ragazze più vulnerabili.
"Il fenomeno delle conversioni forzate rivela l'incapacità dello stato di attuare e far rispettare le leggi esistenti che mirano a ostacolare i rapimenti, i matrimoni precoci e il matrimonio forzato, specialmente quando le vittime provengono da comunità di minoranze religiose", ha aggiunto. A tal fine non si devono lasciar cadere le denunce di conversioni religiose forzate, ma introdurre una legge per punirle e prevenirle, in conformità con gli standard dei diritti umani
Il rapporto “Conversione senza consenso” include in particolare i casi di alcune minorenni cristiane come Zarvia Parvaiz, Saba Nadeem, Chashman Kanwal e Sunaina James, vittime di conversioni di fede forzate. Zarvia Parvaiz ha rivelato di essere ststa “pesantemente drogata, violentata, picchiata con un bastone, bruciata con le sigarette". Allo stesso modo, Saba Nadeem ha testimoniato che “è stata rapita e violentata, e l'autore ha preso l'impronta del suo pollice sul certificato di matrimonio e conversione contro il suo libero arbitrio". Tali storie testimoniano il trattamento disumano a cui sono sottoposte le ragazze e le donne rapite, nell'impunità generale. Il rapporto mostra che il 61% delle ragazze è stato preso di mira prima di raggiungere i 16 anni di età, ma spesso la loro età viene falsificata per evitare la condanna penale ai rapitori.
In Pakistan "sono necessarie misure legali e amministrative per rafforzare lo stato di diritto, affrontare le violazioni dei diritti umani, contrastare l'impunità e garantire le libertà fondamentali per tutti senza discriminazioni", osserva Mons. Indrias Rehmat, Vescovo cattolico di Faisalabad. Di fronte a recenti casi di cronaca che vedono tuttora la violazione della dignità umana e l'abuso di diritti fondamentali, il Vescovo,ricordato che "l'intolleranza verso qualsiasi gruppo sociale o comunità danneggia tutta la società e mina i valori universali di uguaglianza e dignità umana". La recente Giornata Internazionale dei Diritti Umani, vissuta il 10 dicembre per la commemorazione della 74a Dichiarazione Universale Onu dei Diritti dell'Uomo - sottolinea mons. Rehmat in una nota inviata a Fides - deve far riflettere sull'impegno comune in Pakistan a promuovere coesione sociale: "Gli opinionisti, compresi i leader religiosi e gli insegnanti, devono adottare narrazioni positive per contrastare l'intolleranza, l'incitamento all'odio e la violenza, promuovendo tra i bambini e i giovnai il rispetto per la diversità all'interno e tra i loro rispettive comunità", afferma.
In occasione della Giornata, "Voice for Justice" ha organizzato a Karachi una conferenza dal titolo “Dignità, libertà e giustizia per tutti”. Prendendo parte all'incontro, Shazia George, ex membro della Commissione del Punjab sullo status delle donne, ha ricordato alcuni dati tratti dal Rapporto globale sul divario di genere 2022, pubblicato dal "World Economic Forum": su 146 paesi presi in considerazione, il Pakistan è classificato al 145° posto nella partecipazione economica delle donne, al 135° nel livello di istruzione, al 143° per la salute e sopravvivenza delle donne e al 95° nella loro emancipazione politica. La donna ha affermato che in Pakistan persistono matrimoni precoci e forzati che hanno effetti dannosi sull'istruzione, la salute e lo sviluppo delle ragazze: "Il governo - ha auspicato - dovrebbe approvare un disegno di legge per garantire che l'età minima per il matrimonio sia fissata a 18 anni sia per i ragazzi che per le ragazze, come nella provincia del Sindh, e il matrimonio di figli minorenni sia dichiarato legalmente inammissibile". La George chiede maggiore impegno per eliminare gravi forme di discriminazione nella vita sociale, economica e pubblica e promuovere lo sviluppo socioeconomico e la partecipazione politica dei gruppi emarginati.
Secondo dati della Commissione del Punjab sullo status delle donne, si registra, a livello generale, un aumento della violenza contro le donne: sono 9.734 casi segnalati nel 2021 nella provincia del Punjab, tra i quali 4.598 casi di stupro, 1.415 casi di violenza domestica, 34 ustioni con acido e 197 omicidi per "delitto d'onore". La violenza sulle donne, con il pretesto di conversioni di fede e matrimoni, non viene controllata e rappresenta una seria minaccia per il diritto alla libertà religiosa, nota la Commissione.
(PA) (Agenzia Fides 12/12/2022)


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