Washington (Agenzia Fides) – Un gruppo di 37 senatori statunitensi, sia democratici che repubblicani, in appoggio alle posizioni espresse dal Presidente della Commissione per le relazioni estere del senato Robert Menendez, ha indirizzato al Presidente Joe Biden una lettera con la richiesta di riconoscere pienamente e formalmente il Genocidio armeno. “Amministrazioni di entrambe le parti” si legge nella missiva “hanno taciuto sulla verità del Genocidio armeno. Vi esortiamo a rompere questo schema di complicità, riconoscendo ufficialmente che il Genocidio armeno è stato un vero Genocidio”.
Il contenuto della lettera è stato reso noto nei giorni scorsi anche in un comunicato stampa diffuso dall'Armenian National Committee of America (ANCA). "Il Presidente Biden in virtù del suo solido passato e delle risoluzioni bipartisan della Camera e del Senato che ha sostenuto come candidato” ha affermato Aram Hamparian, direttore esecutivo dell'ANCA “si trova in una posizione di forza per respingere la ‘regola del bavaglio’ turca, che blocca la condanna permanente a livello di governo degli Stati Uniti e la commemorazione del Genocidio armeno”.
Nel settembre 2019 Biden, a quel tempo candidato alle primarie democratiche in vista delle elezioni presidenziali USA 2020,aveva invitato gli Stati Uniti a riconoscere "una volta per tutte" come Genocidio il “Grande Male” dei massacri perpetrati nel 1915 contro la popolazione armena nella Penisola anatolica.
Il Presidente Donald Trump, predecessore di Biden alla Casa Bianca, come riferito da Fides (vedi Fides 25/4/2017), aveva dedicato nell’aprile 2017 un pronunciamento ufficiale ai massacri pianificati subiti nella Penisola anatolica dagli armeni nel 1915, ma aveva evitato di applicare a quei massacri sistematici la definizione di “Genocidio armeno”, accodandosi alla linea seguita dai suoi ultimi 4 predecessori per non suscitare reazioni risentite da parte della Turchia.
In passato, i Presidenti USA Jimmy Carter e Ronald Reagan avevano usato l'espressione “Genocidio armeno”, ma poi, da George H.W Bush a Barack Obama, l'espressione era scomparsa da lessico dei leader della Casa Bianca nei loro pronunciamenti ufficiali. Il Presidente Obama, anche a causa delle pressioni turche sul Congresso USA, aveva accantonato la promessa fatta durante una campagna elettorale di riconoscere la natura genocidaria dei massacri subiti nell’attuale territorio turco dagli armeni più di un secolo fa.
La nuova iniziativa bipartisan di senatori USA ripropone la questione del frequente ricorso alla categoria di “Genocidio” nella definizione delle strategie geopolitiche USA. Una opzione carica di risvolti concreti e operativi: nell’ordinamento statunitense, quando i crimini sofferti da una comunità di persone in qualsiasi parte del mondo sono riconosciuti come genocidio, il Presidente Usa è tenuto a porre in atto tutte le opzioni politiche, economiche e militari utili a sostenere le vittime e portare a giudizio i colpevoli. Negli anni della espansione jihadista sui territori iracheni, negli Usa un cartello di 118 sigle e rappresentanti di gruppi civili e religiosi organizzò campagne lobbistiche per spingere le istituzioni statunitensi a riconoscere come genocidio le azioni compiute dai jihadisti del Daesh contro tutte le comunità religiose minoritarie, a partire da cristiani e yazidi. Il risultato più rilevante della campagna è stato l’ “Iraq and Syria Genocide Relief and Accountability Act”, la legge firmata dal Presidente Donald Trump che nel dicembre 2018 definiva come “Genocidio” la serie di crimini perpetrati negli anni precedenti da gruppi jihadisti su cristiani e yazidi in Iraq e Siria, e impegnava il governo USA anche a perseguire i gruppi accusati come esecutori delle efferatezze. La legge fu definita da alcuni invitati alla cerimonia della firma come uno strumento “vitale” per garantire la sopravvivenza dei cristiani in Iraq e salvare le loro comunità dall’estinzione. Nondimeno, il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako, anche in una recente intervista rilasciata all’Agenzia Fides (vedi Fides 3/3/2021, ha ripetuto che “Se c’è stato un genocidio, esso ha colpito tutti: i cristiani e ancora di più gli yazidi, ma anche sciiti e sunniti, in numero più alto. Non bisogna separare i cristiani dagli altri, le sofferenze dei cristiani da quelle degli altri, perché in quel modo si alimenta la mentalità settaria”. (GV) (Agenzia Fides 26/3/2021).