Lahore (Agenzia Fide) - "Frenare atti criminali che spesso sono coperti con questioni di fede e proteggere le minoranze religiose dalle ricorrenti violazioni dei diritti umani che si registrano in Pakistan": è quanto chiedono, in vista della Giornata internazionale per i diritti umani che si celebra il 10 dicembre, leader sociali e religiosi in Pakistan. Attivisti cristiani, indù e musulmani, sollecitano con forza il governo del Pakistan ad adottare misure efficaci per contrastare tali fenomeni.
"Ristabilire il rispetto dei diritti umani è nel nostro interesse nazionale. La religione veniva abusata per coprire crimini efferati, inclusa la tratta di esseri umani o la pratica di conversioni forzate e dei matrimoni con ragazze minorenni” dichiara all'Agenzia Fides, il Vescovo protestante Alexander John Malik, emerito della diocesi di Lahore, della Chiesa anglicana del Pakistan, commentando la questione delle conversioni forzate che scuote la nazione. “Oggi - rileva - il rispetto dello stato di diritto, la protezione dei cittadini, la riforme legislative sono snodi cruciali per lo stato. Credo dovrebbero essere istituiti appositi organismi dedicati alla tutela dei diritti umani, in particolare una Commissione per i diritti delle minoranze, con proprio statuto e autonomia".
Hina Jillani, donna musulmana, nota attivista per i diritti umani ed ex rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per i diritti umani, evidenzia a Fides: "La crescente intolleranza religiosa in Pakistan sta riducendo lo spazio per varie libertà e sta danneggiando il tessuto stesso della nostra società, minando la democrazia e mettendo in grave pericolo la vita di comunità di minoranze religiose già emarginate". Aggiunge Jillani: “Per frenare la deriva della violenza e dell'oppressione, il governo del Pakistan dovrà rendersi conto delle proprie responsabilità riguardo alla protezione dei diritti delle minoranze e di tutti i cittadini più vulnerabili”.
Anche il giudice Retd Mehta Kailash Kohli osserva: “Le conversioni religiose forzate sono gravi violazioni dei diritti umani: violano la libertà religiosa e la libertà di coscienza sancite nella costituzione del Pakistan. Oggi urgono appropriate misure legali per fermare questa deriva: in particolare l'età minima per il matrimonio dovrebbe essere innalzata a 18 anni, modificando la vigente legge sul matrimonio infantile, in tutte le province del Pakistan”.
Concorda Pushpa Kumari, membro indù della Commissione per i diritti umani creata nella provincia del Sindh, dichiarando: “Le minoranze religiose sono spesso emarginate e segregate a causa del loro basso stato socio-economico e della bassa alfabetizzazione. In tale situazione, le famiglie delle vittime di conversioni forzate incontrano ulteriori problemi per avere giustizia in tutti i casi di abusi e di discriminazione che subiscono”.
(AG-PA) (Agenzia Fides 9/12/2020)