Guiúa (Agenzia Fides) – Il 23 marzo migliaia di fedeli si sono riuniti nel Centro Catechistico di Guiúa, diocesi di Inhambane, per la conclusione della fase diocesana del processo di Beatificazione e Canonizzazione di un gruppo di catechisti laici mozambicani e delle loro famiglie, uccisi in odio alla fede il 22 marzo 1992, mentre stavano partecipando ad un corso di formazione in questo Centro Catechistico diocesano, gestito dai Missionari della Consolata (IMC). Si tratta della prima causa di beatificazione la cui fase diocesana è stata iniziata (il 25 marzo 2017, 25° anniversario del massacro) e conclusa in Mozambico.
Padre Osorio Citora Afonso, IMC, mozambicano, ricorda l’eroica testimonianza dei catechisti martirizzati e lo scenario del tempo (vedi Fides 6/5/2009). “Dopo la dichiarazione dell'indipendenza nel 1975, con l'ascesa al potere del Fronte per la liberazione del Mozambico (Frelimo) d'ispirazione marxista-leninista, iniziò un periodo di vera persecuzione contro la Chiesa, con espropriazioni, restrizioni di ogni genere all'attività pastorale, negazione del visto d'entrata nel paese ai missionari stranieri. La Chiesa fu spogliata dei suoi averi. Molte missioni si videro svuotate dei loro missionari e sacerdoti. Nacquero allora molte piccole comunità cristiane. Esse furono radunate non più attorno ai sacerdoti e ai missionari, ma a quelli che furono chiamati i 'missionari-laici', cioè i catechisti e gli animatori delle comunità cristiane”.
Inizia così il racconto dei catechisti che offrirono eroicamente la propria vita per il Vangelo tra il 1975 e il 1992. Oltre a quelli formati nel Centro Catechistico di Anchilo, che svolgevano la loro attività missionaria nella zona di Nampula e furono uccisi sul campo della missione, ci furono quelli uccisi insieme alle famiglie mentre si stavano preparando al loro ministero nel Centro Catechistico diocesano di Guiùa, per i quali è stata iniziata la causa di beatificazione. Si tratta di una quindicina di famiglie, interi nuclei familiari con padri, madri e figli, alcuni ancora lattanti, ospitati nei locali del Centro per frequentare il percorso formativo della durata di un anno che sarebbe iniziato il giorno seguente.
Nella notte i guerriglieri della Renamo assalirono il dormitorio e presero uomini, donne e bambini, allo scopo di avere informazioni sui loro avversari del Frelimo, cosa che ovviamente non ottennero e che quindi scatenò la loro ferocia. “I ribelli con brutalità condussero le famiglie lontano dal Centro, a circa tre chilometri, e dopo un doloroso interrogatorio cominciarono a uccidere tutti in una radura. Altri catechisti, vedendo la situazione ormai critica e irreversibile, chiesero di poter pregare. Dopo pochi minuti di preghiera, i 23 catechisti furono uccisi. Era la notte del 22 marzo 1992”.
Fin dall’epoca dei tragici eventi, i mozambicani li hanno chiamati “i Martiri di Guiúa” e li hanno seppelliti in doppia fila lungo il vialetto che porta al santuario della “Regina dei Martiri”, nel quale periodicamente si danno appuntamento per rinvigorire la loro fede ricordando la testimonianza resa dai catechisti. (SL) (Agenzia Fides 04/09/2019)