I 37 Innocenti di quest’anno sono un regalo prezioso alla Chiesa. Se il martirio è segno della vivacità di una chiesa, allora bisogna dire che le chiese non occidentali stanno dando prova di fede e di amore a Cristo più di quelle d’occidente: la maggior parte di essi sono del Congo, del Rwanda, dell’India, dell’America Latina. E questo è anche un segno che la Chiesa non è poi così “occidentale” come la si vuol far talvolta apparire. Ormai, l’80 per cento dei cristiani nel mondo (cattolici, protestanti e ortodossi) vivono in paesi non occidentali.
A guardare la loro morte scopriamo che essi non erano impegnati in qualcosa di particolarmente conflittuale: parroci, suore dedicate all’educazione dei bambini, aiuto ai più poveri dei poveri. Il martirio non è un fenomeno eccezionale nella missione e nella Chiesa. Il dono del sangue una volta per tutte ricorda il dono del sangue goccia dopo goccia, nel martirio quotidiano che è fatto di impegni, lavoro, preoccupazioni attraversate dall’amore a Cristo e all’uomo. Talvolta rischiamo di esaltare il martirio di alcuni e dimentichiamo le centinaia di milioni di cristiani che soffrono persecuzione per mancanza di libertà religiosa. Secondo statistiche aggiornate al ’97, nel mondo vi sono oltre 200 milioni di cristiani perseguitati e più di 400 milioni discriminati a causa della fede. I responsabili sono circa 70 stati dove vige un regime ateo (Cina, Vietnam, Cuba, Laos, Nord Corea) o un crescente fondamentalismo (Sudan, Pakistan, Egitto, India, Indonesia, Arabia Saudita,…).