Roma (AIF) - Le pagine dei primi secoli del Cristianesimo sono indissolubilmente legate al ricordo dei primi cristiani che, per testimoniare la loro fedeltà a Cristo, non esitarono a sacrificare la propria vita. Così il sangue dei martiri, accomunando giovani e anziani, uomini e donne, ha segnato i passi iniziali della vita della Chiesa ed ha generato una lunga schiera di testimoni dell’amore di Cristo che giunge, lungo i secoli, fino ai nostri giorni.
Come ha scritto il Santo Padre Giovanni Paolo II nel Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 1995, “La missione passa attraverso la croce e il dono di sé: come il Risorto, colui che ne è investito è chiamato a mostrare ai fratelli i segni dell’amore per vincere la loro incredulità e le loro paure”. Di questi testimoni, oggi, il mondo ha sempre più bisogno.
Il numero di 32 missionari e missionarie uccisi durante l’anno 1995, rappresenta un pesante primato. Supera infatti di 7 unità quello del 1994, senza contare però le 248 vittime, tra vescovi, sacerdoti, religiose, religiosi e seminaristi, della immane tragedia che ha insanguinato il Rwanda in quell’anno.
Tra i missionari uccisi nel 1995 si contano 17 sacerdoti (10 diocesani e 7 religiosi), 1 diacono, 3 fratelli, 9 religiose e 2 laiche.