Nairobi (Agenzia Fides) – La religione non sia strumentalizzata per alimentare conflitti che sono determinati invece da fattori politici, strategici ed economici. È questo il senso del messaggio pubblicato a conclusione del seminario consultivo “Il cristianesimo in dialogo con l’Islam e le Religioni tradizionali africane (Atr): sfide e opportunità” tenutosi a Nairobi dal 9 al 10 aprile. Promosso dal Dicastero per il dialogo interreligioso, all’evento hanno partecipato rappresentanti delle Commissioni per il Dialogo interreligioso in Africa e Madagascar, provenienti da diversi Paesi tra i quali vi sono Marocco, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Senegal, Camerun, Benin, Burkina Faso, Tanzania, Malawi, Sudafrica, Togo, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Kenya.
“Siamo preoccupati per la crescente polarizzazione, tensioni, conflitti e radicalizzazione religiosa in alcuni Paesi africani, in particolare nell’Africa occidentale, centrale e orientale, che possono essere attribuiti a vari fattori, compresi quelli socio-economici e politici. Questa situazione peggiora quando alcuni individui e gruppi strumentalizzano la religione” si afferma nel documento conclusivo.
“Tali elementi indeboliscono l’innata “vocazione umana” alla fratellanza (Fratelli tutti, 26) e minano la convivialità tra gruppi sociali e religiosi differenti. Ostacolano anche gli sforzi della Chiesa in Africa e di altre comunità religiose di promuovere un dialogo interreligioso costruttivo”.
Per far fronte a questa sfida si ricorda che “la Chiesa guarda ai valori morali e religiosi delle tradizioni africane con grande rispetto. Per noi, il dialogo interreligioso è un mezzo efficace per sradicare l’ignoranza riguardo ad altre tradizioni religiose, promuovere il rispetto reciproco e preservare i valori che promuovono la diversità religiosa e culturale e la dignità di ogni essere umano”.
“Il dialogo interreligioso e la proclamazione del Vangelo, anche se non allo stesso livello e senza escludersi reciprocamente, sono elementi autentici della missione evangelizzatrice della Chiesa. Al fine di adempiere a tale missione, ogni cristiano è chiamato a partecipare a queste due attività (cfr. Dialogo e missione, 77, 82; Ecclesia in Africa, 65-67)”.
“Dichiariamo che il continente africano può realizzare uno sviluppo integrale e sostenibile solo se riesce a promuovere una cultura di pace e fratellanza fondata sui principi di libertà, giustizia, democrazia, rispetto e solidarietà. Una cultura che, attraverso il dialogo, la diplomazia e i negoziati, rispetti i diritti e la dignità umani e rifiuti la violenza” continua la dichiarazione. “A tale riguardo, i leader religiosi hanno la grande responsabilità di promuovere l’armonia ed educare i loro rispettivi fedeli a vivere come fratelli e sorelle. Perciò, l’istituzione di una Commissione episcopale per il dialogo interreligioso andrebbe incoraggiata in ogni Paese africano per promuovere diverse espressioni di dialogo interreligioso”.
A conclusione i partecipanti si impegnano a “in primo luogo, continuare a discutere sulle caratteristiche dell’ambiente culturale africano e dell’identità africana che consentono un dialogo interreligioso costruttivo guidato dalla luce del Vangelo e dagli insegnamenti magisteriali della Chiesa. In secondo luogo, a sottolineare l’importanza del dialogo interreligioso in un ambiente pluralistico, promuovendo un’educazione che sia aperta alle sinergie e alle nuove sfide del nostro tempo e che rifiuti gli atteggiamenti isolazionisti che generano tensioni e conflitti intrareligiosi e interreligiosi. In terzo luogo, a coinvolgere i decisori politici, i leader religiosi, le ONG, le donne e i giovani in strategie interreligiose innovative che promuovano il dialogo a livello locale, nazionale e continentale. Quarto, ad esplorare varie opportunità che possano rafforzare le diverse forme di dialogo interreligioso.” (L.M.) (Agenzia Fides 12/4/2024)