di Gianni Valente
Lo sapevano sia Papa Francesco che Papa Benedetto XVI. Ambedue riconoscevano che, varcata la soglia del Terzo Millennio dalla nascita di Cristo, il più grande teologo cristiano in circolazione era lui, Ioannis Zizioulas, Metropolita ortodosso di Pergamo, già membro del Sinodo del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Venerdì 2 febbraio, la sua anima ha lasciato questo mondo. Zizioulas si è spento in un ospedale di Atene, per complicazioni respiratorie legate anche al contagio da Covid-19. Oggi, sabato 4 febbraio, nella capitale greca si celebrano i suoi funerali.
Ioannis Zizioulas Aveva 92 anni, e la sua dipartita lascia più soli tutti quelli che soffrono per le divisioni tra i battezzati, e hanno considerato per decenni la piena comunione la Chiesa di Roma e le Chiese ortodosse non come un sogno sentimentale, ma come una possibilità all’orizzonte. Un benefico e urgente “arrendersi alla realtà” da parte di “Chiese sorelle” che tra mille ferite e incomprensioni hanno tutte custodito lo stesso tesoro dei Sacramenti e la validità della successione Apostolica.
La teologia di Zizioulas partiva proprio dal riconoscimento che tutta la realtà e la vita della Chiesa ha la sua sorgente nel sacramento dell’Eucaristia, celebrato dalla comunità ecclesiale raccolta intorno al suo Vescovo. La sua “ecclesiologia eucaristica” attingeva sostanza dalla sua lettura penetrante dei Padri della Chiesa e sviluppava le intuizioni di teologi ortodossi come il russo Nicolay Afanasiev. Anche per lui, come per Afanasiev, «dove è l’Eucaristia, lì è la Chiesa». E ogni Chiesa locale è Chiesa in senso pieno, in virtù dell’eucaristia da essa celebrata secondo il mandato affidato da Gesù agli apostoli e ai loro successori.
Ioannis Zizioulas era nato nel nord della Grecia. Aveva studiato teologia presso le Università di Salonicco e Atene, per poi frequentare l’Istituto ecumenico di Bossey del Consiglio ecumenico delle Chiese. Dopo essere stato proeffore di storia della Chiesa e di Patristica, era stato professore di Teologia sistematica e Patristica in Istituti e Università del Regno Unito (Edimburgo, Glasgow, Londra). All’inizio degli anni Ottanta, il grande teologo dominicano Yves Congar già lo definiva «uno dei più originali e profondi teologi della nostra epoca».
Proprio per la ricchezza inesauribile delle sorgenti di fede a cui attingeva la sua teologia, Zizioulas è divenuto anche figura chiave del dialogo teologico avviato dopo il Concilio Vaticano II per rimuovere gli ostacoli dottrinali al ripristino della piena comunione tra cattolici e ortodossi. Nel 1986 è stato nominato Metropolita di Pergamo in seno al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e le sue linee teologiche, a partire dagli anni Novanta, hanno rappresentato il contributo più rilevante al tentativo di trovare un punto di consenso tra ortodossi e cattolici sulla dottrina del Primato e sul ruolo del Vescovo di Roma.
Negli ultimi anni di pontificato di Giovanni Paolo II e in quelli di Benedetto XVI, Zizioulas è stato Co-Presidente della Commissione di dialogo teologico tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse. Le sue argomentazioni teologiche fondate su continui richiami alla Tradizione e alla storia della Chiesa, in quegli anni, hanno fornito un contributo cruciale alla ricerca di una definizione del primato universale del Papa che potesse essere accettata anche dagli ortodossi.
Per Zizioulas, anche le Chiese ortodosse, guardando alla propria storia e agli antichi canoni, potevano arrivare a riconoscere che l’esercizio del primato a tutti i livelli, da quello locale a quello universale, fa parte della struttura della Chiesa voluta dal Signore Gesù, e non è una questione di organizzazione pratica- canonica degli apparati e delle dinamiche ecclesiali. «Nella tradizione ortodossa» spiegava Zizioulas in un’intervista del 2005 rilasciata alla rivista cattolica 30Giorni - non c’è mai stato e non ci può essere un Sinodo o un Concilio senza un “protos”, ovvero un “primus”. Pertanto, se la sinodalità è di diritto divino, lo deve essere al medesimo titolo anche il primato».
Nel 2007, grazie in gran parte alle stimolanti e oggettive formulazioni teologiche di Zizioulas, si arrivò al “Documento di Ravenna”: in quel documento, prodotto dalla Commissione di dialogo teologico, anche gli ortodossi riconoscevano che il primato è necessario e saldamente fondato nella tradizione canonica della Chiesa, e non è solo un elemento “organizzativo” umano. Tra rappresentanti cattolici e ortodossi si era raggiunto il consenso anche nel riconoscere che nella Chiesa c’è sempre l’esercizio del primato a livello locale, regionale e universale. Poi, tutto si è complicato e il momento propizio è sfumato, dopo che la Chiesa ortodossa russa ha negato di concedere qualsiasi tipo di consenso al documento di Ravenna.
In interviste più recenti, il Metropolita Ioannis aveva riconosciuto che la ricerca di trovare nuove vie per ricomporre la piena comunione tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse si era arenata, soprattutto a causa delle sempre più laceranti divisioni intra-ortodosse, rese ancor più devastanti dopo lo scontro tra Patriarcato di Mosca e Patriarcato ecumenico di Costantinopoli circa lo status canonico dell’Ortodossia in Ucraina.
«Se la Chiesa è ripiegata su se stessa, essa morirà. Perchè la Chiesa esiste per il mondo, non per se stessa», ripetava Ioannis Zizioulas. Per lui, l’unità tra i battezzati «serve anche a dare una testimonianza comune più forte davanti ai problemi he affliggono il mondo e le società di oggi». Ora che i conflitti della storia aprono inimaginabili lacerazioni anche tra Chiese che attingono alla stessa sorgente spirituale, la saggezza di fede del Metropolita Ioannis Zizioulas accende la memoria grata di quelli che lo hanno conosciuto. E aiuta a custodire la speranza di nuovi inizi e di nuove ripartenze, nel cammino per testimoniare in pienezza la comunione di quelli che portano il nome di Cristo. (Agenzia Fides 4/2/2023)