EUROPA/GRECIA - Il Papa a Atene: Gesù predilige piccoli e poveri. Nessuno tema di essere “minoranza”

sabato, 4 dicembre 2021

Atene (Agenzia Fides) – La salvezza d Cristo si diffonde nel mondo sempre a partire da un «piccolo resto». Gesù stesso «ama operare nella nostra piccolezza», predilige «i piccoli e i poveri» per annunciare il suo Vangelo, e non lo sfoggio di mezzi umani e potenti strategie di comunicazione. La missione apostolica «non si fonda sul proselitismo, ma sulla mitezza di Gesù», e sulla fiducia che «Dio precede sempre la nostra semina». Con questi accenni, e con molte altre immagini suggestive, Papa Francesco ha suggerito di nuovo qual è la sorgente e la natura propria della missione della Chiesa, e l’agire che le conviene. Lo ha fatto a Atene nel pomeriggio di sabato 4 dicembre primo giorno della sua visita apostolica in Grecia, parlando a vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici della piccola e variegata comunità cattolica presente in terra ellenica, riuniti nella Cattedrale di San Dionigi. Rivolto a loro, il Vescovo di Roma ha ricordato a tutti che chi vuole seguire Gesù e confessare il Vangelo nel mondo può solo chiedere di veder custodita e rinnovata nel tempo la propria fiducia nell’opera di Dio. Mentre segue altre agende e altre vie chi coltiva «l’ossessione» della visibilità e della rilevanza, e inculca anche nelle persone più semplici il complesso di essere «minoranza».
L’intervento di Papa Francesco davanti alla rappresentanza della comunità cattolica ellenica, riunita a Atene, è stato tutto intessuto di riferimenti al l’episodio paradigmatico della predicazione dell’Apostolo Paolo all’Areòpago, raccontato negli Atti degli Apostoli.
Quando Paolo di Tarso arriva a Atene, i dotti del tempo lo conducono all’Areòpago, dove gli anziani giudicavano questioni di interesse pubblico, e lo trattano come un ospite sgradito. Qualcuno lo accusa di diffondere strane dottrine e di essere un ciarlatano. Paolo si trova a dover portare avanti la sua missione in condizioni ostili. Lui è da solo, in “minoranza”, e in quelle circostanze manifesta alcuni tratti distintivi di ogni « vero apostolo»: non cede – ha notato il Papa - «alla tentazione di lamentarsi». Continua a esprimersi con un coraggio che non nasce dalle proprie scaltrezze umane o dal suo fervore missionario, ma solo dalla «fiducia nella grandezza di Dio, che ama operare nella nostra piccolezza».
Anche oggi – ha suggerito il Papa – piccolezza e debolezza possono essere condizioni privilegiate per riconoscere con gratitudine che la “sicurezza” della propria vita e anche della propria vocazione apostolica è tutta affidata alla grazia di Cristo. Lo stesso fatto di «essere Chiesa piccola» ha aggiunto il Vescovo di Roma «ci rende segno eloquente del Vangelo». Gesù stesso ha utilizzato parabole efficaci per suggerire le dinamiche misteriose e imparagonabili con cui si comunica il dono della sua salvezza, quando ha parlato del minuscolo grano di senape che cresce fino a diventare albero, e del lievito che fermenta «paziente e silenzioso dentro la pasta del mondo». Alla Chiesa – ha rimarcato il Papa - non è richiesto «lo spirito della conquista» o «lo splendore mondano. Tutto ciò è pericoloso. È la tentazione del trionfalismo». Mentre conviene benedire e abbracciare la propria piccolezza, come condizione che dispone «a confidare in Dio e in Dio solo». Tante volte – ha insistito il Successore di Pietro – anche in ambienti ecclesiastici sembra prevalere «l’ossessione dell’apparire, della visibilità», mentre «il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione», come si legge nel Vangelo di Luca.
Davanti a quanti si ostinano a considerare e descrivere tante comunità cristiane sparse nel mondo solo come minoranze assediate da difendere con strategie mondane, il Papa ha ricordato che «l’essere minoritari – e nel mondo intero la Chiesa è minoritaria – non vuol dire essere insignificanti, ma percorrere la via aperta dal Signore, che è quella della piccolezza: della kenosis, dell’abbassamento, della condiscendenza. Egli è disceso fino a nascondersi nelle pieghe dell’umanità e nelle piaghe della nostra carne. Ci ha salvato servendoci».
All’Areopago di Atene, l’apostolo Paolo – ha ricordato il Papa nella seconda parte del suo intervento – ha reso manifesto il suo totale affidarsi alla grazia del Signore anche attraverso le movenze assunte davanti all’ostilità dei suoi interlocutori. Parlando agli Ateniesi, l’Apostolo non li rimprovera in maniera spocchiosa di aver sbagliato dottrina, ma manifesta simpatia per il loro senso religioso («Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione “A un dio ignoto”», At 17,22-23). Non si tratta di tatticismo o di semplice captatio benevolentiae: l’approccio di Paolo – ha rimarcato il Papa - in realtà rende evidente che annunciare il Vangelo di Cristo non vuol dire «occupare lo spazio e la vita dell’altro, ma seminare la buona notizia nel terreno della sua esistenza», imparando a riconoscere che «Dio precede sempre la nostra semina». Benedetto XVI, ricordando proprio l’episodio di San Paolo all’Areopago – ha rammentato in proposito l’attuale Pontefice - «disse che a noi devono stare molto a cuore le persone agnostiche o atee, ma che dobbiamo fare attenzione perché “quando parliamo di una nuova evangelizzazione, queste persone forse si spaventano. Non vogliono vedere se stesse come oggetto di missione, né rinunciare alla loro libertà di pensiero e di volontà”».
Il discorso di Paolo all’Areopago, sul momento, dovette apparire ai presenti come un mezzo fallimento. Quando l’Apostolo annunciò la notizia di Cristo risorto, la maggior parte degli ascoltatori se ne andarono, trattandolo con scherno. Ma alcuni – si legge negli Atti degli Apostoli - « si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro». La maggioranza va via – ha chiosato Papa Francesco nella parte conclusiva del suo intervento – ma «un piccolo resto si unisce a Paolo, tra cui Dionigi, a cui è intitolata questa Cattedrale! È un piccolo resto, ma è così che Dio tesse le file della storia, da allora fino a voi oggi». (GV) (Agenzia Fides 4/12/2021)


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