AFRICA/SOMALIA - La crisi del Kenya avvicina gli Stati Uniti al Somaliland?

giovedì, 14 febbraio 2008

Hargeysa (Agenzia Fides)- Mentre il Kenya attraversa la fase più difficile della sua storia recente, agli osservatori più attenti non è sfuggito il nuovo significativo gesto verso il riconoscimento del Somaliland da parte del governo statunitense, con la visita del Sottosegretario di Stato per gli Affari Africani, Jendayi Frazer, ad Hargeysa, la capitale dell’autoproclamata repubblica che si è staccata dal resto della Somalia nel 1991. Il Presidente del Somaliland aveva di recente effettuato una visita in Gran Bretagna e negli Stati Uniti (vedi Fides 22/1/2008 ).
Secondo alcuni commentatori statunitensi è in corso un dibattito in seno al governo di Washington sull’opportunità di riconoscere il Somaliland, considerato un’isola di stabilità nel Corno d’Africa. Alcuni analisti si spingono ad ipotizzare che la crisi del Kenya (Paese perno della politica occidentale in tutta l’Africa orientale) abbia accelerato questo processo, facendo pendere la bilancia a favore di coloro che, nel governo americano, vedono con favore lo stabilimento di piene relazioni con la repubblica secessionista del nord della Somalia. Si tratta di un territorio strategico per il controllo della porta di accesso al Mar Rosso, e molto vicino alla base statunitense di Gibuti che potrebbe così estendere la sua profondità operativa in un Paese amico. Se poi l’instabilità keniana dovesse persistere, la ricerca di nuovi referenti in Africa orientale diventerebbe un imperativo per gli Stati Uniti e per gli altri Stati che hanno interessi nell’area.
La stampa locale plaude la visita come una situazione vincente per ambo le parti. Per il Somaliland perché l’arrivo della Frazer rompe l’isolamento diplomatico del Paese, eleva il suo profilo internazionale e lancia un forte segnale a Paesi amici e avversari sull’importanza che gli Stati Uniti accordano al Somaliland. Dal punto di vista statunitense, sempre secondo la stampa locale, l’avvicinamento al Somaliland contribuisce a dimostrare che Washington ha serie intenzioni di appoggiare le parti somale moderate e di volere contribuire agli sforzi per riportare la democrazia nell’area.
Il Somalind Times sottolinea, a questo proposito, che la signora Fraser ha incontrato i rappresentanti di tutti i partiti politici locali, compresi quelli dell’opposizione. Nel corso della sua visita la rappresentante del Dipartimento di Stato ha evidenziato non solo gli aspetti politici ma anche quelli economici delle relazioni tra Stati Uniti e Somaliland, sottolineando che nel Somaliland vi è un ambiente favorevole agli investimenti di imprenditori statunitensi perché il governo locale aderisce ai principi dell’economia di libero mercato. Il Somaliland inoltre ha riserve inesplorate di petrolio: una compagnia svedese ha avviato contatti con le autorità locali per ottenere una licenza per effettuare prospezioni petrolifere.
L’Africa è così sempre più al centro della diplomazia statunitense come anche dimostrato dal viaggio in Africa del Presidente americano George W. Bush che visiterà Benin, Tanzania, Ghana, Rwanda e Liberia. (L.M.) (Agenzia Fides 13/2/2008 righe 34 parole 448 )


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