VaticanMedia
di Gianni Valente
Città del Vaticano (Agenzia Fides) – “Abbiamo 200 vescovi, un solo Papa, e non molto tempo, quindi ne approfitteremo al meglio”. Con sollecita premura, venata di umorismo, Papa Leone XIV ha dettato lui stesso l’agenda “improvvisata” del suo incontro coi Vescovi di nomina recente, che nei giorni scorsi, dal 3 al 10 settembre, hanno condiviso a Roma le intense giornate dei Corsi di formazione predisposti per loro dal Dicastero per i Vescovi e dal Dicastero per l’Evangelizzazione (Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari),
Stamane, giovedì 11 settembre, nell’Aula del Sinodo del Palazzo Apostolico, ha avuto luogo l’atteso e nello stesso tempo sorprendente “atto finale” dei Corsi: l’abbraccio dei nuovi Successori degli Apostoli con il Successore di Pietro, che ha voluto dedicare l’intera mattinata all’incontro con loro.
Dopo aver cantato insieme il "Veni Creator", e dopo le parole di saluto a lui rivolte a nome di tutti dal Cardinale Luis Antonio Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero missionario, il Papa stesso ha esposto in inglese la “scaletta” delle successive ore da trascorrere insieme: prima il 'discorso preparato', e poi, a seguire, “avremo tempo per il dialogo. Sarei molto felice” ha aggiunto “di ascoltare il maggior numero possibile di voi, magari per darvi la possibilità di fare qualche domanda e in questo modo di conoscerci un po' meglio.. Faremo una pausa verso le 11 o lavoreremo per concludere verso le 11, e poi la seconda parte della mattinata sarà dedicata a un saluto individuale, a una bella foto – che potrete appendere da qualche parte nella vostra casa vescovile – e almeno a un saluto reciproco. Quindi questo sarà il programma della mattinata... ".
Come da programma, dopo il discorso e uno scambio di domande e risposte condiviso, c'è stata la annunciata “pausa caffè”. Poi, fino a fine mattinata, ognuno dei presenti ha potuto conversare individualemte o a piccoli gruppi col Vescovo di Roma, fare domande e ricevere notizie, chiedere una foto insieme… Un tempo condiviso che ha lasciato trasparire anche la letizia sperimentata da Papa Prevost nel vivere in semplice concretezza la comunione coi 192 nuovi Vescovi giunti da ogni parte del mondo.
“Apostoli del Signore, Servi della fede”
Il dono di essere stati ordinati vescovi - ha ricordato Papa Leone nel discorso loro rivolto nella prima parte dell’incontro “non è per voi stessi, ma per servire la causa del Vangelo”. Tutti I passaggi del discorso papale sono stati scanditi da termini e espressioni appartenenti al campo semantico della “servitù episcopale”.
Perché tutti i vescovi sono “scelti e chiamati per essere inviati, come apostoli del Signore e come servi della fede. E ogni Vescovo “è servo”, “chiamato a servire la fede del popolo.
Il servizio – ha insistito Papa Prevost – “non è una caratteristica esterna o un modo di esercitare il ruolo”.Perché coloro “a coloro che Gesù chiama come discepoli e annunciatori del Vangelo, in particolare ai Dodici, è richiesta la libertà interiore, la povertà di spirito e la disponibilità al servizio che nasce dall’amore, per incarnare la stessa scelta di Gesù, che si è fatto povero per arricchirci”.
Il Vescovo di Roma ha citato Sant’Agostino, e il discorso in cui il Santo Vescovo d’Ippona ricordava che «Per prima cosa chi presiede il popolo deve comprendere che è servo di molti», mentre anche negli Apostoli si era insinuata «una certa smania di grandezza», dinanzi alla quale Gesù stesso “dovette intervenire come un medico per guarirli”. Il Papa ha richiamato le parole di Gesù stesso, “quando vede il gruppo dei Dodici che discute su chi fosse il più grande: «Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti».
Il Papa ha chiesto anche ai Vescovi che hanno ricevuto l’ordinazione in tempi recenti di “vigilare sempre e di camminare in umiltà e preghiera, per farvi servi del popolo a cui il Signore vi manda”.
Un essere “servi della fede del popolo” che occorre tradurre “nello stile dell’apostolato, nelle varie forme della cura e del governo pastorale, nell’anelito dell’annuncio, in modi tanto diversi e creativi a seconda delle situazioni concrete che vi troverete ad affrontare”.
Papa Prevost ha aggiunto che proprio “la crisi della fede e della sua trasmissione, insieme alle fatiche che riguardano l’appartenenza e la pratica ecclesiale, ci invitano a ritrovare la passione e il coraggio per un nuovo annuncio del Vangelo”, mentre “diverse persone che sembrano essere lontane dalla fede, spesso tornano a bussare alle porte della Chiesa oppure si aprono a una nuova ricerca di spiritualità, che a volte non trova linguaggi e forme adeguate nelle proposte pastorali consuete”.
Il Papa ha anche richiamato tutti a tener presenti “le altre sfide, di carattere più culturale e sociale, che ci riguardano tutti e che, in special modo, interessano alcuni territori: il dramma della guerra e della violenza, le sofferenze dei poveri, l’aspirazione di tanti a un mondo più fraterno e solidale, le sfide etiche che ci interpellano sul valore della vita e della libertà”
(Agenzia Fides 11/9/2025)