VIAGGIO APOSTOLICO - Papa Francesco a Ajaccio: la pietà del Popolo di Dio è un dono per tutti

domenica, 15 dicembre 2024 papa francesco   pietà popolare, devozione   laicità  

Vatican Media

Ajaccio (Agenzia Fides) - Sono passati più di duemila anni «dall’Incarnazione del Figlio di Dio». E in certi momenti della storia, «la fede cristiana ha informato la vita dei popoli e le sue stesse istituzioni politiche». Mentre oggi, «specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della presenza e della sua Parola». Ma proprio in questa condizione «possiamo cogliere la bellezza e l’importanza della pietà popolare», che anche nei contesti secolarizzati di tante nazioni esprime la fede cristiana «con gesti semplici e linguaggi simbolici radicati nella cultura del popolo, rivela la presenza di Dio nella carne viva della storia, irrobustisce la relazione con la Chiesa» e con le sue pratiche «dà corpo alla relazione con il Signore e ai contenuti della fede».


È questa la strada che Papa Francesco ha voluto indicare oggi realizzando ad Ajaccio, in Corsica, il suo 47mo Viaggio Apostolico. Una nuova visita breve (12 ore in tutto, i compresi volo di andata e ritorno) e dal forte impatto simbolico, compiuta per prendere parte alla sessione conclusiva del Congresso sulla religiosità popolare nel Mediterraneo. Evento che ha visto la partecipazione di numerosi studiosi e Vescovi provenienti dalla Francia e da altri Paesi.

Primo Pontefice a visitare la Corsica, Papa Francesco, appena atterrato nella città che diede i natali a Napoleone Bonaparte, si è fermato davanti al Battistero paleocristiano risalente all’inizio del VI secolo, situato nel quartiere di Saint-Jean. Il Battistero è stato scoperto nel 2005 durante alcuni scavi di un’équipe dell’Inrap (Institut national de recherches archéologiques préventives), prima della costruzione di un parcheggio e di un edificio. Associato alla prima Cattedrale di Ajaccio, è costituito da una grande vasca a forma di croce e da una vasca cilindrica più piccola, forse destinata al lavaggio dei piedi dei catecumeni, prima del battesimo stesso. Il Papa ha pregato in silenzio davanti al Battistero. Poi un giovane ha recitato il Credo. Il Pontefice, dalla papamobile, ha quindi asperso i presenti con l’acqua benedetta.

Nel suo intervento, a conclusione del Convegno, Papa Francesco non è ricorso ai facili toni polemici e lamentosi ci chi contrappone le pratiche della spiritualità popolare all’avanzare dei processi di secolarizzazione e di rarefazione della memoria cristiana. Non si tratta di armare battaglie contrapponendo «cultura cristiana e cultura laica».
Piuttosto, conviene prendere atto e approfittare della possibile «reciproca apertura tra questi due orizzonti: i credenti si aprono con sempre maggiore serenità alla possibilità di vivere la propria fede senza imporla», mentre «i non credenti o quanti si sono allontanati dalla pratica religiosa non sono estranei alla ricerca della verità».

Nel suo discorso, Papa Francesco non ha tratteggiato le pratiche della spiritualità popolare come abitudini che isolano i credenti in un mondo separato e escludente.Al contrario, gli atti della spiritualità popolare, proprio perché esprimono un rapporto vitale con Gesù, con la Vergine e con i Santi, possono attirare e coinvolgere «anche persone che sono sulla soglia della fede, che non praticano assiduamente e che, tuttavia, in essa ritrovano l’esperienza delle proprie radici e dei propri affetti, insieme a ideali e valori che ritengono utili per la propria vita e per la società». La spiritualità del popolo di Dio - ha insistito il Pontefice - «spesso diventa occasione di incontro, di scambio culturale e di festa. È curioso: una pietà che non sia festosa» ha rimarcato il Vescovo di Roma in una delle aggiunte “a braccio” al suo discorso «non ha “un buon odore”, non è una pietà che viene dal popolo, è troppo “distillata”».
Citando un passaggio dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, il Pontefice ha anche ricordato che nella spiritualità popolare «è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo», che «lavora nel santo Popolo di Dio, lo porta avanti nei discernimenti quotidiani. Pensiamo al diacono Filippo, poveretto» ha ricordato il Pontefice in uno dei passaggi aggiunti a braccio, richiamando l'episodio narrato negli Atti degli Apostoli «che un giorno è stato portato su una strada e ha sentito un pagano, un servo della regina Candace di Etiopia, leggere il profeta Isaia, e non capiva nulla. Si è avvicinato: “Tu capisci?” – “No”. E gli ha annunciato il Vangelo. E quell’uomo, che aveva ricevuto la fede in quel momento, arrivando dove c’era acqua dice: “Mi dica Filippo, lei mi può battezzare, adesso, qui, che c’è l’acqua?”. E Filippo non ha detto: “No, deve fare il corso, deve portare i padrini, tutti e due sposati nella Chiesa; deve fare questo…”. No, lo ha battezzato. Il Battesimo è proprio il dono della fede che Gesù ci dà».


Papa Francesco ha messo in guardia dal pericolo che «la pietà popolare non venga usata, strumentalizzata da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico, alimentando i particolarismi, le contrapposizioni, gli atteggiamenti escludenti. Tutto questo» ha aggiunto il Successore di Pietro «non risponde allo spirito cristiano della pietà popolare», che nei suoi dinamismi propri «riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità». E quando ciò accade, «ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni politiche, sociali e civili e la Chiesa. La fede» ha proseguito il Pontefice «non rimane un fatto privato – dobbiamo stare attenti a questo sviluppo, direi, eretico della privatizzazione della fede; i cuori si amalgamano e vanno avanti... –, un fatto che si esaurisce nel sacrario della coscienza, ma – se intende essere pienamente fedele a sé stessa – comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del Creato, nel segno della carità».

Papa Francesco ha anche ricordato che proprio «dalla professione della fede cristiana e dalla vita comunitaria animata dal Vangelo e dai Sacramenti, lungo i secoli sono nate innumerevoli opere di solidarietà e istituzioni come ospedali, scuole, centri di assistenza – in Francia sono molte! –, in cui i credenti si sono impegnati a favore dei bisognosi e hanno contribuito alla crescita del bene comune. La pietà popolare, le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario» ha insistito il Vescovo di Roma «possono alimentare questa – mi permetto di qualificarla così – “cittadinanza costruttiva” dei cristiani. La pietà popolare ti dà una “cittadinanza costruttiva”!».

Per ribadire le distanze dagli elitarismi intellettuali che mostrano supponenza e dispetto nei confronti della spiritualità popolare, Papa Francesco ha riproposto come aneddoto personale una sua esperienza vissuta a Salta, nel nord dell’Argentina, in occasione della festività del Señor de los Milagros lì celebrata: «Io» ha raccontato il Pontefice «andavo sempre a confessare, ed era un lavoro forte, perché tutta la gente si confessa. E un giorno, all’uscita, ho trovato un sacerdote che conoscevo: “Oh tu stai qui, come stai?” – “Bene!”… E mentre uscivamo, in quel momento si è avvicinata una signora con dei santini in mano e dice al sacerdote, un bravo teologo: “Padre, li benedice?”. Il sacerdote, con una grande teologia, le dice: “Ma, signora, lei è stata a Messa?” – “Sì, padrecito” – “E lei sa che alla fine della Messa si benedice tutto?” – “Sì, padrecito” – “E lei sa che la benedizione di Dio viene da parte sua?” – “Sì, padrecito”. In quel momento un altro prete lo ha chiamato: “Oh, come stai?”. E la signora che aveva detto tante volte “sì, padrecito” si rivolge a quello: “Padre me li benedice?”. C’è una complicità, una sana complicità» ha commentato il Papa « che cerca la benedizione del Signore e non accetta generalizzazioni».

Nella parte conclusiva del suo intervendo, Papa Francesco ha anche richiamato le potenzialità positive di una interazione dialogante tra le opere che fioriscono dalla spiritualità popolare e il lavoro delle istituzioni politiche e civili «al servizio di ogni persona, a partire dagli ultimi».
L’attuale Vescovo di Roma, citando anche la definizione di “laicità positiva” coniata dal Papa Benedetto XVI, ha richiamato «la necessità che si sviluppi un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo, dinamico, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio». (FB) (Agenzia Fides 15/12/2024)


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