ASIA/INDIA - Vittoria ridotta per il partito di Narendra Modi: "Pluralismo e democrazia garantiti"

mercoledì, 5 giugno 2024 politica   democrazia   diritti umani   minoranze religiose  

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New Delhi (Agenzia Fides) - Il Bharatiya Janata Party, il partito del primo ministro indiano Narendra Modi, ha ottenuto la maggioranza alle elezioni legislative appena terminate in India, ma con un margine ridotto rispetto alla vittoria che i sondaggi e analisti avevano previsto. Secondo i risultati definitivi, il Bjp, che è stato il più votato del Paese, non avrà la maggioranza assoluta in Parlamento (la Lok Sabha, di 543 seggi), non potrà governare da solo e avrà quindi bisogno del sostegno delle formazioni alleate. Come ha confermato la Commissione elettorale, il partito ha conquistato 240 seggi, 62 in meno rispetto a quelli ottenuti nel 2019. La cifra è inferiore ai 272 seggi necessari per raggiungere la maggioranza parlamentare. Con i partner della "Alleanza Nazionale Democratica", la coalizione dispone di 292 seggi e potrà formare una maggioranza di governo per i prossimi cinque anni, guidata da Narendra Modi che sarà così al terzo mandato presidenziale.
La coalizione di opposizione di centrosinistra, l'Alleanza inclusiva per lo sviluppo nazionale dell'India (con l'acronimo "India"), ha conquistato più di 230 seggi. La coalizione, composta da 25 partiti, ha unito le forze per la prima volta per affrontare la coalizione del Bjp. Il principale partito della coalizione 'India', il Partito del Congresso , ha ottenuto 99 seggi raddoppiando il risultato del 2019, quando ne ottenne 46. Il Partito Socialista (Sp) avrà invece 37 deputati, mentre nella precedente legislatura non aveva rappresentanti.
"Questi risultati, che preservano la democrazia e il pluralismo, sono arrivati grazie agli sforzi incessanti e disinteressati di molti, a tutti i livelli, nella società civile, in tutto il paese. Bisogna comunque accoglierli con favore, dato che non daranno a nessuno la possibilità di compiere progetti anticostituzionali e nefasti", commenta il Gesuita indiano p. Cedric Prakash, scrittore e analista con sede ad Ahmedabad. "La società civile indiana continuerà a combattere la corruzione, l'odio indotto tra comunità religiose, noto come fenomeno del 'comunalismo', la polarizzazione e la manipolazione della società compiute tramite denaro e mass media, o tramite organismi asserviti alla politica nazionalista", nota il gesuita. "Il fine dell'agire sociale è perseguire verità, giustizia e amore. Ora è il momento di una valutazione significativa, di un'introspezione seria e di una pianificazione meticolosa in modo che, tutte le componenti sane della società possano insieme garantire che i valori sanciti nella nostra Costituzione siano tutelati e rimangano un patrimonio imprescindibile per il popolo indiano", conclude p. Prakash.
Per i 28 milioni di cristiani stimati nel subcontinente indiano restano fondamentali criteri e valori come la libertà religiosa e la laicità dello stato, per preservare la più grande democrazia del mondo. Il Bharatiya Janata Party di Modi è al potere dal 2014. In un decennio si sono registrati episodi di violenza, discriminazione e molestie contro le minoranze religiose, in particolare cristiani e musulmani. I gruppi estremisti indù, incoraggiati dall'ideologia della "supremazia indù" (“hindutva”), hanno perpetrato abusi che vanno dalle aggressioni fisiche alle false accuse di conversioni religiose forzate. La speranza è ora una correzione di rotta da parte del BJP verso politiche più inclusive, che garantiscano i diritti civili agli oltre 200 milioni di musulmani, ai cristiani e alle altre minoranze religiose della nazione.
(PA) (Agenzia Fides 5/6/2024)


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