OCEANIA/PAPUA NUOVA GUINEA - "Dopo i saccheggi, la gente restituisce il maltolto: un pentimento collettivo", riferisce un missionario

martedì, 16 gennaio 2024 politica   società civile   chiese locali   violenza  

Mount Hagen (Agenzia Fides) - "In questi giorni si assiste a un fenomeno interessante e significativo: la gente, che ha partecipato ai saccheggi dei giorni scorsi a Port Moresby , sta restituendo il maltolto. Gli appelli della polizia e anche di alcuni sacerdoti stanno avendo un certo effetto. Alcune parrocchie di chiese cristiane di diverse confessioni si sono coinvolte e hanno detto: le nostre porte sono aperte, per chi vuole restituire i beni rubati. E' una sorta di pentimento collettivo, che fa appello alla coscienza cristiana di ogni cittadino. Devo dire che qualcosa si muove, è un segno di speranza, un segno che la coscienza individuale è, in qualche modo, illuminata dalla fede" : lo racconta all'Agenzia Fides p. Victor Roche SVD, missionario Verbita indiano, dal 1981 in Papua Nuova Guinea, oggi Direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM), parlando delle violenze di massa e dei saccheggi avvenuti nei giorni scorsi (vedi Fides 12/1/2024).
Mentre nel paese è in vigore lo stato di emergenza, il missionario riferisce: "La situazione ora si è calmata, dato che il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e l'esercito presidia le strade. Dopo aver indetto una protesta a causa del taglio improvviso e inatteso sul salario, la polizia ha chiuso tutte le stazioni territoriali. Questo ha dato l'opportunità ad alcune persone, soprattutto poveri, disperati, persone coinvolte in gang criminali di iniziare saccheggi, indisturbati. Ben presto il fenomeno si è allargato coinvolgendo schiere di giovani, soprattutto persone nel disagio, poveri e disoccupati. La polizia non è intervenuta e ha voluto lanciare un messaggio al governo del tipo: senza la nostra presenza e azione non c'è sicurezza e il paese è preda della turbolenza sociale. Ora, il governo ha promesso di affrontare la questione, di rivedere le buste paga e di restituire il denaro. Gli agenti hanno già salari molto bassi, dunque quel taglio era per loro insopportabile".
P. Roche rimarca anche che, alla base di quanto si è verificato, "c'è un profondo disagio sociale, c'è la sfiducia nel governo a causa della corruzione, vi sono sacche di povertà e disoccupazione, specialmente per i giovani".
Il Direttore nazionale POM, impegnato attualmente in un seminario di formazione dedicato a circa 80 giovani universitari di vari atenei e zone della Papua Nuova Guinea, rimarca. "La Chiesa cattolica, istituzione ancora importante nel paese, e le altre Chiese cristiane cercano di offrire un contributo anche in questo senso, accompagnando i giovani nella loro crescita personale, nello sviluppo dei loro talenti e competenze, soprattutto tramite opere sociali, e con l'impegno nell’ambito dell’istruzione. Ad esempio, in molte diocesi si recuperano e si accolgono i ragazzi di strada, inserendoli in percorsi scolastici. Vi sono poi borse di studio per studenti di scuole superiori e università, offerte dalle Chiese, pensate per giovani di famiglie povere e bisognose. L'impegno delle istituzioni ecclesiali nel campo dell’istruzione è cruciale per cercare di dare un futuro ai giovani. E’ il servizio che svolgiamo, è una via per annunciare la fede in Cristo. E il fatto che oggi, dopo la violenza e il furto, vi sia in atto un processo di restituzione della merce rubata significa che la fede dice ancora qualcosa alla coscienza e alla vita della gente in questo paese".
La Papua Nuova Guinea, con circa sette milioni di abitanti, è un paese che si ispira al cristianesimo, come è scritto nel preambolo della Costituzione. Il 95% dei papuani professa la fede cristiana. I cristiani sono soprattutto protestanti (al 64%, in maggior parte luterani), i cattolici sono circa il 26%, e il 5% appartiene ad altre denominazioni.
(PA) (Agenzia Fides 16/1/2024)


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