EUROPA/ITALIA- Papa Francesco alla Chiesa di Roma: La missione è opera dello Spirito Santo, attenti ai rischi di una Chiesa “fai-da-te”

sabato, 18 settembre 2021 papa francesco   chiesa cattolica   sinodalità   missione   sinodo dei vescovi  

Vatican Media

Roma (Agenzia Fides) – La Chiesa è per natura sinodale, e compie la sua missione solo se segue docilmente l’opera attuale e efficace dello Spirito Santo, come si legge negli Atti degli Apostoli. Solo così si può vincere anche “la tentazione di fare da soli”, e di “prendere il posto di Dio, pretendendo di modellare la Chiesa sulle proprie convinzioni culturali”. Come se, “asceso al cielo, il Signore avesse lasciato un vuoto da riempire”. Lo ha detto oggi Papa Francesco, parlando la mattina di sabato 18 settembre ai partecipanti al Convegno della diocesi di Roma, riuniti nell’Aula Paolo VI. Nel suo lungo intervento, il Vescovo di Roma ha indicato ancora una volta gli Atti degli Apostoli come testo paradigmatico a cui conviene far riferimento per riconoscere quali sono le sorgenti e la natura propria della missione a cui è chiamata la comunità ecclesiale, sfuggendo alla perenne tentazione di costruire una Chiesa “fai-da-te”, e di ridurre anche gli incontri sinodali a un "Parlamento diocesano".
L’intervento del Papa ha preso le mosse dal “Cammino sinodale” che coinvolge tutta la Chiesa in vista dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi del 2023. In tale itinerario – ha rimarcato il Pontefice – “Non si tratta di raccogliere opinioni, non è un’inchiesta questa, ma di ascoltare lo Spirito Santo”.
Il tema della sinodalità – ha detto il Papa - non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda”, visto che la sinodalità “esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione”. Lo attestano proprio gli Atti degli Apostoli, che il Papa ha definito come “il primo e il più importante “manuale” di ecclesiologia”. Un ‘cammino comune’ (questo vuol dire la parola ‘Sinodo’) che si compie seguendo le opere dello Spirito Santo, aperti alle sue sorprese, testimoni di un impulso che mette gli stessi Apostoli “in crisi, che li spinge a osare, domandare, ricredersi, sbagliare e imparare dagli errori, soprattutto di sperare nonostante le difficoltà”. E’ lo Spirito Santo – ha proseguito il Papa - che “fa scoprire loro la geografia della salvezza divina, aprendo porte e finestre, abbattendo muri, spezzando catene, liberando confini. Allora può essere necessario partire, cambiare strada, superare convinzioni che trattengono e ci impediscono di muoverci e camminare insieme”.
Seguendo il “cammino fatto insieme” nella sequela allo Spirito Santo, i primi Apostoli hanno trovato soluzioni reali ai problemi che emergevano nella vita quotidiana, come quando si decise di “disegnare sette uomini che si sarebbero impegnati a tempo pieno nella diakonia, nel servizio alle mense”. E sempre l’opera dello Spirito Santo che nella prima comunità crea armonia nel “confronto tra visioni e attese differenti. Non dobbiamo temere – ha rimarcato il Vescovo di Roma - che questo accada ancora oggi. Sono segni della docilità e apertura allo Spirito. Possono anche determinarsi scontri che raggiungono punte drammatiche, come capitò di fronte al problema della circoncisione dei pagani, fino alla deliberazione di quello che chiamiamo il Concilio di Gerusalemme”. In quel primo Concilio della Chiesa apostolica – ha ricordato il Papa – “si discusse a lungo. Si trattava di riconoscere la libertà dell’azione di Dio, e che non c’erano ostacoli che potessero impedirgli di raggiungere il cuore delle persone, qualsiasi fosse la condizione di provenienza, morale o religiosa”. Quel sinodo si concluse con un messaggio che rappresenta ancora la definizione più efficace del “protagonismo” dello Spirito Santo nelle dinamiche reali della vita della Chiesa: «È parso bene, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo» eccetto quello necessario (At 15,28). Senza lo Spirito- ha rimarcato il Vescovo di Roma in una delle aggiunte fatte al testo scritto - anche il Sinodo finisce per ridursi a un "Parlamento diocesano".
In realtà – ha proseguito il Papa – solo “quando la Chiesa è testimone, in parole e fatti, dell’amore incondizionato di Dio, della sua larghezza ospitale, esprime veramente la propria cattolicità. Ed è spinta, interiormente ed esteriormente, ad attraversare gli spazi e i tempi. L’impulso e la capacità vengono dallo Spirito”.
Un cammino sinodale fatto in sequela e compagnia dello Spirito Santo – ha rimarcato il Successore di Pietro, tornando sulla questione al centro del suo intervento – si riconosce perché è connotato dall’ascolto “della totalità dei battezzati, soggetto del sensus fidei infallibile in credendo”, e vince anche le resistenze “a superare l’immagine di una Chiesa rigidamente distinta tra capi e subalterni, tra chi insegna e chi deve imparare, dimenticando che a Dio piace ribaltare le posizioni”, e che “nella storia della salvezza, tutti siamo pecore rispetto al Pastore che è il Signore”.
L’esercizio e la sequela del sensus fidei – ha chiarito il Papa – “non può essere ridotto alla comunicazione e al confronto tra opinioni che possiamo avere riguardo a questo o quel tema”, o all’idea “di distinguere maggioranze e minoranze, questo lo fa il Parlamento”. Soprattutto, il sensus fidei guiderà a il cammino sinodale a riconoscere e affermare concretamente la predilezione di Cristo per i poveri e a rimuovere ogni riduzione elitaria e esclusivista della appartenenza al popolo di Dio. Tale appartenenza – ha chiarito Papa Francesco - non è “un privilegio”, ma “un dono che qualcuno riceve per tutti, che noi abbiamo ricevuto per gli altri”, per “testimoniare nei fatti e non solo a parole le meraviglie di Dio, che, se conosciute, aiutano le persone a scoprire la sua esistenza e ad accogliere la sua salvezza”.
Anche le modalità concrete di svolgimento del cammino sinodale dovranno evitare la tentazione di concepire e presentare parrocchie, movimenti e comunità ecclesiali come se fossero altrettanti ?club? esclusivi: “mi raccomando” ha suggerito il Vescovo di Roma “lasciate aperte porte e finestre, non vi limitate a prendere in considerazione solo chi frequenta o la pensa come voi. Permettete a tutti di entrare… Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme: lo Spirito vi condurrà”. Il popolo stesso di Roma – ha notato il Successore di Pietro nella parte conclusiva del suo intervento – “contiene la varietà di tutti i popoli e di tutte le condizioni” (GV) (Agenzia Fides 18/9/2021)


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