New Delhi (Agenzia Fides) - Le comunità cristiane in India hanno subito almeno 23 attacchi per motivi religiosi durante il periodo natalizio, che hanno instillato paura e ferito i fedeli. Lo affermano fonti locali dell'Agenzia Fides. Il Pastore cristiano protestante Prabhu Kumar, ha detto a Fides: "Mai nella mia memoria abbiamo sperimentato l'intolleranza che stiamo vivendo ora".
Tra gli episodi più gravi, in Rajasthan 20 militanti nazionalisti indù hanno assaltato una celebrazione natalizia regolarmente autorizzata, malmenando i fedeli. In Madhya Pradesh un altro incidente ha coinvolto 30 cattolici che cantavano inni natalizi. E dopo tale attacco, il presidente della Conferenza episcopale indiana, il Cardinale Baselios Cleemis, ha dichiarato: "La fiducia dei cristiani indiani nel governo si sta erodendo".
I cristiani chiedono il rispetto della Costituzione, che garantisce la libertà di religione. Gli estremisti indù sono diventati più audaci negli ultimi mesi: "Questa è stata una delle stagioni natalizie più violente della storia recente per i cristiani dell'India", affermano.
Intanto il Vishwa Hindu Parishad ("Consiglio mondiale indù"), uno dei maggiori gruppi nazionalisti induisti, ha deciso di intensificare la sua campagna di "ghar wapsi" ("ritorno a casa"), riconvertendo con forza i dalit cristiani all'induismo, sostenendo che vi è un aumento delle conversioni forzate in tutta l'India, operate specialmente dai cristiani. In una recente conferenza tenutasi in Orissa, nell'India orientale, Il VHP ha condannato "la dilagante conversione degli indù sotto costrizione, inganno e intimidazione" in tutto il paese. Secondo l'organizzazione, i missionari cristiani e le organizzazioni musulmane inviano denaro in India dall'estero adottando vari mezzi per attirare o costringere gli indù, specialmente dalit e tribali, a convertirsi, mettendo a repentaglio "l'esistenza stessa degli indù".
Il VHP nota che "la popolazione musulmana si sta espandendo a un ritmo più veloce della popolazione indù e nel 2050 l'India ospiterà la più grande popolazione musulmana del mondo" e agita il "pericolo jihadista", affermando che "i jihadisti sono in aumento in stati come il Bengala e il Kerala, grazie alla politica perseguita dai partiti al potere".
Le accuse dei gruppi radicali indù sono confutate da intellettuali e osservatori che le definiscono "pretesti per attaccare cristiani e musulmani in India". "Più che i canti e le festività natalizie, ciò che è sotto attacco è il pluralismo della società indiana", rileva a Fides Ram Puniyani, attivista per i diritti umani. "L'approccio dei gruppi estremisti indù deve essere contrastato con decisione, tramite i principi democratici", osserva a Fides John Dayal, scrittore e attivista cattolico. (PA) (Agenzia Fides 4/1/2018)