AFRICA/ZIMBABWE - Le banconote inflazionate si stampano all’estero a caro prezzo

giovedì, 6 marzo 2008

Harare (Agenzia Fides)-Mentre lo Zimbabwe si appresta alle elezioni presidenziali del 29 marzo, l’inflazione è sempre più alta al punto che per comprare 100 dollari americani occorrono 20 chili di banconote locali (dollaro dello Zimbabwe). Il rialzo del cambio dollaro USA/dollaro dello Zimbabwe è dovuto alla Banca Centrale che sta comprando la valuta statunitense al mercato nero per potere finanziare l’acquisto di carburante e beni di necessità prima del voto.
La produzione locale di cibo e di altri beni è infatti quasi inesistente a causa delle disastrose politiche economiche del Presidente Mugabe. Il Paese è quindi costretto a importare di tutto, provocando la svalutazione della moneta locale. Il regime, in vista delle elezioni, cerca il favore dei militari e dei propri sostenitori distribuendo carburante e beni di prima necessità importati a caro prezzo e aumentando i salari dei soldati e dei funzionari governativi. Per finanziare l’operazione però si stampano sempre più dollari locali, provocando un ulteriore aumento dell’inflazione, che ha raggiunto un livello record: 100.500%.
Le banconote inflazionate sono inoltre stampate in Germania e il governo dello Zimbabwe sta dilapidando parte delle proprie riserve in valuta straniera per questa operazione. Ai costi di stampa infatti si aggiungono quelli di trasporto. Ogni settimana un aereo carico di 432mila banconote zimbabweane arriva ad Harare proveniente della Germania. Secondo un’inchiesta giornalistica britannica solo per pagare i costi di stampa, lo Zimbabwe spende 382mila sterline alla settimana.
Sul piano politico, il Presidente Mugabe si ripresenta alle elezioni per cercare di ottenere un nuovo mandato. Ma il suo partito, lo ZANU-PF, si è diviso e l’ex Ministro delle Finanze, Simba Makoni, ha presentato la sua candidatura. Makoni sembra aver raccolto il consenso di almeno una parte dei militari perché ha ottenuto l’appoggio dell’ex Comandante dell’Esercito Solomon Mujuru e di sua moglie, Joice, che è Vicepresidente. La coppia è una voce profondamente critica all’interno dello ZANU-PF e dell’esercito.
Makoni è stato espulso dal partito, una mossa che invece di ostacolarlo probabilmente lo aiuta perché non è più identificabile con la formazione politica che ha portato il Paese al collasso.
Le possibilità di vittoria dell’ex Ministro delle Finanze è accresciuta dalle divisioni in seno al principale partito dell’opposizione, il Movement for Democratic Change (MDC) che si è spaccato in due componenti. La prima è guidata dallo storico leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai, che concorre alla Presidenza, mentre la seconda, guidata da Arthur Mutambara, appoggia Makoni.
Il quarto aspirante alla carica presidenziale è Langton Towungana, una figura quasi sconosciuta dalla maggioranza della popolazione locale.
Chiunque assumerà la Presidenza si troverà ad amministrare un Paese da ricostruire: inflazione fuori controllo, alta disoccupazione (il 90% della popolazione è disoccupata), alto debito estero, fuga di cervelli (sono circa 4 milioni gli zimbabweani fuggiti all’estero, la maggior parte dei quali con forti qualifiche professionali: medici, infermieri, ingegneri, ecc…). (L.M.) (Agenzia Fides 6/3/2008 righe 35 parole 466)


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