AMERICA/VENEZUELA - Conflitto Colombia-Ecuador: i Vescovi chiedono di pregare ed offrire sacrifici per la pace, perché “con la violenza, l’odio e la guerra non si costruisce nulla di positivo e duraturo”

giovedì, 6 marzo 2008

Caracas (Agenzia Fides) - “Con la violenza, l’odio e la guerra non si costruisce nulla di positivo e duraturo”. È quanto affermano i Vescovi del Venezuela in un Messaggio del 5 marzo diffuso a seguito del clima di tensione ed incertezza che sta attraversando il Paese a causa della complessa crisi nata tra i governi delle Repubbliche della Colombia e dell’Ecuador, e tra il governo colombiano e quello del Venezuela. I Vescovi, coscienti della loro missione di Pastori che promuovono la vera pace, esprimono rammarico “per la situazione che si è creata tra i governi delle nostre Repubbliche sorelle” e si dicono preoccupati del rischio che questa “possa degenerare intaccando il clima di tradizionale convivenza pacifica e provocare un conflitto bellico tra Paesi fratelli, che per la loro storia e per i profondi vincoli spirituali e culturali che li uniscono, sono chiamati, piuttosto, ad una progressivo e condiviso impegno per costruire un futuro più giusto e più degno per tutti”.
“La ricerca della pace è un dovere fondamentale per ogni governo responsabile - continua il Messaggio - e, contemporaneamente, una necessità irrinunciabile per la vita e lo sviluppo integrale dei nostri Paesi”. Perciò i Vescovi esortano il governo nazionale a “preservare la pace interna ed esterna del Venezuela, e proteggere la nostra sovranità con moderazione e serenità di fronte ai diversi e complessi elementi dall’attuale crisi”.
Ricordano quindi che la pace esterna delle nazioni si basa “sul rispetto reciproco della sovranità territoriale, nell’adempimento degli accordi e dei trattati internazionali e nell’azione delle istanze diplomatiche riconosciute per il dialogo e la risoluzione di eventuali conflitti”. Pertanto chiedono di attivare “tutti i meccanismi di negoziazione e di mediazione riconosciuti ed accettati dalle tre nazioni per giungere ad un immediato ristabilimento dei canali diplomatici regolari tra i nostri governi”.
D’altra parte, i Vescovi ricordano non solo l’importanza della pace esterna ma anche di quella interna che si fonda “sul rispetto della Costituzione e delle leggi, e sul rispetto mutuo tra le persone e tra le istituzioni della nostra società”. Deplorano quindi “il recente e vergognoso assalto al Palazzo Arcivescovile di Caracas, da parte di gruppi che si dichiararono pubblicamente vicini al governo, con la passività delle autorità dell’ordine pubblico” ed esprimono la loro solidarietà all’Arcivescovo di Caracas, Cardinale Jorge Urosa, ai Vescovi Ausiliari e a tutto il clero e ai fedeli dell’Arcidiocesi, cosi come a Mons. Ramón Linares, Vescovo di Barinas, anche lui attaccato di recente (vedi Fides 28/2/2008).
I Vescovi del Venezuela concludono il loro Messaggio invitando tutti i fedeli ad offrire in questo tempo propizio di Quaresima, digiuni e sacrifici, a farsi portatori della pace e della riconciliazione nelle loro famiglie, comunità ed ambienti di lavoro e ad accorrere numerosi, il prossimo fine settimana, alle Messe domenicali “per chiedere al Buon Pastore di allontanare dai nostri Paesi il flagello della guerra, ed aprire i sentieri che conducono alla pace in Venezuela e tra tutti i Paesi fratelli della nostra cara America Latina”.
Anche in Colombia l’Arcivescovo di Bogotà, Cardinale Pedro Rubiano Sáenz, ha promosso per domani 7 marzo, a mezzogiorno nelle chiese e nei posti di lavoro, la recita del Padre Nostro con l’intenzione per la pace della Colombia, affinché nell’attuale situazione che sta attraversando la Nazione, “il Signore illumini i nostri governanti e ci conceda il dono inestimabile della pace”.
L’Organizzazione di Stati Americani (OEA), con sede a Washington, ha approvato ieri una risoluzione che ammette, ma non condanna, il fatto che Bogotà abbia violato la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato vicino, bombardando un accampamento ribelle delle FARC in una zona confinante. La risoluzione stabilisce la creazione di una missione diplomatica capeggiata dal Segretario generale dell’organizzazione, José Miguel Insulza, ed un massimo di quattro ambasciatori. Inoltre, convoca una riunione regionale dei Ministri degli Esteri per il 17 marzo. La Ministra delle Relazioni Esterne ecuadoriana, María Isabel Salvatore, ha affermato che la risoluzione è il “primo passo” di un processo, ma che non è sufficiente per ristabilire relazioni diplomatiche con la Colombia o ritirare immediatamente le truppe che si trovano nella frontiera. Da parte sua, l’Unione Europea si è mostrata preoccupata per la crescente tensione e per lo spiegamento di forze armate tra i tre Paesi e ha chiesto a tutte le parti coinvolte di cercare una soluzione politica attraverso il dialogo. (RG) (Agenzia Fides 6/3/2008; righe 52, parole 717)


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