AMERICA/VENEZUELA - I popoli indigeni sono chiamati a diventare corresponsabili per l'evangelizzazione dei loro fratelli

giovedì, 9 marzo 2023 indigeni   chiese locali  

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Ciudad Bolivar (Agenzia Fides) – “Nonostante tutti i limiti che l'ambiente impone alla missione evangelizzatrice tra le comunità indigene, c'è una grande vitalità pastorale e sforzi significativi per continuare a percorrere sentieri in cui viene superata la mentalità colonizzatrice, che considera l'indigeno solo come destinatario dell’azione pastorale e assistenziale, senza riconoscere sufficientemente la sua condizione di discepolo missionario, come i suoi valori culturali, le sue visioni del mondo e la spiritualità, in cui si manifesta anche la presenza di Dio”. E’ quanto afferma il messaggio finale del primo Incontro Nazionale di Pastorale Indigena in Venezuela, che si è svolto a Ciudad Bolívar, nello stato di Bolívar, dal 2 al 5 marzo 2023.
Questo incontro, promosso dal Consiglio Missionario Nazionale (COMINA) e dal Dipartimento per le Missioni della Conferenza Episcopale Venezuelana, è stato il primo dopo la celebrazione del Sinodo per l'Amazzonia, sebbene da anni si svolgano gli Incontri degli indigeni e dei missionari (ENIMIS). Tra gli obiettivi prefissati, l’incontro voleva essere un'opportunità per conoscersi meglio, per condividere le storie di servizio missionario nelle comunità indigene e discernere nuovi modi e presenze suscitati dallo Spirito Santo nel contesto attuale. Vi hanno partecipato gli operatori pastorali indigeni in Venezuela, che si sono fatti portavoce delle esperienze delle rispettive circoscrizioni ecclesiastiche.
Il messaggio finale, rivolto “ai popoli indigeni, ai fratelli e alle sorelle che condividono con noi la fede in Gesù Cristo, ai nostri pastori, sacerdoti e vescovi del Venezuela”, diffuso ieri, rievoca la riunione svoltasi a Ciudad Bolívar, sulle rive del maestoso fiume Orinoco, dove sono convenuti laici, persone consacrate, sacerdoti e vescovi che appartengono o accompagnano le comunità indigene nella loro esperienza di fede e nella difesa della loro dignità umana e culturale.
“Riconosciamo con gratitudine l'azione evangelizzatrice dei missionari che ci ha preceduto – scrivono i partecipanti all’incontro -. Abbiamo ringraziato il Signore per la generosa testimonianza di tanti uomini e donne che hanno dato la vita perché il Vangelo e i doni di Gesù Cristo fossero conosciuti tra i nostri popoli nativi”. Quindi prosegono: “Crediamo che, come esige la realtà pastorale e come ci suggerisce il Santo Padre nella Querida Amazonia (85-90), i popoli indigeni sono chiamati a diventare soggetti corresponsabili per l'evangelizzazione dei nostri fratelli e sorelle, assumendo i vari ministeri che la Chiesa conferisce e quelli che nascono dalla propria cultura, che possono essere assunti al servizio dell'annuncio del Vangelo e della crescita della comunità cristiana”.
Durante l’incontro è risuonato anche “il grido di aiuto dei nostri popoli indigeni” che vedono minacciata la loro dignità umana da tante situazioni come la devastazione dei loro territori d'origine, l'estrattivismo minerario, l'inquinamento dei fiumi, gli abusi delle autorità, la tratta di ragazze e donne, la precarietà dell'assistenza sanitaria, il traffico di droga e la presenza di gruppi irregolari, tra le altre realtà. La speranza viene dai giovani laici indigeni e seminaristi, così come dai sacerdoti e dalle suore, figli di questi popoli “che stanno dando un volto indigeno al nostro cristianesimo”.
Ai Vescovi presenti all’incontro, che condividono gioie, sofferenze e speranze di questi popoli, e a tutta la Chiesa, viene chiesto di “continuare a confidare nei popoli indigeni” e di accompagnarli a vivere la vocazione battesimale come discepoli missionari, “Che Dio ci conceda di continuare a costruire insieme una pastorale al servizio della vita piena dei popoli indigeni!”
(SL) (Agenzia Fides 9/3/2023)


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