AFRICA/MOZAMBICO - L’Africa risente dei gas serra prodotti da altri continenti: il Mozambico risponde con i pannelli solari

mercoledì, 28 novembre 2007

Maputo (Agenzia Fides)- Le emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati minacciano l’Africa, il continente che contribuisce di meno al riscaldamento globale. Lo afferma il rapporto “Combattere il cambiamento climatico: solidarietà umana in un mondo diviso” del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, presentato il 27 novembre a Brasilia, capitale del Brasile. Se entro 10 anni non si agisce per bloccare l’aumento della temperatura globale di 2 gradi Celsius, si potrebbero avere conseguenze gravissime per l’Africa sub-sahariana. Nei prossimi decenni il settore agricolo verrebbe sconvolto e 600 milioni di persone sarebbero a rischio alimentare; vi inoltre sarebbe un incremento delle malattie trasmesse da mosche e zanzare, come malaria e la febbre della Rift Valley.
“I poveri, coloro che producono minori emissioni di carbonio e sono privi di mezzi per proteggersi, sono le prime vittime dello stile di vita ad alto consumo energetico dei Paesi sviluppati” afferma uno degli autori del rapporto. Nei Paesi industrializzati le conseguenze del riscaldamento globale si fanno già sentire: le persone regolano i termostati, devono far fronte con l’aria condizionata ad estati più lunghe e più calde, e osservano i mutamenti delle stagioni. Ma nei Paesi più poveri, come quelli dell’Africa sub-sahariana, le conseguenze sono molto più drammatiche: inondazioni seguite da periodi di siccità con perdita di raccolti e la gente soffre la fame. A lungo termine i cambiamenti climatici rischiano di compromettere seriamente lo sviluppo di intere aree del pianeta, afferma il rapporto.
Ridurre le emissioni di gas serra non deve però diventare un protesto per impedire alle popolazioni africane di ottenere energia elettrica. Certamente non è forse possibile replicare lo stile di vita occidentale (in gran parte scandaloso per lo spreco di risorse che potrebbero essere usate per scopi più nobili). Il ricorso all’energia solare, in un continente “caldo” per definizione è una delle possibili alternative all’impiego di combustibili fossili. Il Mozambico, ad esempio, ha avviato un programma per installare pannelli solari in regioni non raggiunte dalla rete elettrica nazionale. L’energia elettrica così prodotta servirà, in primo luogo, a fare funzionare ospedali e scuole. Entro la fine del 2008 almeno 150 scuole e altrettante strutture sanitarie potranno ottenere elettricità sfruttando il sole. Nel 2005 meno dell’8% della popolazione del Mozambico aveva accesso all’elettricità, la maggior parte di questa percentuale vive in zone urbane. Nelle aree rurali solo il 2% dispone di corrente elettrica. (L.M.) (Agenzia Fides 28/11/2007 righe 29 parole 388)


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