di Marta Zhao e Laura Gomez Ruiz
Hangzhou (Agenzia Fides) - La Cina, la città di Hangzhou e la comunità cattolica cinese non hanno mai dimenticato Martino Martini.
Il grande missionario gesuita stimato dagli Imperatori e accolto alla Corte della Dinastia Qing, era nato a Trento proprio 410 anni fa, il 20 settembre 1614. Anche oggi la sua vicenda e la sua testimonianza suscitano simpatie inattese e accendono prossimità sorprendenti.
Nel programma di celebrazioni promosso dall’Ambasciata d’Italia a Pechino per i 700 anni dalla morte del viaggiatore e mercante Marco Polo, il tema “Sulle orme di Marco Polo: Martino Martini” è stato il primo affrontato per introdurre la serie di importanti personalità italiane che, in tempi diversi e a diverso titolo, hanno contribuito alla diffusione della conoscenza della Cina in Occidente.
Perfino il Presidente Xi Jinping ha manifestato pubblicamente la sua stima per Martino Martini. In un intervento pubblicato sul Corriere della Sera il 20 marzo 2019, alla vigilia della sua visita ufficiale in Italia, Xi Jinping ha citato il gesuita come pioniere della schiera di sinologi italiani che «hanno svolto un ruolo di ponte nei rapporti tra Cina e Europa, a partire dalla prima grammatica della lingua cinese scritta per l’Occidente da Martino Martini a “Italia e Cina” di Giuliano Bertuccioli e Federico Masini».
In Italia, il Centro Studi intitolato a Martino Martini, con sede a Trento, promuove tra le altre cose “Sulla Via del Catai”, Rivista semestrale sulle relazioni culturali tra Europa e Cina.
Nella città di Hangzhou, intorno al suo Mausoleo è stato istituito un Parco che porta il suo nome. Quel sito protetto dall’ente che cura i beni culturali della Provincia di Zhejiang è diventato come un Santuario per i cattolici cinesi. Attualmente in fase di restauro, il Mausoleo custodisce le spoglie mortali di 15 famosi missionari gesuiti che hanno terminato le loro vite terrene nei pressi del magnifico lago Xizi. Tra di loro figurano anche padre Prospero Intorcetta (1626–1696), padre Nicolas Trigault (1577-1629),padre Lazaro Cattaneo (1560-1640) e padre Emmanuel Diaz (1574-1659).
Nel 2018, una mostra dedicata all’opera cartografica di Martino Martini è stata inaugurata nella sede del Centro Cina-Italia a Hangzhou per commemorare il 375° anniversario dell’arrivo del grande missionario in quella città (Agenzia Fides 13/6/2018).
La comunità cattolica di Hangzhou ha organizzato una Conferenza accademica ricordando i 350 anni della costruzione della Cattedrale. Sei noti accademici di Università cinesi e studiosi legati a enti cattolici come l’Istituto di studi “Fede” (Faith Institute for Cultural Studies(FICS), il Guang Qi Press della diocesi di Shanghai hanno collaborato nel presentare studi sulla vita e la missione del gesuita, alla presenza del Console Italiano a Shanghai. L’eredità di Martino Martini è stata presentata come «un impulso forte alla missione di oggi, perché essa prosegua il cammino facendo propri il suo senso di responsabilità missionaria, il suo coraggio e la sua dedizione”. (Agenzia Fides 22/01/2010).
L’affetto e la devozione che circondano la figura di Martino Martini sono proporzionali all’intensità con cui lui visse il suo tempo, donando la sua esistenza all’annuncio del Vangelo in Cina.
Martino Martini nasce il 20 settembre 1614 a Trento. Nel 1631 entra come novizio nella Compagnia di Gesù. Dopo aver studiato al Collegio Romano sotto l'influenza del suo mentore, il gesuita tedesco Athanasius Kircher, si unisce alla Missione Orientale nel 1640, viaggiando in nave da Lisbona in Portogallo, via Goa in India (novembre 1640), fino a Macao, in Cina, dove giunge nell'agosto 1642. L’anno successivo viene inviato nel Continente cinese. Inizia così il suo leggendario viaggio di scambio culturale tra Cina ed Europa, tragitto che percorse due volte. Scrive la prima grammatica cinese in Occidente e opere correlate, che contribuiscono allo scambio culturale e colmano il divario tra la Cina e l'Europa influendo in profondità sulla nascita e lo sviluppo della sinologia in Italia.
Il tempo della sua permanenza in Cina, all'epoca delle dinastie Ming e Qing, è un periodo di grandi disordini sociali. I gesuiti, dopo aver intrecciato buoni rapporti con settori influenti della società e della gerarchia politica cinese, iniziano a vivere preoccupazioni per come evolverà la situazione. Il nome cinese che si sceglie, Wei Kuangguo, include tutti i suoi buoni auspici: indica lo slancio a difendere e sostenere il Paese e il desiderio di avere nel mondo pace e prosperità.
In Cina turbolenze e conflitti dividono anche gesuiti e ordini mendicanti spagnoli e si infiltrano perfino in seno alla stessa Compagnia di Gesù. La controversia sulla traduzione cinese del nome di Dio e sulla possibilità che i nuovi cristiani continuino a esercitare il culto dei morti secondo le modalità proprie della cultura cinese non si placa, raggiunge intensità che Martini non riesce a contenere, sia all'interno che all'esterno dell’Ordine. Una vicenda che e eserciterà un profondo impatto sul resto della sua vita.
I viaggi e la scrittura costituiscono il filo conduttore della seconda metà della sua vita. Durante i primi otto anni del suo soggiorno in Cina (1643-1650), Martino Martini viaggia tra le due capitali oltre che a Hangzhou e Jinhua nello Zhejiang. Nel quarto anno di regno di Shunzhi (1647), con l'aiuto di Zhu Shi, un parrocchiano di Lanxi nello Zhejiang, Martino Martini scrive il Qiu You Zhuan (Trattato sull'Amicizia, Hangzhou, 1661), procedendo sul registro umanista già adottato dall’altro gesuita Matteo Ricci nella sua opera omonima, la prima scritta in cinese dal gesuita maceratese.
La parte meridionale dello Zhejiang, dove si trova Martino Martini, è una regione in cui operano anche i monaci spagnoli. Lui concorda con le indicazioni del suo confratello Matteo Ricci e ben riconosce le divergenze con i Cistercensi spagnoli sulla questione dei Riti Cinesi. Inoltre, il domenicano spagnolo Juan Bautista Morales (1597–1664) si è già recato a Roma per esprimere le sue obiezioni in merito alla posizione dei Gesuiti riguardo alla controversia. Quando la missione gesuita in Cina decide di inviare un loro rappresentante in Europa per esporre la situazione dal loro punto di vista, la scelta cade su Martino Martini.
Nel 1651 il gesuita si reca in Europa per difendere la posizione della Compagnia di Gesù sulla questione dei Riti Cinesi. Grazie anche ai suoi buoni uffici, nel 1656 la Santa Sede emana un editto a favore dei gesuiti.
Durante i suoi viaggi in Europa, Martino Martini pubblica tre opere in latino: De Bello Tartarico Historia, Novus Atlas Sinensis e Sinice Historia Decas Prima (della quale aveva annunciato anche la pubblicazione del seguito). Queste opere hanno rappresentato i più sistematici, approfonditi e efficaci resoconti sulla realtà cinese circolanti in Europa in quell’epoca.
Nel 1657 Wei torna in Cina e continua la sua missione a Hangzhou, dove completa la costruzione della chiesa del Redentore nel 1661 e dove muore il 6 giugno dello stesso anno all'età di 47 anni. Dopo essere stato ben accolto dalla corte Qing e ricevuto dallo stesso Imperatore Shunzhi a Pechino.
(Agenzia Fides 24/9/2024)