AVOSA
Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Il Giubileo dedicato a Sant’Areta e Compagni Martiri d’Arabia è stata un’occasione preziosa anche per riscoprire lunga storia del cristianesimo in Arabia, storia “radicata nella testimonianza apostolica e irrigata del sangue dei martiri”. Una sorgente a cui ora può attingere anche la composita e vitale comunità di milioni di cattolici disseminata nei vari Paesi della Penisola arabica. Lo ha sottolineato, guardando al presente e al futuro, il Vescovo Paolo Martinelli ofm.Cap, Vicario Apostolico dell’Arabia meridionale, celebrando ieri, domenica 22 settembre, la liturgia di chiusura dell’Anno giubilare nei territori del Vicariato. Una messa solenne celebrata a Abu Dhabi, nella Cattedrale di San Giuseppe, con la chiusura della Porta Santa, che ha visto la partecipazione di più di 3mila cattolici.
Il Giubileo, iniziato il 23 ottobre 2023 (vedi Fides 20 e 24/10/2023), è stato vissuto congiuntamente dal Vicariato apostolico dell’Arabia del sud (comprendente Emirati Arabi Uniti, Yemen e Oman) e dal Vicariato apostolico dell’Arabia del nord (guidato dal Vescovo Aldo Berardi O.SS.T. e comprendente Barhain, Qatar, Kuwait e Arabia Saudita). La cerimonia di chiusura del Giubileo nel Vicariato dell’Arabia del Sud è stata anticipata perché il Vescovo Martinelli nel mese di ottobre sarà impegnato a Roma per l’Assemblea del Sinodo dei Vescovi. Nel Vicariato Apostolico dellìArabia settentrionale l’analoga cerimonia di chiusura è in programma il prossimo 23 ottobre.
La comunione vissuta tra le comunità cattoliche della Penisola arabica attraverso l’esperienza del cammino giubilare – ha rimarcato nell’omelia il Vescovo Martinelli - «è una delle ragioni per cui questi santi sono così importanti per noi. Noi veniamo da tanti Paesi diversi abbiamo riti liturgici diversi e tradizioni spirituali diverse. Ognuno custudisce la devozione per i santi della propria cultura e possiamo desiderare loro qui. Ma Sant’Areta e i suoi compagni sono santi di questa terra d’Arabia dove noi viviamo adesso. Quindi loro sono i nostri santi, che noi tutti possiamo celebrare insieme come una Chiesa, la Chiesa d’Arabia».
«Venendo in questo Paese come migranti – ha insistito il Vicario apostolico - noi diventiamo parte integrante della storia di questa Chiesa d’Arabia, radicata nella testimonianza apostolica e irrigata del sangue dei martiri».
Sant'Areta e i suoi Compagni, venerati in tutte le Chiese cattoliche e ortodosse, erano cristiani arabi dell'antica città di Najran (nell'attuale Arabia Saudita) martirizzati nell'anno 523 dopo Cristo.
Arethas, il cui nome arabo era Al-Harith bin Ka'b, era nato nel 427 d.C. e fu governatore della città prevalentemente cristiana fino al suo martirio, avvenuto alla veneranda età di novantacinque anni.
Nel VI secolo, il re di Himyar (nell'attuale Yemen), Dhu Nuwas, fece iniziare una persecuzione sistematica dei cristiani nell’Arabia meridionale, bruciando chiese, costringendo le persone a convertirsi e mettendo a morte coloro che si rifiutavano di rinnegare la propria fede in Cristo. Furono arsi vivi sacerdoti, diaconi, monache e intere famiglie - uomini, donne e bambini.
Secondo tradizione, le reliquie di Sant'Areta e dei suoi compagni martiri di Najran furono depositate in un santuario a forma cubica divenuto un popolare centro di pellegrinaggio per i cristiani arabi durante la tarda antichità. Il santuario fu distrutto nel VII secolo quando i cristiani furono espulsi dal sud Arabia.
Le reliquie di Sant'Areta alla fine trovarono la strada per il Monte Athos in Grecia. Il loro ritorno nella penisola arabica dopo quasi quattordici secoli è stato vissuto come una straordinaria benedizione per le attuali comunità cristiane nel Golfo.
Papa Francesco aveva emesso il 29 agosto 2023 il Decreto d’indizione del Giubileo di Sant'Areta e Compagni nella Penisola Arabica. Il Decreto concedeva una Indulgenza Plenaria ai fedeli che in qualsiasi momento intraprendono un pellegrinaggio alla Cattedrale di Nostra Signora d'Arabia ad Awali, Bahrain, alla Cattedrale di San Giuseppe ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, o alla Parrocchia di Sant'Areta.
Per la fine del Giubileo, il Vescovo Martinelli ha anche scritto la Lettera pastorale “Gioia e Giubileo” (“Joy and Jubilee”) pubblicata ieri, domenica 22 settembre. Nella Lettera, il Vicario Apostolico dell'Arabia meridionale, ripercorre l'Anno Giubilare di Sant'Areta, descrivendo i frutti spirtuali che ha portato al Vicariato, e invita alla preghiera seguendo l'appello di Papa Francesco in vista del Giubileo 2025.
Nella Lettera, il Vescovo Paolo annuncia che la festa di Sant'Areta sarà ora celebrata ogni anno il 24 ottobre, per chiedere che la memoria dei martiri arabi continui a ispirare e accompagnare il cammino delle comunità cattoliche vitalmente presenti nella Penisola arabica. «Sono una radice profonda dell'albero in cui ci troviamo oggi. Siamo chiamati ad abitare questa terra con fede». Dopo aver celebrato i santi martiri d'Arabia per un anno intero, ora “È più facile riconoscere che «essere cristiani nel Golfo significa appartenere a questa Chiesa del Golfo. Non siamo solo fedeli provenienti da chiese diverse: qui formiamo tutti insieme la Chiesa cattolica d’Arabia”, scrive il Vescovo.
Guardando al prossimo Giubileo 2025, il Vescovo Invita tutti «a prepararsi bene all'Anno Santo 2025 entrando nello spirito della preghiera», e ripropone in maniera sintetica i gesti e le pratiche che nella vita spirituale del popolo di Dio tengono unite preghiera, Sacramenti, lettura della Parola. Una sintesi in cui fa riferimento alla preghiera del Padre Nostro, alla Liturgia delle Ore, alla preghiera personale, al Rosario, all’Adorazione eucaristica. La preghiera - sottolinea il Vescovo Martinelli - è la domanda di custodire acceso il desiderio di Dio nella vita quotidiana: «Il tuo desiderio è la tua preghiera» dice Sant’Agostino, citato nella Lettera pastorale del Vicario apostolico dell’Arabia del Sud.
Mentre la comunità cattolica del Golfo passa da un giubileo all'altro, la lettera dell'arcivescovo Paolo richiama con gratitudine i doni ricevuti e condivisi durante il Giubileo dei Martiri d’Arabia, e nel contempo suggerisce la via da seguire nel futuro.
Il Giubileo ha riunito tutta la Chiesa della Penisola arabica alle sue antiche sorgenti. “Singoli, famiglie, gruppi, giovani, associazioni e movimenti, bambini e anziani: tutti sono venuti a celebrare la vittoria di questi santi martiri d'Arabia attraverso il loro pellegrinaggio alla Porta Santa”- Durante l’anno giubilare, ogni parrocchia degli Emirati Arabi Uniti e del sultanato dell'Oman ha avuto l'opportunità di ospitare le reliquie di Sant’Areta. Molti hanno ammesso di aver conosciuto i Santi martiri d’Arabia solo grazie al Giubileo. «Ogni giorno – ha ricordato una donna tra le testimonianze raccolte e diffuse dal Vicariato apostolico - il sacerdote condivideva le agonie sopportate da Sant'Aretas e dai suoi compagni, e raccontava come la loro sofferenza è stata trasformata in una bella corona per nostro Signore Gesù Cristo. Questo mi ha toccato profondamente, perché mi sono resa conto di quanto facilmente ci preoccupiamo e ci perdiamo per piccole cose». (GV) (Agenzia Fides 23/9/2024).