Il dialogo Cina-Santa Sede e il realismo del Papa

sabato, 14 settembre 2024

di Gianni Valente

«Io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà». Così si è espresso Papa Francesco ieri parlando del dialogo tra governo cinese e Santa Sede, nel corso della conversazione con i media avvenuta durante il volo che lo riportava a Roma da Singapore.
 
Sulla stampa internazionale tale dialogo, e l’Accordo Provvisorio che ne costituisce un importante strumento, non sono esenti da critiche. Eppure, se si sta ai fatti, il giudizio papale si configura come un atto di semplice realismo cristiano. 

 
Alcuni dati

Per valutare correttamente le parole di Papa Francesco davanti alla domanda posta da Stefania Falasca per la testata cinese online Tianou Zhiku conviene tener presenti alcuni dati recenti. E conviene anche non dimenticare mai il passato che ha preceduto l’attuale fase storica. 
 
- Dal 22 settembre 2018, giorno della firma dell’Accordo provvisorio, tutti i Vescovi cattolici della Repubblica Popolare Cinese sono in piena e pubblica comunione gerarchica con il Papa. Non si sono più verificate ordinazioni episcopali illegittime, quelle celebrate senza consenso papale, che dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso avevano lacerato gravemente la comunione ecclesiale tra i cattolici cinesi.
 
- Negli ultimi 6 anni, segnati anche da una fase di rarefazione dei contatti nei rapporti tra le parti durante il tempo della pandemia, in Cina sono avvenute 9 nuove ordinazioni episcopali cattoliche. Nello stesso arco di tempo, 8 Vescovi cosiddetti “non-ufficiali”, consacrati in passato fuori dai protocolli imposti dagli apparati cinesi, hanno chiesto e ottenuto il riconoscimento pubblico del loro ruolo anche da parte delle autorità politiche di Pechino (uno di loro, l’anziano Pietro Lin Jiashan, Vescovo di Fuzhou, è poi deceduto nell’aprile 2023). Quindi comincia a diminuire progressivamente il numero delle diocesi cinesi vacanti.
 
- Nel 2018 e poi nel 2023, due Vescovi della Repubblica Popolare Cinese hanno partecipato a Roma alle Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Nei decenni precedenti, nessun presule proveniente dalla Cina continentale aveva potuto prender parte al Concilio Vaticano II e alle Assemblee generali del Sinodo dei Vescovi, assise in cui si manifesta la comunione di tutta la Chiesa cattolica.
 
- Negli ultimi anni gruppi di cattolici della Cina continentale hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona.  Pellegrini cinesi hanno visto dal vivo il Successore di Pietro a Roma e durante le sue Visite apostoliche in Thailandia, Mongolia e Singapore.  
Anche diversi Vescovi cinesi hanno potuto partecipare a incontri, convegni e momenti di comunione ecclesiale in Europa e in America. 
 
- Sono cresciute le occasioni per avviare processi di riconciliazione in seno a comunità ecclesiali divise da decenni.
 
- Negli ultimi 2 anni non sono mancati momenti di maggiore tensione, come in occasione del trasferimento del Vescovo Giuseppe Shen Bin a Shanghai su disposizione delle Autorità governative, nell’aprile 2023. Tre mesi dopo, Papa Francesco ha sciolto il nodo nominando Shen Bin Vescovo di Shanghai, e trasferendolo dalla sede episcopale di Haimen. Lo scorso 21 maggio, proprio Giuseppe Shen Bin è stato uno dei relatori (a fianco del Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin) al Convegno sui 100 anni dal primo Concilium Sinense (1924/2024), organizzato a Roma dalla Pontificia Università Urbaniana (parte integrante del Dicastero per l’Evangelizzazione) in collaborazione con l’Agenzia Fides. Era la prima volta da lunghissimo tempo che un Vescovo della Repubblica popolare cinese prendeva parte come relatore a una iniziativa organizzata da un Dicastero della Santa Sede.
 
- Più di recente (vedi Fides 22/6/2024), il trasferimento del Vescovo Giuseppe Yang Yongqiang dalla diocesi di Zhoucun alla sede diocesana di Hangzhou è avvenuto senza problemi. Indizio che anche sulla questione dei trasferimenti di Vescovi da una diocesi all’altra i canali di contatto tra Santa Sede e Pechino stanno sperimentando procedure concordate, nel quadro del più ampio dialogo intessuto lungo gli anni.
 
 
Il tesoro che fiorisce
 

Il giudizio di Papa Francesco riconosce dati di realtà solitamente ignorati in tante analisi sul tema “Cina-Vaticano”. Dati di realtà che invece rappresentano la bussola seguita dal Vescovo di Roma e dalla Santa Sede per essere vicini e accompagnare il cammino dei cattolici cinesi, nel contesto in cui si trovano a vivere e testimoniare il loro amore a Cristo.  
 
I Vescovi sono i successori degli Apostoli. E L’Accordo con il governo cinese sulle nomine dei Vescovi ha a che vedere con la natura intima della Chiesa, con la sua missione apostolica, e con lacerazioni ecclesiali che in Cina negli ultimi decenni hanno diviso il clero e i laici, le comunità e le stesse famiglie. 
Sono i vescovi che ordinano i sacerdoti. Quindi l’Accordo ha a che fare anche con la validità e l’efficacia dei sacramenti celebrati nelle parrocchie e nelle cappelle della Repubblica popolare cinese. Beni appartenenti ad un ordine diverso rispetto alle griglie di lettura ultimamente politiche più diffuse.
 
L’intento del Papa e della Sede apostolica non è quello di affermare una supremazia di ordine politico. Il suo compito è quello di confermare i fratelli nella fede, confortarli e sostenerli nel loro cammino di preghiere, annuncio del Vangelo, opere di carità, nel contesto in cui si trovano. 
Nella Cina continentale - ha sottolineato il Cardinale Luis Antonio Tagle, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione - «c’è tutta una rete viva fatta di preghiere, liturgie, catechesi e iniziative pastorali ispirate in linea diretta dal magistero ordinario del Papa. È una rete che si intreccia con la vita ecclesiale quotidiana delle singole diocesi e delle singole comunità cattoliche cinesi. Si tratta di una realtà di fede viva e intensa, che vive e esprime ogni giorno la comunione nella fede con il Successore di Pietro e tutta la Chiesa universale, anche se viene solitamente ignorata dai media quando essi parlano del cattolicesimo cinese». 
Dentro tutti i condizionamenti dovuti al contesto politico e sociale, la vita ecclesiale in Cina procede nella sua ordinarietà anche nelle diocesi che stanno ritrovando stabilità dopo lunghi anni di incertezze e divisioni, dopo cambiamenti che sono potuti avvenire anche grazie al dialogo instaurato tra la Santa Sede e le Autorità del governo. 

Se si considerano solo gli ultimi giorni, le cronache ecclesiali locali riportano che in occasione della festa della Natività della Beata Vergine Maria, il Vescovo di Shanghai Giuseppe Shen Bin ha celebrato il battesimo dei 41 catecumeni, alla presenza di oltre 2,500 fedeli. Il Vescovo Paolo Xiao Zejiang, della diocesi di Guiyang, celebrando la stessa festa mariana ha confidato che nei 17 anni di episcopato, «Nonostante le difficoltà, con la protezione della nostra Madre celeste e la guida del Signore, trovo spesso conforto nella mia vita di pastore»
Mentre nella diocesi di Shantou, in vista della “Festa della Luna” (che cade il 17 settembre), tanti volontari insieme al Vescovo Giuseppe Huang Bingzhang hanno visitato il Centro di Riabilitazione che ospita anche persone colpite dalla lebbra, portando i dolci tipici della festa e altro materiale utile per i degenti. Il Vescovo Huang, ordinato senza mandato pontificio nel 2011, era potuto rientrare nella piena comunione ecclesiale con il Papa nel 2018, nel contesto della firma dell’Accordo provvisorio sulle nomine dei Vescovi cinesi. 
Opere e gesti di salvezza e guarigione, unica ragion d’essere di ogni attività ecclesiale, possono continuare a fiorire trovando vie di legittimazione anche nella Cina di oggi, così com’è. Questo è il tesoro che sta a cuore al Papa. In piena e consolante sintonia con quanto intuisce il sensus fidei della massima parte dei cattolici cinesi. (Agenzia Fides 14/9/2024). 


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