Il “passaggio a sud est” di Papa Francesco e la missione della Chiesa nel tempo presente

martedì, 3 settembre 2024 papa francesco   missione   evangelizzazione   viaggio apostolico  

VaticanMedia

di Gianni Valente

Roma (Agenzia Fides) – Con l’arrivo a Giakarta del volo partito da Roma, è iniziato il 45esimo viaggio apostolico internazionale di Papa Francesco. Il Vescovo di Roma, a quasi 88 anni, compie il viaggio più lungo per incontrare le Chiese e i popoli di Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Est e Singapore. Si muove lungo rotte che lo portano lontano dai luoghi di guerra e di scontro di potere su cui è concentrata l’attenzione del sistema mediatico globale.

«La realtà si vede meglio dalla periferia che dal centro», ha spiegato una volta Papa Francesco, nell’intervista rilasciata a un bollettino parrocchiale di Villa la Càrcova, baraccopoli della Gran Buenos Aires. «Normalmente» aveva aggiunto Bergoglio in quella occasione - «noi ci muoviamo in spazi che in un modo o nell’altro controlliamo. Questo è il centro. Nella misura in cui usciamo dal centro e ci allontaniamo da esso, scopriamo più cose». Una suggestione presente anche negli studi della filosofa argentina Amelia Podetti (1928-1979), conosciuta da Papa Bergoglio quando era giovane. Anche lei ripeteva nelle sue lezioni che l’Europa si era “vista” in maniera diversa dopo il viaggio compiuto da Ferdinando Magellano per circumnavigare la terra. Guardare il mondo da Madrid non era come guardarlo dalla Terra del Fuoco: la visuale era più ampia e si potevano vedere cose nascoste a chi guardava tutto dal “centro” dell’impero.

Anche il viaggio in Asia e Oceania di Papa Francesco può aiutare a cogliere dettagli importanti per il cammino della Chiesa e per la scena attuale del mondo. Dettagli spesso non colti o oscurati nei conformismi prevalenti nella rappresentazione mediatica del tempo presente.

In molte aree dell’Asia le comunità cristiane, per condizioni date, vivono dinamiche per certi versi vicine a quelle degli inizi apostolici del
cristianesimo. Una prospettiva che in questo momento storico conviene tener presente anche nei Paesi di antica “cristianità”, dove maggioranze crescenti, soprattutto tra i giovani, non hanno più un interesse reale e un contatto vitale, esistenziale col cristianesimo

La condizione di vivere in contesti “plurali” plasmati culturalmente da grandi tradizioni religiose come il buddismo, l’islam e l’induismo è la condizione per la maggior parte delle comunità cristiane in Asia. Anche questo le rende più vicine ai tempi apostolici. In particolare il caso indonesiano, con la convivenza sostanzialmente armoniosa con la maggioranza musulmana mostra che le comunità cristiane, nel loro fiorire tra i popoli, trovano le vie per non diventare ostaggio della logica degli “scontri di civiltà”.

A Timor Est Le comunità ecclesiali hanno condiviso il cammino travagliato della storia di questa giovane nazione. Si sono immerse in quel processo storico. Passando attraverso quel tempo di prova è cresciuta la partecipazione alla vita ecclesiale e sacramentale, e ora c’è l’urgenza di guarire le ferite e aiutare anche la riconciliazione con l’Indonesia. I battezzati hanno confessato la fede immersi nella storia del Paese. Condividendo le pene e le speranze di tutti.

Anche in Papua Nuova Guinea, come in tanti Paesi dell’Asia e dell’Oceania, le Chiese locali custodiscono la grata memoria dei memoria di tanti missionari martiri. Le comunità cattoliche locali, incoraggiate anche dal magistero di Papa Francesco, percorrono cammini di adattamento ai contesti, cancellando a poco a poco il pregiudizio che legge e rappresenta tutto il rapporto tra cristianesimo e Asia in chiave di “colonizzazione culturale”. Mentre i missionari che incontreranno Papa Francesco attestano come la missione, l’uscire dai propri ambiti per annunciare a tutti l’amore e la salvezza di Cristo, non rappresenta consuetudini tramontate, ma continua a fiorire come dono della Grazia che continua a far vivere la Chiesa.

Il cristianesimo è iniziato in Asia e non “ritorna” in Asia come correlato religioso dell’Occidente. Le comunità di battezzati che incontrerà lungo il viaggio, radicate nel contesto, non sono “corpi estranei”.

Questo è importante soprattutto nell’attuale contingenza storica, dove tutto viene interpretato in chiave di contrapposizione e “lotta” tra il cosiddetto Occidente e tutto ciò che Occidente non è. (Agenzia Fides 3/9/2024)


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