ASIA/PAKISTAN - Luci e ombre sul rispetto dei diritti umani e sulla vita delle comunità religiose non musulmane

mercoledì, 3 aprile 2024 minoranze religiose   diritti umani  

La madre di Sunil Masih (a sinistra) e l'avvocato Aneeqa Maria Anthony

Lahore (Agenzia Fides) - Sunil Masih era un ragazzo cristiano di 14 anni residente con la sua famiglia nella zona di Mandiala Warraich, nel distretto di Gujranwala, città nella provincia del Punjab pakistano. Quattro uomini armati di pistole lo hanno ucciso a sangue freddo il 5 febbraio scorso. I quattro sono fuggiti e finora non sono stati arrestati. Come riferisce il team legale della Ong "The Voice" l'omicidio sembra una vendetta perchè in quella località esiste da tempo un conflitto tra la comunità musulmana e la piccola comunità cristiana locale, circa 200 famiglie. I cristiani subiscono da tempo minacce intimidazioni e violenze in quella zona. L'avvocato Aneeqa Maria Anthony del team "The Voice" sta cercando di assistere la famiglia di Sunil per ottenere giustizia per una vittima innocente.
La storia di Masih esemplifica la condizione delle comunità cristiane in Pakistan, a volte discriminate e vittime di abusi; i loro membri con fatica riescono a ottenere giustizia nelle vicende legali. Il rapporto "Human Rights Observer 2024", edito dal "Center for Social Justice" (CSJ), centro studi guidato dal cattolico Peter Jacob, rileva luci e ombre sul rispetto dei diritti inalienabili della persona in Pakistan.
In primis si nota la presenza di episodi di violenza su base religiosa, come il tragico incidente avvenuto a Jaranwala il 16 agosto 2023, quando 23 chiese e circa 90 case appartenenti a cittadini cristiani sono state distrutte in un violenza di massa. "La polizia si trovata impreparata nel controllare una aggressione avvenuta dopo una campagna di incitamento all'odio" osserva il rapporto. Fanno le spese di questa violenza anche gruppi ahmadi, indù e sikh, si nota, documentando 193 incidenti di questo genere nel 2023. Le violenze causano "sfollamento di famiglie, con un impatto negativo sui loro mezzi di sussistenza, scuola e sanità. Gli episodi di violenza a sfondo religioso portano alla emarginazione economica, sociale e culturale di varie comunità religiose minoritarie", si legge.
Un tasto dolente resta l'abuso della "legge di blasfemia", citata anche come movente negli incidenti di Jaranwala. Nel 2023 in Pakistan, almeno 329 persone sono state accusate ai sensi della legge sulla blasfemia: tra questi, 247 erano musulmani, 65 ahmadi, 11 cristiani, uno indù (di 5 non è nota l'appartenenza religiosa). Anche se la maggior parte delle vittime è musulmana sciita, "l’impatto socio-economico sulle minoranze religiose, come cristiani e ahmadi, è stato colossale, perchè genera un ostracismo sociale verso di loro", spiega il documento. Inoltre 7 persone soltanto sospettate di aver commesso blasfemia nel 2023 sono state vittime di omicidi extragiudiziali.
Un fenomeno preoccupante resta il rapimento e conversione forzata di ragazze e donne delle minoranze religiose: il CSJ ha accertato 136 casi nel 2023, 110 erano ragazze indù e 26 cristiane. Anche il Consiglio per i Diritti umani dell'Onu ha rivolto al governo del Pakistan raccomandazioni per frenare il fenomeno.
Una discriminazione pubblica, su base religiosa, avviene nella regolamentazione carceraria: un regolamento del 1978, applicabile in tutte le province, consente fino a sei mesi di sconto della pena ai prigionieri che memorizzano e recitano il Corano. Un altro articolo consente un mese di remissione della pena durante il Ramadan. Centinaia di detenuti musulmani beneficiano ogni anno di queste norme che il legislatore aveva esteso anche i detenuti non musulmani (con la memorizzazione di altri libri sacri). Tuttavia, i governi provinciali non hanno approvato ufficialmente questa estensione, privando i prigionieri appartenenti a minoranze religiose di questa possibilità.
Il rapporto dedica, poi, un capitolo speciale alla questione dell'istruzione. Fin dal censimento del 1998, si notava che il tasso di alfabetizzazione era minore per i bambini non musulmani. E il gap non viene colmato nei gradi superiori di istruzione. Per affrontare il tema dell'esclusione delle minoranze religiose dalle opportunità educative, nel 2020 il Dipartimento per l'Istruzione superiore ha invitato a riservare alle minoranze una quota del 2% per l'iscrizione di studenti alle università pubbliche, ma questa indicazione deve ancora essere recepita in molti istituti.
Inoltre, per quanto concerne l'istruzione religiosa obbligatoria, nel 2022 è stata introdotta - con grande soddisfazione delle comunità cristiane e delle altre comunità di fede - la possibilità di scegliere la materia alternativa "Etica" per gli studenti non musulmani nelle scuole elementari e medie, non più costrutti a studiare la materia curriculare "Islamiyat" (studi islamici), nè a memorizzare il Corano. Il nuovo curriculum di educazione religiosa è stato approvato per sette religioni (cristianesimo, induismo, zoroastrismo, culto baha'i, kalasha e buddismo), ma il Ministero ha ritardato "inspiegabilmente", si nota, l'attuazione di questa misura che dovrebbe entrare in vigore a partire dall'anno scolastico 2025.
(PA) (Agenzia Fides 3/4/2024)


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