Faisalabad (Agenzia Fides) - Preghiera, solidarietà con gli sfollati, richiesta di giustizia: in tal modo la comunità cristiana in Pakistan vive i giorni successivi a quanto verificatosi il 16 agosto nella città di Jaranwala, dove un'ondata di violenza - causata da accuse di presunta blasfemia a carico di due cristiani - ha distrutto 26 tra chiese, cappelle e sale di culto (tre cattoliche), 800 case e ha reso oltre tremila cittadini pakistani di fede cristiana persone senzatetto.
Nella diocesi di Faisalabad, in cui si trova Jaranwala, le comunità cattoliche si sono riunite a pregare in tutte le chiese. Ieri, domenica 20 agosto, nella speciale Giornata di preghiera indetta dalla Conferenza episcopale del Pakistan in tutta la nazione (vedi Fides 18/8/2023), mons. Indrias Rehmat, Vescovo di Faisalabad, ha celebrato la messa nelle strade del quartiere devastato, nei pressi delle macerie della chiesa cattolica di san Paolo, accanto a p. Khalid Mukhtar, parroco cattolico del quartiere. Tutte le famiglie cristiane hanno partecipato con devozione e commozione, trovando consolazione nella vicinanza espressa da tutti gli altri fedeli e nell'accostarsi all’Eucarestia. "Il Signore è al nostro fianco sempre. E' con noi nella sofferenza. Il suo Corpo e il suo Sangue sono fonte di forza, pazienza, speranza e sono la testimonianza dell’eterno amore di Dio per il suo popolo. Egli è oggi in mezzo a noi e non disperiamo”, ha detto il Vescovo ai fedeli, provati dall’aver perso la casa e ogni bene personale, ritrovandosi, dall'oggi al domani, in miseria.
Nella chiesa di Pansera, nella diocesi di Faisalabad, il parroco don Emmanuel Parvez ha incentrato la sua omelia sul brano del Vangelo in cui Gesù crocifisso dice: “Padre, perdona loro perchè non anno quello che fanno”. “La nostra risposta è il perdono. Invochiamo la misericordia di Dio per quanti si sono macchiati di crimini e brutalità, profanando le chiese e distruggendo le case. Chiediamo anche giustizia, perchè, a livello civile, si accertino le responsabilità e si perseguano i colpevoli di tali atti”, afferma.
Veglie di preghiera si sono tenute anche in altre diocesi: a Karachi, nella provincia del Sindh, centinaia di fedeli si sono riuniti davanti alla cattedrale di San Patrizio con candele accese, per chiedere a Dio conforto, giustizia, pace.
Accanto alla preghiera, è in atto uno sforzo comune di solidarietà per le famiglie sfollate di Jaranwala. La Caritas di Faisalabad, con un team di volontari, sta distribuendo pacchi alimentari, kit per l'igiene e set da cucina alle famiglie colpite. Nel quartiere cristiano si recano e sono operative comunità religiose come le suore Domenicane di Faisalabad, che preparano e portano cibo cucinato agli sfollati. Anche i missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI) hanno iniziato a lavorare nell'area per supportare i bisognosi, fornendo oggetti di prima necessità come tende e coperte, mentre ci si dedica alla ripulitura dei luoghi e delle case e si inizia a pensare alla ricostruzione.
Un impegno è partito anche dalla “Cecil & Iris Chaudhry Foundation”, guidata dalla donna cattolica Michelle Chaudhry che racconta: "Visitando i luoghi, ci siamo accorti che il livello di distruzione è oltre ogni comprensione. Abbiamo lanciato un 'Jaranwala Relief Program' per assistere le vittime. Diverse famiglie si sono rifugiate nelle case dei loro parenti o amici, mentre altri sono ospitate in rifugi di fortuna nelle vicinanze o anche presso famiglia musulmane che stano mostrando solidarietà. Ci sono circa 3000 sfollati e e tra loro 200 bambini. Bisogna pensare alla sostenibilità quotidiana: serve cibo già cucinato, acqua potabile, alimenti per bambini, cibi secchi, prodotti per l'igiene, medicinali. Abbiamo allestito un centro di raccolta presso la nostra sede e Lahore e accogliamo anche donazioni in denaro"
Dal punto di vista giuridico, avvocati, studiosi e personalità politiche, condannando la violenza, chiedono alla magistratura un intervento rapido e di dare un segnale chiaro all’opinione pubblica: non lasciare impunita la violenza perpetrata, affinché tragedie come questa non si verifichino in futuro. Mumtaz Zahra Baloch, portavoce del ministero degli Esteri pakistano, ha garantito che “la giustizia si è messa in moto: il governo del Pakistan non si fermerà fino a quando i responsabili di questi atti vili non saranno assicurati alla giustizia”. La polizia ha già arrestato oltre un centinaio di sospetti che sarebbero in prima linea tra i saccheggiatori.
Intanto, per venire incontro alle necessità delle famiglie sfollate, il governo provinciale del Punjab ha dichiarato di aver approvato un risarcimento di 2 milioni di rupie (6.700 dollari USA) per ciascuna delle famiglie colpite. E, sul piano interreligioso, il Pakistan Ulema Council (PUC) e la Chiesa anglicana del Pakistan hanno istituito uno speciale Comitato di 24 membri per "affrontare insieme l'incidente di Jaranwala, promuovere l'armonia interreligiosa e contrastare le narrazioni estremiste”.
(PA) (Agenzia Fides 21/8/2023)