Accra (Agenzia Fides) – Oggi, 6 marzo, il Ghana celebra l’indipendenza nazionale, ottenuta dal Regno Unito nel 1957, sia pure ancora con la Regina Elisabetta come Capo dello Stato. Il 1° luglio 1960 venne proclamata la Repubblica con il leader dell’indipendenza Kwame Nkrumah come primo Presidente.
In ogni caso la data del 6 marzo 1957 viene celebrata anche per segnare come il Ghana fu il primo Paese dell’Africa sub-sahariana a ottenere l’indipendenza. Il 1° luglio viene invece celebrata la nascita della Repubblica. Dopo un periodo travagliato contraddistinto da colpi di Stato e dall’imposizione di un regime a partito unico, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, il Ghana è diventato un esempio di democrazia africana con una serie di elezioni svoltesi in modo regolato e pacifico.
Il Paese ha potuto beneficiare inoltre nel 2001 di una riduzione del debito estero nell’ambito dell’Highly Indebted Poor Country (HIPC) Initiative. Un debito che però è cresciuto di nuovo arrivando a 28.4 miliardi di dollari, nonostante i proventi dell’estrazione del petrolio avviata nel 2010. Finora, il Paese ha raccolto oltre 8 miliardi di dollari dallo sfruttamento delle sue risorse di idrocarburi. Il governo ha però utilizzato i margini di manovra creditizi creato dagli afflussi di petrolio per indebitarsi di più per finanziare le spese ricorrenti come il pagamento degli stipendi, invece di investire tali risorse finanziarie in progetti di sviluppo che potrebbero rimborsare tali prestiti.
Quindi ci si chiede quanto l’indipendenza politica sia condizionata dalla dipendenza finanziaria rispetto ai creditori internazionali. Inoltre l’isola di stabilità, come era considerato il Ghana fino a poco tempo fa, rischia di cedere il passo all’insicurezza, con l’avvicinarsi di gruppi jihadisti che operano nei confinanti Stati, e l’acuirsi del conflitto a Bawku, regione nella parte nord-orientale del Ghana, al confine con Togo a est e Burkina Faso a nord, dove da anni si affrontano le popolazioni Mamprusi e Kusasi per questioni sulla proprietà della terra.
A questo proposito i Vescovi ghaniani il 9 febbraio dopo gli scontri nei quali sono morte almeno 15 persone avevano ribadito la loro preoccupazione: “Siamo profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione della sicurezza nella zona”. “Abbiamo seguito e monitorato attentamente, nel corso degli anni, il protrarsi del conflitto tra i Mamprusi e Kusasi che ha provocato la perdita di vite preziose e la distruzione di proprietà. Questo persistente conflitto sta gradualmente trasformando Bawku in una città fantasma” sottolineano i Vescovi. “La situazione di insicurezza a Bawku e dintorni è ulteriormente aggravata dal recente afflusso di rifugiati dal Burkina Faso (in fuga dalle violenze jihadiste) che accresce la pressione sulle comunità già impoverite e assediate che accolgono i profughi alla ricerca di un rifugio sicuro. Questo afflusso potrebbe diventare un terreno fertile per l'infiltrazione di gruppi terroristici che operano nei Paesi vicini” avvertono i Vescovi che concludono lanciando un appello “alle fazioni coinvolte nel conflitto di Bawku, così come tutte le altre parti interessate, come i leader tradizionali, i gruppi religiosi, la stampa e i media elettronici, i partiti politici e la comunità internazionale a fare tutto il possibile per aiutare il processo di costruzione della pace”. (L.M.) (Agenzia Fides 6/3/2023)