Ashgabat (Agenzia Fides) - La presenza della Chiesa cattolica in Turkmenistan “è un piccolo gregge molto umile in una terra a maggioranza islamica, e per questo deve mantenere un profilo basso, ma ciò non rappresenta un limite per l’annuncio della Buona Novella del Regno di Dio”. Lo racconta all’Agenzia Fides padre Andrzej Madej, degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), Superiore della Missio sui iuris del Turkmenistan. Intervenuto al recente webinar “La missione di evangelizzazione nell’Asia centrale ai tempi dell’Evangelii Gaudium - Contesto, difficoltà, prospettive”, promosso dalla Pontificia Unione Missionaria, padre Madej rimarca che la celebrazione della liturgia in varie lingue, rappresenta il primo e più importante aspetto per l’evangelizzazione: “Ogni domenica, nella nostra cappella di Ashgabat, celebriamo l’eucarestia in lingua russa e in lingua inglese per i diplomatici e i lavoratori provenienti da altri paesi, ma leggiamo anche il Vangelo in turkmeno, perché ci siamo resi conto che oggi la lingua russa è parlata sempre meno. Abbiamo anche un percorso di catecumenato, che a volte dura anche tre o quattro anni, perché se ci rendiamo conto che le persone non sono pronte, preferiamo aspettare prima di amministrare il battesimo. Spesso organizziamo degli incontri nelle case delle famiglie cattoliche, promuoviamo incontri dedicati ai bambini, visitiamo le persone negli ospedali e nelle case di riposo. Ci rechiamo anche nelle altre città e nei paesini, talvolta anche solo per fare amicizia”.
Oltre alle forme più tradizionali di evangelizzazione, non mancano iniziative che richiamano quella “creatività missionaria” a cui Papa Francesco fa riferimento nella “Evangelii Gaudium”: “Potrà sembrare strano, ma uno dei mezzi che ci permettono di parlare di Dio alla gente del Turkmenistan è l’automobile: spesso le persone ci chiedono un ‘passaggio’ e questo rappresenta una meravigliosa opportunità per parlare loro di Dio. Non perdiamo nessuna occasione per annunciare il Vangelo: cogliamo l’occasione in ogni momento, per esempio durante i ricevimenti diplomatici a cui io prendo parte in quanto ‘attaché’ del Vaticano; oppure durante le interviste televisive che rilasciamo o durante matrimoni e funerali, quando viene data la parola ai presenti per fare gli auguri agli sposi o ricordare la persona defunta. La gente ascolta con interesse: tutti vogliono parlare di fede, di coscienza o di religione. C’è molta attenzione per ciò che hanno da dire i sacerdoti cattolici”.
Anche il territorio circostante la cappella della Trasfigurazione del Signore, nella capitale Ashgabat, viene sfruttato come occasione di incontro: “Nel nostro cortile, in un’area molto vicina alla strada, abbiamo costruito una grotta dedicata a Maria Immacolata e abbiamo notato con molta gioia che anche i musulmani vi si fermano per pregare. Inoltre, abbiamo organizzato uno spazio in cui bambini e ragazzi possono circolare in sicurezza con le loro biciclette o possono lasciarle in custodia, come un vero e proprio parcheggio. In questo modo, anche chi non è cattolico, ha occasione di avvicinarsi e conoscerci”, conclude Il Superiore.
La comunità cattolica turkmena è costituita da circa 250 fedeli, che si riuniscono nella cappella della Trasfigurazione del Signore, nella capitale Ashgabat. A guidare questo piccolo gruppo vi sono da due sacerdoti Oblati di Maria Immacolata. La Chiesa cattolica locale è rinata nel 1997, quando Giovanni Paolo II istituì la Missio sui iuris del Turkmenistan. Per tredici anni, la presenza degli Oblati è stata ammessa solo come “rappresentanza dell’Ambasciata vaticana”. All’inizio ci si incontrava nelle abitazioni private e la messa si celebrava nel territorio diplomatico della Nunziatura apostolica di Ashgabat. Nel 2010 il governo turkmeno ha riconosciuto ufficialmente la presenza cattolica.
(LF-PA) (Agenzia Fides 18/10/2021)