Ashgabat (Agenzia Fides) - “Le ultime parole dei Vangeli parlano di pace, allegria, perdono, lode: iniziamo a parlare di queste realtà, della Sua resurrezione che è stata condivisa con tutti noi. Non possiamo fare a meno di notare che le ultime tre parole in assoluto della Bibbia sono ‘Grazia a tutti’. Dove ‘grazia’ significa ‘benevolenza’ e quel ‘tutti’ è inclusivo di tutta l’umanità, non ha aggettivi né specificativi né qualificativi. Tutti, senza esclusioni di razza, sesso, religione o cultura, buoni e cattivi (Mt.5,45; Lc.6,35). Allora mettiamo in bella vista nelle nostre chiese una bella statua di Cristo risorto sorridente e benedicente”: ’ quanto afferma in un messaggio inviato ai fedeli in occasione della Pasqua , e pervenuto all'Agenzia Fides, padre Andrzej Madej sacerdote polacco degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), Superiore della Missio sui iuris del Turkmenistan.
Continua il Superiore: “Nelle nostre omelie, nelle nostre catechesi, si insegna e si parla soprattutto di Gesù crocifisso, come se questo fosse l’ultimo capitolo del Vangelo. Al contrario, dimentichiamo che gli ultimi versi dei Vangeli parlano della resurrezione di Gesù, della pace che ci ha donato, della vittoria sulla paura e della gioia dei discepoli. Ma se le ultime parole dei Vangeli sono: resurrezione, gioia, pace, fuga dalla paura, perdono, benedizione, perché noi tutti preti, vescovi, religiosi continuiamo a parlare principalmente di croce, sofferenza, morte? Mi sembra di poter individuare due motivi principali: uno teologico e uno psicologico. Quello psicologico è facile da intuire: la nostra vita umana è fatta di tanto dolore, tradimenti e disillusioni: parlare di passione, morte e crocifissione arriva direttamente al nostro spirito, alla nostra esperienza di tutti i giorni. E’ un messaggio facile da capire e percepire, non a caso in tutte le nostre chiese primeggia il crocifisso. A tutto ciò si somma poi la motivazione teologica, un po’ superata in realtà, cioè che Gesù ci ha salvato attraverso la sua sofferenza, crocifissione e morte. Sì, questo è vero, ma solo parzialmente: è più preciso affermare che Gesù ci ha salvato tramite tutta la sua esistenza che contempla la vita nascosta di Nazareth, la predicazione, i miracoli, la passione, la morte, la resurrezione e l’ascensione al cielo. Questa è la teologia più esatta e completa”.
Dopo aver vissuto la rappresentazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, durante la Domenica delle Palme, la comunità cattolica del Turkmenistan ha vissuto tutti riti della Settimana Santa e la Veglia Pasquale, alcuni dei quali celebrati anche in inglese: per l’occasione, ai due Oblati già presenti, si è unito temporaneamente padre Piotr Bielewicz, dalla Bielorussia. In occasione della Pasqua, sono state organizzate, inoltre, alcune attività per bambini, come la preparazione dei dolci tradizionali o la decorazione delle uova.
La piccola Chiesa turkmena costituita da circa 250 fedeli, continua il suo percorso di crescita: quattro persone stanno vivendo il loro percorso di preparazione ai sacramenti della Riconciliazione e della Comunione. La comunità si riunisce nella cappella della Trasfigurazione del Signore, nella capitale Ashgabat, guidata da due sacerdoti Oblati di Maria Immacolata, mentre un terzo sacerdote dovrebbe unirsi alla missione dal prossimo luglio. (LF) (Agenzia Fides 27/4/2019)