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Gerusalemme (Agenzia Fides) – Il “Piano del Secolo” lanciato dall’Amministrazione USA come ‘ultima chance’ per risolvere il conflitto israelo-palestinese suscita reazioni contrastanti nella galassia multiforme del cristianesimo evangelico. Appare scontato l’entusiasmo espresso dai gruppi evangelicali e pentecostali che hanno da tempo inserito il pieno sostegno politico a Israele tra i tratti distintivi della loro visione della storia e del mondo, motivando tale scelta sulla base della loro lettura delle Sacre Scritture riguardo agli Ultimi Tempi. Nel contempo, diverse voci scettiche e critiche sul “Piano del Secolo” si registrano anche tra i gruppi evangelicali presenti in Terra Santa e in Medio Oriente. Un fenomeno documentato anche dalle discordanti reazioni al Piano espresse su Christianity Today, magazine oggi online, fondato nel 1956 dal predicatore Billy Graham e considerato la ”rivista ammiraglia” della galassia evangelicale Usa.
Secondo Joel Rosenberg, co-fondatore di Alliance for the Peace of Jerusalem, autore di bestseller che leggono anche il terrorismo jihadista alla luce delle profezie sulla fine dei tempi, il piano di Trump concede agli israeliani quasi tutto quello che volevano, ma appare “generoso" anche con i palestinesi, visto che continua a sostenere la prospettiva della convivenza dei due Stati - Israele e Paolestina – rifiutata sia dai coloni ebrei che occupano terre palestinesi, sia dai gruppi evangelici più oltranzisti. Invece secondo Salim Munayer, capo della rete evangelica Musalaha, "Nessun leader palestinese può accettare questo accordo, perché non viene incontro alle esigenze più elementari dei palestinesi", non affermando in maniera netta la prospettiva di riconoscere Gerusalemme Est come capitale della Palestina, e pretendendo di dare a iIsraele il pieno controllo della Valle del Giordano, essenziale per la vita e il possibile sviluppo della Nazione palestinese. "Se una parte umilia l'altra - rimarca Munayer - non ci può essere nessun accordo. Israele sta già mangiando la pizza, mentre dice ai palestinesi: 'Negoziamo sulle fette' "..
Daoud Kuttab, giornalista palestinese segretario del Consiglio evangelico di Giordania 8Jordan Evangelical Council), con sede a Amman, dopo aver letto il testo integrale del “Piano-Trump” sulla Terra Santa, lo ha definito “il protocollo per una resa, più che un piano di pace". Secondo Kattab, “il fatto che su 13 milioni di palestinesi gli USA non siano riusciti a trovarne neanche uno” per farlo partecipare alla cerimonia di lancio del progetto “la dice lunga riguardo alla sua unilateralità". A suo giudizio, il Piano-Trump seppellisce la soluzione “due Popoli-due Stati”, e rischia di fomentare “ulteriori violenze e disordini".
Anche secondo Hanna Massad, pastore cristiano battista palestinese impegnato da 12 anni in iniziative realizzate nella Striscia di Gaza, il “Piano del Secolo” umilia le attese dei palestinesi e finisce per archiviare come irrilevanti le risoluzioni dell’Onu relative al conflitto israelo palestinese. Al contrario, Gerald McDermott, professore anglicano presso la Beeson Divinity School (Birmingham) e autore del recente volume The New Christian Zionism: Fresh Perspectives on Israel and the Land, sostiene che il “piano” è "un'opportunità realistica per una soluzione a due Stati", dato che contiene anche l’offerta di "enorme aiuto” e una capitale a Gerusalemme per ambedue le nazioni. Yohanna Katanacho, pastore palestinese e decano del Nazareth Evangelical College, sostiene invece che non occorre essere profeti per prevedere che “il piano di Trump è destinato al fallimento". Mentre per Joel Chernoff, segretario generale della Messianic Jewish Alliance of America (MJAA), "Se l'obiettivo primario del palestinese per un accordo con Israele è la pace e la prosperità, questa proposta è una grande opportunità, e rifiutare l’offerta di 50 milioni per sostenere il rilancio dell’economia palestinese “sarebbe insensato" (GV) (Agenzia Fides 1/2/2020).