Roma (Agenzia Fides) - Fin dall’inizio del suo pontificato Papa Benedetto XVI ha cominciato a far dialogare tra loro la fede e la ragione: questo dialogo tra due entità che, a torto, vengono percepite come separate e talvolta antagoniste, è l’unica possibilità contro la supremazia del relativismo che ormai dilaga nella società contemporanea. I rischi del relativismo e la necessità di tornare ad un pluralismo che solo può far comprendere ed accogliere le diversità, sono i temi dell'ultimo volume del professor Aldo Vendemiati, docente di filosofia morale ed esperto conoscitore della morale classica e contemporanea.
Il libro, dal titolo “Universalismo e relativismo nell’etica contemporanea” (edizioni Marietti), presentato presso la sede della Radio Vaticana, è composto di quattro saggi e una postilla, e si propone di analizzare la morale universalistica e quella relativistica dell’età moderna e post-moderna, nella prospettiva di un recupero del dialogo e della razionalità, che porti a scelte libere, ponderate, mai approssimative o prese sull’onda dell’emotività. Il pluralismo risulta, allora, una interessante chiave di lettura da contrapporre al relativismo.
“Se non è possibile considerare alcuna civiltà concreta come se fosse la cultura universalmente valida, non è neppure possibile negare che vi sono dei valori universalmente validi ai quali tutte le civiltà possono in ultima analisi richiamarsi. Questo è il senso di una ricerca sull’universalismo morale. Per far ciò è necessario che l’etica si ponga in ascolto delle grandi tradizioni religiose: esse costituiscono un orizzonte interpretativo universale, capace di offrire un senso ultimo alla vita e alla morte” ha affermato il prof. Vendemiati. Tagliare il dialogo tra fede e ragione porta dei rischi evidentissimi nel tessuto contemporaneo: il fondamentalismo, spesso causa di conflitti e violenza, e il secolarismo, per cui non esiste più la verità, ma il consenso concesso a chi sembra proporre una verità più persuasiva di altre.
Per i cristiani questa è una sfida attuale e imprescindibile: nel confronto, infatti, con una civiltà sempre più lontana dai valori cristiani, proporre la verità riconosciuta nel Vangelo non risulta essere sempre la via più efficace. Il ricorso alla ragione, e quindi alla ragionevolezza della fede, fornisce, invece, una possibilità di dialogo universale con tutti. Lo stretto legame tra fede e ragione è da sempre caratteristica propria della tradizione cristiana, per cui la filosofia è al servizio della teologia. “E si tratta di un servizio reso su due fronti”- ha proseguito il prof. Vendemiati- “da un lato la filosofia scopre alcune verità che facilitano l’accoglienza del Vangelo; dall’altro lato la filosofia smaschera alcuni errori che impediscono l’accoglienza del Vangelo”. Fede e ragione, chiarendosi a vicenda, costituiscono la base per un’altra grande sfida dell’etica cristiana: porsi in ascolto dell’altro. (P.C.) (Agenzia Fides 30/5/2008)