AFRICA/KENYA - Ripresi i negoziati tra maggioranza e opposizione: i punti in discussione

lunedì, 25 febbraio 2008

Nairobi (Agenzia Fides)- Sono ripresi il 25 febbraio in Kenya i negoziati tra maggioranza e opposizione per trovare una soluzione alla grave crisi che attanaglia il Paese dalle contestate elezioni presidenziali del 27 dicembre 2007.
La scorsa settimana era stato raggiunto un accordo di principio per la creazione della figura del Primo Ministro che condividerà il potere con il Presidente (vedi Fides 22/2/2008). Secondo la stampa keniana che ha studiato il testo dell’intesa, il futuro Premier, non è un vero Primo Ministro esecutivo, quanto “un primo tra pari” con poteri di coordinamento e di supervisione tra gli altri Ministri. Il documento prevede inoltre che il Premier e il suo Vice possono essere dimessi solo in caso di scioglimento del Parlamento. Quest’ultimo può rimuovere dall’incarico il Primo Ministro con una risoluzione sostenuta dalla maggioranza.
Il negoziato verte ora su come procedere per creare il posto di Primo Ministro: attraverso una vera e propria riforma costituzionale oppure con un semplice accordo tra le parti (un “gentleman’s agreement”). Il Partito del Presidente Mwai Kibaki propende per la seconda ipotesi, mentre la formazione guidata dal leader dell’opposizione Raila Odinga, richiede un emendamento della Costituzione, ricordando che precedenti “gentleman’s agreement” non sono stati rispettati perché non hanno forza legale.
Un altro punto in discussione è la suddivisione dei Ministeri. Una possibilità è quella di assegnare 15 posti ministeriali all’Orange Democratic Party (ODM) di Odinga, 14 al Party of National Unity (PNU) del Presidente Kibaki, e 4 al ODM-Kenya, una formazione nata dalla scissione dell’originale ODM. Ma il partito di Odinga si è rifiutato di accogliere questa proposta, ribadendo che preferisce una spartizione dei ministeri a metà con il PNU del Capo dello Stato.
Mentre i negoziati proseguono con la mediazione dell’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, nel Paese permangono le tensioni, alimentate anche dalle minacce dell’opposizione di indire nuove marce di protesta se entro il 27 febbraio non si giunge a un accordo. Anche se non si sono riprodotte le violenze delle scorse settimane, in alcune zone del Paese continuano a essere bruciate le proprietà di persone appartenenti a etnie rivali. Tra le 300mila e le 600mila persone continuano a vivere in campi per sfollati. (L.M.) (Agenzia Fides 25/2/2008 righe 27 parole 369)


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