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Istanbul (Agenzia Fides) - perseguire «la piena comunione tra tutti coloro che sono battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, nel rispetto delle legittime differenze, è una delle priorità della Chiesa cattolica e in modo particolare del mio Ministero di Vescovo di Roma». Lo ha confermato Papa Leone XIV, nel discorso pronunciato nella chiesa di San Giorgio a Istanbul presso, nella sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, alla fine della divina liturgia celebrata per la solennità di Sant’Andrea Apostolo. Papa Prevost ha anche sottolineato che il «ruolo specifico» del Vescovo di Roma «a livello di Chiesa universale consiste nell’essere al servizio di tutti per costruire e preservare la comunione e l’unità».
La partecipazione del Pontefice alla divina liturgia bizantina ha rappresentato il momento chiave nell’ultimo giorno della visita papale in Turchia, pellegrinaggio nella terra in cui fu celebrato 1700 anni fa il Concilio di Nicea, primo Concilio ecumenico nella storia della Chiesa.
La fede di Sant’Andrea - ha sottolineato il Vescovo di Roma - «è la nostra: la stessa definita dai Concili ecumenici e professata oggi dalla Chiesa».
Il Papa ha richiamato la cerimonia a cui ha preso parte il 28 novembre a Iznik, cittadina erede dell’antica Nicea, dove «Con i Capi delle Chiese e i Rappresentanti delle Comunioni Cristiane Mondiali, durante la preghiera ecumenica lo abbiamo ricordato: la fede professata nel Credo Niceno-Costantinopolitano ci unisce in una comunione reale e ci permette di riconoscerci come fratelli e sorelle».
La storia e il passato - ha ricordato il Pontefice - sono disseminati di malintesi e conflitti tra cristiani di Chiese diverse, «e ci sono ancora ostacoli che ci impediscono di essere in piena comunione, ma non dobbiamo tornare indietro nell’impegno per l’unità e non possiamo smettere di considerarci fratelli e sorelle in Cristo e di amarci come tali».
Anche il Patriarca ecumenico Bartolomeo, nell’intervento letto alla fine della divina liturgia, aveva ribadito che «l'unità dei cristiani non è un lusso. È la preghiera suprema del nostro Signore Gesù Cristo: “che tutti siano una sola cosa”, e anche la condizione essenziale per la missione della Chiesa». L'unità dei cristiani - aveva aggiunto il Patriarca ecumenico - «è un imperativo, soprattutto nei nostri tempi tumultuosi, quando il mondo è lacerato da guerre, violenza e ogni tipo di discriminazione, mentre è devastato dal desiderio di dominio, dalla ricerca del profitto e dallo sfruttamento sfrenato delle risorse naturali».
Dopo il Patriarca, anche Papa Leone XIV ha richiamato la dichiarazione comune con cui quasi 60 anni fa, il 7 dicembre 1965, Papa Paolo VI e il Patriarca ecumenico Atenagora proclamarono «che le decisioni infelici e i tristi eventi che portarono alle reciproche scomuniche del 1054 dovevano essere cancellati dalla memoria della Chiesa. Questo gesto storico dei nostri venerati Predecessori» ha proseguito Papa Prevost «aprì un cammino di riconciliazione, di pace e di crescente comunione tra cattolici e ortodossi, che è cresciuto anche grazie ai contatti frequenti, agli incontri fraterni e a un fecondo dialogo teologico».
Nei loro interventi, sia il Patriarca che il Pontefice hanno ribadito la centralità della Commissione mista internazionale per il Dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica come strumento per rimuovere gli ostacoli e le incomprensione di carattere teologico e dottrinale che impediscono la piena comunione sacramentale tra cattolici e ortodossi. «Vi chiedo» ha aggiunto il Vescovo di Roma «di continuare a compiere ogni sforzo affinché tutte le Chiese ortodosse autocefale tornino a partecipare attivamente a tale impegno». Attualmente il Patriarcato di Mosca non partecipa ai lavori della Commissione per il Dialogo teologico.
Per rimanere fedeli alla loro missione - ha proseguito il Successore di Pietro -, «Le nostre Chiese sono chiamate a rispondere insieme agli appelli che lo Spirito Santo rivolge loro oggi. Innanzitutto, in questo tempo di sanguinosi conflitti e violenze in luoghi vicini e lontani, i cattolici e gli ortodossi sono chiamati ad essere costruttori di pace».
Oltre a tale urgenza, il Vescovo di Roma ha richiamato altre due «sfide» che i cristiani sono chiamati a affrontare insieme in questa fase storica: la «minacciosa crisi ecologica»che chiama cattolici e ortodossi a «collaborare per promuovere una nuova mentalità in cui tutti si sentano custodi del creato che Dio ci ha affidato»; e - terza “sfida” - «l’uso delle nuove tecnologie, specialmente nel campo della comunicazione. Consapevoli degli enormi vantaggi che esse possono offrire all’umanità« ha esortato il Pontefice «cattolici e ortodossi devono operare insieme per promuoverne un uso responsabile al servizio dello sviluppo integrale delle persone, e un’accessibilità universale, perché tali benefici non siano solo riservati a un piccolo numero di persone e a interessi di pochi privilegiati».
Dopo la divina liturgia, Papa Leone e il Patriarca Bartolomeo sono saliti sul balcone del Palazzo patriarcale e hanno impartito congiuntamente la benedizione alla piccola folla radunata nel cortile dinanzi alla chiesa di San Giorgio. (GV) (Agenzia Fides 30/11/2025)
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