AFRICA/SUDAN - “Continuate a pregare per il Sudan affinché questa guerra insensata e tragica giunga alla fine”: le missionarie evacuate da Dar Mariam

giovedì, 5 dicembre 2024

FMA

di Antonella Prenna

Roma (Agenzia Fides) – “Il giorno in cui è iniziata la guerra a Khartoum, il 15 aprile 2023, avevamo avuto gli ultimi esami dell’anno scolastico. Verso le 11 ci siamo resi conto che al cancello della scuola c'erano molte persone che erano venute a prendere i loro figli. Regnava il panico. Non sapevamo nulla di quello che era successo qualche ora prima. Abbiamo rapidamente raccolto i compiti e i bambini sono stati portati via immediatamente senza neanche consumare la loro colazione come al solito. Molti sono rimasti perché nessuno delle loro famiglie è venuto a prenderli. Così i nostri 2 insegnanti (il direttore della scuola e il suo vice) li hanno riportati a casa con le loro auto. Quel giorno ha segnato la fine dell'anno scolastico 2023 e, fino ad oggi, nessuna scuola ha potuto riaprire. I bambini sono sparsi ovunque, purtroppo alcuni di loro sono morti, alcuni sono rimasti feriti. I combattimenti hanno bloccato tutto”.

Suor Teresa Roszkowska è una delle cinque Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) rimaste bloccate un anno e quattro mesi, insieme ad un sacerdote salesiano di Don Bosco e venti cittadini sud-sudanesi, nella missione di Dar Mariam, a Khartoum, in un’area sotto il controllo delle Saf-Forze armate sudanesi, circondata dalle Rsf-Forze di supporto rapido dal 15 aprile 2023 giorno del golpe (Vedi Agenzia Fides 17/4/2023). Il gruppo è stato portato in salvo dalle forze armate del Sudan il 5 agosto 2024, proprio nel giorno dell’anniversario della fondazione dell’Istituto delle FMA.

La missionaria, di passaggio in Italia prima di rientrare in Polonia, sua terra natia, ha condiviso con l’Agenzia Fides questo lungo periodo di sofferenza che tuttora perdura a Khartoum.

“Quando è iniziata la guerra non pensavamo di dover lasciare la nostra missione. Eravamo 5 suore, 4 di noi dall'India e io dalla Polonia. Verso la fine di maggio si è unito a noi un sacerdote salesiano dall'India, direttore della nostra scuola sudanese. I combattimenti si avvicinavano sempre di più – rimarca suor Teresa. A causa dei continui racket del RSF molte persone sono rimaste ferite, tante sono morte. Da noi a Dar Mariam iniziavano ad arrivare molti poveri, senzatetto e madri con bambini piccoli. Avevamo ancora del cibo dalla scuola, sacchi di fagioli, lenticchie, riso, e così siamo riusciti a sfamare tutti quelli che venivano da noi, chiunque a prescindere dalle appartenenze religiose. Molti bambini sono rimasti con noi giorno e notte, e per loro abbiamo organizzato delle lezioni tutti insieme.

“L’età dei bimbi che erano con noi non superava i 15 anni, il più piccolo aveva 5 giorni. Ci tengo a precisare che abbiamo lavorato come una comunità, non come individui, e questa realtà ci ha profondamente toccate tutti indistintamente – rimarca suor Teresa. E’ difficile poter descrivere lo strazio che abbiamo nei nostri cuori ma non ci siamo mai scoraggiate a siamo andate avanti tutti insieme”.

“Poi il 3 novembre 2023 una bomba ha colpito la nostra casa distruggendola e, dopo 2 giorni, il 5 novembre, un'altra bomba è caduta sulla nostra scuola, distruggendo anche quella. Grazie a Dio nessuno è morto, solo pochi di noi sono rimasti feriti ma non gravemente. Dio e la Madonna ci hanno protetti e salvati. Non riusciamo ad immaginare il danno che questa esplosione avrebbe potuto causare. Siamo così grati fino ad oggi che il nostro esercito SAF ci ha protetti e si è preso cura di noi. Molto spesso i generali ci hanno fatto visita, portando cibo, medicine, e quelli tra noi che erano molto malati venivano portati al loro ospedale a Omdurman.”

“In questi lunghi mesi siamo rimasti isolati da tutti e da tutto. Intorno a noi solo distruzione. Fino a quando un giorno il generale dell'esercito Nazruddin, e il suo team ci hanno regalato il WiFi così da poterlo utilizzare finchè fossimo rimasti qui. Tuttavia, da maggio 2023 non abbiamo più avuto elettricità. Avevamo un generatore e lo accendevamo ogni due giorni per pompare acqua per noi e per tutte le persone bisognose che vivevano intorno a noi. Il diesel era esaurito, l’aiuto dell'esercito ci ha permesso di andare avanti. La situazione diventava sempre più difficile e fortunatamente ci hanno fornito i pannelli solari. Ci tengo a precisare – evidenzia la missionaria - che nessun membro della RSF è mai entrato nel nostro complesso, siamo stati ben protetti dall'esercito SAF. I soldati spesso portavano del cibo per i nostri bambini, e per tutti noi. Sappiamo che i soldati della RSF in altri luoghi di Khartoum hanno distrutto chiese e fatto razzie. Hanno distrutto grandi statue della Madonna e di Gesù cercando dentro denaro e oro. Hanno preso le auto di proprietà della Chiesa, laptop, computer, medicine... distruggendo tutto quello che non hanno potuto prendere.”

“Quando la situazione stava peggiorando, i nostri superiori insistevano perchè lasciassimo il Paese ma era impossibile. Le strade erano bloccate dai ribelli. Nella missione eravamo al sicuro e abbiamo comunicato che non ci saremmo mossi se la nostra gente non fosse stata evacuata con noi. Hanno accettato ed è iniziato il processo. Prima era stato fatto un accordo con la Croce Rossa Internazionale che avrebbe dovuto evacuarci insieme ai nostri 112 membri il 10 dicembre 2023, ma non è andato in porto. In seguito, i leader della SAF, il generale Nuzrudin e il generale Omer al Noaman (morto all'inizio di settembre), ci hanno fatto visita e ci hanno detto di tenerci pronti perché ci avrebbero avvisati solo 2 ore prima dell'evacuazione. Il 27 luglio 2024 è arrivata la notizia che verso le nove di sera saremmo stati evacuati, prima solo noi suore e preti, in quanto stranieri. Il giorno dopo gli altri, ma solo poche persone erano pronte per essere evacuate. Gli altri, più di 50, sono rimasti a Dar Mariam. E’ stato un momento terribile quando abbiamo dovuto lasciare senza dire addio perchè dormivano già i nostri bambini, la nostra povera gente con cui abbiamo vissuto 16 mesi. Solo poche madri si sono accorte che ce ne stavamo andando. Siamo stati portati in macchina al buio sulla riva del fiume. Molti soldati erano con noi per aiutarci. Tutto è stato fatto in segreto. C'era una grande barca nella quale ci siamo sdraiati per non essere visti. Ci sono voluti circa 50 minuti per raggiungere Omdurman. All’arrivo, a notte fonda abbiamo trovato delle macchine pronte per portarci alla casa delle suore di Madre Teresa. A Omdurman un militare responsabile della nostra sicurezza ha comprato cibo per tutti, ha portato alcuni di noi in ospedale per controlli, fornito medicine e tutto ciò di cui avevamo bisogno. Poi, il 6 agosto ci ha portati a Port Sudan dove hanno preparato i documenti di cui avevamo bisogno.”

“Per la nostra evacuazione sono stati fondamentali anche i missionari Comboniani in Sudan. E ancora adesso collaborano con noi per i nostri poveri rimasti nella Missione Dar Mariam in Shajara, Khartoum, sono circa 70 - 80 adulti e quasi 20 bambini”.

“Di recente abbiamo saputo che la nostra gente rimasta a Dar Mariam, a Shajara, non è più tanta e che il generale Nazrudin e altri li vanno a trovare regolarmente, hanno portato zanzariere e cibo per loro. Continuate a pregare per il Sudan affinché questa guerra insensata e tragica giunga alla fine e che Dio possa concedere il dono di una pace duratura all’intera nazione!” ha concluso suor Teresa.

Le FMA sono arrivate in Sudan il 24 gennaio 1989, inviate dalle Superiori della Congregazione Suore Salesiane di Don Bosco per aiutare le consorelle che erano in Sudan già nel 1983, ma a quel tempo si trovavano nel Sudan meridionale. A Shajara avevano l'asilo e la scuola elementare. In totale 850 studenti provenienti da famiglie povere, un gruppo di quasi 100 bambini, che a causa della guerra o di altre circostanze diverse non andavano mai a scuola, ragazzi e ragazze, musulmani e cristiani.
(Agenzia Fides 5/12/2024)

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