Roma (Agenzia Fides) - «Questa è la nostra croce più grande: esserci dedicati alla perfezione, mentre trasciniamo le nostre mancanze lungo i giorni». Con queste parole suggestive Jacques Mourad, monaco siriano della Comunità di Dei Mar Musa e oggi Arcivescovo di Homs dei siri, ha aperto il suo intenso intervento letto sull’altare della chiesa romana di San’Ignazio in Campo Marzio, alla fine della liturgia celebrata a 10 anni dalla scomparsa di padre Paolo Dall’Oglio, gesuita romano, fondatore della Comunità monastica di Deir Mar Musa, rapito il 29 luglio 2013 da ignoti sequestratori mentre era a Raqqa, a quel tempo roccaforte siriana delle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Daesh). Alla liturgia, celebrata la sera di sabato 29 giugno e presieduta dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, hanno preso parte, tra gli altri, i parenti di padre Paolo - compresi i 3 fratelli e le 4 sorelle -, i monaci e le monache della Comunità di Deir Mar Musa ad al-Nabek e amici provenienti «dalla Siria, dall'Europa e da ogni dove».
Paolo Dall’Oglio era andato a Raqqa per compiere quella che lui stesso aveva definito come La decisione di padre Paolo di andare a Raqqa - ha detto tra l’altro l’Arcivescovo Jacques, richiamando con parole ineguagliabili di fratello e figlio spirituale il cuore cristiano del gesuita sparito nella Siria dilaniata dalla guerra, e la sorgente intima del suo agire « non fu soltanto una libera scelta personale, ma l’attuazione di un ordine di Dio, un'obbedienza a Dio. Padre Paolo si è diretto a Raqqa per raggiungere l'obiettivo per il quale era stato chiamato da Dio, per amore del suo maestro e Signore Gesù Cristo per la salvezza dei musulmani». Il gesuita romano scomparso a Raqqa «era consapevole del suo destino e ripeteva costantemente la sua disponibilità, come se fosse una profezia, seguendo l'esempio del nostro maestro e nostro Dio Gesù, ad offrirsi direttamente al mondo islamico».
Padre Paolo- ha continuato il Vescovo Jacques Mourad, accennando alla cifra più intima della sua misteriosa scomparsa «ha scelto di essere badal, un ‘sostituto per molti’. L’icona di offrire sé stessi per gli altri è essenziale nella fede e vocazione della Chiesa, così continuerà fino alla seconda venuta di Cristo».
Con la liturgia che ha radunato a Roma paranti e amici di Paolo Dall’Oglio a 10 anni dalla sua scomparsa - ha sottolineato l’Arcivescovo Mourad nel suo intervento «esprimiamo la nostra sequela a Padre Paolo, testimone della verità di Gesù Cristo. Paolo ha proseguitoJacques Mourad «è testimone non solo davanti ai cristiani, ma anche nazioni diverse, appartenenze ideologiche e nazionali, in particolare i musulmani. Ovunque lui si trovi, ciò che renderà felice padre Paolo è l'unità della nostra posizione come cristiani e musulmani, cristiani orientali e occidentali, arabi e europei, e i musulmani presenti in solidarietà con noi». Inoltre - ha voluto sottolineare l’Arcivescovo di Homs dei siri cattolici - «La nostra Chiesa siriaca è orgogliosa che padre Paolo abbia scelto di essere uno dei suoi sacerdoti, e che nel suo discernimento abbia scelto la chiesa più piccola e più vicina alla gente nell'espressione della loro fede e tradizione. La nostra comunità monastica trova nel suo fondatore un esempio e una benedizione per tutti i suoi membri, e per la nostra eparchia di Homs, Hama, al-Nabek e territorio dei siro-cattolici».
Nella parte finale del suo intervento, l’Arcivescovo Mourad ha rimarcato che il «Divino Sacrificio» offerto nella chiesa romana di Sant’Ignazio è stato celebrato «nel decimo anniversario della scomparsa del nostro padre Paolo, per rinnovare il nostro amore a lui e attraverso di lui a Cristo. Le nostre preghiere sono per lui, perché interceda insieme al suo fratello martire gesuita padre Frans van der Locht e tutti i sinceri martiri nella Chiesa. Sono anche per ciò che sta accadendo grazie alle audaci iniziative di papa Francesco sul cammino della fraternità con i musulmani». (GV) (Agenzia Fides 1/8/2023).