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di Pascale Rizk
Beirut (Agenzia Fides) - Come aveva atteso Giovanni Paolo II nel 1997 e Benedetto XVI nel 2012, il Paese dei Cedri ora si rallegra per il prossimo arrivo di Papa Leone XIV, atteso il 30 novembre nella sua prima visita apostolica da Pontefice, che avrà come prima tappa la Turchia, con il pellegrinaggio a İznik in occasione del 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea.
Il Successore di Pietro era atteso sin dal 2021 quando Papa Francesco, rispondendo alla domanda di Imad Abdul Karim Atrach da Sky News Arabia, aveva svelato la promessa fatta al Patriarca maronita Bechara Boutros Raï di recarsi in Libano.
A 5 mesi dall’inizio del suo Pontificato, Papa Leone accoglie l’invito a lui rivolto dal Presidente della Repubblica libanese Joseph Aoun durante l’udienza del 13 giugno 2025 e si reca nel Paese in una fase cruciale.
Appena la notizia della visita papale si è diffusa, è stata accolta gioia e entusiasmo, come segno della vicinanza del Pontefice all’intera nazione in questo passaggio chiave della sua storia.
Per i libanesi, questo primo viaggio apostolico di Papa Leone ha un significato enorme. Il piccolo paese di 10452 km2, oggetto di continue tempeste e vittima di una ‘emorragia umana’ dovuta all’emigrazione, mantiene un peculiare ruolo storico, culturale, letterario, artistico e sociale in Medio Oriente e nel bacino del mediterraneo.
Caleidoscopio della convivenza tra diversi, con le sue componenti cristiane e musulmane, continua con tutti i suoi problemi e cadute a rappresentare un “modello unico di convivenza”, “unico e indispensabile per la regione e per il mondo intero” aveva detto il Presidente della Repubblica libanese nel suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a settembre, aggiungendo che “salvare” il Libano “è un dovere fondamentale dell’umanità.”
“Il Libano è un messaggio. Il Libano soffre, il Libano è più di un equilibrio, ha la debolezza delle diversità, alcune ancora non riconciliate, ma ha la fortezza del grande popolo riconciliato, come la fortezza dei cedri […] Ma il Libano in questo momento è in crisi, ma in crisi – non voglio offendere – in crisi di vita”, aveva detto Papa Francesco sul volo di rientro dal suo viaggio in Iraq. E’ la sofferenza davanti a questa crisi esistenziale che tanti libanesi aspettano di poter condividere con Papa Leone, cercando il suo sostegno in questa fase di “risvegliò libanese” con il Presidente Joseph Aoun che promette la costruzione di un Paese efficiente, affermando che “per salvarlo, occorre semplicemente impegnarsi con determinazione, con le parole e con i fatti, al fine di liberarlo dall'occupazione e garantire la sovranità esclusiva dello Stato libanese su tutto il suo territorio, esclusivamente attraverso le sue forze armate legali e legittime.”
“Il Libano si trova ad un semaforo: o si va verso un Paese che promuove Cittadinanza e buon governo, oppure si ferma come uno stallo mortale. I cristiani in Libano non sono una minoranza e il Libano ancora oggi è oasi di libertà di espressione” dice all’Agenzia Fides padre Raphael Zgheib, docente presso l'Université Saint Joseph di Beirut e membro del gruppo di riflessine ecumenica “Scegliamo la vita”. “Per i libanesi, la visita del Pontefice arriva in un momento di un sentimento di esaurimento collettivo. Il Libano sta cercando di uscire dall’abisso. Occorre rinnovare l’invito di Giovanni Paolo II ‘a questa terra ad intraprendere un itinerario di preghiera, di penitenza e di conversione’ che permetta ai cristiani libanesi ‘di interrogarsi, davanti al Signore, sulla loro fedeltà al Vangelo e sul loro effettivo impegno nella sequela di Cristo’, come è scritto nella sua esortazione apostolica ‘ una speranza nuova per il Libano’. Per ‘edificare insieme il Corpo di Cristo con vero spirito ecclesiale’ ” (Agenzia Fides 08/10/2025)