Goa (Agenzia Fides) - Il loro servizio pastorale si svolge principalmente dentro le carceri. Lì possono incontrare, ascoltare, comprendere, aiutare i detenuti e accompagnarli in un percorso che passa dal rilascio e giunge alla piena riabilitazione umana, con l'integrazione nel tessuto sociale. L’aiuto che danno, infatti, spazia dal piano legale e finanziario al sostegno morale, umano e spirituale. Sono i volontari, (sacerdoti, suore, laici) impegnati nell'organizzazioni cattolica "Prison Ministry India", che da oggi fino al 18 novembre sono riuniti a Goa per il 13° convegno nazionale, alla presenza di oltre 460 delegati da tutta l'India.
Il congresso dell'associazione si sofferma su un punto fondamentale che tocca la vita della nazione: l’analisi e la discussione della riforma del sistema carcerario in india, tema tornato in auge in tempi recenti, perchè rientrato nell'agenda politica dell'esecutivo. Nel settembre scorso, infatti, il Ministro dell'Interno dell'India, Amit Shah Sunday, ha chiesto a tutti gli stati della Federazione indiana di modernizzare le loro carceri e ha affermato che "presto arriverà una nuova legge per la riforma del sistema carcerario". Il Ministro ha detto che è necessaria una revisione delle finalità e dell'idea che è alla base del sistema carcerario, proponendo una "visione riabilitativa" e non solo punitiva. Notando che "il sistema carcerario è una componente importante della sicurezza interna della nazione", ha affermato: “Bisogna rendere le carceri moderne e tecnologicamente all'avanguardia con rigorose misure di sicurezza; introdurre migliori strutture residenziali e sanitarie, biblioteche e programmi di formazione per i detenuti, al fine di aiutarli a rientrare nella società, con iniziative per promuovere lo sviluppo mentale". Il governo indiano, ha precisato Amit Shah Sunday, intende focalizzare l'attenzione sui "diritti umani, la riabilitazione dei detenuti, i diritti delle donne detenute, il diritto all'istruzione per tutti, anche per i condannati a morte".
In tale cornice il servizio pastorale della Chiesa cattolica indiana verso i detenuti può dare un contributo, afferma "Prison Ministry India", proponendo la propria "teoria e prassi in tre passi: il rilascio; Il rinnovamento; la riabilitazione", come spiega a Fides padre Francis Kodiyan, della Congregazione missionaria del Santissimo Sacramento, che nel 1981, da seminarista ha avviato con don Varghese Karippery, suo compagno di classe, in Seminario, il servizio pastorale ai detenuti. "Siamo partiti da un'esperienza spirituale, cioè passare ogni giorno mezz'ora davanti al Santissimo Sacramento, in preghiera per i detenuti". E' nato così, nel 1982, un gruppo di preghiera che negli anni successivi ha voluto iniziare a visitare le carceri del territorio del Kerala, dove si trova il Seminario. Il gruppo è stato o ribattezzato “Prison Ministry India” nel 1995 e si è caratterizzato per il carisma di aiuto ai prigionieri, iniziando dal loro rilascio per poi ospitarli in un Centro residenziale, proporre loro corsi di formazione professionale, fino al graduale reinserimento nella società.
"Una volta pronunciato un giudizio penale su una persona – spiega il sacerdote - la questione è chiusa per la magistratura, per la comunità civile. Si crea un stigma su quella persona. Ma non possiamo dimenticare e abbandonare queste persone, che Dio ama e che hanno la dignità profonda, nonostante gli errori commessi. I volontari di Prison Ministry India sono chiamati 'sognatori', perchè cercano di testimoniare che il valore di una persona umana non si misura in base all'utilità o ai talenti, per la salute o la malattia, l'età, il credo o il male commesso".
E prosegue: "Aiutiamo i carcerati a raccogliere i frammenti della loro vita spezzata perchè essa è sacra, in quanto un dono di Dio. Nel nostro ministero cerchiamo di favorire la riconciliazione dell'autore di un reato con la persona che ha offeso, e la riparazione del male commesso. Dio odia il peccato ma ama e perdona il peccatore. In carcere, vogliamo rigenerare la speranza in persone senza speranza, permettendo, se Dio vuole, l'incontro di un persona con il Creatore che l'ha creata a sua immagine".
I volontari di Prison Ministry India fanno del carcere "un luogo dove gli uomini e le donne pregano". "Facciamo sapere al detenuto che non è solo, senza amici: noi siamo i suoi amici e gli vogliamo bene, e Cristo lo ama fin nel profondo, così com'è. Questo può portare a una rinascita interiore, al pentimento e alla redenzione. Per raggiungere questo fine cerchiamo la collaborazione di tutti, per rendere degno colui o colei che la società ha giudicato inutile o nocivo".
"Se vengono create condizioni favorevoli - osserva - qualsiasi detenuto può raggiungere uno standard di vita normale. Un detenuto nutre un ardente desiderio di condurre una vita migliore nella società. Ma la società non è preparata ad accettarlo nè il prigioniero è attrezzato per affrontare le sfide della società. Bisogna accompagnare la persona in un cammino di rinnovamento e riabilitazione, come facciamo nel nostre strutture di accoglienza per un tempo di transizione, per aiutare la persona e integrarsi nuovamente nel tessuto sociale".
Questa visione e questo approccio - che negli anni, nota padre Francis Kodiyan, ha dato molti frutti - vengono approfonditi, declinati e articolati in proposte concrete nel congresso di Prison Ministry India. Questa riflessione costituirà la base per una proposta che sarà condivisa con le istituzioni civili e il governo indiano. Il sacerdote porta esempi concreti su punti di possibili riforme: le carceri indiane hanno centinaia di detenuti che hanno scontato la pena o ottenuto la libertà su cauzione, ma non possono permettersi le spese legali di chiusura del procedimento per tornare a casa. Così restano nelle carceri per mesi e persino per anni. Inoltre ricorda i dati del National Crime Records Bureau: alla fine del 2021, vi era un totale di 5,5 milioni di persone nelle carceri in tutta l'India, contro una capacità di 4,22 milioni di posti a disposizione negli istituti di pena, con un sovraccarico di detenuti pari al 130%. Il sovraffollamento acuisce le problematiche che la popolazione carceraria vive.
(PA) (Agenzia Fides 15/11/2022)