Burgos (Agenzia Fides) - L’Arcivescovo Dal Toso, Presidente delle Pontificie Opere Missionarie (POM), al termine del suo intervento su “La riflessione teologica a servizio della missione”, pronunciato alla Semana Española de Misionología lunedì 4 luglio, a Burgos (Spagna), si è soffermato sulla figura della Beata Pauline Jaricot, il cui carisma parla ancora oggi con voce forte: “Ogni grande teologia nasce da una forte esperienza di Cristo. Pauline è stata probabilmente una mistica e dalla sua esperienza possiamo trarre alcune considerazioni valide per la riflessione teologica”.
L’Arcivescovo ha tratto alcune piste di riflessione sulla missione muovendo dalla seguente considerazione: “Nel momento della fondazione dell‘opera per la Propagazione della Fede, si dirà esplicitamente: noi siamo cattolici, e cioè non vogliamo aiutare questa o quella missione, ma tutte le missioni della Chiesa. È il concetto dell‘universalità. Pauline dirà anche che non sente una vocazione per la vita religiosa, perché il suo monastero è il mondo, e dunque ci interroga sul rapporto del Cristiano verso il mondo. Infine nei primi anni della conversione sente la voce di Cristo che le chiede se è disposta a soffrire e morire con Lui e Pauline dice il suo si: è la chiave di comprensione di tutta la sua vicenda”.
Il Cristianesimo non è una teoria o una dottrina filosofica, è Incarnazione: “il Cristiano è tale perché ripercorre la vita di Cristo con la sua stessa grazia”. Non si tratta di un generico umanesimo o di una spiccata filantropia: “Dovremmo in specie avere il coraggio di ribadire, anche da un punto di vista intellettuale, che il grande apporto della Chiesa nel corso della storia alla crescita della persona viene dal nostro attingere a Cristo”. Questo non può bloccare il dialogo interreligioso, oggi un aspetto inderogabile della missione, “perché una vera teologia non potrà mai sottrarsi al tema della verità”.
Per quanto riguarda il rapporto con il mondo, la Beata Jaricot disse che il suo monastero era il mondo e l’Arcivescovo individua nel rapporto fra Chiesa e mondo uno dei punti oggi più bisognosi di essere illuminati da una sana riflessione teologica: “In questo senso meriterebbe forse più attenzione quanto il Vaticano II ha scritto circa la presenza dei laici nel mondo per santificare il mondo, per trasformarlo dall’interno, per aprirlo alla presenza salvifica di Dio”. Infine sul rapporto fra Chiesa locale e Chiesa universale, l’Arcivescovo sottolinea l’importanza di non esaurire l’esperienza cristiana nel qui ed ora, ma di aprirla ad un respiro universale, che dà vita al qui ed ora: “Sappiamo che il campo missionario è un campo privilegiato per vivere questa reciprocità, per mantenere vivi questi due poli dell’esperienza cristiana. E perciò non posso che incoraggiare questa facoltà di Burgos che proprio nella riflessione teologica sulla missione ha trovato il suo punto di forza”.
(EG) (Agenzia Fides 5/7/2022)