ASIA/INDONESIA - Le speranze di Aceh dopo l’accordo di pace: necessario l’impegno di tutti per aprire una nuova pagina nella storia di Sumatra

giovedì, 1 settembre 2005

Banda Aceh (Agenzia Fides) - Guarda al futuro con rinnovate speranze la travagliata regione di Aceh, nel nord dell’isola indonesiana di Sumatra. Dopo l’accordo di pace firmato con il governo nell’agosto scorso, sottolinea il gesuita p. Sutri Janta, le prospettive sono incoraggianti, anche se sarà necessario un grande impegno.
Il gesuita, impegnato ad Aceh per la ricostruzione e l’assistenza ai rifugiati, spiega in un colloquio con Fides: “Molti degli abitanti di Aceh sono felici per l’accordo che si spera abbia messo fine a decenni di guerra. Vi sono ancora settori dell’esercito e della politica indonesiana che non lo accettano. Non sarà facile metterlo in pratica e costruire una società giusta e armonica. Anche ad Aceh vi sono gruppi distinti, alcuni più oltranzisti, altri moderati. Aceh ha bisogno di ritrovare unità”.
Secondo p. Sutri, “lo tsunami del dicembre 2004, nell’immane tragedia, ha anche portato una benedizione perchè è servito ad avvicinare la parti in conflitto e a generare la possibilità dell’accordo firmato il 15 agosto scorso. Oggi però gli aiuti procedono a rilento e le vittime del maremoto sono trascurate. Il governo dice che i fondi scarseggiano. Ma non bisogna allentare la presa. Per rinascere nella pace e nel benessere, Aceh dev’esser aiutata”.
Intanto il governo indonesiano ha liberato circa 1.500 ribelli separatisti, applicando l'amnistia prevista dagli accordi di pace. L'accordo di Ferragosto, firmato a Helsinki, è stato reso possibile dalla rinuncia dei ribelli del Gerakan Aceh Merdeka (“Movimento per la libera Aceh”, Gam) alla sua storica rivendicazione di indipendenza.
L’accordo crea la possibilità (che in teoria sarebbe anticostituzionale) di formare partiti su base regionale che possano presentarsi alle elezioni amministrative locali, previste nel 2006. Anche l’organizzazione degli ex guerriglieri potrà trasformarsi in un partito politico. In cambio il Gam ha accettato di abbandonare il secessionismo e la richiesta di referendum, mentre il governo si è detto disposto ad aprire la strada a una forma di decentramento del potere.
Nonostante le critiche agli accordi (oltranzisti da una parte e dall’altra rimproverano di aver “ceduto troppo”), il compromesso raggiunto crea buoni auspici per un futuro di pace nell’area di Nord Sumatra, dopo una guerra durata 30 anni.
Il piano prevede la fine di ogni attività bellica e la riduzione graduale dei militari e degli agenti di polizia presenti ad Aceh (rispettivamente 14mila e 9mila uomini). Il Gam si impegna a riconsegnare le armi mentre il governo ha promesso l’amnistia per i guerriglieri e la concessine di terre per consentire la loro reintegrazione nella vita civile.
A vigilare sull’applicazione degli accordi ci saranno 250 uomini dell’Aceh Monitoring Mission (Amm), formata da funzionari di cinque paesi dell’Asean (l’Associazione regionale di cooperazione del Sudest asiatico) e dell’Unione europea.
L’area di Aceh è stata colpita duramente dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Proprio questa tragedia è servita a riportare l’attenzione internazionale sulla zona, ed ha rappresentato un impulso al processo di pace.
(PA) (Agenzia Fides 1/9/2005 righe 34 parole 377)


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