Stepanakert (Agenzia Fides) – “Quando le armi tacciono c’è sempre da sperare. Ma per tanti armeni, l’accordo sul cessate il fuoco rappresenta solo una resa. Evidentemente, per il governo dell’Armenia non c’era al momento altra soluzione praticabile”. Così Boutros Marayati, Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo, commenta a caldo con l’Agenzia Fides la notizia della tregua in Nagorno Karabakh sottoscritta nella tarda serata di lunedì 9 novembre dai leader politici di Armenia e Azerbaigian, con la determinante mediazione del Presidente russo Vladimir Putin. “Al momento” aggiunge l’Arcivescovo Marayati “non si conoscono ancora bene tutti i dettagli dell’accordo, e al riguardo si possono fare solo valutazioni generali. Rimane il dolore per i tanti giovani morti durante le ultime settimane, e la speranza che il Nagorno Karabakh rimanga comunque una terra in cui gli armeni possono continuare a frequentare le loro chiese e andare avanti nel solco delle loro tradizioni”.
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan è stato il primo ad annunciare via Facebook la firma di un accordo – da lui stesso definito “doloroso” - con i Presidenti di Azerbaigian e Russia per porre fine alla guerra in Nagorno Karabakh. La sua dichiarazione è arrivata poche ore dopo la conferma che la città chiave di Shushi era stata presa dall’esercito azero, mentre le forze militari di Baku si apprestavano a puntare su Stepanakert, capoluogo della regione contesa.
L’accordo pone fine a sei settimane di feroci combattimenti che hanno provocato la morte di centinaia di persone. Il leader armeno Pashinyan, nel suo messaggio, ha spiegato che l'accordo rappresentava "la migliore soluzione possibile alla situazione attuale". Dal canto suo, il Presidente azero Ilham Aliyev, in un discorso televisivo, ha descritto l’accordo come una "capitolazione" da parte dell'Armenia. "L'abbiamo costretto a firmare questo documento" ha detto Aliyev riferendosi al primo ministro armeno Nikol Pashinyan, aggiungendo che "questa è sostanzialmente una capitolazione". Il Presidente azero ha aggiunto che l’accordo prevede la dislocazione di truppe russe in Nagorno Karabakh per i prossimi 5 anni. “La dichiarazione odierna” ha aggiunto Putin, “indica che Russia e Turchia hanno una missione congiunta di mantenimento della pace. Stiamo creando un formato completamente nuovo per i rapporti nella regione".
Anche il Presidente russo Vladimir Putin, in una dichiarazione trasmessa dalla tv Rossiya 24, ha dato notizia dell’accordo sul cessate il fuoco in Nagorno Karabakh, aggiungendo che al momento l'Azerbaigian e l'Armenia manterranno le posizioni sotto il loro controllo, e attendendo il dispiegamento di peacekeeper russi lungo la linea del fronte e a presidio del corridoio che collega il Karabakh con l'Armenia. Le persone sfollate e i rifugiati interni faranno ritorno alle proprie zone di provenienza, sotto il controllo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati".
In Armenia, la notizia dell’accordo sul cessate il fuoco è stata seguita da manifestazioni di protesta. I manifestanti hanno anche assediato il Parlamento e avuto scontri con gli agenti di scorta di Ararat Mirzoyan, Presidente dell’Assemblea parlamentare, il quale ha definito i contestatori come militanti manovrati “dai criminali dell’ex governo”, agenti dei gruppi di potere che in passato “hanno derubato il popolo, l’esercito e i nostri figli”. Iveta Tonoyan, leader del Partito di opposizione "Prospera Armenia", ha espresso appoggio alle proteste di piazza, e ha invitato il Primo Ministro Pashenyan a dimettersi, definendo la firma dell’accordo come "la pagina più imbarazzante della nostra storia". Secondo quanto disposto dall’accordo entro i primi di dicembre truppe armene dovranno ritirarsi dai territori occupati al momento del cessate il fuoco. (GV) (Agenzia Fides 10/11/2020)