ASIA/EMIRATI ARABI - Papa e Imam di Al Azar firmano la “Dichiarazione di Abu Dhabi” sulla Fratellanza

lunedì, 4 febbraio 2019

Abu Dhabi (Agenzia Fides) – Un “Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune”, firmato insieme da Papa Francesco e lo Sheikh Ahmed al Tayyeb, Grande Imam di Al Azhar, come strumento per attestare davanti al mondo che “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”, e che “Dalla fede in Dio, che ha creato l’universo, le creature e tutti gli esseri umani – uguali per la Sua Misericordia –, il credente è chiamato a esprimere questa fratellanza umana, salvaguardando il creato e tutto l’universo e sostenendo ogni persona, specialmente le più bisognose e povere”. È questo l’evento a sorpresa che ha segnato la partecipazione di Papa Francesco alla Conferenza sulla Fraternità umana in corso a Abu Dhabi, durante il pomeriggio di lunedì 19 febbraio, nel quadro della sua visita apostolica negli Emirati Wrabi Uniti.
La firma della Dichiarazione è avvenuta presso il Founders Memorial, dopo gli interventi tenuti davanti ai partecipanti alla conferenza dal Principe ereditario Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahyan, da Ahmed Al-Tayyib, Grande Imam di Al-Azhar, e da Papa Francesco. I tre sono entrati nella sala della Conferenza camminando mano nella mano. E l’Imam di al Azhar, nel suo intervento, ha rivelato che l’idea di firmare insieme un documento sulla fratellanza umana e la pace è nata intorno a un tavolo della Domus Sanctae Marthae, in Vaticano, in occasione di una visita dello Sheikh Ahmed al Tayyeb a Papa Francesco.
Nel suo lungo intervento, il Vescovo di Roma ha esordito ricordando l’incontro tra San Francesco di Assisi e il sultano al-Malik al-Kāmil – di cui ricorre nel 2019 l’ottavo centenario – e si è presentato alla platea di rappresentanti di diverse tradizioni religiose come “credente assetato di pace” e come “fratello che cerca la pace con i fratelli”. L’attuale condizione del mondo – ha suggerito il Pontefice - è analoga a quella dell’umanità al tempo del Diluvio universale: allora, “per preservare l’umanità dalla distruzione” – ha ricordato Papa Francesco - Dio chiese a Noè di “entrare nell’arca con la sua famiglia. Anche noi oggi, nel nome di Dio, per salvaguardare la pace, abbiamo bisogno di entrare insieme, come un’unica famiglia, in un’arca che possa solcare i mari in tempesta del mondo: l’arca della fratellanza”.
Il vincolo di fratellanza che unisce tutti gli uomini – ha chiarito il Papa – non è il sogno di qualche pensiero utopico. La fratellanza – ha detto Pontefice, citando il predecessore Benedetto XVI - è “vocazione contenuta nel disegno creatore di Dio”, che è “Creatore di tutto e di tutti”, e “vuole che viviamo da fratelli e sorelle, abitando la casa comune del creato che Egli ci ha donato”. Per questo “non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata”, e costituisce “una grave profanazione del Nome di Dio utilizzarlo per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello”.
Papa Francesco, nel suo intervento davanti a rappresentanti delle religioni convenuti a Abu Dhabi, ha voluto rimarcare che anche la religiosità e le dinamiche del senso religioso non sono di per se preservate dalle miserie umane e vanno continuamente purificata “dalla ricorrente tentazione di giudicare gli altri nemici e avversari”. Inoltre, il vincolo della fratellanza non che unisce uomini e donne di diverse appartenenze religiose abbraccia la diversità senza tradursi né in uniformità forzata, né in sincretismo conciliante: “quel che siamo chiamati a fare, da credenti” ha aggiunto il Pontefice “è impegnarci per la pari dignità di tutti, in nome del Misericordioso che ci ha creati e nel cui nome va cercata la composizione dei contrasti”. Citando la dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate sui rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane, il Papa ha ripetuto che «Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio».
Nello scenario delineato da Papa Francesco, il contributo delle diverse tradizioni e comunità religiose al bene della famiglia umana può concretizzarsi, “come avviene in ogni famiglia, mediante un dialogo quotidiano ed effettivo”, che “richiede il coraggio dell’alterità” e “presuppone la propria identità, cui non bisogna abdicare per compiacere l’altro”, insieme al riconoscimento della libertà altrui, a partire dalla libertà religiosa, la quale “non si limita alla sola libertà di culto, ma vede nell’altro veramente un fratello, un figlio della mia stessa umanità che Dio lascia libero e che pertanto nessuna istituzione umana può forzare, nemmeno in nome suo”.
Il Pontefice ha anche indicato la preghiera come dimensione e pratica che “purifica il cuore dal ripiegamento su di sé” e alimenta anche il dialogo tra identità religiose nell’orizzonte della fraternità. “la prima cosa che dobbiamo fare – ha ripetuto Papa Francesco - è pregare. E pregare gli uni per gli altri: siamo fratelli! Senza il Signore, nulla è possibile; con Lui, tutto lo diventa”.
Le diverse comunità di fede – ha proseguito Papa Francesco - possono trovare un terreno condiviso nel lavoro comune a favore dell’educazione e della giustizia, quelle che lui ha definito “le due ali” della pace: L’educazione, che apre alla conoscenza reciproca dell’identità altrui – ha detto Papa Francesco – è strumento prezioso per “formare identità aperte, capaci di vincere la tentazione di ripiegarsi su di sé e irrigidirsi”: per questo “educazione e violenza sono inversamente proporzionali”, e per questo va riconosciuto con gratitudine il grande lavoro compiuto in Medio Oriente dagli istituti educativi cattolici, che il Papa ha citato per sottolineare che sono “ben apprezzati anche in questo Paese e nella regione”, visto che “promuovono tale educazione alla pace e alla conoscenza reciproca per prevenire la violenza”. Un’opera compiuta a vantaggio dei giovani, “spesso circondati da messaggi negativi e fake news”, che hanno bisogno di imparare a non cedere alle seduzioni del materialismo, dell’odio e dei pregiudizi”.
Le religioni – ha proseguito Papa Francesco – sono chiamate a favorire e custodire la pace anche lavorando insieme per la giustizia, perché “la pace muore quando divorzia dalla giustizia”. Per questo le diverse tradizioni religiose – ha chiarito il Pontefice – sono chiamate a vegliare “come sentinelle di fraternità nella notte dei conflitti”, e a stare “dalla parte dei poveri” diventando “voce degli ultimi”. Il Papa, riferendosi alla realtà sociale degli Emirati, caratterizzata da un impressionante sviluppo economico, ha ricordato che in quella regione, in pochi anni, “il deserto è stato trasformato in un luogo prospero, dove spazi un tempo inospitali riservano posti di lavoro a persone di varie nazioni”. Nel contempo, i processi di sviluppo economico – ha riconosciuto il Pontefice – sono sempre insidiati “dall’indifferenza, che impedisce di vedere la comunità umana oltre i guadagni e il fratello al di là del lavoro che svolge”. L’indifferenza che “non guarda al domani; non bada al futuro del creato, non ha cura della dignità del forestiero e dell’avvenire dei bambini”. Il Papa ha anche citato il contributo dei molti lavoratori cristiani arrivati in quelle terre per cercare opportunità di lavoro, che “hanno portato un contributo significativo alla crescita e al benessere del Paese”.

Nella conclusione del suo lungo intervento, il Papa ha richiamato ai responsabili religiosi in Medio Oriente l’urgenza di favorire la crescita di “società dove persone di diverse religioni abbiano il medesimo diritto di cittadinanza e dove alla sola violenza, in ogni sua forma, sia tolto tale diritto”. In questo frangente storico, i capi religiosi – ha detto il Papa – sono chiamati soprattutto a farsi carico del compito “non più rimandabile” di “contribuire attivamente a smilitarizzare il cuore”, e bandire dai linguaggi religiosi “ogni sfumatura di approvazione dalla parola guerra”. Il Successore di Pietro ha ricordato esplicitamente i conflitti in Yemen, Siria, Iraq e Libia: “insieme, fratelli nell’unica famiglia umana voluta da Dio” ha esortato Papa Francesco concludendo il suo intervento “impegniamoci contro la logica della potenza armata, contro la monetizzazione delle relazioni, l’armamento dei confini, l’innalzamento di muri, l’imbavagliamento dei poveri; a tutto questo opponiamo la forza dolce della preghiera e l’impegno quotidiano nel dialogo”. Contando sul fatto che “Dio sta con l’uomo che cerca la pace. E dal cielo benedice ogni passo che, su questa strada, si compie sulla terra”. (GV) Agenzia Fides 4/2/2019).


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