ASIA/SRI LANKA - Un prete: “La nazione ha bisogno di una democrazia forte e stabile”

lunedì, 12 novembre 2018 politica   democrazia   società civile   aree di crisi   diritti umani   riconciliazione  

Colombo (Agenzia Fides) – “Il popolo dello Sri Lanka ha bisogno di una democrazia forte e stabile”: lo afferma all'Agenzia Fides padre Shankar Pereira, prete cattolico e attivista per i diritti umani, mentre nel paese si registra una crisi politica. La decisione del Presidente dello Sri Lanka, Maithripala Sirisena, di sciogliere il Parlamento “è un passo grave, dato che la democrazia costituzionale e liberale è il diritto dei cittadini nella nostra nazione”, rileva .
Sirisena ha sciolto il parlamento il 9 novembre e indetto elezioni generali per il 5 gennaio. Il Presidente ha innescato una lotta di potere quando ha licenziato il Primo ministro Ranil Wickremesinge alla fine del mese scorso e ha nominato al suo posto l'ex leader dell'isola, Mahinda Rajapaksa, candidato sconfitto dallo stesso Sirisena nel voto del 2015.
I partiti di opposizione a Sirisena sono pronti a contestare la sua decisione, che descrivono come "illegale e incostituzionale", in un ricorso davanti alla Corte Suprema oggi 12 novembre. “Tutti i partiti politici, i gruppi della società civile e i cittadini devono proteggere la Costituzione. Se tale scenario persiste, si mina la fiducia della popolazione nelle sue istituzioni e nei processi democratici e si approfondisce ulteriormente la crisi politica ed economica”, dichiara p. Pereira.
Molti temono che il ritorno di Rajapaksa possa far deragliare i progressi compiuti verso la riconciliazione nazionale, avviata dopo la guerra con le minoranze etniche Tamil che ha fatto circa 40mila vittime durante le fasi finali del conflitto, sotto la sua presidenza. Rajapaksa ha concluso la guerra civile nel 2009, ma ha affrontato molte critiche per i mezzi con i quali ha raggiunto la vittoria: migliaia di civili tamil si pensa siano stati uccisi dalle forze governative negli ultimi mesi di combattimento. Durante i 26 anni di conflitto, si stima che, nel complesso, siano morte tra le 80.000 e le 100.000 persone, mentre entrambe le parti sono accusate di aver commesso crimini di guerra.
“Tutti noi, in quanto cittadini responsabili del paese, dobbiamo impegnarci per sostenere la Costituzione e rispettare le istituzioni democratiche”, dice a Fides Asheni Fernando, insegnante di una scuola cattolica. "Noi, persone comuni, siamo profondamente preoccupati per la decisione e crediamo vi sia il rischio di mettere in discussione il delicato processo di riconciliazione, iniziato dopo la guerra civile", ha aggiunto. "Sciogliendo il Parlamento, Sirisena mina la lunga tradizione democratica dello Sri Lanka e questo rappresenta un rischio per la stabilità e la prosperità", rileva.
I Vescovi cattolici dello Sri Lanka hanno chiesto al governo di rispettare e preservare i processi democratici del paese e di lavorare per "una democrazia forte e stabile nel paese" (vedi Fides 31/10/2018). (SD) (Agenzia Fides 12/11/2018)


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