AFRICA/ZIMBABWE - Lo Zimbabwe verso il voto tra luci ed ombre

sabato, 28 aprile 2018 economia   elezioni  



Harare (Agenzia Fides)- “Finora il cambiamento di leadership non ha portato benefici economici tangibili” afferma un rapporto sullo Zimbabwe compilato dal Dennis Hurley Peace Institute (DHPI istituto promosso dalla Southern African Catholic Bishop’s Conference, SACBC), a pochi mesi dalle dimissioni del “padre della patria”, il Presidente Robert Mugabe, sostituito come Capo dello Stato ad interim dal suo Vice, Emmerson Mnangagwa (vedi Fides 24/11/2017).
Il rapporto è basato sugli incontri effettuati da una delegazione della DHPI con le Chiese locali e in particolare con le Commissioni Giustizia e Pace delle diocesi del Paese.
Il quadro economico, rovinato da anni di politiche sconsiderate dell’ex Presidente, è ancora fortemente compromesso. “Il valore del dollari zimbabwano è ancora in declino. Fonti della Chiesa affermano che la disoccupazione potrebbe avere un tasso dell’80-90% sebbene il governo nega questi dati, perché conta i venditori di strada come “lavoratori in proprio” e quindi come non disoccupati. Si afferma che il governo è l’unico datore di lavoro” sostiene il rapporto.
Ma anche nel pubblico impiego la situazione non è certo rosea. In diversi stabilimenti statali e uffici pubblici i lavoratori non sono pagati da mesi, o addirittura nel caso della Hwange Collieries non sono stati pagati per due anni. Ai lavoratori del consiglio comunale del Gwanda sono stati recentemente assegnati piccoli appezzamenti di terreno, al posto dei salari. Mentre la delegazione del DHPI si trovava in Zimbabwe le infermiere delle strutture sanitarie governative erano in sciopero e in seguito sono state licenziate in blocco. “A Gweru (la terza città dello Zimbabwe) abbiamo guidato attraverso la grande area industriale della città. Non una singola fabbrica era operativa: tutto sembrava essere stato abbandonato da molto tempo” affermano gli estensori del rapporto.
I prezzi sono ancora in aumento. Nei supermercati di Harare, i beni di base sono venduti a quasi tre volte il prezzo riscontrabile in Sudafrica. La nuova leadership sta affrontando i problemi. I manifesti elettorali dello ZANU PF affermano che "lo Zimbabwe è aperto alle imprese", e che è intende “ritornare a impegnarsi con la comunità globale” dopo anni di isolamento imposto dal regime di Mugabe. Nel tentativo di attirare investitori stranieri, il governo sta parlando di abrogare la "legge “sull'indigenizzazione”, che impone che tutte le imprese devono avere la maggioranza della proprietà posseduta da uno o più cittadini dello Zimbabwe. Gli unici settori in cui sarà ancora applicata questa clausola sono l'estrazione di platino e di diamanti.
A luglio si terranno le elezioni Presidenziali e parlamentari che dovranno segnare la definitiva svolta democratica del Paese. Sul voto plana l’ombra del tribalismo soprattutto perché il Presidente Mnangagwa è considerato implicato nei massacri avvenuti nella regione del Matabeleland, tra il 1983 e il 1987, che avrebbero provocato almeno 30.000 morti.
La Chiesa è impegnata nel promuovere la pacificazione degli animi e la presa di coscienza dell’importanza del voto soprattutto grazie alle Commissioni “Giustizia e Pace” create di recente in diverse parrocchie. (L.M.) (Agenzia Fides 28/4/2018)


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